Rapimento

«Dove pensi di andare?» Pansy, ci mancava solo lei.

«A lavoro, mia cara, non tutti possono restarsene al calduccio nella propria stanza» Perché la stava attaccando? Solo perchè Harry lo aveva trattato di merda davanti a tutti e lui si sentiva rifiutato? Abbandonato? Respinto? Un'altra volta!

«Come prego? Non sono sicura di aver capito, tesoro» No, lei non c'entrava nulla, non avrebbe dovuto.

«Scusami Pan, non è il momento e me la sono presa con te» Come aveva fatto a permettere a sé stesso di ricascarci? Anche se sembrava tutto così perfetto.

«Oh Draco, che succede ancora? Harry sta bene?» Lei era lì, così calda e accogliente, come una vecchia familiare coperta, pronta a consolarlo e asciugare le sue lacrime. Per un istante fu tentato.

«Sì, a quanto pare sta benissimo» No, non oggi, non poteva permettersi di andare a pezzi, non avrebbe avuto il tempo di ricomporsi. «Io vado al San Mungo, vedo se servo lì»

Pansy sgranò gli occhi e la vide impallidire. «Non vorrai uscire? Con quello che è successo, se ti trovassero i suoi seguaci...»

«Devo andarmene da qui» Ammetterlo con lei era difficile, ma Pansy era pur sempre la sua ancora. «Devo tenere la mente occupata e poi, in ospedale ci sarà un gran caos. Una mano in più non guasta»

Lei lo prese per un braccio, c'era disperazione nella sua stretta. «Avevi promesso. Dovevi restare qui, con noi, al sicuro»

Le brillavano gli occhi per le lacrime trattenute, Draco si sentì stringere il cuore a vederla così preoccupata, forse avrebbe potuto restare, ma lo sguardo di Harry, il tono delle sue parole...

«Non lo hai sentito, come mi ha parlato, come mi ha guardato, sembrava che non gli importasse più di me» Come aveva fatto a cascarci un'altra volta?

«Draco... Ancora lui?»

Draco annuì piano. «Sono stato un idiota, mi sono illuso, ma sembrava così vero e poi, appena è stato meglio ha ricominciato a trattarmi male... non permetterò a me stesso di restare qui a piangermi addosso, quando invece i miei colleghi hanno bisogno di me» Lei lo lasciò andare, ma non smise di guardarlo con apprensione. «E poi al San Mungo sarò la sicuro, esattamente come ad Hogwarts. Cosa credi, che un esercito di Mangiamorte assalterà l'ospedale? Non sono mica matti!»

Pansy lo guardava ancora senza parlare, quando si infilò nel caminetto che collegava la sua stanza con l'ospedale. Non appena ne uscì dall'altro lato fu travolto da una barella che volava verso le sale di medicazione.

«Che ci fai qui, Malfoy?» Zacary, con il taccuino in una mano e la bacchetta nell'altra, sembrava appena uscito da una tormenta. I capelli spettinati e il camice stropicciato e sporco di Merlino solo sapeva cosa!

«Ho pensato vi servisse una mano» Una barella volò a fianco al suo responsabile, molte erano in attesa. Un paio di rapidi gesti con la bacchetta e Zacary spalancò gli occhi.

«Prendi questa» Indicò la paziente, una giovane strega, che si contorceva sulla barella, fra le mani stringeva la bacchetta tanto forte da spezzarla. Zacary gliela strappò di mano e la porse a Draco. «Non ho mai visto una maledizione simile, ma portala in reparto e fai del tuo meglio»

Draco si ficcò la bacchetta della giovane strega nella tasca interna del camice, agganciò la barella ad un incantesimo di traino e corse verso gli ascensori, intonando incantesimi. Niente sembrava funzionare. La donna artigliava la barella con le mani ridotte ad artigli, e gridava, il viso stravolto dallo sforzo, gli occhi sbarrati dall'orrore, ma dalla sua bocca non usciva un solo suono, era agghiacciante.

«Signora! Mi sente?». Non riusciva a capire cosa avesse colpito la donna, ma era grave. «Signora, devo capire cosa le sta succedendo» La donna si tese, le giunture rigide, i muscoli gonfi, poi prese fiato e emise un nuovo urlo muto, i lunghi capelli neri le ricaddero sul viso e si sparpagliarono sul cuscino. 

Disperato, mentre le porte si chiudevano dietro di loro, enunciò «Finite»

Un boato squarciò l'aria, le urla della povera strega lo buttavano contro la parete e l'ascensore si fermò. No no no!
Non poteva succedere.
«Aiuto» Gridò, ma le urla coprirono la sua voce. Era in trappola.
Un altro urlo disumano lo investì e Draco si coprì le orecchie. «Stupeficium!»  Non servì. La strega afferrò il bordo della barella e, con un altro urlo, scardinò le porte di metallo dell'ascensore. Erano bloccati fra due piani e solo una piccola apertura, sul fondo delle porte consentiva di vedere l'esterno. Non ci passava!

«Draco!» Da fuori la voce di Zacary giunse come un ancora, subito soffocata dalle grida.

Si gettò a terra, per avvicinarsi il più possibile, a ogni urlo il pavimento tremava e alcuni calcinacci caddero proprio davanti all'apertura. «Aiuto, non so cosa devo fare»

Zacary infilò dentro una mano e cercò la sua. «Draco! Draco! Devi fare qualcosa, sta demolendo l'edificio!» Altro urlo, altra scossa ancora più forte. La cabina in cui erano intrappolati si inclinò.

Zacary lo strinse con più forza. «Draco! Lo so che è difficile, ma adesso so cos'ha... è la maledizione della banshe»

Il cuore di Draco perse un battito. «Cosa devo fare?» Un nuovo urlo coprì le sue parole. 

Zacary attese che le urla si placassero. «Non si può curare, Draco» 

Se era incurabile e la paziente soffriva a quel modo, allora lui... «NO.» Ritirò la mano. «Non posso farlo.»

«Draco, sta soffrendo» Adesso Zacary non era più tanto comprensivo. «Soffre per ogni morte, ogni persona che muore in tutto il mondo, come se fosse lei a morire.» Era terribile. «Morirà comunque, Draco, e ci ucciderà tutti!» Una nuvola di polvere e piccoli detriti entrò dall'apertura superiore, tanto per sottolineare le sue parole. Se il San Mungo fosse crollato... Merlino! Non ci poteva pensare. Sarebbe stata una strage e sarebbe stata tutta colpa sua.

«Non ne sono in grado» Le lacrime gli rigarono il viso. «Zacary, non ci riesco»

«Non c'è nessun altro» Una frase che calò come una condanna. «Devi riuscirci, è un atto di pietà, Draco» 

La donna lo fissò con uno sguardo carico di pietà e lanciò un altro urlo che si interruppe a metà, tossì sangue sul lettino candido e riprese a urlare. Stava morendo e avrebbe portato con sé chissà quante persone. 

Draco prese un lungo respiro, le mise una mano sulla fronte, quasi per confortarla, in fine le puntò la bacchetta addosso e enunciò. «Avada kedadra» e lei smise di soffrire.

Un silenzio enorme cadde su Draco, le porte dell'ascensore sparirono, il pavimento si abbassò giusto quel tanto da riuscire a far passare Zacary. «Hai fatto quello che dovevi fare» Lo prese fra le braccia, ma a Draco non importava. «Stava soffrendo, non potevamo fare nulla»  Niente lo avrebbe convinto che era la scelta giusta, in quel momento.

La strega sembrava così piccola, la veste color cielo stropicciata e strappata, la fasciava come un sudario. La bacchetta gli scivolò di mano e rotolò sul pavimento inclinato.

«Riesci a tiralo fuori, Zac?» Qualcuno urlava, Draco non sapeva neanche chi era, Zacary lo tirava e lui si lasciò condurre lontano da quel corpo, da quella vita che lui aveva spezzato. Nel pronto soccorso il caos regnava sovrano, le persone lo spingevano e lo urtavano. Lui non sapeva neppure dove si trovava. Zacary era scomparso.

Si trovò in un angolo, quello che accadeva davanti ai suoi occhi era poco più che uno spettacolo a cui assisteva da fuori. 

«Signore?» Una vocina piccola e sottile. «Signore?» Qualcuno appeso alla sua manica. Abbassò lo sguardo.

C'era una bambina lì con lui, un piccolo angelo biondo con la testa piena di boccoli e gli occhi grandi e acquosi di un cucciolo. Così innocente, così fuori posto in mezzo a quel marasma.

«Signore... la mia mamma è malata» Un piccolo singulto scosse le spalle della bambina. «Tu sei un dottore?»

Cosa doveva fare? Non poteva ignorarla. «Le infermiere si prenderanno cura della tua mamma» Non riusciva a muoversi, anche se la bambina lo tirava per la manica. 

«Ma lei non è qui» La piccola pestò i piedi. «Non riesce a camminare. Vieni, è qui fuori» Fuori? Ma perché non entrava?

«Io non posso uscire... io non...» La bimba scoppiò in lacrime.

«Vieni! La mamma sta male!» Un capriccio in piena regola, stava per avere una crisi di pianto? E se sua madre era appena fuori dalla porta... poteva sempre trasportarla all'interno, poi ci avrebbero pensato i suoi colleghi e la donna non sarebbe... non riusciva neppure a dirlo. Aveva bisogno di una vittoria, in quella giornata di merda, doveva fare qualcosa di buono!

«Fammi vedere dove è» La piccola gli sorrise, un sorriso radioso che fu come un piccolo raggio di sole, che gli diede la sensazione che stava facendo la cosa giusta.

«Qui, vieni!» Lo prese per mano e lo trascinò fin fuori dalla porta. Non era mai passato da quel lato, l'esterno dell'edificio era anonimo, un capannone babbano di cemento, coperto di graffiti. Faceva freddo lì fuori e una pioggerellina fastidiosa come punture di spilli sulla pelle, rendeva tutto umido e viscido. 

«Dov'è la mamma, piccina?» Se la sua paziente era lì fuori poteva aggravarsi. «Non vedo nessuno» Non aveva finito di pronunciare quelle parole che un sonoro "pop" alle sue spalle lo fece voltare.

«Il giovane lord Malfoy, quale onore» Le narici verticali del Lord Oscuro fremevano come se lo stessero annusando, mentre l'aria si riempiva degli scoppi delle materializzazioni.

Draco si portò la mano alla tasca, in cerca della bacchetta, anche se non aveva scampo poteva sempre vendere cara la pelle!

«Nipotino adorato!» La bambina, con uno sguardo da pazza negli occhi sembrava un mostro. «Stai cercando questa? Povero!» Fra le mai aveva la sua bacchetta, come faceva ad averla lei? 

«Dove l'hai presa?»

Una risata folle riempì l'aria. «Dove l'hai lasciata tu? Povero piccolo Draco, ce l'hanno tutti con lui» La sua bacchetta! L'aveva in mano subito dopo aver praticato l'eutanasia a quella donna. Un dolore acuto gli artigliò lo stomaco, ma lui lo soffocò. E dopo? Era entrato Zacary e lui... aveva fatto cadere la bacchetta, certo... doveva averla presa mentre lui era distratto.

«Restituiscila piccola, prima di farti male» Era un tentativo debole, ma lui doveva almeno provare.

«Sai, nipotino mio,» ecco chi era. Polisucco! Ci era cascato un'altra volta! «credo di essere abbastanza pratica con queste» Gli puntò contro la bacchetta e un raggio verde partì dalla punta. Le risate dei Mangiamorte e il ghigno agghiacciante del mostro furono l'ultima cosa che sentì prima di cadere sotto lo schiantesimo di sua zia Bellatrix.

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