Halloween
L'alba sorgeva sulla foresta proibita incendiando le cime degli alberi. Dalla finestra della torre di Grifondoro, Ron vedeva la luce spuntare da dietro le cime delle Highlands, scacciando le oscurità della notte, ma non sarebbe mai più riuscito a fare luce dentro di lui.
«Non sono sicuro che sia stata una buona idea, raccontarvi tutto questo» Harry, la schiena curva e il viso rivolto al pavimento, si reggeva a malapena puntellando i gomiti sulle ginocchia.
Ron continuò a fissare il nulla. «Sei un idiota»
«RON!» Lo richiamò Hermione.
Lui si voltò. «Doveva dirci tutto subito!» Lei tacque, aveva ragione e lo sapevano entrambi.
«Non volevo coinvolgervi»
Ron sbottò. «Stronzate» Hermione trattenne il fiato ma non ebbe il coraggio di fiatare. «Riguarda tutti, Harry, non sei il solo responsabile» Harry ebbe un sussulto, forse voleva obbiettare, Ron fu più veloce. «La profezia è una stronzata! E tu non farai tutto da solo, amico»
Harry sollevò la testa, era ora. A dirla tutta era un po' stufo di vederlo fissare il tappeto. Non ci trovava mica le risposte, accidenti!
«E' mattina...» Disse guardando la luce che arrossava le parti. Che perspicace! «Vi ho tenuti svegli tutta la notte»
Grazie a Merlino sembrava stesse ritornando quello di sempre. Il fantoccio addolorato e pronto al martirio che aveva parlato con loro tutta la notte non era il suo amico, e cominciava a non sopportarlo più.
«Che ti aspettavi?» Ron si allontanò da quella finestra, «Sono mesi che ti nascondi e non spiaccichi una parola. Avevamo un bel po' da recuperare» si sedette a gambe incrociate nello spazio vuoto fra il divano su cui era seduta Hermione e la poltroncina dall'aria scomoda, su cui si era isolato Harry. Prese l'amica per la caviglia e la trascinò a terra.
«Ehi! Che fai?» Si lamentò la ragazza, atterrando sul sedere.
Poi porse la mano a Harry e lui si lasciò scivolare al suo fianco. «Adesso amico non pensarci neanche a andare a dormire prima di averci spiegato per bene questa cosa di Lumacorno!»
Harry rivolse loro uno sguardo stanco, ma per la prima volta da mesi, c'era qualcos'altro oltre la disperazione nei suoi occhi. «Non so che altro dirvi, era strano. Sembrava come gli altri ricordi, ma a un tratto è diventato tutto nebuloso, non vedevo bene e la voce è diventata.... strana» Harry piegò le spalle come sotto un gran peso. «E adesso il preside mi ha incaricato di farmi consegnare il ricordo originale, ve lo vedete Lumacorno che si fida tanto di me?»
Ron si grattò il mento. «Magari possiamo capire cosa c'era nel ricordo senza chiederlo direttamente a lui»
La possente mente di Hermione si mise in moto, poteva intuirlo dall'espressione del viso e da come muoveva gli occhi, neanche seguisse sentieri che solo lei poteva vedere. «E il preside ti ha detto che è stato alterato?» Harry annuì. «Ma per quale ragione alterare la propria stessa memoria?»
«Magari aveva fatto una puzzetta e non voleva che il preside lo sapesse» Postulò Ron, era un'ipotesi come un'altra e poi, a lui succedeva spesso di desiderare di cambiare la memoria a uno dei suoi fratelli, quando le faceva lui, almeno non lo avrebbero annunciato a tutta la famiglia. Ginny era la peggiore!
«Sempre molto delicato, Ronald» Hermione si portò una mano al naso, neanche ne avesse mollata una proprio in quel momento, ma Harry sorrideva e chi se ne fregava se lei si era offesa, era il primo sorriso da mesi! «Non credo che il professore abbia fatto una cosa simile, però forse non hai tutti i torti»
Ron sgranò gli occhi. «Tu che ammetti che ho ragione? Sei sotto confundus?» Hermione gli regalò una linguaccia e Harry rise, una risata vera! Era ora!
«Non sapete come mi siete mancati. Hermione, perché credi che Ron possa avere ragione?»
Lei si sistemò, cercando di darsi un tono. «Penso che il professore possa vergognarsi di qualcosa che ha detto, piuttosto che... quello che ha suggerito lui» Lo indicò con la mano, che ridere, si vergognava anche di pronunciare quelle parole.
«Cioè? Per te non ha fatto una puzzetta? Allora di cosa dovrebbe vergognarsi? Avrà ruttato?» Hermione arrossì fino alla punta delle orecchie.
«Non esistono solo le funzioni corporali! Ci si può vergognare di qualcosa che si è detto, anche se tu non sembri rendertene conto, Ronald» Lui si strinse nelle spalle. «Credo che il professor Lumacorno abbia detto qualcosa di grave, qualcosa di cui a posteriori, si vergogna» Guardò Harry che si gelò. Dannazione, era appena riuscito a farlo ridere! «Stava parlando con quel ragazzo? Tom Riddle?»
«Sì, lo stesso del Diario, ma più giovane. Aveva circa la nostra età» Rabbrividì, faceva paura che un ragazzo delle loro età pensasse già al modo di diventare un mostro come... Colui Che Non Si Deve Nominare.
«E cercava informazioni per quella cosa... Horcrux? Non l'ho mai sentito nominare. Deve essere magia molto oscura. Forse potrei chiedere a Theo...»
«NO» Urlò Harry facendoli saltare. «Nessuno oltre a noi tre deve sapere niente. Hai promesso»
Hermione deglutì, gli occhi sbarrati, lo sguardo spaventato e un po' risentito. «Harry...»
«Scusa Hermione, lo so che tu ti fidi del tuo ragazzo, anche a me sta simpatico, ma non possiamo rischiare» Con le lacrime agli occhi, lei abbassò lo sguardo. Oh, no, odiava quando si mettevano a piangere!
«Ti stai sbagliando amico» Harry e Hermione si voltarono verso di lui e Ron prese un gran respiro prima di continuare. «Abbiamo fatto cose grandiose da quando i Serpeverde fanno parte delle nostre vite»
Harry sospirò. «Ron, non possiamo rischiare»
Ron lo fissò a lungo. «Mi sembra più rischioso non dire nulla» Harry fece per ribattere, ma lui lo zittì. «I Serpeverde hanno questo legame speciale fra di loro» E lui lo sapeva bene, dopo aver passato tanto tempo a contatto con Pansy, era parte della sua famiglia dopotutto. «Lumacorno non parlerà con noi, ma lo farebbe con le sue serpi»
Harry parve perdersi nei suoi pensieri. «Va bene, ma non subito» Ron esultò internamente senza osare esternare i suoi sentimenti. «Aspettiamo dopo Natale e nel frattempo cercheremo di scoprire il più possibile»
Si voltarono verso Hermione nel medesimo istante, la ragazza sospirò. «Va bene, allora cercherò da sola, ma avrò bisogno della mappa e del mantello» Per fortuna si era ripresa subito. «Una cosa tanto oscura sarà nella sezione proibita e io non ho nessun buon motivo per andarci!»
Harry fece di sì con la testa, poi si portò le ginocchia al petto. «Mi fa pena» Di chi stava parlando? «Riddle» Rispose, senza che loro chiedessero nulla. «Silente mi ha mostrato il ricordo di quando è andato a prenderlo all'orfanatrofio e... era solo un bambino, non il mostro che conosciamo»
Si fece taciturno, doveva trovare un modo per tirarlo su! Magari se avesse colpito Hermione con un cuscino si sarebbe messo a ridere di nuovo. Si allungò verso il divano, ma lei lo fermò con uno sguardo di disapprovazione. Come faceva a essere così brava a lanciarli? Aveva imparato da sua madre?
Harry sospirò, poi riprese a parlare. «Sembrava triste e solo... mi ha ricordato quando stavo con i miei zii» Sussurrò.
Ron si gelò, come sotto un getto di acqua ghiacciata. Cosa? No, non poteva essere!
«MA TU SEI SCEMO!» Entrambi i ragazzi si voltarono verso di lui. «Non c'è niente che tu e quel mostro avete in comune. NIENTE! Sono stato chiaro?»
Hermione, dopo un attimo di titubanza, si mise a ridere, Harry la imitò. Ma possibile? Anche quando si infuriava era tanto comico?
Si alzò.
Se non lo prendevano sul serio, allora tanto valeva andarsene.
La ragazza lo prese per una mano per trattenerlo. «Aspetta Ron, scusa» Si asciugò una lacrima. «Hai ragione, solo... eri così buffo»
«Mi fa piacere che vi sentiate liberi di ridermi in faccia» Si sedette di nuovo, almeno aveva smesso di chiamarlo "Ronald" già c'era sua cognata che lo faceva e lui lo odiava.
«E' giusto che Harry si interroghi sulle somiglianze, anche io le avevo notate, ma Harry... tu hai fatto delle scelte molto diverse dalle sue. E' questo che fa la differenza» Harry riprese subito l'espressione seria e un po' malinconica da martire.
«Forse è vero, però continua a sembrarmi sempre più un ragazzo come noi, il pensiero che devo... che dovrò» Non riuscì a finire la frase che Hermione gli si gettò al collo, sussurrandogli parole di conforto all'orecchio.
Ron non sentì nulla di quello che si dissero, solo quando lei si staccò al sentì dire. «...e poi noi non ti lasceremo mai solo»
Era l'occasione giusta per inserirsi nel discorso. «Su questo puoi contarci, amico» Non avrebbe permesso loro di lasciarlo ancora in disparte. Si era tenuto da parte per mesi, perché Hermione lo aveva convinto che Harry aveva bisogno dei suoi spazi, non avrebbe più permesso all'amico di non coinvolgerlo.
Harry gli batté una pacca sulla spalla e lasciò andare Hermione. «Grazie ragazzi» Bofonchiò, rassicurato.
«E tu non hai paura?» Si rivolse a Hermione che lo guardò perplessa. Che goduria quando non capiva al primo colpo. «Mi hai dato ragione per ben due volte e adesso abbracci Harry. Rischi che Not diventi geloso!» La frecciatina colpì il segno e lui guadagnò uno schiaffo su una coscia.
«Sei il solito imbecille Ronald!» Alzò il viso con stizza. «Theo è un ragazzo fantastico, non si lascia certo condizionare da certe cose» Aveva ricominciato a chiamarlo Ronald.
«Ne valeva la pena!» Commentò lui, svaccandosi sul tappeto. «Adesso che si fa? Andiamo a dormire? Non credo che riusciremo a convincere qualche elfo a darci da mangiare a quest'ora»
«Pensi sempre al cibo» Sbuffò lei. «Sei senza fondo» Glielo dicevano spesso, ma cosa poteva farci lui se aveva sempre fame?
«Ci sarà la colazione pronta, nell'appartamento di Remus, se volete unirvi a me»
Caz...cavolo! Era una cosa grande! Non si aspettava certo che Harry li lasciasse partecipare ai suoi super segreti allenamenti, così d'un tratto. Annuì tanto forte che si fece male al collo.
«Ma le lezioni?» Hermione tentò una debole protesta, ma si vedeva benissimo che non vedeva l'ora, aveva solo bisogno di una piccola spinta.
«Chi se ne frega delle lezioni! Io vado con Harry e ci verrai anche tu, niente scuse» Si alzò di scatto, tutta la stanchezza della notte passata in bianco svanita. «E poi il tuo "fantastico ragazzo" non ti passa i suoi appunti?»
Hermione si alzò a sua volta e lo fronteggiò. «Certo che lo fa! Ma non puoi pretendere che si sobbarchi tutto il lavoro, non è giusto»
Ron sogghignò. «Siete una coppia di secchioni»
Hermione batté un piede a terra. «Tu...» Era rossa in viso e... era fumo quello che le usciva dal naso? Ron non ricordava il tempo di divertirsi tanto.
«Ragazzi» Mormorò Harry. «Non che non sia divertente vedervi litigare... ma oggi non ci sono lezioni. E' Halloween» Cavolo! Se ne era dimenticato.
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La colazione anticipata non era abbastanza per fargli andar giù tutto quello. Aveva bruciature su tutto il lato destro del corpo e il resto era pesto e gonfio di ematomi. Hermione non era da meno. Solo Harry, stoico fino in fondo resisteva ancora.
Mentre Hermione gli spalmava l'unguento sulle bruciature, Ron, sdraiato in un angolo, osservò Harry parare un colpo che avrebbe spedito lui e la maggior parte degli altri ragazzi all'altro mondo e poi attaccare Piton. Il professore finì contro la parete, pur non scomponendosi.
Harry aveva spedito Piton contro il muro! Ma non era ancora in salvo, perché Remus, spostandosi di sbieco alla sua destra, aveva trovato un varco nelle sue difese. «Crucio!» Urlò il professore. Perchè sì, attaccavano entrambi con maledizioni senza perdono!
Harry si accasciò, tenendosi il fianco, ma senza emettere un solo lamento. «Cercano di addestrarlo o di ucciderlo?»
«Sectumsempra!» Gridò Piton.
«Protego!» Rispose Harry, la voce rotta dal dolore «Finite» Indirizzò la bacchetta contro Remus e gli lanciò uno schiantesimo non verbale.
«Credo che il punto sia questo» Hermione si abbassò per evitare una lama di luce lanciata da Piton che colpì il muro alle loro spalle. «Lord Voldemort non credo che si limiterà agli incantesimi legali...» Non finì la frase. Si portò le mani alla gola strabuzzando gli occhi.
«Hermione!» Gridò Ron afferrandola per le spalle. Che cosa stava succedendo? Hermione si sollevò in aria, come se qualcosa la stesse tenendo per il collo, qualcosa di invisibile e invincibile. Ron prese la bacchetta. «Finite» Nessun cambiamento.
Poi lo vide. Lo sguardo di Piton, sembrava lanciare lampi d'odio. «Non. Pronunciare. Quel. Nome. Davanti a me!» Hermione, appesa per il collo toccava appena terra con la punta delle dita.
«La lasci!» Urlò Ron partendo alla carica.
«Recanto» Gridò Harry, un vento fortissimo fece turbinare l'aria attorno a loro sbattendo Ron contro il muro, Hermione sventolava come una bandiera, vicino a perdere conoscenza «Expulso» Piton, colpito da una scarica elettrica, cadde a terra privo di sensi. Hermione levitò fino al pavimento e vi ci si adagiò con grazia a pochi palmi da lui.
«Sta bene?» Rantolò Harry, cadendo sulle ginocchia. Remus si sollevò scuotendo il capo e si avvicinò al professor Piton.
Ron voltò Hermione. Sembrava addormentata. Si strinse nelle spalle. «Non ne ho idea, respira, ma non saprei dirti altro» Avevano tutti bisogno dell'infermeria. Piton si mise a sedere e Remus venne verso di loro, sventolando la bacchetta. Aveva un occhio nero e un taglio sul labbro.
«Sta bene. Reinnerva» Enunciò, rantolando. Hermione prese un profondo respiro e si alzò tossendo.
«E' impazzito?» Ron saltò in piedi, quell'enorme pallone gonfiato di Piton poteva essere un suo professore, ma un pugno sul naso non glielo avrebbe levato nessuno.
«Fermati Ron» Si trovò davanti Harry. Sporco, pieno di tagli e lividi, sfinito che si reggeva in piedi a malapena. Lo stavano distruggendo!
«Che fai? Lo difendi? Non ti rendi conto di quello che ti sta facendo?» Erano tutti impazziti! Anche Remus, che aveva sempre considerato dalla loro parte, si fidava di lui, dannazione! Come poteva permetterlo?
«Ron. Cerca di calmarti» Disse il professor Lupin, neanche si sentisse chiamato in causa. «Stiamo solo cercando di preparare Harry»
«Se non lo uccidete prima!» Sbottò lui.
«Taccia signor Weasley. Il signor Potter non morirà per mano nostra, ne può star certo» Piton si sollevò e si spazzolò la veste. «Signorina Granger, per il futuro la avverto di non pronunziare più quel nome» Neanche una parola di scuse. Che gran figlio di...
«La paura del nome non fa altro che aumentare la paura della cosa stessa» Recitò lei, massaggiandosi il collo, dove un livido violaceo faceva la sua comparsa. Piton sollevò le sopracciglia, ma Lupin si mise in mezzo.
«Hermione, permettimi di spiegarti. I nomi hanno potere. Un grande potere.» Cominciò Remus, con il sangue che gli colava da un labbro sembrava stranamente meno rassicurante del solito. «Il nome di Colui Che Non Deve Essere Nominato non è Voldemort» Piton fece una smorfia, ma non disse nulla, nessuna corda assassina. «E chiamarlo a quel modo non fa altro che dargli ancora più potere»
«Il suo nome è Tom, Hermione. Il nome di una persona normale, non di un essere sovrannaturale» Intervenne Harry. «E come una persona qualunque, può morire» Adesso aveva un senso, se Harry lo considerava... non immortale, allora forse aveva qualche possibilità di vincere.
«Sì però lui non è...» Hermione si tappò la bocca, Remus e Piton la fissarono incuriositi.
«Stava per dire qualcosa, signorina Granger?» Lei scosse il capo. Per poco non si era lasciata sfuggire il segreto che Harry aveva rivelato loro prima di colazione.
«Abbiamo bisogno di cure, professore» Ron aiutò l'amica ad alzarsi. «Harry, vieni con noi?»
«No, Ron. Io continuo qui, andate pure» Si raddrizzò a fatica e ritornò in posizione.
«Assolutamente no» Dichiarò Ron. «Ti farai ammazzare, qui da solo» Neanche lo sentirono, Piton evocò una specie di grossa palla di luce verdastra e la scagliò contro Harry che, veloce nonostante le ossa peste, si buttò a terra, mentre lanciava un'altra lama di luce dall'effetto misterioso contro i professori. Solo Remus parve dare un peso alle sue parole.
«Non ti preoccupare, Ron, non è niente a cui Harry non sia già abituato» Si degnò di bofonchiare, mentre caricava la bacchetta come fosse la freccia di un immaginario arco per poi bersagliare il ragazzo con dardi magici.
Nel caos generale, il muro, colpito dal professor Piton mentre loro due c'erano seduti sotto, crollò all'improvviso. Che diamine! Cosa avrebbe fatto loro, quel colpo se, per sbaglio li avesse colpiti?
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