Capitolo 8


"Lo specchio! Chissà cosa starà succedendo in questo momento a casa!". Subito lo indirizzò verso il sole. Un raggio di luce partì dal sole, finendo sullo specchio che creò un'immagine avanti a lei. "Ena! Ena! Se è uno scherzo non mi piace affatto, Ena!". Jenny urlava cercandola in ogni angolo della casa. La porta si spalancò ed entrò suo padre: "Trovata?" domandò fissando Jenny. "No, non la trovo in nessun posto. Ena!" urlò Jenny. Ena fissava sconvolta la scena, non sapeva proprio cosa fare. "Ena! Ena!" il papà continuava ad urlare. Ad un certo punto la luce sparì e l'immagine si fermò, sparendo dalla vista di Ena. "Papà! Jenny!", urlò Ena senza che nessuno potesse sentirla. Non avrebbe mai immaginato di trovarsi ad affrontare un'avventura del genere: poco prima la sua vita era come quella di tutte le altre ragazze, ma adesso invece...

Ena, con una nuova determinazione e con un nuovo coraggio, si osservò intorno e poi avanzò tra gli alberi spostando rami e foglie. Cadde inciampando in una radice di un albero che iniziò a sprofondare. Quando sparì del tutto, inghiottita dal terreno, Ena osservò che si era aperta una galleria, che portava chissà dove. La penna che teneva in mano cominciò a tremare ed illuminarsi, poi incominciò a volare come se lo avesse sempre fatto. Scrisse sul terreno SENTIERO DELLA LIBERTÀ e si posò a terra smettendo di vibrare. Ena la raccolse e pensò ad alta voce: "Se la penna ha reagito così vorrà dire che devo entrare!". Legò la penna ai pantaloni e si accucciò a terra lasciandosi scivolare nella galleria. Quando toccò terra nella galleria buia, si accorse che il terreno era umido. Cercò di vedere nel buio ma la cosa sembrava impossibile. Cominciò a camminare tenendo avanti a sé le mani e quando inciampò la penna si illuminò e si sfilò dai pantaloni iniziando a volare avanti a lei come per illuminarle il cammino. Ena si alzò. Davanti a lei vide una parete di roccia, non c'era nulla, non c'era via d'uscita, era tutto chiuso. Notò un mattone incastrato nella terra e abbassandosi lo tirò a sé. Immediatamente si aprì un altro passaggio. Ena entrò preceduta dalla penna che le faceva strada. Ad un certo punto questa smise di brillare e volando si sistemò di nuovo nella tasca dei pantaloni, così Ena rimase di nuovo al buio. Avanzò piano finché vide una luce alla fine del tunnel. "Luce!" gridò e cominciò a correre verso quella. Lo stupore la circondò: si trovava in una grotta sotterranea. Non si poteva uscire, l'unico modo era tornare indietro. Guardò in alto e notò che la luce entrava da un foro su un cumulo di rocce da cui sgorgava un ruscello dal colore cristallino. Aveva gli occhi spalancati per lo stupore. Si avvicinò al ruscello e cominciò a muovere l'acqua con la mano. In quella vide delle foglie che si muovevano e formavano la scritta GUERRA. Ad un certo punto una luce si levò dall'acqua circondando Ena. La grotta sparì improvvisamente ed al suo posto apparve un paese. Le case erano ovunque, il cielo era sereno ed i bambini correvano ovunque ridendo. Gli adulti, camminando, la sfioravano. "Scusi signorina", chiese avvicinandosi ad una ragazza. Quella non rispose, le si avvicinò passandole attraverso, come se lei fosse un fantasma. Il cuore le batteva fortissimo, Ena si girò fissando la ragazza, che sembrava non essersi accorta di nulla. Corse vicino ai due bambini, che si tenevano per mano e saltavano. Toccandoli con la mano capì che nessuno la vedeva. I bambini ridevano e giocavano nel parco.

Un soffio di vento cambiò di nuovo il luogo.

Era lo stesso paese, però distrutto: il cielo era buio, le case in rovina, i bambini piangevano e le donne urlavano, uomini armati trasportavano persone in catene. Nel parco era scoppiato un grosso incendio. "Questo è terribile!", sussurrò Ena. A terra c'erano pozzanghere di fango e in una di queste vide un'altra scritta: FERMA TUTTO CIÒ!. Una goccia di pioggia portò via la scritta e l'immagine. 

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