Natale a Hogwarts
* Per chi non lo sapesse, questo tizio Cassius Warrinton è il cacciatore della squadra di Serpeverde in questo capitolo è al settimo anno e ha diciassette anni.
Dodici fottuti alberi di Natale e nessuna voglia di festeggiarlo. Theo odiava sentirsi così, depresso, solo, senza speranza. Non voleva piangersi addosso, non sopportava quelli che lo facevano, eppure, senza Hermione a occupare le sue giornate, senza i suoi amici... non aveva molto con cui distrarsi dalla dura realtà.
Per la prima volta dalla fondazione di Hogwarts il Castello era pieno anche durante le vacanze di Natale. I genitori avevano lasciato i loro figli a scuola, sperando che fossero al sicuro, la guerra cominciava a entrare anche fra le millenarie mura.
Per non parlare della situazione a Serpeverde. La sala comune era deserta, solo pochi drappelli di ragazzi impauriti e depressi resistevano, eppure nessuno di loro aveva lasciato la scuola. Dove erano finiti i suoi compagni? Ok, Draco andava e veniva dal San mungo, Pansy e Blaise erano da qualche parte che non avevano voluto rivelare, assieme alla sua ragazza che, tra le altre cose, si era rifiutata di confidarsi con lui. Adesso, poteva capire i suoi compagni, ma lei no! Lei almeno doveva dirglielo. Sbuffò e chiuse il libro con un tonfo.
«Che ti prende, capo?» Ah certo! Se ne erano andati e gli avevano lasciato in eredità Tiger e Goyle. Che bello!
«Vi ho già detto di non chiamarmi così, non sono Malfoy» Non era il capo di nessuno, lui. Tanto meno di quelle due anime semplici! Vincent alzò un paio d'occhi dipinti di viola, su cui aveva applicato brillantini a volontà.
«Non ho fatto niente io! E' stato Greg» Goyle, sentendosi chiamato in causa, grugnì il suo disappunto. Così non andava.
«Questo Natale è una lagna» Sbottò. Una stupida fatina, in calzamaglia rossa e vestitino verde, gli svolazzò davanti alla faccia e gli spruzzò sul naso una manciata di stelline luminose. Maledetta fata!
«Tu sei una lagna, Nott» Gli rispose Cassius Warrinton* dal tappeto davanti al caminetto. Si era beccato il punto più caldo, il fannullone. «Che diavolo vorresti fare? Mica possiamo giocare a quidditch con questo tempaccio»
Sempre a pensare a volare! «Non c'è solo il quidditch nella vita» Mezza sala comune trattenne il fiato. «Andiamo ragazzi! Metteteci un po' di fantasia! Non ce la faccio più a vedervi tutti così depressi»
«Fai come vuoi, basta che non ti metti a cantare» Gridò Charlotte Wickham,** suscitando gridolini eccitati dalla corte delle sue amiche. Che oche.
Hermione le avrebbe zittite con uno sguardo, lui invece ghignò. «Non ti preoccupare, una volta mi è bastata. Pensavo più a qualcosa di divertente, le solite feste mi hanno annoiato a morte» Come tutto il resto, d'altronde. Erano cambiate un sacco di cose da quando aveva iniziato a vedere Hermione, molte erano migliorate, altre... non avrebbe saputo dirlo. Era da considerarsi un miglioramento il suo crescente senso critico nei confronti dei suoi compagni? Da un certo punto di vista lo era di sicuro, ma dall'altro lo portava a annoiarsi sempre più spesso.
«Allora? Nessuno ha un'idea?» Gridò il cacciatore Serpeverde, doveva essersi rotto anche lui. Gli altri componenti della squadra si alzarono per dare manforte al loro amico, tutti tranne Vincent e Greg che li fissarono imbambolati.
«Grazie Cassius, ma non credo che penseranno meglio se li minacciate» Magari non era quella l'intenzione, ma minacciosi lo sembravano e come! I ragazzi si guardarono in giro, smarriti. Theo sbuffò. «Nessuno ha qualcosa da proporre? Che non sia troppo stupido o scontato...»
Dal gruppetto di Charlotte una manina si alzò tremula. Quanto poteva avere la ragazzina? Dodici, forse tredici anni? Theo la incitò a parlare con un gesto. «Potremmo giocare a obbligo e verità» Ma stava scherzando?
Un coro di proteste la seppellì. Higgs, un altro della squadra di quidditch, si portò le mani alla bocca, come un microfono e le urlò. «Non siamo in una stupida fanfiction per ragazzine degli anni novanta» (O forse sì?)
La ragazzina si fece piccola piccola, dietro le spalle di Charlotte. Le sue compagne l'abbracciarono per consolarla.
«Andiamo ragazzi» Intervenne Theo, alzandosi in piedi per mettersi fra la squadra e le ragazze. «Possibile che non riusciamo ad andare d'accordo neanche fra di noi? Eppure siamo la classe che ha distrutto la rivalità fra case»
«Ma quell'idea è stupida!» Rincarò la dose Higgs. I suoi compagni annuirono e gli batterono pacche sulle spalle per sostenerlo. Come aveva fatto quell'idiota a sostituire Draco? Magari era un cercatore decente, ma come essere umano faceva proprio schifo.
«Nessuna idea è idiota, Terence. Se non hai voglia di giocarci puoi sempre farne a meno» Che cavolo stava facendo? Neanche lui voleva giocare a quel gioco babbano, era una cosa da ragazzine! «Tieniti pure i tuoi segretucci!» Ecco! La fatidica goccia. Adesso non poteva più tirarsi in dietro, doveva continuare a spingere perché giocassero a quel gioco idiota o si sarebbe contraddetto da solo.
«E bravo Theo» Saltò su Charlotte. «Noi vogliamo fare obbligo o verità! Se tu non vuoi, Higgs, vattene pure! Giusto?» Guardò lui. Theo si sentì in trappola. Che idiota, non poteva starsene semplicemente zitto?
Higgs sogghignò e fece un cenno ai suoi compagni. «Noi andiamo a volare un po'»
Warrinton lo guardò torvo. «Con questo tempo?»
«Vi fa paura un po' di neve? I giocatori professionisti giocano con qualunque tempo!» Li sgridò Higgs.
«Bravo, bravo!» Lo sfottè Theo. «Un po' di allenamento in più non guasta, se vuoi arrivare a essere bravo la metà di quanto lo era Draco» Un coro di risolini di soddisfazione eruppe dal gruppo delle ragazze che lo sostenevano.
Higgs le guardò tutte con indifferenza. «Tu invece che ruolo hai nella squadra? Certo, non sei neanche entrato!» Wow! Che offesa! Se quello era il livello poteva anche evitarsi il fastidio di rispondere. «Tiger! Goyle! In piedi, andiamo» Abbaiò Higgs ai due giganti.
Greg non li degnò neanche di una risposta, Vincent invece sbatté le ciglia, era inquietante quando lo faceva. «Non posso bagnarmi, mi si sbava l'ombretto»
Warrinton sbuffò. «Lasciali perdere Higgs, che restino qui a spettegolare con le ragazze» Che cosa deprimente, Theo sbadigliò. «Con le ragazze e con Nott» Precisò guardandolo divertito, che razza di stronzo!
«Giusto, andiamocene prima che costringano anche noi a metterci il rossetto» Aggiunse Higgs, il più idiota di tutti. Così era troppo! Non potevano criticare a quel modo!
Theo partì alla carica. «Chi ti ha dato il diritto di giudicare? Si può sapere?»
Vincent gli si parò davanti. «Non cascare nel loro gioco, capo» Bofonchiò con il suo vocione «Non vale la pena di prendersela con cretini del genere. Sii... superbo» Sorrise, mettendo in mostra denti grandi come mani di bimbo, che immagine raccapricciante.
«Vuoi dire "superiore"? Da dove l'hai presa questa?» Il bestione si grattò la testa.
«Me lo ha imparato Ginny, è forte lei!» Oh Merlino benedetto. Da dove doveva cominciare?
Nel frattempo Higgs e i suoi ne avevano approfittato per mollarlo lì e le ragazzine lo incitavano perché si mettesse seduto in cerchio con loro. Come aveva fatto a ficcarsi in quella situazione?
Greg lo afferrò per un braccio, Vince per l'altro e lo misero seduto fra loro. Stava meglio prima, quando si annoiava.
«Chi comincia?» Chiese Charlotte. Un sorriso le andava da un lato all'altro della faccia.
«Io!» Gridò la sua vicina, entusiasta. «La prima domanda è per Theo» Chissà perché se lo sentiva. «Chi è la prima ragazza che hai baciato?»
Ok, imbarazzante ma non troppo. «Hermione» Rispose in fretta. «Adesso tocca a me?»
«Non così in fretta! Ricorda che non puoi dire bugie» Intervenne Charlotte. Che vipera. Lei e Higgs si meritavano a vicenda. «Tu e la Granger state assieme da quest'anno. Vuoi che noi crediamo che non hai mai baciato una ragazza fino a quindici anni?»
Theo si strinse nelle spalle. «Non ci vedo niente di strano. Anche se siamo assieme dall'anno scorso per la precisione» Hermione aveva ceduto durante gli esami, però tecnicamente era lo scorso anno.
«E a che punto siete ora? L'avete già fatto?» Le ragazze risero eccitate e imbarazzate.
Theo sentì le guance scottare. Come si permetteva di chiedere una cosa tanto intima? «Che curiosa. Ma questo gioco non aveva delle regole?»
«Non puoi rifiutarti di rispondere» Lo incalzò lei. Se credeva di strappargli la verità stava fresca.
«Non te lo posso dire, Charlotte» L'espressione da bravo ragazzo che lo aveva tirato fuori da tanti casini avrebbe funzionato anche con quella serpe? «Hermione mi uccide se ne parlo. Tu non vuoi la mia morte, vero?» Metà delle ancelle di Charlotte lo fissavano con occhi da pesce lesso, ma non lei, era troppo furba. Dannazione!
«E tu non dirglielo»
«Non è così che funziona in una relazione seria, la sincerità è una delle cose più importanti. Sincerità e rispetto» Gli occhi da pesce lesso aumentarono, peccato che la sua avversaria non cedesse.
Charlotte si alzò e si mise a quattro zampe sul tappeto. «E tu vuoi una relazione seria con una Grifondoro?» Ma certo! Che domande. La ragazza strisciò verso di lui, con lentezza. «Sei proprio sicuro che non sarebbe meglio una Serpeverde? Qualcuno di più simile a te?» Si sedette di fronte a lui, nel centro del cerchio, le ginocchia che si sfioravano.
Theo soffocò l'istinto di alzarsi e scappare. «Esatto, è la mia ragazza, ci siamo scelti, non ce l'ha imposto nessuno»
Lei piegò la testa di lato, sembrava quasi inoffensiva, tutta boccoli biondi e labbra color ciliegia. «In questo caso» Lo fissò dritto negli occhi, le ciglia socchiuse. «Se ti rifiuti di rispondere alla domanda, dovrai pagar pegno»
«Basta che poi mi lasciate in pace, ho risposto a domande sufficienti per tutto il gioco» Lei annuì, languida. Theo provò quasi fastidio. «Cosa devo fare?»
«Chiudi gli occhi» Mormorò. Un silenzio carico di attesa si diffuse nella sala, una strana elettricità correva fra le presenti. Qualcosa, una specie di sesto senso lo avvertì di non farlo, di non fidarsi di lei, ma Theo lo zittì. che poteva succedergli? Con riluttanza chiuse gli occhi. Un fruscio di vesti, un profumo fruttato, troppo dolce e poi... labbra morbide sulle sue.
Saltò in piedi. «Che diavolo fai!» Lei cadde all'indietro, sul sedere.
«Non negare, lo so che ti è piaciuto» Risate eccitate corsero come brividi lungo la sala, le compagne di Charlotte nascondevano la bocca dietro le mani e si parlavano all'orecchio mentre gli lanciavano sguardi compiaciuti. Era una trappola e lui ci era cascato.
«No che non mi è piaciuto. Non avevo nessuna intenzione di baciarti. Non volevo... sei una vipera!» Cosa avrebbe fatto adesso? Non appena Hermione avesse messo piede a Hogwarts sarebbe stata informata dell'accaduto e chissà come lo avrebbero fatto apparire. La ragazzina che aveva proposto il gioco lo guardava con le guance rosse e l'espressione dispiaciuta. Dovevano averla costretta a farlo. Un'altra vittima.
Charlotte, soddisfatta se ne tornò ghignante fra le sue amiche, che schifo. Non riusciva più a sopportarle. Schifato, prese le scale del dormitorio. La sua stanza era piccola e gli faceva mancare l'aria dopo un po' che ci era chiuso dentro, ma era sempre meglio che stare in quel covo di arpie. Si sbatté la porta dietro le spalle.
Adesso cosa poteva fare? Non voleva rischiare di rovinare il rapporto con Hermione, ci teneva a lei. Si buttò sul letto, il sole al tramonto faceva risplendere il lago di riflessi verdi. Come aveva fatto a essere tanto ingenuo?
Fuori, nel corridoio, qualcuno si appoggiò alla porta e si lasciò scivolare fino a terra. Tiger e Goyle lo avevano seguito e si erano messi di guardia. Un'altra scocciatura, doveva mandarli via, ma non aveva voglia di vedere nessuno.
Pazienza! Si sarebbero fatti qualche ora nel corridoio, lui doveva trovare il modo di confessare tutto alla sua ragazza senza farsi lasciare e senza rovinare la loro storia. Più facile a dirsi che a farsi!
Con un sospiro prese pergamena e inchiostro, non avrebbe voluto scriverle una lettera, ma poteva comunicare con Hermione solo così. Si figurò la sua faccia, mentre leggeva le sue righe, l'espressione delusa, ferita. Si sarebbe sentita tradita? Avrebbe posto fine alla loro storia?
No! Non poteva permetterlo! Accanto a lei, per la prima volta in tutta la sua vita, sentiva di essere al posto giusto, di meritare di essere felice. Richiamò alla mente ogni bacio, ogni carezza, ogni volta che lei lo aveva guardato, con quello sguardo che lo faceva sentire in pace con il mondo, che lo faceva sentire il centro del mondo.
Ed ora, tutto quello stava per finire e lui non sapeva come impedirlo. Si prese la testa fra le mani.
Era fottuto, era letteralmente fottuto!
** sapete chi è questa ragazza? È già apoarsa in un altro capitolo e nessuno ha scoperto di chi si tratta: è la nonna di Pansy!!! Ebbene sì, carina vero? Rivordatevene perchè apparirà ancora!
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