🥺 Capitolo 11🥺

Vedo Abe e mio padre con gli occhi sbarrati mentre giacciono a terra inermi e il mio cuore sta per esplodere d'ansia. Strillo a gran voce non curandomi che in quell'appartamento possa trovarsi ancora l'aggressore e provo a soccorrerli come meglio potevo. Il mio cuore batte a gran velocità mentre l'ansia sta per divorarmi e non posso credere a cosa fosse accaduto: Abe e mio padre sono stati aggrediti misteriosamente mentre io mi trovavo dall'altro capo dell'appartamento. Le mie grida catturano l'attenzione di altri inquilini che accorsero in soccorso e un signore sulla cinquantina prova a tranquillizzarmi ma io non riesco a smettere di gridare per il terrore.

"Papà, coraggio!!!!" strillo follemente mentre abbraccio il corpo di mio padre, accarezzandogli il viso, per poi passare a stringergli le spalle con energia. E un pianto frenetico si appropria dei miei occhi che non riescono ad affrontare la situazione con tranquillità e vigore perché le lacrime cominciano a sgorgare ovunque.

"Abraham!" chiamo intensamente il poliziotto iniziando persino a soffocare il mio respiro mentre non smettevo di gridare come un'ossessa.

"Abe, svegliati ti prego!!!" inizio a piangere. Per la disperazione cerco di rianimare inutilmente i due poliziotti attraverso le mie urla Vederli entrambi in questo stato avvilito mi suscita una stato di terrore mai sperimentato prima di allora. Mi fermo di fronte il volto dei due, per poi provare a farli rinvenire attraverso dei leggeri colpi sulle guance ma quando arrivano i paramedici mi allontano subito.

"Papà ti pregooo!!!" grido.

Entrambi sono posizionati su delle barelle per poi essere caricati all'interno di un'ambulanza dove io non ho il privilegio di sostare e questa giornata si rivela un vero e proprio incubo. Sento la testa esplodere e senza indugiare mi reco in ospedale per sincerarmi delle condizioni di mio padre ed anche di Abe. Sono seduta su una sediolina in un corridoio dove un via vai di medici mi tiene compagnia mentre piango come una disperata e non ho il coraggio di chiamare mia madre per informarla dell'accaduto. Stringo tra le mani il biglietto che avevo trovato dentro il diario di Angela e rabbrividisconal sol pensiero che anche io ho ricevuto quell'avvertimento.

Strane insinuazioni si accavallano nella mia mente e mi trovo a tirare le somme.

Quel "Stagli lontano" si riferisce proprio ad Abe!!

Io non sto frequentando nessun uomo se non il bel poliziotto ed Angela, non aveva una relazione da molti anni e probabilmente, aveva intrattenuto un flirt con lui (ciò poteva riverlarsi veritiero, dato che Abe in città è davvero molto apprezzato). E quando mi trovo a constatare che Abe mi ha mentito, -in quanto, sicuramente ha frequentato Angela prima dell'inaugurazione- sento il mio cuore palpitare e da queste ipotesi che prende anche maggior forma la supposizione del biglietto-minaccia. Probabilmente i due, all'inaugurazione della bottega avevano avuto un  litigio - e ciò spiega anche il perché Angela fosse andata immediatamente via, lasciando Abe a bocca asciutta- oppure,  i due si erano semplicemente salutati e conoscendo la pittrice aveva deciso di scollarsi da lui.

Forse, il mio cervello ha iniziato a delirare ma io vedevo come unica spiegazione quella ipotesi: Abe Williams, ha ommesso la sua pseudo frequentazione con Angela Fish, anche perché ripensando alla sera dell'inaugurazione, li avevo visti fin troppo complici e vicini per essere degli sconosciuti.

E ciò spiega il perché della minaccia, quello "stagli lontano", adesso sì che prende vita e probabilmente è stato redatto da qualche amante-stalker di Abe!

Così, ricordo che la sera precedente nel momento in cui sono stata aggredita, ho percepito qualcuno posizionare le sue mani nella mia borsa e rivenendo quel particolare immediatamente apro la mia Jimmi Choo con violenza e trovo una busta per lettere del colore del tabacco. Con il cuore in gola decido di dirigermi nella piccola toilette del corridoio per poi accingermi ad aprire la misteriosa busta e quando mi trovo una ciocca di capelli di Angela tra le mani, grido per il terrore buttandomi a terra.

"Ahhhhhh! Ca**o!!!"

Non ci sono scritte, non ci sono indicazioni e la cosa mi mette ancor di più l'ansia perché la confusione mi annebbia la vista e scoppio per l'ennesima volta in un pianto disperato, mi lascio sfuggire una serie di urli e mi sento prigioniera di chissà quale labirinto da cui non riesco più ad uscire fuori.

La situazione mi sta davvero sfuggendo di mano perché non riesco a controllare le mie emozioni totalmente negative perché l'ansia mi sta scoppiando nel petto ed ho tanta paura.

Non mi fido più di nessuno, in special modo di Abe!

Comunque, devo assolutamente uscire dalla toilette, in quanto devo essere pronta per ricevere notizie sulla salute di mio padre. Dunque, mi guardo allo specchio e provao a nascondere le mie lacrime e a sopprimere il terrore che aleggia nel mio sguardo, ma non ci riesco.

Successivamente, attraverso un respiro intenso, decido di tornare nel corridoio popolato da medici e d'un tratto, il primario si avvicina a me.

"Signorina se vuole può entrare nella stanza di suo padre. I poliziotti sono stati tramortiti da un colpo in testa che ha causato loro uno svenimento. Dopo diversi accertamenti, si tiene conto che i due non hanno subito danni celebrari ma per sicurezza devono rimanere in ospedale per la notte, sotto osservazione"

Io annuisco mentre entro nella stanza dove è ricoverato mio padre. Sono molto sollevata di sapere che almeno, quest'episodio non ha causato dei danni irreparabili e quando incrocio lo sguardo di mio padre, lui mi sorride appena e la sua espressione è davvero assonnata.

"Papà..."

"Amore di papà..."

Non sapevo cosa sta accadendo ma ho paura e il pensiero che Abe Ha potuto tenermi nascosta la sua frequentazione con Angela, mi fa sospettare anche lui. Forse sto esagerando e dentro di me mi sento anche in colpa a dubitare del poliziotto, ma c'è qualcosa che si insinua nei miei pensieri, qualcosa di forte che mi permette di stabilire una connessione tra i due biglietti: lo "stagli lontano" è riferito chiaramente ad Abe, non può essere altrimenti.

"Papà! Che diavolo sta succedendo? Ho paura!! " grido mentre lo abbraccio dal collo e lui esprime la sua felicità accarezzandomi una guancia e vederlo così avvilito mi causa una grande tristezza. Dopo pochi istanti, vedo la porta aprirsi e rivelare la figura di mia madre che corre immediatamente verso di noi e si getta tra le braccia di mio padre.

"O mio Dio! Lucas, ma che cosa ti è successo? " grida mia madre mentre ha gli occhi lucidi ed un volto davvero preoccupato e quando si rende conto della mia presenza, mi guarda davvero male e non aveva tutti i torti, il fatto che non l'avessi avvertita non è di certo piacevole.

"Mamma scusa io..."

Lei leggendo tra le mie pupille percepisce la mia paura e mi abbraccia silenziosamente.
Comunque, dopo qualche minuto decido di uscire dalla stanza per lasciare un po' di intimità ai miei genitori ma anche perché sento la testa scoppiare e provo un gran senso di nausea dovuto alla troppa tensione che sto sperimentando. Il cuore mi batte forte e i pensieri iniziano ad affannarsi nella mia testa con confusione e sapere di avere nella borsetta dei capelli di Angela, certo non mi tranquilizza.

Devo assolutamente parlare con Abe!!!

Questo forse è il momento meno adatto per farlo ma comunque, non mi fido più della sua parola e volevo sapere la verità. Così, decido di intrufolarmi in maniera del tutto impulsiva nella sua stanza, perché ho la sensazione di essere in pericolo proprio per la colpa sua. Forse, sto sbagliando ad accusare il poliziotto ma c'è vqualcosa dentro di me che mi spinge a pensare che Abe mi mentisse su una serie di cose e non riesco ad allontanarmi da quella linea d'onda.

Sono davvero in preda all'ansia e così senza rifletterci, piombo nella stanza di Abe come un fulmine che si scaglia contro un cielo limpido e l'istinto si impadronisce dei miei gesti.

"Perchè non mi hai detto di te e di Angela?" grido tutta d'un fiato e sento le pupille blu dell'uomo scrutarmi con incertezza e con perplessità ma io sono ben convinta delle mie tesi e non mi sarei fatta impietosire dal suo sguardo del colore del mare.

Lo guardo con introspezione quasi come fosse il primo indiziato e lui sospira profondamente e si irrigidisce.

"Piccola Margot..." mi chiama la sua voce roca altamente erotica mentre mi fa cenno di sedermi sul materasso dove lui è allungato e io lo assecondo anche perché sono in cerca di risposte. E inspiegabilmente il mio nome tra le sue labbra ha tutta un' altra musica ma nonm è quello il momento di pensare a simili considerazioni.

"Devi tranquillizzarti.... mi dai un bacino?" biascica mentre stringe i denti toccandosi la testa, probabilmente ha avvertito un forte dolore perché addirittura chiude gli occhi e si lascia andare sul cuscino. Io mi sento in colpa per la mia aggressione ma quando Abe riapre gli occhi leggo nel suo sguardo alcune chiazze di sgomento e forse, mi rendo conto che la mia supposizione non è sbagliata.

"Bacino? Assolutamente no! Sei un bugiardo!" urlo.

"Ma che ca**o dici! Piantala di strillare che mi fa male la testa!"

"Ora te la sfondo la testa se non la smetti di dire bugie!! Dimmi cosa c'è stato fra te e Angela! C'è stato qualcosa!!??"

"Tra me ed Angela non c'è stato un bel niente!"

"E invece sì!" insisto.

"Chiami qualcosa una notte trascorsa insieme dopo una serata in discoteca qualche mese fa? Ma piantala! Parli come se fossi sposato! Dio santo!"

"Certo che è qualcosa!"

" Non vedo come possa essere influente ai fini dell'indagine, dato che ho sco**to con tutte le donne di questa città, eccetto tua madre!"

Disgustoso!

Davvero disgustoso!

"Ti confermi, come sempre, uno schifoso..."

Lui sospira di nuovo.

"E poi stai serena, Dective da quattro soldi: questo dettaglio non mi è di certo sfuggito come pensi! Avevo già avvertito chi di dovere, all'inizio delle indagini. Non servivi tu! Cristo! Ficchi il naso ovunque! Ovunque!" mi grida seccato.

Ma è scemo a gridare così?

"Ah sì? Pensi davvero mi interessi della tua vita privata? Ti sbagli, poliziotto! Ficco il naso semplicemente perché mi sento in pericolo per colpa tua! Ti diverti a sco**re in giro senza considerare che metti nei guai le persone!!!"

Divanti la sua arroganza io perdo le staffe e gli mostro l'ennesimo biglietto : "stagli lontano", di fianco al primo che ho ricevuto io. Lui non dà valore alle sue notti di fuoco, ma onestamente avrebbe dovuto iniziare a dargli rilevanza dato che probabilmente Angela è scomparsa per colpa di qualcuno che spia entrambi e che ha iniziato anche a tenere sott'occhio me. E questo spiega anche il perchè dell'aggressione: qualcuno mi spia e ha deciso di stendere i due poliziotti per evitare che potessimo scoprire qualcosa. E così, è  avvenuto anche per l'episodio del party: qualcuno mi segue e mi ha sedata per poi, lasciare l'ennesimo avvertimento nella mia borsetta.

Quindi probabilmente Angela Fish è tenuta in ostaggio da qualcuno!

Questa sì, che è una ipotesi veritiera!!

"L'ho trovato a casa di Angela..." grido di fronte le due "minacce" epigrafiche e vedo le sue sicurezze crollare perché Abe sgrana gli occhi e per la prima volta da quando lo conosco, rimane in silenzio. Estraggo dalla mia borsa anche la famigerata busta e la tiro con violenza addosso ad Abe, sono molto nervosa ed agitata e le sue piccole ommissioni mi stanno flaggelando il cervello.

Chissà quante altre cose mi troverò a scoprire di lui!

Abe apre la busta e nel momento in cui vede le ciocche di Angela, rimane in silenzio e passa quei capelli tra le dita e percepisco il fatto che inizia a sentirsi in colpa.

"Scusa io... non dovevo gridare così"

Il poliziotto alza lo sguardo verso di me e constato che anche lui è arrivato alla consapevolezza che lo "stagli lontano" sia proprio riferito a lui. La sua espressione diventa cupa ed affranta e noto persino che i suoi occhi diventano lucidi ma io non oso dire una parola anche perché sono davvero agitata. Ho paura di ciò che potrebbe accadere da un momento all'altro e non mi sento più sicura nel collaborare con Abe. Intanto, lui inspira profondamente, chiude gli occhi per poi guardarmi con malinconia e tristezza e lì mi rendo conto che la situazione è davvero grave.

"Margot, informerò subito la centrale di quanto accaduto. Non andare via dall'ospedale senza la presenza di una pattuglia, mi raccomando..." dice mentre noto che la sua voce è rotta dal terrore: anche Abe ha iniziato ad avere paura e ciò non è di certo positivo. Il mio cuore sta per esplodere perché il mistero sta diventando sempre più fitto e inspiegabilmente ho iniziato a provare angoscia anche per Abe, perché percepisco che si trovi in serio pericolo.

"Credo che sia meglio che tu venga scortata, Margot. Inizialmente avevo pensato che fosse uno stupido scherzo di Lizzie per questo motivo non avevo dato peso alla faccenda" continua indicando i biglietti che ja tra le mani e grossomodo l'ipotesi dello scherzo, in un primo momento poteva essere veritiera, ma in quest'istante tutto è stato stravolto.

Poi si blocca impietrito di fronte il mio sguardo ed entrambi ci guardiamo cercando sicurezza l'uno nelle pupille dell'altra, ma è davvero inutile perché tutto sta diventando troppo pericoloso.

"Ma non è così, Margot. Inoltre, penso che la scelta più giusta sia quella di porre fine alla nostra collaborazione. Comunque, parlerò con il Capitano Luther e ti terrò aggiornata..." inspira profondamente e mi guarda con tristezza ma anche con enorme senso di consapevolezza: nel suo sguardo leggp che stiamo pensando alla stessa cosa e difatti, presto dà forma ai suoi pensieri.

" Qualcuno tiene in ostaggio Angela!" proferisce in uno stato delirante per poi chiudere gli occhi e lasciarsi andare sul cuscino e io decido di lasciarlo riposare uscendo dalla stanza. La situazione inizia davvero a lacerare il mio stomaco e ho davvero voglia di sparire perchè avevo la sensazione che qualcuno stia osservando le mie mosse e mi sento in pericolo. Non appena mi ritrovo nel corridoio, noto che il via vai di medici è cessato ma un particolare mi cattura.

Nella sala d'attesa è seduta una donna dai capelli neri e gli occhi azzurri che onestamente, non ho mai visto in città e noto con la coda dell'occhio che mi sta fissando.

Poi, quando il mio sguardo si posa su di lei, la donna guarda a terra e finge di star scrutando l'ambiente circostante, ma io mi renro conto di avere gli occhi puntati addosso e mi pietrifico. Intanto, il primario le si avvicina con un enorme sorriso e io mossa da un grande senso di preoccupazione mi trovo persino ad origliare la conversazione dei due. Ormai, guarderei chiunque con titubanza e sospetto e il mio sesto senso da detective mi grida di ascoltare bene ciò che sta per accadere. Forse sto diventando psicopatica e ammetto di aver visto troppi film polizieschi, ma c'è qualcosa dentro di me che mi spinge a rimanere dietro il muro ad ascoltare.

"Dunque, lei è la signora Williams? " chiese il dottore riferendosi chiaramente ad Abe e io sgrano gli occhi perché il poliziotto non è assolutamente sposato, o almeno per quel che sa la mia famiglia lui è single. Ma non mi stupirebbe il contrario dato che a quanto pare oltre ad essere un bravo agente è anche un abile bugiardo.

"Esattamente, sono la moglie di Abraham Williams" proferisce la donna alzandosi dalla sedia per poi seguire il primario verso il suo studio e io rimango impietrita di fronte l'ennesima rivelazione.


Cosa diavolo sta succedendo?

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