Capitolo 3

- Tutto bene? -
Per qualche motivo a me ignoto, avevo vicino Enrico.
- Ehm sì certo -
- Sicura? Perché piangi allora? -
Lo guardai confusa prima di rendermi conto che effettivamente avevo gli occhi umidi.
- Ah... ma niente di importante... cosa ci fai qui? Non ho mai visto nessuno a queste ore nel parco - mi asciugai gli occhi con il dorso della mano e poi mi tolsi definitivamente le cuffie.
- O forse non mi hai mai visto, Samantha - un sorriso gli illuminò il volto.
- Ma io ti vedo ogni volta che vieni qui - si girò e mi indicò una casa molto grande poco lontana dal parco.
- Abiti lì? - chiesi.
Lui annuì e accarezzò Flocky.
Il silenzio stava diventando imbarazzante. Sentii le guance diventare rosse, come mi capitava sempre quando ero in imbarazzo.
- Da quanto suoni? - mi chiese ad un certo punto.
- Da undici anni. Gli ultimi cinque però gli ho passati da autodidatta. Tu da due? -
- Sì... è molto bello il pianoforte. Sei brava a suonare - sorrise guardandomi negli occhi.
Sorrisi anch'io ma non riuscii a sostenere il suo sguardo. Tutto a un tratto avevo un caldo pazzesco.
Perché quel dannato ragazzo mi faceva quell'effetto?!
- Perché da autodidatta? -
Rabbrividii.
- Ehm è una storia lunga... e adesso devo andare - mi alzai dalla panchina, terribilmente a disagio. Non mi andava di parlarne e sperai che non insistesse.
Liberai Flocky dal guinzaglio.
- Okay. Ci si vede allora, buonanotte - mi fece l'occhiolino, alzandosi per dirigersi verso casa sua.
- Buonanotte - gli sorrisi nervosamente e tornai a casa.

Mi svegliai nel cuore della notte a causa del mio gatto.
- Tobi che cazzo vuoi? - cercai di spingerlo via ma riuscì ugualmente a infilarsi sotto le coperte.
- Ma certo fai con comodo!! -
Sbuffai e mi ritrovai a guardare il soffitto mentre Tobi si accoccolava accanto ai miei piedi, stando sotto le coperte.
Mi accorsi di aver una terribile voglia di suonare.
Mi misi a sedere e guardai l'ora. 2:16. Scesi dal letto e automaticamente mi sedetti sulla sgabello del pianoforte. Stavo per cominciare a suonare un Notturno quando realizzai che alla prima nota si sarebbero svegliati tutti in casa.
Andai vicino alla finestra con un vortice di pensieri che mi tormentava.
- Ah ma cosa mi importa! - sussurrai e con uno scatto tornai al pianoforte e lasciai libero sfogo alle dita.
Suonai due preludi di Bach, un valzer di Cajkovslij, uno studio di Chopin, un valzer e una marcia di Mozart.
Mi fermai un momento per vedere se avevo svegliato qualcuno, ma non mi parve di sentire rumori.
Andai avanti con una piacevole polka di Schumann seguita da una sonata di Händel.
Avevo appena cominciato a suonare il secondo movimento della sonata quando una violenta bacchettata sulle mani mi costrinse a fermarmi.
- Ma cos'hai in testa?! Ti pare l'orario adatto a suonare le tue stronzate?! - mia madre in camicia da notte, con la verga che usava per scacciare i gatti dalla sua camera in mano, mi riportò alla realtà.
Senza dire una parola mi alzai dallo sgabello e tornai nel letto. Mia madre tornò in camera sua borbottando insulti.
Avevo suonato quasi per un ora intera senza neache accorgermene.
Appena afferrai le coperte il bruciore alle mani mi strappò un gemito di dolore.
Tobi era scappato dalla mia stanza non appena era entrata mia madre.
Mi accoccolai sotto le coperte e dopo infiniti minuti il sonno ebbe la meglio.

- Oggi vado in corriera. Sam mi stai ascoltando? -
- Cosa? - mi tolsi una cuffia.
- Non serve che mi accompagni a scuola - Jenny alzò gli occhi al cielo come faceva sempre quando era infastidita.
- Tanto non posso prendere la macchina -
- Beh la mamma ha ragione, sei andata a cercartela! Cosa ti salta in mente di suonare nel bel mezzo della notte? -
Mi rimisi la cuffia e alzai il volume. Mentre i Black Veil Brides si scatenavano con The Legacy, infilai le scarpe e mi diressi verso la fermata dell'autobus.
Tre minuti dopo mi raggiunse anche Jenny.
Purtroppo quella mattina Elena non sarebbe venuta a scuola quindi presi posto sulla corriera da sola.
Stavo per addormentarmi quando sentii qualcuno che mi toglieva una cuffia.
- Ah non pensavo ascoltassi heavy metal -
Mi stropicciai gli occhi assonnati per poi trovarmi vicino Enrico.
Arrossii in una frazione di secondo.
In cuffia andava a tutto volume 5 Minutel Alone dei Pantera.
- Ti piace? - gli chiesi osservandolo.
- Dire che mi piace è poco - si voltò a guardarmi e quando i suoi occhi incrociarono i miei, mi parve che il mondo si fermasse.
A fermarsi invece fu l'autobus.
Enrico mi porse la cuffia e io spensi la musica sul cellulare per poi infilarlo nella tasca esterna dello zaino. Appena la cerniera mi strofinò il dorso delle mani, il dolore si fece di nuovo vivo. Come se non bastasse avevo un brutto segno blu su entrambe le mani, nel punto in cui aveva colpito la verga.
- Non ti ho mai visto qua a scuola a dire la verità - dissi ad Enrico quando entrambi scendemmo dalla corriera.
- La mia classe è nell'ala sud al terzo piano... vado in quinta perché sono stato bocciato in seconda -
- Ah... la mia classe è dall'altra parte della scuola forse per quello non ti ho mai visto -
La campanella suonò e senza che me ne accorgessi, Enrico era sparito.
Scossi la testa e andai in classe.

#Spazioautrice

Ecco il nuovo capitolo :-)

Grazie infinite di averlo letto :-*

~ Il bello della Musica è che tu non puoi toccarla, mentre lei può toccarti dove sa che la sentirai di più. ~

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