Capitolo 2

Ena si diresse verso lo sgabuzzino, passando per lo sporco e buio corridoio. Entrò nella stanza e subito accese una candela che era appoggiata sul mobile di legno. Si guardò intorno e notò subito la scatola descritta, poggiata su altre due scatole. Si arrampicò e con fatica riuscì ad afferrare la scatola. Cadde facendosele rotolare sopra tutte. Spostò quelle sopra di lei e si alzò. "Cosa è successo?" urlò Jenny dalla cucina. "Niente, niente. Tranquilla." rispose Ena. "Ok. Basta che non scopro che hai combinato qualcosa", disse Jenny dubbiosa. Ena raccolse una ad una le scatole. Una scatola, color verde acqua, cadde e si aprì lasciando uscire degli oggetti. "Che disastro" disse Ena a bassa voce, inginocchiandosi per raccogliere gli oggetti: erano un quadernino e una penna d'oro. Sul quadernino notò una scritta grande e rossa, che diceva "Diario". Ena si incuriosì. Aprì la prima pagina. In alto c'era scritto in grassetto "Al lavoro". "Cosa sarà?" si chiese Ena, mentre già pensava di leggerlo.

Prese la candela e la mise davanti al libro. Dopo cominciò a leggere:

18 settembre - Anche se non so quale scopo dovrebbe avere, sto costruendo il mio strumento musicale. Dovrebbe essere un pianoforte di legno. Ho trovato già quasi tutti gli oggetti per costruirlo. Mi mancano solo: un giglio bianco, un petalo di rosa ed un soffio di vento. Secondo me tutti vorrebbero avere uno strumento musicale con funzioni magiche. Peccato che non sia permesso. Se gli uomini scoprissero tutti gli oggetti per costruire strumenti musicali magici e capissero il modo per dare loro uno scopo, darebbero agli strumenti scopi avari e ingiusti. Quindi è meglio mantenere il segreto. Tiffany.

Quando Ena finì di leggere, rimase a bocca aperta per lo stupore: "Chi mai potrebbe essere questa Tiffany?". Chi mai poteva essere, visto che conosceva segreti sconosciuti?

Spostò la candela e prese la penna d'oro. Provò a scrivere qualcosa sul coperchio della scatola. Solo a quel punto si accorse che non scriveva. Notò, inoltre, una scritta vicina alla punta. Non si capiva molto bene. Quindi prese la candela e l'avvicinò alla penna. "Tiffany" lesse con un po' di difficoltà.

Posò la candela e prese il diario. Corse in camera sua e infilò tutti e due gli oggetti sotto il letto.

Le pareti della camera erano tutte bianche, senza decorazioni, senza nulla. C'era un unico quadro, che prima apparteneva al padre e che poi lo aveva regalato a lei per il suo sesto compleanno. Cinque lunghi anni erano passati, ma lei lo ricordava in ogni particolare. Sorrise al ricordo. L'ultimo che aveva potuto festeggiare: c'erano regali, una torta ed i parenti. Tutto.

Dalla finestra scorreva l'acqua ed il sole sembrava non voler tornare mai. "Allora, questi bicchieri?" urlò la sorella dalla cucina. Ena sobbalzò, corse nello sgabuzzino ed afferrò la scatola appoggiata in un angolo. La portò alla sorella, che stava apparecchiando il tavolino. "Finalmente!" disse Jenny prendendo la scatola dalle mani della sorella. "Già apparecchi?" chiese Ena guardando Jenny. La sorella non rispose, ma indicò l'orologio: 18:35 e 41 secondi. "Caspita quant'è tardi! Papà tornerà affamato dal lavoro alle 19:00 e vorrà mangiare!" disse Ena prima di andare in camera sua. Si sdraiò sul letto guardando fuori dalla finestra la pioggia che stava pian piano cessando. All'improvviso una corda legata al quadro lo fece spostare. Dietro, attaccato al muro, c'era un foglietto. Ena gli si avvicinò, poi pensò "Me ne ero dimenticata. L'avevo messo qui per ricordarmi del compleanno di papà!". Lo staccò dal muro e tirò la corda in modo da rimettere dritto il quadro. Dopo accartocciò il foglietto e lo buttò nel cestino. "Che sistemi che inventi!" disse ridendo Jenny che aveva visto la scena. Ena arrossì, dopotutto era vero, lo sapeva anche lei. "È pronta la cena?" chiese Ena sperando in un sì "No, quasi" rispose brevemente Jenny. Ena guardò l'orologio e disse: "Tra poco tornerà papà e dovrà essere tutto pronto" Jenny la guardò e andò in cucina.

Da piccola aveva sempre sognato di avere una bella casa vicino al mare. Invece la casa dove abitavano si trovava in un paesino in pianura dove non c'era praticamente nulla. Inoltre non era neanche loro: l'avevano affittata a pochi soldi. Il padre lavorava duramente e chissà... forse un giorno anche loro avrebbero potuto comprarne una tutta loro. Certo non avrebbero avuto i soldi per comprare una bella casa vicino al mare ma almeno avrebbero avuto una casa nuova tutta loro, senza acqua che scendeva dal soffitto. All'improvviso si sentì bussare al portone di casa. "Vado io!" gridò Ena mentre correva per andare ad aprire. Si sentì di nuovo bussare "Ecco, ecco" disse spingendo la maniglia. La porta si aprì con un cigolio e tutto bagnato dalla pioggia entrò il papà. "Ciao" disse piano chiudendo la porta dietro le sue spalle ed andando in cucina. "Ciao papy" disse Jenny. Ena invece prese un asciugamano e glielo passò in modo che potesse asciugarsi. Dai capelli biondi del padre scendevano goccioline d'acqua e i suoi vestiti erano tutti inzuppati. Mentre si asciugava disse: "Oggi ho guadagnato solo pochi spiccioli" Il suo lavoro di fruttivendolo non andava molto bene dall'apertura di un nuovo negozio, che vendeva qualsiasi cosa. "Ed in più, ho dovuto fare una corsa e mi sono bagnato tutto!". Jenny chiese: "Hai fame?" Il padre annuì sedendosi.


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