IL PESCE
Alexander Serghiei Plugin quel fine settimana aveva uno solo scopo nella vita: metterlo dentro, e vi posso assicurare che perseguiva il suo intento con fermezza e devozione.
Lavorare sodo! "Hardhestkiy" come amava dire mescolando assieme le sue due lingue genitrici.
Era disposto a molto per fare quello che doveva fare, anche pagare del denaro se necessario. Battere i bar era tra le sue tecniche preferite. Quelli più disastrati, quelli pieni colmi di disperati o di decisi spietati, quelli dove se ne infischiano del divieto di fumare, più era fetido più era facile trovare la preda.
Gli piacciono giovani, meglio se giovanissime, la carne fresca, quella tesa che sa di acqua, non quelle con le rughe che trattengono gli odori della promessa della prossima decomposizione, quelle della pelle che sa di formalina coperta malamente da profumi da drogheria. Di quelle lui non ne vuole sapere c'è già la sua di pelle che comincia a puzzare così e basta, ooh si che basta.
Moralità! Non c'è n'è più su questo pianeta di moralità. È evaporata da così tanto tempo che neanche Serghiei riesce più a ricordare se un giorno l'aveva in qualche modo veramente conosciuta oppure se era solo l'eco di qualche racconto di babushka Domitila.
Dannazione! Odiava la pesca. Attendere non era il problema, anzi, era un modo per levitare via da questo cazzo di pianeta e immaginarsi qualcosa di migliore, quello era piacevole, ma il ritorno no, non lo sopportava. Quei poveri pesci che si dibattevano gli facevano pena e anche schifo nello stesso tempo. Tenerli fermi per staccargli l'amo mentre loro disperati e agonizzanti ti riempivano le mani di scaglie viscide. E dietro le spalle l'alito di nonno che insisteva.
"Dai, dai più veloce! Tienilo fermo maledizione non è uno squalo! Serghiei sei un incapace"
Non riusciva a capire quegli occhi inespressivi. Come facevano a morire senza un espressione di dolore o sofferenza? Come se fossero indifferenti. Almeno un uomo quando sta per morire glielo leggi negli occhi cosa prova. Lo vedi che l'anima sta passando da li per dare un'ultima occhiata al mondo prima di andarsene, - ma si dai! Diamo una sbirciatina al nostro assassino - ma ad un pesce no, non riesci proprio a vederla.
Il bar di questa sera è il meglio del peggio, quanto adoro essere parte di questa disperazione. Puzzare di disperazione senza rendersene conto, che abbiate sullo scheletro carne tesa e fresca o che già sappia di formalina non importa. Che tu sia qui o in una suite d'albergo di lusso o in qualche villa agli Hamptons, poco importa, sei sempre un pesce all'amo che si dimena inutilmente.
Baciami "pesciolina" mentre guardo l'anima che passa nei tuoi occhi, mentre armeggi per guadagnarti la tua serata, fa che sia ben speso il mio denaro.
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