Introduzione

In quel preciso istante, inizia il bello della serata; quando chiamano il tuo nome e tu devi alzarti e andare di fronte a tutta la gente seduta in silenzio e in ordine nella sala. Magari qualcuno applaude, forse più per prassi che altro. Ma quando arrivi lì, osservata da tutti, ti ricordi che non sei sola. Il pianoforte. C'è il pianoforte che ti protegge da quegli sguardi critici e ogni tanto anche annoiati.
Ti siedi davanti allo strumento, a quei tasti bianchi e neri, a quelle corde, ai martelletti.
Il presentatore finisce di parlare dopo alcuni minuti, che però a te sembrano ore, e poi il Silenzio. Incombe il Silenzio. Il tuo foglio bianco su cui dipingere. La tela dei musicisti. Il Silenzio.
Appoggi le mani sulla tastiera e tutto sparisce. Il pubblico, il presentatore, il Silenzio, il tempo. Esisti solo tu e il pianoforte. Le dita volano su quei ottantotto tasti come se fossero indipendenti e tu non senti altro se non la musica perché in realtà non stai suonando con le dita delle mani ma con la tua anima e alle volte può succedere che qualche lacrima prenda parte al brano che stai suonando, ma tu non te ne accorgi finché non suoni la nota finale.
Il finale dell'esecuzione. Alcuni pensano sia davvero l'ultima nota dello spartito, ma invece il vero finale è di nuovo il Silenzio. Il Silenzio che c'è dopo l'ultimo suono.
Ti ricordi di essere in una sala piena di gente solo quando senti il dolce frastuono degli applausi. Con la tua musica sei riuscita a risvegliare gli annoiati e a cancellare quegli sguardi critici iniziali. Qualcuno sorride. Qualcuno si asciuga gli occhi umidi. Qualcuno rimane serio ma con una luce diversa che gli incornicia lo sguardo. Tutti applaudono.
Tu ti volti a guardare ancora il pianoforte. Ti alzi dallo sgabello e ti inchini per ringraziare il pubblico. Prima di andartene guardi ancora il pianoforte. Com'è possibile che ottantotto tasti riescano a condurti in un mondo così diverso da quello reale? Ma in fondo lo sai che non sono solo loro a portarti via dalla realtà. Il pianoforte può essere paragonato a una moto, è il mezzo che ti aiuta ad andartene, ma alla fine sei tu che guidi.

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