Natale a Grimmauld Place
Buon giorno puffole nane che seguite questa storia, siete rimaste in poche, ma non demordete, la fine è vicina.
Comunque, siccome Wattpad è Wattpad e ho detto tutto, mi ha incasinato i capitoli da 21 al 40, e non mi permette di risistemarli! Anche se li metto in ordine ritornano più incasinati di prima! Mentre cerco di risolvere sono almeno riuscita a numerarli, in modo che, con un po' di attenzione, si possano leggere nell'ordine corretto.
Mi dispiace da morire.
Spero che il capitolo vi piaccia e che vogliate farmelo sapere (le stelline sono belle, i commenti di più)
Buona lettura.
Baci.
Noy
Bussarono alla porta, era la decima volta.
«Non ho fame!» Urlò Harry e guardò ancora una volta lo schema disegnato dal professor Piton. Quell'uomo era un genio, niente da dire, ma non ci sapeva fare per niente con la matita. Cos'era quella linea tremolante e obliqua? Un movimento laterale forse?
«Vorrei solo scambiare qualche parola, Harry»
La bacchetta gli cadde di mano e lui quasi ci scivolò sopra, andando ad aprire. «Signora Malfoy, non mi aspettavo che fosse lei»
La donna gli rivolse un sorriso triste. «Mi farebbe piacere se mi chiamassi Narcissa, anche se, in ogni caso, il mio cognome ora è Black» Che idiota, gli avevano detto che aveva ottenuto il divorzio, solo che era talmente occupato che tutto il resto sembrava così poco importante.
«Chiedo scusa, non intendevo...» Lei lo interruppe accarezzandogli un braccio.
«Non preoccuparti, capisco che sia difficile. Non sono qui per questo» Entrò nella sua stanza, la schiena diritta e i passi lenti e eleganti, neanche stesse passeggiando per le sale di un museo. Si sedette sul suo letto, fra la felpa sudaticcia che si era appena levato e una pila di libri che aveva abbandonato lì la sera prima, tanto lui non aveva dormito.
«Mi scusi per il disordine» Perché non aveva sistemato? Almeno le mutande sporche avrebbe potuto metterle nella cesta della biancheria, ci diede un calcio, per spedirle sotto il letto, sperando che lei non ci facesse troppo caso.
«Non vorrei forzarti, caro, ma ci saremmo felici se scendessi a pranzo. Ti farebbe bene stare un po' con i tuoi amici» Bene, aveva deciso di ignorarlo, per fortuna.
«La ringrazio, ma non mi sento per niente in vena di...»
«Lui non c'è» Lo interruppe lei, un sorriso mesto, quasi a scusarsi di averlo preso così di petto. A quanto pareva, quello non era disposta a ignorarlo.
«Come sta?» Disse a voce bassa. Non aveva avuto il coraggio di chiederlo a nessuno, ma forse, sua madre, era la persona adatta.
Lei si lisciò le pieghe della veste per nascondere l'espressione del viso. «Se la cava, il tirocinio è impegnativo, ma sapeva che non sarebbe stato facile»
Harry annuì. «Per questo non è qui? È impegnato con...» Non sapeva come continuare. Una volta avrebbe conosciuto ogni aspetto della vita di Draco, ma ora non più.
«È al San Mungo, oggi è il suo primo giorno» Quanto orgoglio nel suo sguardo. Anche sua madre lo avrebbe avuto, parlando di lui? «Finirà stanotte, abbiamo festeggiato ieri, prima che arrivasse il treno»
Era felice che Draco si fosse lasciato la loro storia alle spalle, che portasse avanti un progetto tanto bello e importante. Anche se faceva un gran male.
«Non volevo farlo soffrire, davvero» Sussurrò, quasi fra sé. Neanche sapeva perché se ne era uscito con una cosa simile.
Lei si alzò e gli mise le mani sulle spalle. Harry non ebbe il coraggio di sollevare lo sguardo. «Lo so, caro» Un gran peso gli di sollevò dal petto. «Non so cosa tu abbia in mente, ma neanche per un secondo ho creduto che tu abbia smesso di volere bene a mio figlio»
Gli occhi gli si inumidirono, senza che lui potesse farci nulla. Tutto il dolore che aveva tenuto così duramente sotto controllo, lo sopraffece. Rinunciare a Draco era la prova più difficile che avesse mai affrontato, ma non aveva avuto scelta.
Appoggiò il viso alla spalla della donna. Che gli prendeva? Non riusciva a smettere di piangere. Lei gli accarezzò i capelli. «Fatti forza, caro. Lo so che fa male, ma vedrai che con il tempo....» Smise di ascoltarla. Lui non ce l'aveva il tempo, aveva i minuti contati e poi... non gli sarebbe bastato tutto il tempo del mondo per dimenticare Draco.
«Mi scusi...io...» Farfugliò sollevandosi. Non stava meglio, niente affatto, però gli sembrava di essere tornato padrone di sé. «Non so che mi sia preso» Lei non diede a vedere di aver notato nulla di strano, come se Harry non le si fosse appena gettato al collo piangendo come un bambino.
Anzi! Prese un fazzoletto dalla tasca e gli asciugò il viso, così, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Voleva anche lui una mamma! Qualcuno pronto a consolarlo.
«Che ne dici, te la senti di scendere?» Lo guardava con dolcezza, quanto desiderava di accontentarla. «Davvero Harry, non so più come tenere buono Sirius. È il suo primo Natale da uomo libero e sembra un cucciolo di labrador!» L'improvviso cambio di registro lo spiazzò, ma lo fece anche sorridere. Sirius era davvero un pochino troppo entusiasta.
«Posso unirmi a voi» Concesse. «Ma non credo proprio che riuscirò a calmare il mio padrino» Lei alzò gli occhi al cielo.
«Sarà sufficiente che tu faccia da cuscinetto fra lui e Severus, ho paura che uno dei due affatturi l'altro» Bella gatta da pelare! «Mi offri il braccio?»
«Ha provato con Teddy?» Propose, mentre uscivano dalla stanza. «Di solito basta per distrarre il professore»
Lei fece una smorfia. «Molly Weasley lo ha sequestrato» Raccolse la veste e ne sollevò l'orlo per non inciampare negli scalini. «Quella donna ha un problema! E poi Lupin, quel fedifrago, si è inventato un impegno a Hogwarts, lo ha fatto di proposito!»
«Sono abbastanza sicuro che i professori debbano presenziare al banchetto. Sa, per quegli studenti che restano a scuola»
«Al posto tuo non sottovaluterei la capacità degli uomini di togliersi dalla linea di tiro» Che cosa? Cavolo, sembrava proprio Piton, Harry non ci capiva niente.
«Potter! Allora sei ancora vivo!» E Zabini era ubriaco. Di cosa si stupiva? «Cominciavamo a pensare male»
«Harry! Era ora» Sirius non sembrava da meno. A quanto pareva si stava perdendo un bel party. «Kreacher! Porta un bicchiere per il festeggiato!»
«Non è il mio compleanno»
«Lascia perdere, caro. Non ti ascolta neppure» La signora Malfoy... Narcissa, accettò un bicchiere da Sirius e si unì a quella follia. Ron e Hermione ridevano in un angolo con Ginny e i gemelli. Gli fecero cenno di avvicinarsi, ma lui preferì seguire il suo padrino. Non che avesse scelta dopo che Sirius lo aveva agganciato per il collo e trascinato via.
La mamma di Ron li intercettò sulla strada della cucina, aveva Teddy su un braccio e una grossa torta del pastore in equilibrio sull'altra mano, ma riuscì comunque a stritolarlo in uno dei suoi famosi abbracci. «Harry caro, eccoti finalmente! Mangia qualcosa, tesoro, sei troppo magro» Grazie a Merlino Sirius sembrava voler evitare Molly, infatti, non appena lei apparve, lui si dileguò, perfetta sintonia.
Harry si trovò strizzato fra il professor Piton e Arthur Weasley. Il piatto pieno di purè e pollo arrosto con una grossa fetta di torta del pastore in equilibrio sulle cosce dorate a perfezione. La bocca gli si riempì di saliva, quant'era che non aveva tanta fame? Piton sembrava emanare malumore e rabbia, digrignava i denti e non toccava il ben di Dio che aveva nel piatto.
Harry si sentì chiudere lo stomaco, per empatia. «Professore» Gli sussurrò a testa bassa. «E' successo qualcosa?»
Piton gli rivolse uno sguardo di fuoco. Harry sollevò un paio di occhi pieni di preoccupazione e lui si calmò all'istante. Gli mise una mano su una spalla. «No, ragazzino, non preoccuparti. E' una cosa... personale» Sospirò e il suo sguardo indugiò, per un istante su Molly Weasley che spupazzava il piccolo Teddy. Oh Merlino! Piton era geloso! Tutto qui? E Harry si era fatto mille altre preoccupazioni.
Con un sospiro di sollievo, Harry si portò alla bocca una cucchiaiata di purè. Meraviglioso! Di fronte a lui Hermione sgridava Ron che aveva riempito il piatto fino a far sbordare il cibo sulla tavola. Ginny rideva a crepapelle, Fred e George bofonchiavano in un angolo, con il padre di Pansy e lei si divideva fra le sue due figlie, sbuffando ordini secchi a sua madre. Che confusione!
Era bello potersi rilassare a quel modo, dopo tanto tempo. «Sei riuscito a capire il mio schema?» Gli chiese Piton a sorpresa, stava mangiando, almeno e sembrava più rilassato, tanto per cambiare.
«In effetti non è molto chiaro. Ci sono dei movimenti che non sono riuscito a capire» Prese la forchetta e cominciò, «fino a qui mi riesce, vede? Però a questo punto non capisco se dovrei fare questo movimento oppure questo» Mosse la mano verso il basso, poi tornò in dietro e la mosse a sinistra.
Piton annuì. «Questa parte è perfetta. Bravo» Si sentì la sedia mancare sotto il sedere. Piton lo aveva appena lodato? «Ora, il movimento successivo è questo» Mise la mano sulla sua e, nel farlo si avvicinò tanto che Harry sentì il suo calore in tutto il corpo. Il professore gli mosse la mano, fino a completare il movimento, poi lo lasciò andare. Niente di più. «Hai capito?»
No. Non aveva capito per nulla, il professore aveva un profumo... dannazione, gli ricordava Draco! Ma non era tutto qui. Harry si sentiva strano, come investito da un capogiro. Guardò il viso dell'uomo al suo fianco e, d'un tratto gli parve bello. Oh! No, no, no! Non poteva lasciarsi andare a quel filo di pensieri.
«Piton! Che stai combinando con il mio figlioccio?» Sirius, un altro bicchiere di vino vuoto fra le mani, delle dimensioni di una caraffa stavolta, barcollò fino a loro. Per fortuna. «Non puoi lasciarlo stare? Snivellus?» Harry estrasse la bacchetta con una velocità allarmante.
L'animagus non finì di pronunciare il nomignolo che si trovò a galleggiare a mezz'aria, legato da corde invisibili. Harry, lo trascinò fino ad avere la sua faccia rossa davanti al viso. «Azzardati a chiamarlo così un'altra volta, Sirius, e te ne farò pentire»
L'uomo parve ritornare sobrio, forse era lo shock, forse l'incantesimo di lucidità che aveva lanciato aveva avuto più effetto di quanto avesse voluto, Harry non lo sapeva, l'importane era che il messaggio fosse chiaro. «Basta con il bullismo, questa storia è andata avanti fin troppo»
«Harry» Supplicò Sirius, troppo stupito per dire altro.
«No, niente "Harry"! Non ho intenzione di starmene buono» Si passò la mano sul viso. «Siete dalla stessa parte ora, basta stronzate» Avrebbe voluto andare avanti, dire al suo padrino cosa ne pensava del suo atteggiamento, del suo continuo attaccarsi alla bottiglia, del suo non prendere mai nulla sul serio. Era il momento di vuotare il sacco. Prese fiato.
«Ragazzo» Una mano sulla spalla, lo stesso calore familiare che lo aveva sorpreso un attimo fa e che ora gli sembrava già tanto... desiderabile. «Ha capito, lascialo andare» La voce calda del professore gli toccò qualcosa dentro, qualcosa che teneva chiuso da tanto tempo e Harry si sentì inghiottire da un baratro.
Che stava facendo? Sirius lo guardava attonito, i suoi amici lo fissavano, Hermione scuoteva la testa e quella mano sulla spalla che lo faceva andare a fuoco. Era troppo! «Scusate!» Interruppe l'incantesimo e Sirius rovinò a terra con un tonfo e un gemito. Harry corse fuori dalla stanza, lontano da tutti, lontano da quella cosa che lo faceva stare tanto bene e tanto male allo stesso tempo.
Fece gli scalini a due a due. I richiami dei suoi amici lo seguirono fin dentro la sua stanza. Si chiuse la porta alle spalle e la sigillò con un incantesimo, poi ci applicò anche un muffliato, non voleva sentire più nessuno. Si accasciò sul pavimento, le spalle alla porta. Cosa gli era preso?
Che idiota! Come se non sapesse benissimo cosa gli era preso. Era un'idiota e stava sbagliando tutto. Quello che aveva fatto era sbagliato! Quello che provava era molto sbagliato! Doveva mettere a tacere quella cosa, subito, prima che sfociasse nel più grande pasticcio della sua vita!
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