Il medaglione e tutto il resto


Era arrivato Natale prima che potesse passare da sua madre, o meglio, la vigilia di Natale.
«Sei sicuro di non riuscire a liberarti domani?» Sua madre lo guardò con il suo collaudato sguardo da senso di colpa e il familiare pungolo si fece sentire, proprio come per tutta la sua infanzia, giusto alla base del cranio, dove ora sapeva esserci Atlante, la prima vertebra che sorreggeva il peso di tutto il cranio.

Draco si congratulò con sé stesso, stava proprio sviluppando un pensiero da medico. «Mi spiace mamma,» Le posò un bacio sui biondissimi capelli che cominciavano a velarsi di grigio. «Non posso mancare il primo giorno di tirocinio.»

Narcissa increspò le labbra. «Non dovrebbero pretendere che cominci il giorno di Natale. E' un giorno dedicato alla famiglia»

Ne avevano già discusso via camino, ma sua madre non sembrava incline aa arrendersi. «Le persone non scelgono quando ammalarsi, mamma»

Lei gli sorrise, «Hai ragione tu, tesoro» Gli accarezzò la testa. «Ma non puoi chiedermi di farmelo piacere» 

Questo era sottinteso, naturalmente. Draco era cosciente che, negli anni a venire, si sarebbe dovuto sorbire le recriminazioni di sua madre per ogni festa, ogni compleanno, ogni commemorazione che si sarebbe perso. «E' il lavoro che mi sono scelto» Le rispose, quasi scusandosi. Narcissa lo abbracciò e tutto fu accantonato.

Nell'aria c'era un profumo invitante, carne arrostita, rosmarino e menta, ma anche zucchero e cannella, un miscuglio che per lui voleva dire solo una cosa: Natale.
Annusò l'aria e tornò bambino per un solo istante. «Che fame»

Sua madre scoppiò a ridere, lo prese sotto braccio e lo scortò in salotto sotto lo sguardo benevolo della prozia Walpurga, che doveva aver trovato il modo di dissetarsi con un eggnog con poca panna e molto Bourbon. Come se lo fosse procurato era un vero rompicapo, ma l'espressione serafica mentre lo salutava alzando la tazza era inequivocabile.

«Credi che possa avere anche io un goccio di quello che beve la zia?» Domandò a sua madre, suscitando l'ilarità di Sirius, che, a giudicare dalla sua andatura, non era meno pieno della zia.

«Un giovane uomo che sa quello che vuole» Biascicò e si accostò alla tavola, dove riempì due bicchieri con il liquido dalla consistenza cremosa che rovesciò anche su tovaglia pe pavimento. «Tieni nipote» Ne porse uno a lui e si portò l'altro alle labbra. In pochi secondi il bicchiere fu vuoto.

«Credo che tu ne abbia bevuto a sufficienza, per stasera» Si intromise Narcisa che, per buona misura fece sparire la caraffa, la macchia sul pavimento e anche il suo bicchiere.

«Mamma!» Si lamentò, anche se dopo aver visto Sirius non aveva più tanta voglia di ridursi a quel modo.

Sirius si appoggiò alla tavola. «Kreacher!» Sbraitò. «Porta altro liquore e stavolta non metterci tante uova»

Sua madre sbuffò. «Sei insopportabile quando fai così» Lasciò il suo braccio e si avvicinò all'albero di Natale. «Ma almeno non litigherai con Severus se sei tanto ubriaco» 

Certo! entrambi i suoi genitori sotto lo stesso tetto a festeggiare la vigilia di Natale con lui. Sembrava il sogno di un bambino che si realizzava, se Draco non fosse stato tanto preoccupato da quello che doveva fare, sarebbe stato perfettamente felice, in quel preciso istante.

«Sei acida da quando il tuo spasimante non c'è» La canzonò Sirius, Narcissa prese un pacchetto da sotto l'albero e glielo porse.

«Abelfort non è il mio spasimante» Precisò lei. «E' un buon amico, nient'altro» E già questo era più che sufficiente. Draco avrebbe fatto volentieri a meno delle immagini mentali che le parole di Sirius gli stavano evocando. E grazie tante.

L'elfo domestico pazzo entrò in sala con una nuova caraffa di liquore e lo posò sulla tavola senza farsi vedere. Né Sirius né sua madre diedero segno di accorgersi di lui, impegnati com'erano a battibeccare. Era la sua occasione.

«Vado a vedere a che punto è l'arrosto» Annunciò, posò il pacchetto che gli aveva dato sua madre e seguì l'elfo in cucina.

«Non rovinarti l'appetito caro» Gli gridò sua madre.

«Lascialo perdere, è un uomo ormai» Lo difese Sirius. Draco ignorò entrambi, se volevano litigare anche a causa sua, che facessero, bastava che lo lasciassero libero di compiere la sua missione.

In cucina il profumo era irresistibile, forte e penetrante, tanto che Draco si sentì già sulla lingua il sapore dell'arrosto. «Che profumino» Sussurrò, un sussurro talmente impercettibile da essere a malapena udito, ma abbastanza forte da far saltare il vecchio elfo sul posto, proprio mentre reggeva la torta di Natale, con tutti i suoi dodici strati di deliziosa crema. 

Il dolce fece una parabola sfiorando il soffitto, si capovolse e... si fermò a mezz'aria. Draco, bacchetta alla mano, lo fece voltare su sé stesso, posare sul piatto di portata e lo fece scivolare delicatamente sul tavolo. «Scusa, non volevo spaventarti»

L'espressione sul viso dell'elfo andò in pezzi. «Padrone» Si gettò ai suoi piedi, afferrando l'orlo della sua veste. «Padrone Draco aiuta. Mai padrone è stato tanto buono con Kreacher, mai» Piagnucolò. «Mai nessuno tanto buono. Solo padron Regulus è buono con Kreacher e adesso padron Draco anche.» Ecco, adesso era il momento giusto.

«Kreacher, perché non cerchi di calmarti?» Cercò di essere gentile, ma la cosa sembrava aumentare la disperazione dell'elfo invece di calmarlo.

«Kreacher è indegno» Strillò. «Kreacher non si merita parole gentili. Kreacher merita solo solitudine e servire Padrona nel quadro. Nessuno è più stato gentile con Kreacher dopo che padron Regulus è andato via»

Allora Draco si rese conto che lì, proprio davanti a lui, c'era un piccolo essere ferito, che aveva consacrato la sua vita a servire i suoi padroni e in cambio aveva ricevuto solo una vita di solitudine e tanti insulti. Gli mise una mano su una piccola spalla ossuta, lasciata scoperta dal cencio che l'elfo portava legato in qualche modo. «Kreacher, sei stato bravo» L'elfo parve calmarsi. «Ti sei preso buona cura di tutto e sono sicuro che Regulus sarebbe molto fiero di te»

«Padron Draco è uomo buono» Era surreale sentirsi definire un "uomo buono" da quel piccolo elfo, eppure Draco sentì che non poteva sperare di avere un riconoscimento che valesse di più.

Si sedette e invitò l'elfo a fare lo stesso. Lui, sorprendentemente, prese uno sgabello da un piccolo vano sotto l'acquaio e si sedette di fronte a lui con una compitezza che non avrebbe creduto possibile per un appartenente alla sua specie. 

«Cosa può fare Kreacher per padron Draco?» Aveva capito, con la saggezza della sua razza, che Draco aveva bisogno di un aiuto da parte sua, qualcosa che andava al di là dei soliti compiti che gli venivano richiesti. Ma ora che poteva chiedere ogni cosa, Draco si trovò a non sapere cosa chiedere con esattezza.

«Mi chiedevo se potessi parlarmi di Regulus» Il viso dell'elfo si illuminò.

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Molte ore dopo, Draco camminava per i corridoi di Hogwarts, il peso che portava sul petto da ormai troppo tempo lo stava lacerando dentro. 
Come poteva un oggetto tanto piccolo contenere tanta malvagità?

Lo aveva capito immediatamente, non appena l'elfo aveva estratto il medaglione da sotto il lavabo, che quello era ciò che cercava. Emanava un'aura malvagia evidente e, dal momento in cui lo aveva avuto al collo, ogni cosa aveva perso colore. Gli occhi dell'elfo luccicavano di gratitudine mentre glielo passava. Lo aveva custodito per tutti quegli anni solo per fedeltà verso il suo padrone, ed ora lo stava affidando a lui.

Non sapeva come era riuscito a fingere, di fronte ai suoi genitori, ma era arrivato alla fine della serata e non appena avevano posato le forchette del dolce si era alzato. «E' meglio che vada, domani devo cominciare presto» Sua madre lo aveva guardato con le lacrime agli occhi, ma lo aveva lasciato andare senza chiedere nulla. 

Per fortuna, o non sarebbe stato in grado di risponderle.

Arrivò davanti al gargouille di pietra e si fermò. «Devo vedere il preside» Ordinò alla statua. Quella non si mosse. «Non conosco la parola d'ordine, ma sono sicuro che lui vorrà vedere questo» Tirò fuori il medaglione da sotto la camicia e lo lasciò a penzolare dal suo collo. Non osò toglierselo, quel coso sembrava dotato di una volontà propria e aveva paura di perderlo. 

La statua ebbe un brivido, come se si fosse messa in moto. Draco salì sul primo gradino e le scale cominciarono a ruotare su sé stesse, portandolo con loro sempre più in alto.

Il preside era pronto a riceverlo, anche se indossava una veste da camera da cui spuntavano un paio di babbucce ed un buffo cappello tutto moscio di seta azzurra. «Signor Malfoy» L'uomo lo scrutò da sopra gli occhiali a mezzaluna, o meglio, scrutò il medaglione che pendeva dal suo collo. «Quello non è un gingillo con cui baloccarsi, bambino»

«Ma mi faccia il piacere» Ebbe la soddisfazione di vedere Silente trasalire. «Questo è un horcrux, un oggetto che contiene un brandello di anima di Colui Che Non Deve Essere Nominato» Prese il medaglione, lo posò sul pavimento e estrasse una scatoletta dalla tasca, all'interno una sorta di chela riluceva di una lucie malvagia. 

«Che ha intenzione di fare? Si fermi» Gli intimò Silente.

Prima che il preside potesse fare alcunché Draco estrasse il pungiglione dalla scatola, e toccò il medaglione con la punta gonfia di veleno. Il liquido mortale avvolse l'intero gioiello, da cui fuoriuscì un grido terribile. Una sorta di fantasma dalla forma vagamente umana, si librò sopra l'horcrux morente e per un istante a Draco parve che assumesse le sembianze di Lucius.
Poi svanì, rapido com'era iniziato e il buio li inghiottì.

«Lumos» Cantò il preside. Una piccola luce illuminò la punta della sua bacchetta. A Draco fischiavano le orecchie.

«Qualche candela sarebbe più utile» Il preside mosse la bacchetta e il grande candelabro si riaccese. «Meno male, sa, non volevo arrischiarmi a cercare il pungiglione di agromantula al buio» Disse Draco, come fosse la cosa più naturale del mondo. «Il rischio di pungersi è troppo elevato anche per me»

Silente respirava a fatica. «Com'è possibile?» Che soddisfazione prendere il vecchio in contropiede.

«Diciamo che sapevo cosa cercare e prima di tornare a Hogwarts sono passato un attimo dalle segrete del Manor» Raccolse con cautela la tenaglia, facendo attenzione a non toccare la parte velenosa. «Quella buon anima di mio padre lo ha riempito di cose interessanti»

Silente si aggrappò al bordo della scrivania. «Come può conoscere queste cose?» 

Draco si avvicinò e gli mise in mano la provetta piena di fumo argentato. «Il ricordo che voleva» Strinse le dita del preside attorno alla fragile ampolla di cristallo. «Pensava che un grifondoro sarebbe riuscito a convincere una vecchia serpe come Lumacorno?» Rabbrividì al ricordo di cosa gli era costato quel ricordo e soffocò l'istinto di passarsi il dorso della mano sulle labbra. «Ci vuole un Serpeverde per vedersela con un Serpeverde»

Da dove gli veniva tutto quel coraggio? Stava parlando al preside di Hogwarts, "supremo pezzo grosso", probabilmente il mago più potente al mondo, e lo trattava da pari, anzi! Lo stava trattando come un ragazzino che si fosse presentato in infermeria con il mal di pancia dopo aver fatto fuori cinque ciotole di budino a cena.

«Le conviene sedersi, signor Preside» Aggiunse con sussiego, Silente sembrava non essere più in grado di reggersi da solo e lo accompagnò fino alla sua seggiola, poi prese posto davanti a lui.

«Mi deve alcune spiegazioni, Signor Malfoy» La voce più tremula che altera, appariva proprio per quello che era, un vecchio mago, con una maledizione sulla mano. 

«Io non le devo proprio nulla, signor Preside» Intrecciò le mani sull'addome. «Ma non sono come lei e non le negherò le informazioni di cui sono in possesso» Prese una pausa, tanto per godersi l'effetto delle sue parole, il preside non osò fiatare. «Ovviamente può immaginarsi da solo come sono venuto a conoscenza del ricordo che stava cercando. Ha sbagliato a sottovalutare i legami di amicizia che abbiamo istaurato con i suoi preziosi Grifondoro»

«Ma Harry...»

«Sì, Harry mi ha lasciato» Ammise, senza lasciarlo finire di parlare e la punta di dolore che gli provocò quella ammissione soffocò una parte della gioia pura che provava nel vedere Silente così provato. «Ma l'alleanza resta. I legami di amicizia sono più forti della relazione fra me e Harry, le sono sopravvissuti»

Silente chinò il capo. «Avrei dovuto prevederlo, ragazzini»

Draco non si lasciò sviare. «Io ho tutto il tempo del mondo, mentre lei...» Scoccò un'occhiata eloquente alla mano del preside. Silente si ammutolì e lo fissò a bocca aperta. «Una volta conosciuto il contenuto del ricordo è stato facile ricostruire il resto» Una parte gliela aveva servita la Granger su un piatto d'argento, ma perché dare al preside questa piccola soddisfazione, quando la sua vittoria poteva essere totale. «Sette. Può guardare da sé il contenuto della provetta, ha un pensatoio da qualche parte, vero?»

Uno stipetto si aprì, rivelando lo scintillio inconfondibile del pensatoio. Draco lo degnò appena di un'occhiata, quello che aveva lui era molto più bello. «Passabile» Commentò. «Comunque posso dirglielo io. Tom Riddle pensava di dividere la sua anima in sette parti. Pazzo» Silente inorridì, chissà se per l'insensatezza di quella affermazione o solo perché si stava vedendo spiattellare tutta la verità sotto il naso?

«Taci ragazzino, non sai di cosa stai parlando»

Draco sogghignò. «Ah sì? Io credo di averne un'idea abbastanza precisa invece» Si schiarì la voce. «Quel pazzo furioso del Signore Oscuro ha diviso la sua anima in sette parti e ha creato sette Horcrux che lo tengono ancorato alla vita, anche se il suo corpo è andato distrutto.» Tirò fuori tutto d'un fiato. Il preside era a un passo dall'affatturarlo, o da morire d'infarto. «Mi mancano ancora alcuni pezzi, ma ho potuto ricostruire parecchie tracce. Prima di tutto quel medaglione» Indicò l'oggetto annerito sul pavimento. «Non molte persone saprebbero di cosa si tratta, ma si da il caso che nella sala comune di Serpeverde ci sia l'unico ritratto a figura intera di Salazar Serpeverde e quel medaglione è ritratto al suo collo»

Silente si aggrappò al bordo della scrivania, ma Draco non ebbe pietà e continuò. «Mentre quell'anello è al suo dito» Indicò la pietra annerita che brillava sulla mano nera e morta del preside. Lo guardò con comprensione. «La sta uccidendo, non è così?» Freddo, asettico, come un medico che comunichi una diagnosi a un paziente. «Ci sono altri cimeli dei fondatori, magari non di Godric Grifondoro, ma c'è la coppa di Cosetta Tassorosso e il diadema perduto di Corvonero.» Si sistemò sulla sedia. «Non ho idea di dove si trovi quest'ultimo, ma la coppa... sa quando ho ereditato la fortuna di famiglia mi sono assunto anche il compito di amministrare i beni dei miei zii, i Lestrange. Non crederà mai che cose interessanti sono elencate nell'inventario delle loro cassette di sicurezza»

Silente si alzò in piedi di scatto. «Vuole dire che lei...»

«Sì, posso procurarmi e distruggere il prossimo Horcrux» Ammise.

Silente si lasciò cadere sulla seggiola. «Non è possibile» Mormorò. «Tanti anni di ricerca e poi...»

«E sarebbe bastato essere meno razzista» L'uomo lo fissò come lo vedesse per la prima volta. «Ha capito bene, ho detto razzista. Lei con i suoi Grifondoro buoni e puri contro noi Serpeverde! Invece ha visto che miracoli nascono dalla cooperazione?» Prese un bel respiro per calmarsi. «Ora, se aggiungiamo il diario di Tom Riddle, di cui mi ha parlato Harry e che ho fondati sospetti di poter aggiungere all'elenco» Il preside annuì senza parlare. «Arriviamo a quattro già identificati e praticamente distrutti, uno sappiamo cos'è e lo dobbiamo solo trovare. Ce ne mancano due»

Silente piegò le spalle sconfitto. «Temo di sapere di cosa si tratta.»

Draco attese, ma l'uomo non parlava, così batté un pugno sulla scrivania facendolo trasalire. «Possibile che lo stia facendo un'altra volta? Si rifiuta ancora di condividere la informazioni?»

Il preside si morse il labbro. «Uno credo sia il serpente che Voldemort porta sempre con sé»

Draco piegò la testa di lato. «Si può fare anche su esseri viventi?»

Silente annuì grave. «L'altro invece... dell'altro non ci dobbiamo più preoccupare. Lord Voldemort stesso lo ha distrutto senza neppure accorgersene, lo scorso anno»

«Di che cosa si trattava?»

L'anziano mago lo fissò. «La conoscenza non è sempre un dono, Draco, ma se devi saperlo, allora te lo dirò» E cominciò a parlare.

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