La giustizia deve fare il suo corso

Si svegliò con il canto degli uccellini.

Perché mai dei passerotti avrebbero dovuto cinguettare fuori dalla sua finestra, a febbraio?

Scostò le cortine del letto e trovò Hermione seduta sul letto di Ron che lo fissava. Con la bacchetta compiva lenti cerchi in aria, per governare il volo degli uccellini che aveva evocato. "Ecco cos'era" 

Ron aveva coraggiosamente infilato la testa sotto il cuscino. "Beato te amico, vorrei poterlo fare anche io"

-Buon giorno Hermione, come mai da queste parti?- Chiese, ammonticchiando le coperte sulle sue parti basse.

Il risveglio non era un buon momento per ricevere la visita di una casta e alquanto ingenua amica femmina che avrebbe potuto non comprendere certe reazioni assolutamente normali del suo corpo: aveva sognato Draco e il suo amichetto del piano di sotto stava dando una sua interpretazione al sogno. 

"Fa che non se ne accorga" Sarebbe morto dall'imbarazzo.
Lei fece compiere ancora un paio di lenti giri ai suoi passerotti, prima di degnarlo di una risposta.

-E' il gran giorno, oggi. Pansy mi ha mandato a verificare che tu ti svegliassi per tempo- 

-E da quando sei il suo bravo soldatino?- Harry sollevò la schiena, fuori dalla finestra era ancora buio, anche se era inverno avrebbe dovuto esserci almeno un leggero pallore che facesse sbiadire la notte.

"Che poeta! Devo segnarmela questa!" Purtroppo non aveva con sé il necessario per scrivere e di arrivare fino alla sua scrivania in quelle condizioni non se ne parlava proprio.

-Sarebbe venuta lei, ma con la gravidanza è sensibile agli odori e qua dentro c'è una buzza.- Si tappò il naso. Che esagerata, non era poi tanto male.

-Senti, ma che ore sono? Perché è così buio?-
Lei storse il naso e, con la punta della bacchetta raccolse da terra uno sei suoi calzini, che gli posò sul letto, sembrava di essere in una di quelle sitcom americane che zia Petunia guardava di nascosto. "Che cliché!"

Era una scena talmente stereotipata che Harry non riuscì neppure a vergognarsene.

-Certo, la vostra stanza è un giardino in fiore. Sono le cinque e tre quarti Harry. Ti conviene sbrigarti a infilarti nella doccia, suppongo che ti ci vorrà del tempo per occuparti di quel piccolo problema- Concluse, facendo scivolare lo sguardo fino alle coperte ammassate sull'inguine di Harry.

Sentì la faccia diventargli rossa, forse Hermione non era poi tanto ingenua. -Visto che, a quanto pare, hai osservato con attenzione, potresti lasciarmi da solo?- Ebbe la soddisfazione di vedere l'amica arrossire a sua volta. -E, tanto per la cronaca "piccolo" non è l'aggettivo più adatto- Forse era stato un pochino troppo volgare, ma almeno Hermione aveva lasciato la stanza prima ancora che finisse la frase.

Perfetto, aveva tutto il tempo di ripensare al sogno che stava facendo.

-Tira le tende e ricordati di silenziare il letto- Gli ordinò Ron da sotto il cuscino. E che cavolo! Possibile che tutta Hogwarts si dovesse per forza accorgere che voleva solo farsi una dannatissima sega?

Un ora dopo era davanti alla porta dell'ufficio di Piton, molto più sveglio grazie alla doccia e decisamente più riposato, grazie a... quell'altra cosa.

Bussò.
Era l'ultima volta che lo avrebbe fatto. Il suo periodo come assistente personale sarebbe finito quel giorno, mancava giusto un'ultima cosa da fare e poi sarebbe tornato libero. 

-Avanti- Entrò, con il sorriso più radioso di sempre a illuminargli il volto. -Non solo puntuale, ma addirittura in anticipo. Quale miracolo è occorso per causare una simile, inaspettata svolta? Non credevo che sarei vissuto a sufficienza per assistervi- Anche il professore era di buon umore. Si era già vestito da solo e stava facendo colazione al tavolino del suo studio, mentre leggeva la Gazzetta del Profeta.

-Notizie interessanti?- Chiese Harry, ignorando la frecciatina e sedendosi di fronte a lui, dove un grosso bicchiere di succo di zucca e un delicato croissant lo aspettavano.
Non li servivano alla mensa, e lui si era appassionato a quei dolcetti francesi solo nell'ultimo periodo. "Questi mi mancheranno" 

-Non si emozioni, Potter, l'udienza a cui siamo chiamati a testimoniare non riveste una tale importanza da essere menzionata. Toh guarda! Sbagliavo, c'è un trafiletto a pagina ventitré- Gli rispose Piton, Harry guardò l'uomo di fronte a sé, sorseggiava calmo la sua tazza di the, reggendo con una mano il giornale, le gambe accavallate e l'espressione serena.
Forse gli sarebbe mancato qualcos'altro. Addentò la sua brioche.

-Mh! Cioccolato! Era in vena di festeggiare?-

Piton lo squadrò. -E' un peccato che non abbia avuto tempo di addomesticare le sue abilità di conversatore, signor Potter, la sua vita sociale ne avrebbe giovato- Piton spostò lo sguardo sui suoi vestiti. -Però, a quanto pare, c'è ancora una cosa che posso insegnarle, Signor Potter.- Il professore si alzò e aprì la porta della sua camera da letto, sul retro era appesa una tunica nera, dall'aspetto molto formale. -Come presentarsi adeguatamente abbigliato per un impegno ufficiale.- 

Harry rimase a bocca aperta, non aveva mai avuto nulla di tanto elegante, a parte forse la veste per il ballo del Ceppo che, purtroppo, non gli entrava più. -E' bellissimo, professore. Io, non so che dire- Si alzò, massaggiandosi il braccio destro.

-Temo di non potermene prendere il merito- Replicò lui, mentre prendeva l'abito dalla gruccia. -E' opera della signorina Parkinson, sperava che un abbigliamento adeguato avrebbe ben disposto i giudici nei suoi confronti. Sa, potrebbe non aver torto, in fondo. Le duole il braccio destro, signor Potter? Lo ha sforzato in qualche modo?- 

Harry arrossì, certo che lo aveva forzato. Gli ci erano voluti dieci minuti buoni di impegno per rientrare nella giusta mentalità, dopo che sia Hermione che Ron si erano intromessi. -Non è niente!- Si affrettò a rispondere, porgendo la mano per farsi consegnare l'abito.
Piton lo fissò ancora un istante, prima di consegnarglielo.

-Lasci pure i suoi vestiti sul letto, li recupererà poi, ora abbiamo fretta- Chiuse la porta alle sue spalle.
Era una grandissima prova di fiducia, Harry sapeva quanto il professore fosse geloso della sua privacy, permettergli di restare solo nella sua camera da letto, era qualcosa che Harry avrebbe giudicato impossibile anche solo due settimane prima.

Si affrettò a levarsi la camicia e i pantaloni, non voleva certo far infuriare l'uomo con il suo ritardo e li lanciò sul letto.
Un rumore metallico attrasse la sua attenzione. Certo, si era infilato un paio di galeoni in tasca prima di uscire dalla sua stanza, per ogni evenienza.

"Meglio recuperarli" Prese i jeans, un vecchio paio comodo, di quelli scartati da Dudley, non li metteva da un po'. "Credo che l'ultima volta che li ho messi fosse la sera che siamo andati al ministero".

Chissà quale strana associazione di idee gli aveva suggerito la sua mente per farglieli scegliere per tornarvi? Si strinse nelle spalle e infilò le mani in tasca, le grosse monete dorate gli caddero praticamente in mano.
Esplorò ogni angolo, non si poteva mai sapere dove si sarebbe potuto infilare l'ultimo galeone. Con la punta delle dita sfiorò una superficie rotonda, non era un galeone, che diamine era? 

"E' incastrato!" Harry tirò e un pezzo di stoffa della tasca cedette. "Che cavolo" Si ritrovò fra le mani un anello, che diamine ci faceva un anello nella sua tasca? Lui non ne aveva mai posseduto uno e quello proprio non l'aveva mai visto. -E tu da dove arrivi?-

-Signor Potter, ci vuole ancora molto? Non starà tentando di sistemarsi la chioma, spero. Lasci stare, quella è una battaglia persa- Harry sorrise, adesso che il professore non gli era più ostile, aveva scoperto che la sua ironia era davvero sottile come aveva detto una volta Hermione.
L'anello finì nella tasca della veste e Harry lottò con i pantaloni per infilare entrambe le gambe, poi si buttò la veste sulle spalle e la allacciò mentre raggiungeva la porta.

-Scusi professore, mi si era incastrata una cosa in tasca. Ci ho messo un po'- Lui l'aveva guardato sollevando le sopracciglia, ma non aveva replicato.

-Il preside ci aspetta- Gli aveva invece detto, lapidario. Harry si era avviato verso la porta. -Dove sta andando? Non ho intenzione di salire tutti quei gradini, se posso evitarlo- Si avvicinò al camino e gettò una manciata di polvere volante. -Prima lei- Disse, facendosi da parte. 

In un battito di ciglia erano nell'ufficio di Silente. Il preside li attendeva dietro la sua scrivania.

-Harry, Severus, ragazzi miei, ben arrivati- Sentirlo chiamare il professor Piton "ragazzo" esattamente come chiamava lui, lo mise un tantino a disagio, ma era una cosa che gli succedeva spesso, negli ultimi tempi, quando incontrava il preside. 

Silente si alzò per andare loro in contro.
-Ti vedo in forma, Severus, sicuro di non poter rinunciare alla compagnia del nostro Harry, per oggi?- Chiese, il solito scintillio sinistro negli occhi.

-Non me la sento proprio di rischiare, Albus- Rispose Piton, impassibile e deciso. Harry lo ammirò, quanto avrebbe voluto avere anche solo un briciolo di quella fermezza.

-Mi devo arrendere, allora. Ti prego solo di fare attenzione alla sicurezza del nostro studente, professor Piton- Disse, prendendo un sacchetto di polvere volante. Il professore non colse la provocazione.

-Stanne certo, signor Preside, lo terrò da conto- Mise una mano sulla sua spalla, tirandoselo vicino. -Non ho nessuna intenzione di mandarlo allo sbaraglio senza fornirgli tutte le informazioni necessarie- Non che il contatto fisico con Piton lo facesse impazzire, ma almeno si sentì protetto dallo sguardo che gli rivolse il preside. C'era incertezza e frustrazione nei suoi occhi, che a Harry erano sempre apparsi benevoli e saldi.

-La conoscenza, soprattutto quando priva di discernimento, non è sempre positiva, ma tu questo lo dovresti sapere bene, Severus- Replicò l'anziano mago, sfiorando con un tocco leggero il braccio sinistro del professore. Harry scattò. L'abitudine prese il sopravvento e, senza che ci facesse veramente attenzione, allontanò la mano del preside. -Vedo che l'assistenza di Harry ti è indispensabile, dopotutto. Sarà meglio che andiate, ora, le cose al ministero tendono ad avere un loro corso- E con quella frase sibillina gettò la polvere nel camino.

Il professor Piton lo spinse all'interno, tenendolo stretto e passarono assieme.

-Mi spiace se ha trovato il passaggio scomodo, signor Potter, ma non avevo nessuna intenzione di farla restare il compagnia del preside neppure un secondo senza la mia presenza e non potevo certo farla arrivare da questa parte da solo- Harry capiva perfettamente il perché.

L'atrio del ministero, che ricordava buio e deserto, brulicava di una umanità varia e eterogenea che sciamava qua e là ondeggiando e si gonfiava per poi ritirarsi come la marea. Un mostro dai mille tentacoli, mille suoni, mille colori e sopra le loro teste, stormi di aeroplanini di carta, sfrecciavano in ogni direzione, rendendo tutto ancora più caotico.

Senza rendersi conto di quello che stava facendo, Harry si strinse al professore, in cerca di sicurezza, lui lo prese in vita, un contatto così intimo che lo fece arrossire, e lo condusse attraverso quella bolgia urlante.

A fianco agli ascensori, trovarono ad attenderli l'avvocato del professor Piton, Robert qualcosa.

Un tipo simpatico, capelli grigi raccolti in una corta coda, panciotto sempre slacciato a mostrare il ventre prominente e un fascicolo sotto il braccio.

Al suo fianco c'era la signora Malfoy che gli sorrise e lo salutò con un bacio sulla guancia. -Ben arrivati. Severus, ti spiace prestarmi Harry? Necessito di un gentiluomo che mi scorti- Lo prese sotto braccio, e, anche se la cosa era ancora imbarazzante, lo era molto meno che non restare abbracciato a Piton.

Alle loro spalle Remus sorrideva e Blaise fissava il pavimento con aria afflitta. "Che gli prende ora? Non starà pensando di scappare di nuovo?" Forse era solo preoccupato.

-Avete fatto bene a arrivare così presto, a quanto pare mancano diversi testimoni e sembra che il processo sarà più breve del previsto-Li informò l'avvocato, tenendo le porte dell'ascensore aperte per permettere loro di passare.
In questo modo aveva sbarrato la strada a tutti gli altri maghi che cominciavano a lamentarsi. Alla fine entrò a sua volta, bloccando l'accesso con un braccio.

-Permette?- Chiese a un anziano signore che cercava di entrare, spingendolo fuori e facendo chiudere la porte. -Molto bene, il processo si terrà di fronte al Wizengamut- Aprì il fascicolo e cominciò a sfogliarlo. -Le prove sono schiaccianti, ma non darei per scontato il risultato se fossi in voi.- Sistemò gli occhialetti a mezzaluna sul naso e si inumidì il dito per voltare le pagine.

-Dolores lavora al Ministero da molti anni, le persone che sono chiamate a giudicarla sono le stesse con cui prendeva il caffè qualche mese fa e questo ha il suo peso.- Voltò un'altra pagina. Possibile che quella megera avesse la possibilità di farla franca? Harry non riusciva a crederci. Infilò una mano in tasca e strinse il pugno fino a conficcarsi le unghie nel palmo.

-Dici che c'è qualche possibilità che se la cavi, Robert?- Chiese la signora Malfoy, proprio mentre le porte dell'ascensore si aprivano al piano inferiore. Una voce metallica annunciò: "primo livello" e un'attempata strega, con diverse pergamene dall'aria ufficiale fece per entrare.
Non appena mise un piede nell'ascensore, Robert si voltò verso di lei investendola con uno starnuto clamoroso, quindi cominciò a tirare su con il naso in maniera alquanto disgustosa.

-Mi scusi- Biascicò e si pulì il naso con una manica. 
-Prendo il prossimo- Disse la strega, facendo un passo in dietro.

-Davvero non lo saprei dire, Narcissa, la questione è incerta- Abbassò nuovamente gli occhi sul fascicolo e ne estrasse una foto. -Ma questo ci dà un indubbio vantaggio. -Aggiunse, sorridendo in modo molto poco rassicurante.

Era il primo piano della sua mano, anche se Draco l'aveva curata e le cicatrici erano quasi invisibili, alcune sottili linee chiare solcavano ancora la sua pelle e la scritta "non devo dire bugie" era perfettamente leggibile, se debitamente ingrandita. Harry rabbrividì.

-Anche se non permetteranno al ragazzo di testimoniare, questa dovrebbe bastare, ma se ti chiameranno, sai cosa fare, vero Harry?- Si voltò verso di lui, con fare cordiale, ma Harry aveva intuito che era molto meglio averlo come amico che come rivale.

Le porte dell'ascensore si aprirono nuovamente.
"secondo livello"

Stavolta in attesa c'era un gruppetto di ragazzi di circa vent'anni che indossavano la divisa degli auror. Ridevano fra di loro, scherzando e dandosi di gomito, ma i sorrisi morirono sui loro visi non appena videro la figura austera del professor Piton.

-Pro... professore- Balbettò quello davanti a tutti.

-Signor Willoby- Rispose Piton, un sopracciglio alzato e l'aria annoiata. I compagni del signor Willoby lo trascinarono fuori prima che le porte si chiudessero.

-Dovrei portarti sempre, Severus!- Scherzò l'avvocato, mollando una pacca sulla spalla al professore.
Lui lo fissò senza replicare.

-E se assolveranno la professoressa Humbridge, che cosa significherà per Blaise?- Si intromise Remus, non aveva ancora aperto bocca, non lo aveva neppure salutato se non con un frettoloso gesto del capo.
Teneva una mano sulla spalla di Blaise, come a consolarlo. Il ragazzo alzò gli occhi e, per la prima volta mostrò di notare le persone che aveva attorno.

Robert si aggiustò nuovamente gli occhiali e prese un bel respiro. -Non ti nascondo che renderebbe le cose un pochino più complesse, ma io ho buone speranze. Nessuno vuole rovinare il futuro di un ragazzo tanto promettente, basterà far capire ai giudici che il signor Zabini, qui, è un bravo ragazzo, che ha agito solo spinto dall'impulso di proteggere i suoi compagni. E poi, il procedimento che deve affrontare non è neanche un vero e proprio processo, ci sarà un solo giudice incaricato e a noi è capitata Marta Wilkins.- Fece un passo verso Blaise che lo fissava come dalle sue parole dipendesse la sua vita e probabilmente, per come la vedeva lui, era così. -Non preoccuparti, giovanotto, la conosco. E' una donna adorabile, falle un complimento per i suoi capelli o per il cardigan e cadrà ai tuoi piedi-

-Non credo sia il caso che tu insegni ai nostri ragazzi a corrompere un giudice- Intervenne Remus, Robert lo fissò, cercando di decifrare se stesse dicendo sul serio oppure scherzasse, poi scoppiò in una grassa risata.

-Grifondoro idealisti!- "terzo livello" Robert schiacciò il pulsante per chiudere la porte ancora prima che finissero di aprirsi.

-Ehi! Che modi- Urlò l'anziano mago che rimase chiuso fuori.

-Adesso, Harry, mi serve di sapere se hai ben chiaro quello che dovrai dire e fare in caso accettassero di farti testimoniare- Harry annuì convinto, si sentiva pronto, non vedeva l'ora di assicurarsi che la Rospa ricevesse la giusta punizione. -Molto bene, ragazzo, così si fa e tieni bene a mente che gli ideali, la giustizia, la rettitudine, sono gran belle cose. Puoi fartene scudo se fai l'insegnante, ma in un'aula di tribunale servono a ben poco. Anche se tu sarai onesto, il tuo avversario non lo sarà, quindi regolati di conseguenza, perché se perdi, non sarà la tua vita a essere rovinata- Remus si morse il labbro e Harry cacciò ancora più in profondità la mano nella tasca. Urtò contro un oggetto di metallo.

"Cos'è? Certo! che sciocco, è l'anello" Quell'oggetto misterioso lo incuriosiva e, trovarselo in mano in un momento tanto teso, lo prese come un segno. "Tu mi porterai fortuna" Decise, indossandolo sulla punta dell'indice e cominciando a giocarci.

-Allora, siamo pronti? Avete altre domande?- Senza dare loro tempo di rispondere l'avvocato estrasse la bacchetta. -Molto bene-
"Terzo livello" Puntò la bacchetta sulla pulsantiera dell'ascensore.

-Oh, ciao Robert, come...- Le porte si chiusero in faccia all'uomo che stava per entrare.

-Scusa Wallace!-
"Quarto... quinto... sesto... otta... nono... livello dieci! Robert, odio quando lo fai!" L'impersonale voce metallica sembrava proprio incazzata.

-Scusa cara, mi farò perdonare- Harry non ne era sicuro, d'altronde era impossibile, ma le porte dell'ascensore che di chiudevano alle sue spalle sembravano proprio uno sbuffare esasperato.

-Arrivati! Severus, ora sentiranno te. Tutti gli altri aspettano qui. Harry, tieniti pronto.- Prese Piton sotto braccio, lui lo fulminò con lo sguardo, ma non disse nulla, e sparirono dietro le grandi porte di legno scuro.

-Signor Robert, la stavamo aspettando- Disse una voce di donna, all'interno della stanza, prima che le porte si chiudessero. "Ah! Ecco come si chiamava! Robert Robert... bhe ho sentito nomi più strani..."

-Harry, vieni, sediamoci- La signora Malfoy si era accomodata su una delle seggiole che riempivano l'atrio. Remus aveva preso posto qualche seggiola più in là e Blaise si era appoggiato al muro con le braccia conserte e gli occhi bassi. Harry fece un cenno con la mano alla madre di Draco e si avvicinò al ragazzo.

-Ehi!- Lo chiamò, il massimo dell'eloquenza, come al solito. -Come va?-
Lui si strinse nelle spalle. Ottimo inizio, rischiavano di invecchiare prima di poter avere una qualche specie di conversazione. Remus si spostò vicino a Narcissa, per lasciare loro un po' di privacy.

-Sei preoccupato?- Blaise sollevò lo sguardo su di lui, aveva gli occhi lucidi.

-Hai notato che sono qui con la madre di Draco? La mia non si è fatta vedere- Harry non ci aveva fatto caso.
Era fin troppo abituato ad avere attorno adulti sempre diversi che si prendevano carico a vario titolo delle cose che lo riguardavano. Il fatto che ci dovesse essere un singolo genitore a occuparsi di Blaise era semplicemente al di fuori della sua comprensione.

-Magari non poteva venire- Provò a consolare il ragazzo, lui lo guardò male, sbuffò e si girò verso Remus. Il professore stava parlando con la signora Malfoy e non si accorse dello sguardo preoccupato che Blaise gli rivolgeva.

-Mi ha scritto una lettera- Bofonchiò, dopo un attimo di silenzio. Non pareva avesse una  gran voglia di parlarne. -Ha saputo di me e Neville... non mi vuole più a casa- Concluse, a voce talmente bassa che Harry fece fatica a capire le ultime parole.

Ora capiva l'atteggiamento di Blaise, doveva sentirsi proprio una pezza. -Sono sicuro che è solo arrabbiata, prima o poi ti perdonerà, vedrai-

Blaise sbuffò nuovamente, a quanto pareva era il suo mezzo di comunicazione preferito, assieme alle occhiatacce, quelle gli venivano benissimo, come quella che gli stava rivolgendo in quel momento. Un capolavoro! 

-Non conosci mia madre. Di solito gli uomini che non sono d'accordo con lei finiscono avvelenati. Non per niente si è sposata sette volte. Immagino di dovermi considerare fortunato che mi abbia solo diseredato.- Harry non sapeva che dire, anche lui non aveva avuto nulla di suo per i primi undici anni della sua vita, ma almeno aveva la certezza che i suoi zii, in qualche modo, avrebbero provveduto a lui, ma Blaise come avrebbe fatto? Aveva qualche parente che potesse prenderlo con sé? Non lo conosceva per niente e, in quel momento, se ne dispiacque.

-Posso... posso fare qualcosa?- Chiese, incerto su come comportarsi.

Blaise parve, finalmente, rasserenarsi. -Grazie Potter, ma Narcissa si è offerta di prendermi con sé, e a diciassette anni entrerò in possesso dell'eredità di mio padre. Non ho problemi, per quanto riguarda quell'aspetto, solo... se non potrò tornare a Hogwarts...-

Non era la più rosea delle prospettive, restare chiuso a casa di Sirius, ospite a tempo indeterminato, certo, non era come essere costretto a stare a cassa dei suoi zii, ma Harry poteva comprendere benissimo quanto potesse essere difficile non sentirsi a casa propria. -Sono sicuro che andrà tutto bene e nel caso qualcosa andasse storto... ci inventeremo qualcosa, alla fine ce la caviamo sempre, non ti devi preoccupare-

Blaise gli rivolse un sorriso amaro e si strinse nelle spalle. -Va tutto bene per quelli come te! Se sei l'eroe pronto a sacrificarsi per il bene di tutti allora puoi aspettarti il lieto fine, ma io non sono così, quando qualcosa mi fa paura, io scappo, non mi ci butto contro come fai tu- Che razza di discorso era? Davvero lo vedevano così? Lui si considerava una specie di fesso pronto a buttarsi a capofitto nelle situazioni più assurde, non certo un eroe.

-Ma che stupidaggini, Zabini! Piuttosto, come ha fatto tua madre a sapere di te e Neville? Siete così discreti che me ne sono accorto a malapena io- Meglio cambiare argomento, prima di morire d'imbarazzo.

-Questo perché tu sei talmente preso dai tuoi drammi che non ti accorgi delle persone che ti stanno attorno. Per te, chiunque non sia un tuo amico intimo non esiste e i nostri genitori hanno i loro metodi per tenerci costantemente sotto controllo.- Spostò il peso del corpo da una gamba all'altra. -Fare un passo falso, a Serpeverde, è rischioso- Concluse. Non era la prima volta che sentiva un discorso del genere, anche Hermione gli aveva detto una cosa simile. 

-Ma...- Cominciò. L'apertura della porta lo interruppe.

-Signor Potter, vuole accomodarsi per cortesia?-

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