Capitolo 1




L'orologio segnava le 16:30 e 46 secondi.

Ena, dietro una sedia, stava sfogliando le pagine di un vecchio libro. Era un libro di leggende. Leggende note e famose. Leggeva stringendo in mano il manico di una candela di cera che illuminava il libro, senza accorgersi che la pioggia ed il maltempo fuori aumentavano ogni secondo.

Davanti la grande porta della cucina dondolava uno stivale sorretto da un filo, messo lì proprio da Ena per far arrivare a chiunque entrasse un forte calcio. All'improvviso la maniglia arrugginita si abbassò e la porta si spalancò facendo scattare la "trappola". Lo stivale si abbassò velocemente fino a colpire sulla faccia la povera sorella di Ena, Jenny, che cadde a terra urlando forte: "Ena!".
Ena velocemente spostò la sedia e con la mano tirò su la sorella e la fece sedere.

Ena teneva in mano delle borse del ghiaccio per Jenny. La sorella lentamente si stava riprendendo dalla botta sul naso e si faceva passare continuamente le due borse del ghiaccio. Nessuna delle due parlava. L'unico rumore che si sentiva in quel momento era l'acqua che cadeva dai buchi delle pareti. Jenny continuava a massaggiarsi la testa con il ghiaccio. Aveva un'espressione arrabbiata in volto ed Ena continuava a fissarla. Dalle pareti bianche e scrostate scivolava un filo d'acqua e dai buchi sul soffitto ogni tanto scendevano goccioline che, posandosi a terra, creavano pozzanghere. "Come posso fare per farmi perdonare?" chiese Ena guardando a terra. "Smetti di fare folli trappole" disse la sorella fissandola con tono severo. "Io non posso smettere. Le costruisco per difendermi da...". "Da cosa? Da tua sorella più grande che rientra a casa zuppa d'acqua? E tra l'altro, ero andata a far la spesa per la cena!". Jenny interruppe la sorella. "No... no... da..." continuò Ena. Jenny sbuffò. "Lascia stare!".

Ena lasciò alla sorella la borsa del ghiaccio e si avviò verso la porta scivolando, però, nella pozzanghera creata dalle gocce d'acqua piovana. Cadde a terra, ma si rialzò subito. Osservò la pozzanghera e l'acqua che ancora cadeva dal soffitto. Dopo corse nello sgabuzzino sentendo Jenny dire: "Che hai in mente adesso?". Ena non rispose. Prese qualche straccio dalla stanza e un paio di forbici. Ritagliò ogni straccio a metà e fece un buchino su tutti e due i lati. Prese un nastro e lo divise a metà. Legò una metà ad un buchino e l'altra metà ad un altro. Dopodiché corse di nuovo in cucina, questa volta facendo attenzione alla pozzanghera, legò il nastro dello straccio sul lampadario e al forno rotto, facendo in modo che l'acqua cadendo si fermasse sullo straccio. Jenny osservava senza dire nulla. Con altri stracci coprì i buchi rimasti ed asciugò le pareti. "Bel lavoro!" disse Jenny finalmente sorridendo. Ena rise. Dopo vide a terra il libro che stava leggendo e lo raccolse. Le pagine si erano girate esattamente alla pagina 296. In grande, in alto, c'era scritto: "Il piano della pace". Ne lesse qualche riga. "Wow!" disse Ena. "Cosa?" disse Jenny alzandosi dalla sedia. "Senti. Qui dice che una musa suonava un pianoforte che manteneva la pace nel mondo. Ma il re, che considerava le muse streghe, la uccise e il piano andò perso. Ecco perché c'è sempre una nuova guerra!". "È possibile che tu perda tempo con queste sciocchezze? La guerra non si ferma perché qualcuno non lo vuole. Piuttosto datti da fare. Nello sgabuzzino c'è una scatola con scritto Bicchieri. Prendila" disse Jenny sbuffando. Ena si alzò e guardò l'orologio: 17:20 e 2 secondi. "È già passata un'ora?" chiese Ena. "Forza, su, sbrigati!" disse Jenny indicando lo sgabuzzino.

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