L'estate parte 2 Harry
-Buon Dio! Ragazzo!- Stava urlando Vernon Dursley al nipote- Possibile che tu non debba mai, ma proprio mai, comportati normalmente?- "Ma cosa ha da urlare tanto! Come se avessi chiesto chissà che cosa strana!"
-Non è una richiesta così bizzarra zio, volevo solo...- Aveva provato a controbattere Harry, ma zio Vernon non lo aveva neanche fatto finire!
-Dudley non si sognerebbe mai di chiedermi una cosa simile!- Lo zio urlava sempre più forte ed il faccione deformato dall'ira, aveva assunto una tonalità cremisi allarmante. "Solo perché Dudley è un enorme idiota semi-analfabeta, con una dipendenza da cibi grassi e televisione!" Pensava Harry, senza avere il coraggio di dirlo ad alta voce: non era ancora troppo stufo di vivere!
-Adesso vai a sistemare il prato e dacci un taglio con questa nuova mania!- indicando con gesto imperioso la porta.
La "nuova mania" di Harry riguardava la lettura del giornale e la visione del telegiornale! Rispedito a Little Whinging, subito dopo la conclusione del Torneo Tremaghi, Harry era, da quasi due mesi, tagliato fuori dal mondo magico. Non aveva accesso alla Gazzetta del Profeta (avrebbe barattato tutti i galeoni della sua camera blindata anche solo per una copia del Cavillo) ed i suoi amici, nelle loro lettere, non gli raccontavano nulla di vagamente interessante, rendendo frustrante l'inutile compito di cercare di decifrare informazioni utili dalle loro missive. Così aveva formulato una teoria: se Lord Voldemort avesse cominciato a far sparire le persone, come prima della sua scomparsa, persino i Babbani avrebbero dovuto accorgersene... prima o poi.
Aveva quindi preso l'abitudine di controllare i giornali e ascoltare il telegiornale. Facendo andare fuori dai gangheri gli zii, per i quali nessun "quasi quindicenne" si sarebbe dovuto interessare di certe cose, Dudley, per esempio, se suo padre osava cambiare canale durante il wrestling, per guardare il telegiornale, dava in escandescenze! Perché Harry non poteva sforzarsi di essere un po' più normale?
Ma Harry aveva disperatamente bisogno di concentrarsi su qualcosa che fosse in grado di farlo smettere di pensare. Pensare al cimitero, a Cedric morto fra le sue braccia, all'orrore di vedere quel corpo rinascere! Lord Voldemort!
Tutto in lui lo atterriva, la sua voce melliflua e pericolosa, il suo aspetto inumano, la sua forza smisurata, la sua magia corrotta eppure potentissima. Un orrore paralizzante lo colpiva ogni volta che ripensava a quella notte. Era terrorizzato, avrebbe solo voluto nascondersi!
Poi c'erano altri pensieri che non riusciva a scacciare, immagini di baci bollenti, di mani che gli accarezzavano i capelli, di vestiti sul pavimento e di occhi grigi, con riflessi d'argento, che lo fissavano con desiderio.
E poi di altri occhi grigi, che si perdevano nei suoi, fra le onde del Lago Nero. Perché? Per quale ironico scherzo del fato la sua (era innegabile ormai che ci fosse un legame tra loro, quindi, sì! SUA!) Gwendolyn e quel furetto irritante di Malfoy, dovessero assomigliarsi, non se lo sarebbe mai spiegato.
Ma non poteva più ignorarlo, c'era una somiglianza, non tanto fisica, ma soprattutto nei comportamenti, nelle espressioni del viso, nell'atteggiamento...
Harry non riusciva a togliersi dalla mente l'ultimo incontro avuto con il Serpeverde:
-Potter! Fermati un attimo!- Lo aveva chiamato Malfoy, intercettandolo all'uscita dall'infermeria. Era stato molto fortunato ad imbattersi in lui... oppure lo aveva atteso a lungo in piedi nel corridoio, persino Ron ed Hermione si erano stancati di aspettarlo ed erano tornati ai dormitori.
-Che diavolo vuoi Malfoy? Non è proprio il momento giusto! Ti conviene lasciarmi in pace!- Gli aveva gridato contro, voltandosi verso di lui e fronteggiandolo pronto ad attaccare briga, aveva proprio bisogno di sfogarsi un po', gli serviva solo una scusa! Erano soli nel corridoio vuoto e poco frequentato: il posto perfetto per una bella scazzottata.
Draco era rimasto sorpreso ed aveva fatto un passo indietro, tardando a rispondere. Così Harry aveva girato i tacchi e se ne stava andando quando, infine, si era deciso a parlare: -Aspetta! Non voglio litigare!- Disse, sorprendendo Harry che gli concesse la sua attenzione -Cioè... io volevo... Sì insomma... come stai? Va... va tutto... bene?- Balbettò Malfoy, abbassando gli occhi e allontanandosi ancora di un passo, sembrava quasi che avesse paura di lui.
-Quale sfoggio di eloquenza furetto.- Lo prese in giro Harry sfoggiando un ghigno cattivo. Persino il Serpeverde sembrava darsi mentalmente del cretino, "ma che diavolo gli prende? Non reagisce neanche se lo chiamo così..."
-Sto una favola Malfoy! Proprio benissimo! Sai, ho visto un mio compagno di scuola ucciso, così, senza un motivo, poi sono stato imprigionato e ferito! Infine, tanto per non farsi mancare niente, ho assistito alla resurrezione del maniaco che ha ucciso i miei genitori, il quale ha provato ad uccidermi! Sai, ho altre idee circa lo stare bene!- Berciò Harry sempre più su di giri. Con i pugni stretti e le braccia lungo il corpo si era avvicinato a Draco con aria minacciosa, sembrava pronto a colpire, a rispondere alle provocazioni che, ne era certo, sarebbero arrivate a breve.
Invece, inaspettatamente, Malfoy aveva assunto un atteggiamento dimesso, quasi timoroso.
-Mi... Mi... dis...piace- Aveva balbettato, pietrificato, girando il viso in modo da nasconderlo allo sguardo dell'altro, sembrava un'altra persona. Ma Harry non era affatto pronto a calmarsi, non ancora per lo meno.
-Ti dispiace? Oh! Adesso sì che va meglio!- Rispose ironico, doveva riuscire a farlo infuriare se voleva sfogarsi con una bella litigata, non c'era nessun gusto ad inveire contro quella specie di agnellino che se ne andava in giro con la faccia di Malfoy. -C'era anche tuo padre, a proposito!- Sganciò Harry a sorpresa, convinto che l'informazione lo avrebbe finalmente fatto scattare.
-Mio padre? Cosa c'entra lui ora?- Chiese Draco, voltandosi finalmente verso di lui e spalancando gli occhi, mentre gli afferrava entrambe le braccia con le mani, stringendolo nervosamente. Sembrava spaventato.
-Era là, nel cimitero, col mantello nero e la maschera da Mangiamorte! È stato uno dei primi ad arrivare quando lui li ha chiamati!- Rispose Harry, senza staccarsi da lui, il tocco dell'altro ragazzo gli aveva scatenato sensazioni strane, non avrebbe saputo spiegarlo a parole, ma sembrava essere esattamente quello di cui aveva bisogno. Per un breve, imbarazzante momento, fantasticò di appoggiare la testa sulla spalla di Draco che era proprio a pochi centimetri, e si sentì curiosamente, calmo, tranquillo, al sicuro. Ogni briciolo di rabbia, di frustrazione era come evaporato, lasciandolo svuotato.
Draco era sbiancato -Mio padre era...- Sembrava non riuscisse a continuare -Allora è proprio vero- Sussurrò infine- È tornato veramente!- Riuscì a bisbigliare, quasi fra sé, avvicinandosi ad Harry ed aggrappandosi a lui, non era più chiaro chi stesse sostenendo chi.
-Mi avevi preso per un bugiardo Malfoy? Pensavi che avrei potuto inventarmi una cosa simile?- Aveva chiesto ancora il Grifondoro, esasperato, sembrava che l'unico disposto a credergli fosse, come al solito, Silente, se lo era aspettato, ma l'incredulità del biondo lo aveva particolarmente colpito. Non riusciva a spiegarsi per quale ragione l'opinione di Malfoy fosse improvvisamente diventata importante.
Draco non aveva risposto, si era limitato a guardarlo con un'espressione curiosa, a metà fra desiderio e rimpianto, il suo viso, orfano del ghigno malizioso che sfoggiava sempre, era così... Harry non avrebbe saputo come definirlo... bello? Certo che era bello, Malfoy era bellissimo! Non c'erano dubbi su questo. Non occorreva essere suoi amici e neanche trovarlo simpatico per ammetterlo, ma era qualcosa di diverso, una serenità che trascendeva la bellezza, qualcosa che lo rendeva unico.
Allora si trovava a ripensare alla conversazione che avevano avuto vicino al bagno dei Prefetti, allo sguardo che gli aveva rivolto quando lui si era interrotto, dopo aver pronunciato "e poi" ... "E poi" cosa? Quello che gli aveva detto dopo ("non sono affari tuoi") non era quello che voleva dire veramente. Harry lo aveva capito dal suo sguardo, i suoi occhi lo avevano tradito. C'erano tante cose in quegli occhi, tante parole non dette, tanti desideri celati, repressi.
Poi Harry si trovava inevitabilmente a ricordare come si era stretto a lui, sul pontile, ancora zuppo d'acqua, al calore del suo corpo, alla forza disperata del suo abbraccio, al suo profumo, così unico e sconvolgente, nonostante fosse bagnato di acqua stagnante.
A quel punto cominciava a pensare che rischiava di perdere la ragione dietro a quei pensieri e tornava a supplicare lo zio di lasciargli ascoltare il telegiornale e tutto ricominciava da capo!
Per fortuna mancavano veramente pochi giorni al suo compleanno e i suoi amici sarebbero venuti a prenderlo. Perché non avrebbe resistito ancora a lungo senza impazzire.
..........
-Che posto è questo?- Chiese Harry appena arrivato al numero 12 di Grimmauld Place.
-Ora sta zitto ragazzo- Gli rispose Moody, aprendo la porta. Si trovarono in un vestibolo mal illuminato e polveroso, ingombro di oggetti di dubbio gusto. Harry guardò Tonks con aria perplessa, in cerca di consiglio, la giovane Auror si limitò a portarsi l'indice davanti alle labbra. Harry eseguì senza cercare altre conferme, ma, non appena la ragazza inciampò in un affare bizzarro che doveva servire da portaombrelli, si scatenò l'inferno.
Una voce femminile iniziò a urlare.
-MEZZOSANGUE! LA CASA INVASA DA FECCIA E SANGUE SPORCO! COME È CADUTA IN BASSO LA NOBILISSIMA DIMORA DEI BLACK! OH, LA FECCIA CHE...-
-SILENCIO- Dietro il quadro apparve Sirius con la bacchetta in mano e un sorriso sul volto
-Che posto è questo?- Ripeté il "Ragazzo-a-Malapena-Sopravvissuto-All'Abbraccio-Stritolante-di-Molly-Wesley". Finalmente il suo padrino gli rispose: -Questa Harry, è la casa della mia famiglia, la dimora della "nobile casata dei Black" l'ho donata a Silente per utilizzarla come sede per l'Ordine della Fenice.-
La grande casa per quanto Harry poteva vedere, aveva un'aria alquanto trascurata. Molti mobili erano coperti da teli, ormai ingrigiti dal tempo, ovunque c'era polvere e grandi amache di ragnatele pendevano dal soffitto. Ogni angolo disponibile era ingombro di mobili e suppellettili, alcuni veramente di cattivo gusto, grandi macchie di umidità annerivano il soffitto e le pareti.
L'unico ambiente che sembrava essere stato ripulito con cura quasi maniacale era la cucina, anche se gli armadietti erano scrostati e macchiati.
Le riunioni dell'Ordine si svolgevano lì, infatti, i componenti si stavano affrettando proprio in quel momento a prendere posto attorno all'enorme tavola ed Harry, con una certa apprensione e non poco sgomento vide Severus Piton, il suo odiatissimo professore di pozioni, sfilare con la massima tranquillità davanti al suo naso e prendere posto con gli altri membri dell'Ordine. Stava per mettersi ad urlare, quando la signora Weasley lo spedì, senza tanti complimenti al piano di sopra, dove anche gli altri ragazzi furono immediatamente reclusi.
-Ma dico? Era veramente Piton quello?- Chiese ai suoi amici, non appena ebbero chiuso la porta alle loro spalle. Misurava il pavimento della stanzetta con lunghe falcate nervose.
-Cerca di stare calmo Harry- Cominciò Hermione, che si era seduta sul letto, invitandolo, con un gesto della mano, a prendere posto fra lei e Ron. Cominciava bene! Di solito quando gli chiedevano di mantenere la calma c'era di che agitarsi! Il ragazzo si piazzò in piedi, di fronte agli amici, ed incrociò le braccia. Hermione sentiva le proprie speranze di sostenere una conversazione tranquilla, sgretolarsi sotto i suoi piedi.
-Senti Harry, hai visto anche tu come si comporta la madre di Ron! È peggio di Fuffy, non ci lascia avvicinare, non sappiamo praticamente niente!- Cominciò lei, sulla difensiva, tormentando le lenzuola con le mani che muoveva sempre più convulsamente.
-Già amico- Intervenne Ron -Ci siamo solo potuti fare un'idea vaga.- Si interruppe cedendo la parola alla ragazza.
-Tengono le riunioni un paio di volte a settimana- Hermione cominciò a fargli la relazione su quello che avevano scoperto, ma lui non aveva nessuna voglia di stare a sentire tutte quelle informazioni inutili e non la lasciò finire.
-Hermione! Che diavolo ci fa Piton, nella cucina del mio padrino!- Urlò, facendo sobbalzare l'amica.
-Hey!- Gli gridò Ron di rimando, alzandosi per fronteggiarlo. Aveva un'espressione seria e decisa che stonava sul suo volto solitamente allegro. Harry si rese conto di essere stato brusco.
-Scusate ragazzi- Replicò il ragazzo, dopo u istante. -Non volevo prendermela con voi. -Rispose Harry, imponendosi di calmarsi.
Hermione posò delicatamente la propria mano sul gomito del rosso, per fargli capire che andava tutto bene.
-Non ti preoccupare, Harry- Aggiunse comprensiva -Non siamo riusciti a capire quale sia il ruolo del professor Piton- Continuò, sottolineando con il tono della voce la parola "professore" -Ma, a quanto pare, è un membro molto importante dell'ordine. Non cominciano MAI le riunioni se lui non è presente, a volte lo aspettano anche per ore e lui si presenta a notte fonda, resta pochi minuti e se ne va.... Neanche per Silente hanno le stesse premure...- Concluse, incerta, guardando Ron in cerca di conferme.
-Poi, un paio di volte, lo abbiamo visto arrivare senza preavviso e ridotto veramente male- Aveva aggiunto il ragazzo, sentendosi chiamato in causa -In quei casi la mamma lo porta in camera e sparisce per ore! L'ultima volta ha dovuto chiamare Poppy, tanto era malridotto!- Concluse, parlando sempre più piano. Era tornato ad occupare il suo posto, a fianco di Hermione, ma abbastanza distante da permettere ad Harry di sedersi tra loro, sul letto che faceva anche da divano, visto che, nella stanza non c'era altro mobilio se non un armadio con le ante tutte contorte ed un baule. Era quello di Hermione, dovevano essere nella sua stanza, pensò Harry, che finalmente si era calmato a sufficienza da osservare il luogo dove si trovava, anche nella piccola stanza c'erano evidenti segni di ammaloramento, le assi del pavimento erano annerite e gonfie, la carta da parati era strappata in più punti e pendeva dalla parete e, qua e là, aloni più chiari facevano capire dove erano stati tolti i quadri e gli altri oggetti appesi alle pareti.
-Certo che questa casa è proprio un rudere...- Commentò sovrappensiero, mentre cercava di riordinare li idee.
-E non hai ancora visto niente, amico, ci sono tanti di quegli incantesimi fuori controllo qua dentro che sembra di muovere guerra alla casa- Commentò Ron, scosso da un brivido mentre Hermione annuiva rassegnata.
-Che starà succedendo secondo voi?- Chiese Harry tornando all'improvviso all'argomento più importante e prendendo finalmente posto fra i suoi amici.
-Non ne abbiamo idea Harry, altrimenti te l'avremmo detto!- Concluse Hermione, posando una mano sulla sua.
-Lo chiederò a Sirius!- Commentò Harry risoluto -Lui non me lo nasconderà!-
I suoi due amici si scambiarono uno sguardo rassegnato.
...........
La riunione dell'Ordine durò fino a tardi. Quando ai ragazzi fu finalmente concesso di scendere era tardissimo, ma ciò non impedì alla signora Weasley di organizzare i festeggiamenti per il compleanno di Harry.
Dal nulla, apparve una enorme torta a più piani, ricoperta di cioccolata, al cui apice faceva bella mostra di sé una riproduzione del campo da quidditch della scuola, con gli anelli e dei microscopici giocatori che si libravano su minuscole scope.
-Wow! Signora Weasley, è un capolavoro!- Commentò Harry, grato, spalancando gli occhi alla vista del dolce. La mamma di Ron lo liquidò con un gesto della mano.
-È solo una sciocchezza caro... io ho fatto solo la torta- Si schernì la donna, -Ginny ed Hermione hanno pensato a decorarlo...- Concluse con un sorriso, agguantando le due "complici" e piazzandole davanti al festeggiato per permettergli di ringraziarle.
Hermione gli augurò buon compleanno mentre Ginny balbettava qualche parola arrossendo furiosamente.
Quasi tutti i maghi che avevano partecipato alla riunione se ne erano già andati (Piton era stato il primo a dileguarsi, manco avesse il Signore oscuro alle calcagna) solo Remus e Tonks si erano uniti ai festeggiamenti, oltre a Sirius che, per ovvie ragioni, era confinato in casa.
Nonostante gli sforzi degli amici, Harry non aveva molta voglia di festeggiare. In compenso, il suo padrino, ne aveva a sufficienza per entrambi. Eccitato dall'arrivo del figlioccio, Sirius continuava a brindare con chiunque gli capitasse a tiro, così che, quando finalmente Molly riuscì a spedirli a nanna, erano tutti quanti un po' alticci.
Harry non aveva toccato una goccia di alcool. Si sentiva d'umore strano. Finalmente era esattamente dove voleva essere, eppure c'era ancora qualcosa che non andava, e non solo perché gli "adulti", ancora si ostinavano a tenerlo all'oscuro di tutto.
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