In infermeria
La terra era fredda e umida sotto i suoi piedi nudi. Non gli importava. Un passo, poi un altro passo, poi ancora uno, senza fermarsi. Finché non si fosse fermato... non sapeva neanche lui cosa sarebbe successo, però doveva andare avanti.
La nebbia salì dal lago, strisciando sul prato, lenta e fredda. Lunghe dita fumose che inghiottirono il parco e filtrarono attraverso i pini della Foresta proibita, rendendo tutto indistinto. Draco non vedeva più dove stava andando, ma non gli importava, finché poteva vedere il pezzetto di terra dove posare il piede.
Calpestò qualcosa di morbido che andò in pezzi, un fungo, piccolo bianco e tondo poi un altro, pezzetti di fungo viscido gli impiastricciarono il piede. Correvano in una linea curva che la nebbia aveva inghiottito. Draco ora non vedeva più nulla, neanche la terra sotto i suoi piedi. Si fermò, ondeggiò per un istante e cadde sulle ginocchia. Le lacrime gli rigavano il volto. Che cosa era successo alla sua vita perfetta?
Poche ore prima era felice, aveva tutto... aveva lottato a lungo per avere tutto! Quante ore, quanti giorni, quanti mesi, aveva passato struggendosi per amore? Quanto aveva sognato e desiderato di poter stringere Harry fra le sue braccia? Di poterlo baciare? Ed ora che finalmente tutto era al suo posto, che poteva essere felice...
Il dolore lo assaliva a ondare dense e ravvicinate che rischiavano di sopraffarlo. Non era in grado di sopportarlo. Voleva Harry! Voleva sentirsi felice di nuovo. Si portò le ginocchia al petto, con gli occhi pieni di lacrime non vedeva più neppure la nebbia.
Dalla nebbia suoni attutiti giungevano alle sue orecchie, sembravano risate di bimbi e tintinnii di campanelli. Ogni tanto percepiva qualche parola. "Com'è bello" Risata. "Sembra un angelo" suono campanelli tintinnanti. Cos'era? Non gli interessava. Le voci si fecero più vicine, il tempo perse significato, la notte divenne eterna, mentre lui cercava di venire a patti con il dolore. Si sdraiò sul terreno, gli aghi di pino erano soffici e profumati, ma non ci fece caso. Le voci cantavano, ma non ci fece caso. Lucette danzavano davanti ai suoi occhi appannati, ma lui li chiuse e tutto svanì.
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«E' sotto shock» Li sentì mormorare. «Severus, io non so più cosa fare» Aveva un gran sonno, come se fosse stato sveglio per settimane e la gola gli bruciava dalla sete.
«Diamogli ancora un po' di tempo, Poppy. Se avvertiamo il preside...» Era in infermeria. Beh, aveva senso, si sentiva malissimo, però come ci era arrivato?
«Non è più iscritto a scuola, è passato un mese. Lo manderà via se non inizia il tirocinio» Rispose lei, la voce carica di preoccupazione. Era così? Lo avrebbero costretto ad andarsene?
«E tutti noi sappiamo quanto sia indulgente Silente con i Serpeverde» Il commento caustico di suo padre andò a toccare qualcosa nel profondo, come una puntura di spillo. Quanto era che non sentiva niente? Era come se, per spegnere il dolore, avesse smorzato ogni altro sentimento o percezione.
«Thz!» Era stato il commento della strega, aggiunse altro, ma Draco non ci fece attenzione.
Così lo avrebbero mandato via. Silente avrebbe avuto la sua piccola vendetta e lui non avrebbe più visto Harry, neanche per caso, nei corridoi. Harry avrebbe seguitato a vivere la sua vita e lui non ne avrebbe più fatto parte, non avrebbe più neppure assistito da spettatore, come faceva i primi anni.
Poi suo padre tornò, oppure era sempre stato lì. Non lo sapeva. «Non puoi dire sul serio, Poppy! Non permetterò che gli facciano una cosa simile... ha solo sedici anni» Non aveva la forza di preoccuparsi di cosa avrebbe successo a lui, non gli importava, ma suo padre sembrava sul punto di spezzarsi e, per la seconda volta avvertì qualcosa farsi strada nella sua mente.
«Temo che non avrò scelta» Anche lei gli parve affranta, la sentì tirare su col naso e un fruscìo di stoffa gli rivelò che aveva preso il fazzoletto. Ma che succedeva? Stava piangendo per lui? Voltò la testa con uno sforzo enorme, ma erano ancora fuori dal suo campo visivo.
«Ci deve essere un'alternativa» Non aveva mai sentito suo padre parlare a quel modo, non sembrava neppure lui. «Se solo avesse più tempo» Voleva vederlo in viso, voleva sapere se stava piangendo anche lui. Madama Chips singhiozzava. Puntò i gomiti sul materasso e, in qualche modo, riuscì a sollevare la testa, cercando di tenere a bada i capogiri.
«Non è così facile, Severus, potremmo stare sbagliando a tenerlo qui. Nel reparto psichiatrico del San Mungo lo curerebbero meglio di quanto possa fare io» Un singhiozzo violento le mozzò la voce. Reparto psichiatrico? Era di quello che stavano parlando?
«Che futuro avrà lì dentro? Anche se ne uscisse, dopo che cosa potrà mai fare?» Rinunciare a tutto!
Era di quello che si trattava, non solo senza Harry, ma senza nessun futuro, tutti i suoi sogni, tutti i suoi progetti, andati in fumo! «Papà» sussurrò, solo un filo di fiato, ma fu come se avesse urlato. I due adulti si immobilizzarono e lo fissarono muti.
Poppy nascose il fazzoletto in tasca e prese la bacchetta. «Stia sdraiato, signor Malfoy, è troppo debole per alzarsi» Sventolò la bacchetta sul suo viso e prese una boccetta dalla tasca. Fredda, efficiente come al solito, ma qualcosa nel suo sguardo non tornava. «Pozione rinvigorente. Non è come mangiare un buon pasto, ma ci arriveremo con calma» Le mani di Draco tremavano mentre si allungavano verso la fiala.
«Faccio io, Poppy» Suo padre prese la provetta dalle mani della donna e gli passò un braccio attorno alle spalle per aiutarlo a sollevarsi. Lo guardava come fosse di cristallo. A piccoli sorsi gli vuotò in bocca la pozione, sapeva di cioccolata e Draco ebbe il sospetto che quello non fosse il sapore che aveva di solito.
«Ci hai aggiunto il cacao?» Chiese, con un sorriso stentato. Che fatica, anche il più piccolo movimento era un'agonia, ma si sentiva già meglio.
Severus rispose al suo sorriso con uno altrettanto incerto. «Quando eri bambino non volevi mai berla se non sapeva di cioccolato. Sappi che Remus si prenderà gioco di me per sempre a causa di questo» Occhi rossi, espressione ansiosa e un debole tentativo di umorismo caustico. Suo padre era distrutto.
«Scusa... non voglio farti preoccupare è solo che...» Non ebbe la forza di proseguire, era ancora troppo debole.
Severus lo abbracciò. «Sono morto di paura, Draco» Si sentiva fragile e suo padre era caldo e soffice, un perfetto punto fermo in tutto quel mare di stanchezza. «Lo so che stai male, ma non puoi scappare così, mandando in rovina tutto, escludendo le persone che ti vogliono bene. Tua madre, la signorina Parkinson, il signor Zabini... io. Eravamo tutti preoccupati» Severus lo strinse ancora più forte, mentre la pozione faceva effetto. Draco la sentiva spazzare via la spossatezza schiacciante che lo aveva bloccato.
«Mi dispiace, papà» La provetta era vuota, ma suo padre non accennava a volerlo lasciare. Non che Draco si lamentasse, era così... si sentiva così... al sicuro. Calde lacrime gli rigarono il viso e lui le lasciò scendere. «Non volevo più nulla, non volevo sentire più nulla, volevo solo non esistere, era l'unico modo per tenere a bada il dolore» Suo padre lo strinse più forte e gli accarezzò la testa.
«Lo so... lo so» Lo blandì con voce cantilenante. «Ma dove sei stato, Draco? Ti abbiamo cercato ovunque»
«Ero nelle foresta, non so dove fossi, la nebbia copriva tutto e non volevo più spiaccicare funghi, fa schifo» Tirò su con il naso.
«Funghi? Oh Merlino Draco! Eri in un cerchio di fate! Ecco perché non ti trovavamo» Suo padre lo prese per le spalle. «Hai mangiato qualcosa?» Draco scosse la testa. Adesso si spiegava tante cose, le voci, la nebbia, la sensazione che il tempo non scorresse... avrebbe potuto stare lì per anni, anche per sempre e nessuno lo avrebbe mai trovato.
Deglutì. «Quanto tempo sono stato via?»
«Un mese. Ti hanno lasciato andare perché non mangiavi il loro cibo. Si saranno rassegnate» Suo padre gli accarezzo il viso, un gesto affettuoso che spazzò via le ultime difese. Il dolore ruppe gli argini e dilagò in lui, non se ne sarebbe mai andato, doveva trovare un modo per conviverci senza farsi annientare.
Singhiozzò. «Fa così male» Si aggrappò alla veste di suo padre, non voleva che lo lasciasse andare.
«Passerà» No, non avrebbe mai più smesso di soffrire. «Lo so che sembra impossibile, ma lo sentirai sempre meno e un giorno ti sveglierai e sarà passato» Draco allentò la presa. «Datti tempo, alla fine sarà solo un ricordo tanto dolce che ti chiederai come avresti fatto senza tutto questo» Lo fissò negli occhi, aveva uno sguardo triste ma anche nostalgico e a Draco venne da chiedersi se fosse capitato anche a lui. Che avesse sofferto proprio per sua madre? O era un'altra la ragazza che gli aveva spezzato il cuore?
Non domandò nulla però, non gli sembrava giusto parlarne e non era suo padre a volerglielo confessare per primo. «Non devi andare da Teddy?» Chiese invece, era strano che suo fratello non li avesse ancora interrotti.
«No, è con Winky» Severus si sedette sul suo letto con un braccio sempre avvolto attorno alle sue spalle. «Alla fine abbiamo deciso che era la soluzione migliore»
«Winky... non è l'elfo domestico di Crounch?» Ricordava qualcosa... aveva a che fare con un'evasione...
«Proprio lei. Il suo padrone le aveva dato dei vestiti, ma sapevo che era stata encomiabile nel prendersi cura del suo protetto, quindi io e Remus l'abbiamo legata e adesso ci aiuta con il bambino» Sembrava molto più rilassato in effetti, che fosse riuscito a dormire?
«Certo non potevi portarlo a lezione di pozioni...»
«Non insegno più pozioni, ti sei perso l'annuncio. Lumacorno, il mio insegnante ha ripreso la sua cattedra» Draco spalancò gli occhi, immaginarsi il laboratorio sotterraneo senza suo padre era qualcosa di inconcepibile.
«E tu?»
«Ho la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure» Gongolò, trattenendo a stento la gioia.
«Papà! Ma è fantastico!» Una notizia fantastica! «Adesso capisco perché ho l'obbligo di frequenza alle lezioni di Difesa» Gli era parso strano, Difesa non era una materia che potesse servire direttamente a un medimago, ma era quello che suo padre desiderava da sempre, ovvio che lo volesse al suo fianco.
«A dimostrazione del fatto che, se si pazienta e non ci si nasconde dal mondo, prima o poi i sogni si realizzano»
«A proposito di sogni!» Madama Chips aprì il separé di stoffa, un vassoio in bilico su una mano e nell'altra un camice tanto bianco da risplendere. «Il tuo ti aspetta, ragazzo. Fai colazione e vestiti, il tuo nuovo camice da specializzando ti starà largo se dimagrisci ancora un po'»
Se ne era quasi dimenticato. La sua nuova vita non era scomparsa solo perché lui si era preso una pausa, era stato fortunato, stavolta. «Posso cominciare subito?»
«Non sarà presto?» Chiese suo padre, aveva un tono preoccupato che lo fece commuovere.
Madama Chips storse il naso. «Tenersi occupato lo aiuterà a riprendersi più velocemente» Commentò in modo sbrigativo. «E poi sarà comunque in infermeria, lo terrò d'occhio» Gli indirizzò un'occhiataccia che lo avrebbe atterrito, se non l'avesse vista piangere per lui solo pochi minuti prima.
«Non preoccuparti, sto bene. Ho solo una gran fame» Allungò le braccia per prendere il vassoio della colazione, Le mani non tremavano più.
«Come preferisci, non sei più un mio studente. Sei solo mio figlio» Gli sussurrò, alzandosi dal suo letto. «Ma ci sono delle questioni che riguardano l'eredità di Lucius da chiarire, che non possono più essere rimandate» Aggiunse, il boccone che Draco si stava portando alla bocca rimase sulla forchetta, il cibo aveva un aspetto molto meno invitante, all'improvviso.
«Non voglio nulla da lui. Puoi buttare la sua eredità nel lago Nero, che la piovra ne faccia ciò che vuole» La mano tornò a tremare, ma non perché era debole.
«Non essere precipitoso, Draco. Ascolta prima quello che io e tua madre abbiamo da dirti, stasera ci vedremo alla testa di Porco, dopo la fine delle lezioni» A Hoghsmade? Ma lui non ci poteva andare. Non era domenica... no, un attimo, aveva il permesso di uscire quando voleva!
«Va bene, ci sarò» Non si sarebbe lasciato scappare l'occasione di mettere in pratica il suo nuovo privilegio, chissà Blaise come avrebbe rosicato! «Non riuscirete a farmi cambiare idea, in ogni caso» Addentò un toast e questo mise fine alla questione.
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«Allora! Ragazzo, che combini?» Madama Chips si era rivelata un insegnante severa. «Attento! Le garze!» L'ammasso di stoffa che levitava davanti ai suoi occhi lo aveva tenuto occupato a lungo. Per fortuna nessuno studente aveva avuto bisogno dell'infermeria. Non si sentiva ancora pronto per vedere altre persone. L'infermeria era diventato il suo personale rifugio.
Fino a quando Pansy non seppe che si era svegliato. «TU!» Spalancò le porte. «Hai intenzione di farmi venire i capelli bianchi?» Per poco non piangeva.
Draco allargò le braccia e lei ci si tuffò. «Scusami» Mormorò fra i capelli dell'amica. Blaise si sporse e lo fissò con una faccia che non gli aveva mai visto, ma non si azzardò a fare scenate.
Entrò con passo elegante e sostenuto. «Se vuoi lo stendo quel cretino del tuo ex» Picchiò il pugno sul palmo della mano. Eloquente! «Intanto gli abbiamo fatto il vuoto attorno. Solo la Granger e il Weasley meno interessante gli rivolgono ancora la parola» No, cosa avevano fatto? Lui non voleva questo.
Pansy si allontanò e gli prese il viso fra le mani. «E' distrutto, Draco, sembra uno zombie. Lo so che è stato uno stronzo, ma non riesci a perdonarlo? Si è pentito di sicuro.» Qualcosa di simile alla speranza si era fatto strada nel suo cuore lacerato, accendendolo. Che fosse così sul serio? Non voleva illudersi, però...
Harry che tornava da lui. Poter riposare ancora fra le sue braccia, tutto aggiustato, come non fosse successo nulla, i fili della sua vita perfetta riannodati. Sarebbe stata la fine del dolore. «Tu... pensi che...»
Pansy scosse il capo. «Non lo so» Lo guardò fisso. «Però non mi dà l'impressione di qualcuno che non ci tiene. Che cosa ti ha detto?» Draco non lo ricordava neanche più, gli pareva che fosse passata una vita intera.
«Non mi ha dato molte spiegazioni, credo che mi considerasse... troppo egoista»
Pansy sgranò gli occhi. «Ma è impazzito? A me, tesoro, sembra una scusa. Ci deve essere qualcos'altro sotto»
«Ma... per quanto è scemo Potter potrebbe anche essere vero» Blaise si sedette su uno dei lettini che lui aveva appena rifatto.
«Allora, credete che dovrei andare a cercarlo? Magari se gli parlassi potrei convincerlo a darmi un'altra possibilità?» Non voleva illudersi, davvero non voleva!
«E' quello che vuoi davvero?» Che voleva dire Pan? Certo che era quello che desiderava, voleva solo che tra lui e Harry tornasse tutto come prima, del resto non gli importava nulla o quasi. «Te la senti di ricominciare anche se lui ti ha fatto soffrire a quel modo?» Il dubbio lo colse. Tornare a come si era sentito anche solo il giorno precedente era una prospettiva agghiacciante. Valeva davvero la pena rischiare di vanificare i pochi, faticosi progressi che aveva fatto solo per una speranza?
«Sì. Mille volte sì» Harry valeva tutto quello e altro ancora, valeva fino all'ultimo brandello d'amore che poteva dargli. «Vado da lui» Doveva agire subito, prima che i dubbi lo paralizzassero ancora.
«NO!» Lo fermarono gli amici, quasi all'unisono. Draco si bloccò, che cosa avevano adesso? Pansy e Blaise si scambiarono uno sguardo stupito, poi fu lei a proseguire. «Tesoro, non correre da lui, non mostrarti così... affamato»
«Già. Fatti vedere in giro, questo camice ti sta una bomba, sembri un medimago vero. Fallo rosicare» Aggiunse Blaise, con fare cospiratorio. Pansy gli si sedette a fianco, una mano su un braccio come a trattenerlo.
«Blaise non ha torto. Lascia che arrivi a desiderarti» Gli sorrise. «E poi, il bianco ti dona davvero, hai qualcosa di "angelico"» Ma che sciocchezza! Si sbirciò allo specchio. Sembrava un fantasma, altro che angelo! Però aveva un fascino strano, qualcosa di ultraterreno. No, non stava male.
«Non aveva pensato a come mi sarebbe stato il camice, quando ho fatto domanda. Non so perché ma non mi sembrava importante» Si chiuse la casacca con le mani e si rimirò da dietro, sembrava ancora più alto e ancora più biondo.
«Perché non pensi mai alle cose importanti!» Lo rimproverò Pansy. Gli venne da ridere, anche se non credeva che fosse possibile, ma la nuova speranza che aveva nel cuore gettava nuove prospettive su tutta la sua situazione e gli lasciava spazio alla speranza.
«Devo vedere mia madre, stasera. Domani cercherò Harry e non guardatemi a quel modo, non voglio che qualcun altro me lo rubi, mentre aspetto che lui mi noti!» Se volevano dirgli che non correva questo rischio se lo tennero per loro e Draco gliene fu grato.
«Narcissa viene a Hogwarst, stasera?» Chiese invece Blaise, tentando di fare conversazione.
Draco sollevò un sopracciglio e tese le labbra per non sorridere. «No, la raggiungerò io a Hohgsmeade, anzi, sono in ritardo»
Blaise assottigliò gli occhi. «Hai intenzione di approfittartene così, vero?» L'invidia trasudava dal suo sguardo come il muco da un vermicolo.
«Non so di che cosa parli. Mia madre ha bisogno di vedermi e io ho intenzione di accontentarla, visto che ne ho la possibilità» Cercava di ostentare indifferenza, quasi fosse una cosa del tutto normale, ma lo sapeva benissimo anche lui che si vedeva lontano un miglio quanto se la stesse tirando.
«Bene, signor apprendista! Sarà meglio che ce ne andiamo, adesso» Si alzò e porse il braccio a Pansy che lo accettò con grazia ostentata. «Non vogliamo certo che faccia tardi al suo appuntamento» Con il naso all'insù Blaise era proprio bravo a fare il sostenuto e poi, un appuntamento con sua madre! C'era tanto di cui essere gelosi!
«Sì, meglio che andiate, prima che Madama Chips si accorga che occupate i letti dell'infermeria e spiegazzate le sue... le nostre lenzuola» Si affrettò a lisciare le piegoline sul candido lenzuolo.
Pansy rise. «Ci sei mancato anche tu, tesoro» Era vero. Andava tutto molto meglio quando permetteva ai suoi amici di essere nella sua vita.
Si sporse e le baciò la guancia. «Ti voglio bene» Le sussurrò. «E... Blaise... comunque vada a finire fra me e Harry, non dovete fargli il vuoto attorno» Blaise sussultò perplesso. «L'alleanza con i grifondoro aveva uno scopo che non era solo aiutarmi a avere una chance con Harry» Blaise sbuffò. «C'è ancora una guerra, là di fuori. E' facile dimenticarsene qui, siamo al sicuro, protetti. Ma non dobbiamo illuderci di poter rinunciare a un alleato o rompere la nostra collaborazione per una ragione tanto infantile» Non voleva essere così duro, ma qualcuno doveva pur dimostrarsi abbastanza adulto da ricordare le cose importanti.
Blaise sospirò. «Sei davvero poco divertente, quando sei così assennato» Commentò, ma Draco sapeva che aveva recepito il messaggio. Si separarono con un abbraccio e lui si avviò con entusiasmo verso la sua nuova stanza. Alla fine aveva accettato l'offerta dell'alloggio a fianco all'infermeria, o meglio, suo padre aveva accettato al posto suo.
La stanza però era carina, aveva anche una finestra! Il sole al tramonto entrava obliquo dai vetri privi di tende, andando a riflettersi sul grande specchio che si trovava sulla parete di fronte. Tutta la sua roba era stata portata in quella stanza, il piumone verde con il logo della sua casa "Ex casa" riposava sul grande letto privo del baldacchino che contraddistingueva ogni altro letto degli alunni, il suo baule ai piedi dello stesso, era certo che i suoi abiti fossero nel piccolo armadio anche se non sapeva proprio come ci fossero entrati, ma la cosa più sorprendente era la grande libreria.
Non ne aveva mai avuta una personale a scuola, che bisogno c'era? Tutti i testi di cui aveva bisogno poteva trovarli in biblioteca. Ma i libri che vedeva raccolti lì... accarezzò i dorsi con deferenza, leggendo i titoli. "Prontuario medico di pronto soccorso" Questa sì che era una lettura interessante, o avrebbe dovuto cominciare da "Incanti e malie diagnostiche. Volume primo" e il secondo? Ah, eccolo e anche il terzo e il quarto. Ma quanti incantesimi diagnostici si aspettavano che dovesse conoscere? "Practica brevis" E questo? Lo prese fra le mani e iniziò a sfogliarlo. Un libro babbano? che avrebbe dovuto farsene? Era senz'altro una ristampa, ma risaliva forse al undicesimo, dodicesimo secolo... era scritto in latino. Però che illustrazioni interessanti!
L'orologio batté l'ora di cena. Era in ritardo. Infilò il libro al suo posto e, con un'ultima, nostalgica occhiata, prese un paio di pantaloni e un maglione dall'armadio. Però, Pansy aveva fatto un lavoro fantastico con il suo guardaroba!
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