Esami
«»
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"La fattucchiera Gunegondola Winnifred stipulò l'accordo di Dover con..."
«... e poi lei gli ha buttato un bicchiere d'acqua in pieno viso!»
" con... i Goblin... aspetta, non erano leprecauni? No, erano goblin, sono sicuro! E lo fece nel.. nel mille duecento..."
«No! che mi dici? Pansy hai sentito? Tu lo sapevi?»
"...nel mille duecento vent..."
«Ragazzi mi passate un panino?»
"...no! Dannazione! Quando l'ha fatto?"
«Non hai mangiato a sufficienza Ronald?»
Harry respirò profondamente cercando di calmarsi. Adesso basta! «Volete fare un po' di silenzio?» Diverse paia di occhi lo fissarono stupiti.
«Che maleducato!» Millicent e Tracy si alzarono e si allontanarono guardandolo male.
Due di meno!
«Che ti prende Potter? Nessuno ti obbliga a partecipare al gruppo di studio, puoi sempre andartene» La Parkinson non gli stava più tanto simpatica, quando si comportava a quel modo, però il suggerimento non era poi così sbagliato.
«Ehi! Harry è il mio ragazzo e studierà assieme a noi» Eccolo il motivo per cui non poteva andarsene: Draco, il suo bellissimo ragazzo che era ancora più in dietro di lui. Eppure Draco riusciva a studiare senza problemi in mezzo a tutto quel caos e recuperava più velocemente di lui! Dannato Serpeverde come faceva a imparare tutta una pagina alla prima lettura?
«Lo sappiamo che hai un sacco da studiare, Harry, ma non è la scusa per prendersela con tutti» E ci mancava solo lei! Hermione che lo sgridava era la proverbiale ciliegina. «Ti do una mano io, se vuoi» Quando pensava che la cosa non potesse peggiorare...
«No, Hermione, non mi serve una lezione da te, basterebbe un po' di silenzio, grazie» L'espressione ferita dell'amica fu il primo campanello d'allarme. Ron che si alzava per sovrastarlo con la sua considerevole altezza fu il secondo.
«Che diavolo ti prende, amico» Il tono in cui pronunciò quell'"amico" non era affatto amichevole.
«Mi prende che non passerò mai Storia della magia se non mi fate studiare!» Non era una pertica come Ron, ma anche Harry si alzò in piedi, tanto per tenere il punto.
«Stiamo solo cercando di aiutarti» Perfetto, anche Hermione si era alzata, tre idioti che si urlavano addosso in biblioteca. E Draco? Quel fedifrago del suo ragazzo e i suoi colleghi Serpeverde li osservavano, neanche fossero a una rappresentazione teatrale. Erano pop-corn quelli che si stavano passando?
«Ti ho già detto che non mi serve il tuo aiuto, Hermione, mi pare» Ron sembrava sempre più incazzato. Che si incazzasse pure! A lui che fregava? Non era disposto a farsi tiranneggiare anche da Hermione, aveva Draco per quello e gli bastava.
«Thz!» La ragazza sbuffò. «Tu credi di potercela fare, poi arriverai all'ultimo e correrai a chiedermi aiuto, come al solito»
«Di che parli? So cosa devo fare, grazie tante» E poi, al massimo Draco era bravo quanto lei e lo avrebbe aiutato senza salire in cattedra.
«Certo! Ed è per questo che non hai ancora neanche aperto Pozioni? Il compito è domani, per storia della magia invece hai ancora due giorni. E' così che ti organizzi?» Era una sua impressione o Hermione sembrava contenta di aver scovato una falla nel suo programma? E perché Madama Pince non era ancora intervenuta? Nel frattempo Draco e Pansy si passavano il pacchetto dei pop-corn, o erano api frizzole?
«Non mi serve studiare pozioni! Cosa credi che abbia fatto nelle ultime due settimane? Dopo una full immersion di quindici giorni con Piton potrei fare l'esame per i G.U.F.O. domani» Hermione sbuffò e incrociò le braccia. La bibliotecaria sollevò gli occhi dal libro dietro cui era sepolta, perfetto! Adesso li avrebbe sbattuti fuori tutti e avrebbero passato le prossime ore a decidere se studiare nella sala comune di Serpeverde o di Grifondoro. Studiare per conto suo era sempre più invitante.
«Questo lo dici tu» Aveva replicato Hermione con stizza, tornando a sedersi.
«Lo dice Piton!» Rispose lui, sedendosi a sua volta. «Il compito che voi farete domani io l'ho fatto la settimana scorsa» Ed ecco che l'aveva detto. Come aveva fatto a essere tanto scemo? Draco, Pansy e ogni Serpeverde presente si dimostrò subito molto interessato alla cosa. Ron restava in piedi come uno scemo, forse aveva deciso di farsi richiamare da Madame Pince, o forse si divertiva a guardarli tutti dall'alto, chi lo sapeva?
«Quindi tu, amore mio, conosci le domande che ci saranno nel compito? Lo sai che ti amo tanto vero?» Certo che lo sapeva, tutte le volte che gli serviva qualcosa Draco gli esternava epiche dichiarazioni d'amore... non era vero, lo faceva anche quando non aveva bisogno di niente, Draco era dolcissimo quando non era pretenzioso o vanesio o pieno di sé.
Harry sbuffò. «Anche io ti amo, Draco e non ti dirò niente»
Il suo perfido ragazzo buttò in fuori il labbro come in bambino, lo sapeva che effetto gli faceva, non avrebbe dovuto permettersi davanti a così tante persone. «Ma io ci tengo davvero, davvero tanto. Non vuoi farmi felice?» Era ridicolo!
Harry davvero non poteva credere che Draco si comportasse a quel modo solo per avere un vantaggio nel compito. «E conoscere le domande del mio compito ti farebbe felice?» Draco parve pensarci un attimo, ma poi gli si fece sotto, con un'espressione ce era tutta un programma.
«Mi farebbe tanto, tanto felice, tesoro» Harry si rese conto di non aver calcato a sufficienza su quel "mio", ma cominciava a divertirsi e forse, poteva andare avanti ancora un pochino.
«Ma... non so... cosa faresti se, mettiamo, ti dessi quello che vuoi?» Si mise la mano in tasca e recuperò l'anello misterioso, per giocarci in attesa della risposta. Draco non doveva aspettarsi una simile richiesta, perché lo fissava cercando di interpretare la sua espressione. Prese un pop corn dal sacchetto e se lo infilò in bocca. «Allora, amore mio? Che mi rispondi?»
Pansy diede di gomito a Draco che sembrò risvegliarsi, si passo la punta della lingua sulle labbra e rispose: «Tutto quello che vuoi, naturalmente»
Harry spalancò gli occhi, fingendosi entusiasta. «Ma come, tutto quanto, proprio tutto quello che desidero? Wow, ti stai giocando molto per un compito che Piton ha già cambiato» L'espressione del suo ragazzo passò dall'amore all'odio un un secondo.
«Sei uno stronzo, Potter»
«Mi chiami Potter adesso? Non sono più il tuo amore?» Era il suo turno di divertirsi, si sarebbe fatto perdonare dopo.
«Non posso crederci che sei stato tanto meschino» Lo sgridò Draco mettendo su il broncio. Quant'era carino con il naso arricciato e gli occhi che lanciavano lampi. Anche se Harry si sarebbe fatto prendere a calci nelle parti basse piuttosto che ammetterlo.
«E io non posso credere che tu non ci abbia pensato da solo. Cosa credevi? Che il professor Mamma si sarebbe fidato di me?» Draco spalancò la bocca, nessuno osava chiamare Piton in quel modo, davanti a lui, ma essere il suo ragazzo aveva i suoi vantaggi. Il Serpeverde gli lanciò una manciata di pop corn, non osava fare di più davanti a tutti.
«Signor Malfoy!» Tuonò la bibliotecaria. «E' proibito portare cibo in biblioteca!» Proseguì, lanciando un incantesimo che animò tutti i libri e i quaderni di Draco. Gli volavano attorno, sbatacchiando le copertine come grosse bocche.
«Aiuto» Urlò Draco con le mani sulla testa a proteggere, con tutta probabilità, i capelli, mentre i libri maledetti lo spingevano sempre più velocemente verso l'uscita della biblioteca. «E' tutta colpa tua, Potter! Tutta colpa tua!» Lo sentirono urlare dal corridoio.
Risero, per la prima volta di gusto, dopo settimane.
«Si può sapere perché Madama Pince ce l'ha tanto con lui?» Chiese Hermione, mentre Harry osservava come lo spirito di gruppo dei Serpeverde venisse meno quando c'era da farsi una risata.
«Niente di che, l'anno scorso ha restituito un testo molto antico ed era danneggiato, quando lei se n'è accorta era troppo tardi per punirlo, ma questo non le ha impedito di prendersela con Draco ogni volta che lui le da un piccolo appiglio» Spiegò Pansy, quando si fu asciugata le lacrime, poi prese un panino dolce dal vassoio al centro del tavolo e lo addentò con gusto.
«Uffa, ragazzi, io non ce la faccio più!» Sbottò Blaise, chiudendo il grosso tomo di Storia della magia, con un tonfo rumoroso. «Non facciamo che studiare da giorni. Dobbiamo staccare!» Concluse, allungando la mano sotto il tavolo. Teneva per mano Neville, lo sapevano tutti, ma lui si ostinava a nascondersi.
«Bella idea! Una festa è quello che ci vuole!» Saltò su Pansy, entusiasta.
«Non sono affatto d'accordo! Non mi va di perdere tempo con una festa, visto il carico di lavoro che abbiamo» Rispose Hermione e non aveva tutti i torti, il suo programma sarebbe saltato se si fosse fermato per una sera intera.
Guardò Blaise. «Quidditch?» Quello gli avrebbe scaricato i nervi e sarebbero stati fuori solo un paio d'ore. Blaise parve considerare l'idea.
«Grazie tante! E noi che dovremmo fare? Guardarvi?» Ed ecco che Pansy gli rompeva ancora una volta le uova nel paniere, che barba queste ragazze!
«Che ne dite di una riunione dell'Esercito di Silente?» Propose Neville. «È una vita che non ne facciamo» L'ultima riunione dell'esercito l'avevano fatta poco prima di Natale, ma con tutto quello che avevano dovuto affrontare, sembrava davvero passata una vita.
«Non è una cattiva idea, anzi!» Saltò su Harry entusiasta, dopotutto poteva staccare dallo studio, per qualche ora, per una giusta causa, naturalmente.
«Va bene, quando la facciamo?» Chiese Hermione, prendendo il galeone incantato e la bacchetta. «Siamo quasi tutti qui, ma ci sono dei nuovi membri he vanno avvisati»
«Quali nuovi membri?» Disse Harry «Io non ne so niente» Hermione e Pansy si scambiarono uno sguardo d'intesa.
«Vedi Harry... non ti arrabbiare» Disse Hermione. Non si metteva bene, quando cominciava così significava che c'erano motivi più che abbondanti per farlo arrabbiare. «Dopo che siamo tornati dal ministero, la notizia del ritorno di Tu-Sai-Chi si è diffusa e con la Gazzetta del profeta che non smentisce più...» Non sapeva come proseguire, doveva essere più brutta di quanto pensasse.
Pansy incrociò le gambe sotto il tavolo e cominciò a martellare con un dito sulla copertina del suo libro. «Insomma, Potter che pretendevi? Tu non ti svegliavi, non potevamo certo consultarci con te» A Harry vennero i brividi che diamine avevano combinato quelle due?
«Abbiamo chiesto a Draco, amico e lui ha detto che andava bene» Aggiunse Ron, ma come? Anche lui era coinvolto? Harry si sentì solo... e se avevano chiesto a Draco, poteva essere qualunque cosa.
Si prese la testa fra le mani. «Non sono più tanto convinto di volerlo sentire, ma non credo di avere scelta, vero?» Bofonchiò.
«E dai Harry! Non è questa tragedia, gli altri ragazzi si sono spaventati e qualcuno ha spifferato che noi facevamo qualche lezione di difesa e Hermione è stata presa d'assalto» Spiegò Ron, finalmente! Tutto qui? E lo avevano fatto preoccupare per una simile sciocchezza? Ma aspetta...
«In che senso ti hanno preso d'assalto?» Chiese all'amica, che aveva ingobbito le spalle.
«Mi seguivano dappertutto, Harry, a lezione mi arrivavano decine di bigliettini e arrivavano anche a rincorrermi in bagno» Povera Hermione! Non doveva essere stato un periodo semplice. «Volevano tutti entrare a far parte del nostro gruppo, ma come ha detto Pansy non potevamo consultarti»
«Alla fine Draco ha perso in mano la situazione e abbiamo fatto un altro incontro di reclutamento» Concluse la Serpeverde, sistemando i capelli dietro l'orecchio per evitare il suo sguardo.
«E' stata un'ottima idea, avete fatto bene, senz'altro, non è meglio se siamo di più?» Si strinse nelle spalle.
«Vuoi dire che non sei arrabbiato?» Hermione sembra stupita.
«Perché dovrei?» Detta così non ci vedeva proprio niente di male. Tra Hermione e Draco avevano senz'altro preso tutte le precauzioni. Allora dov'era il problema?
«È solo che i tuoi amici hanno paura di parlare con te, Potter» Si intromise Blaise, lo guardava di traverso e sembrava divertirsi un mondo. «A quanto pare sei simpatico come un dito nel culo, quando ti incazzi, e lo fai spesso» Più chiaro di così. Come poteva ancora fraintendere?
«È questo che pensate?» Hermione e Ron non lo guardarono neanche negli occhi.
«Certo che no» Disse l'amica, ma non sembrava molto convinta. «È solo che... non è sempre facile parlare con te» La solita familiare sensazione si risvegliò nel fondo del suo stomaco. Si portò una mano all'addome. Buffo, di solito solo Draco era in grado di scatenargli reazioni tanto violente.
«È quello che pensate tutti?» Le espressioni colpevoli dei suoi compagni risposero al posto loro. «Ho capito, vado a studiare in camera. Fatemi sapere quando volete fare la riunione» Disse loro, prendendo i suoi libri e infilando la porta, sordo ai loro richiami.
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«Potter verrà?» Pansy non sembrava tanto convinta. A Harry venne da ridere. Avevano organizzato la riunione di corsa per quella sera stessa, solo per avere la certezza di vederlo? La sua uscita di scena ad effetto li aveva proprio traumatizzati.
Il corridoio del settimo piano era gremito, ora che la professoressa Humbridge e la sua sorveglianza costante erano venuti meno, gli altri insegnanti difficilmente ci avrebbero fatto caso. Potevano permettersi di fare molta meno attenzione alla sicurezza, però Harry non si sarebbe mai aspettato una tale affluenza di ragazzi. Erano tutti lì per ascoltare lui? Ma c'erano ragazzi anche del sesto e settimo anno, cosa avrebbe potuto insegnargli lui?
Da sotto il mantello dell'invisibilità Harry ebbe la tentazione di tornare in camera e rivedere i suoi appunti di Storia della magia.
Fece un passo indietro, poi un altro.
Doveva proprio studiare.
«Non lo so, Pansy, era molto arrabbiato. Con Harry non si può mai dire, potrebbe anche aver buttato il falso galeone dalla finestra del dormitorio, quando si è riscaldato...» Immaginò Hermione. Ma cosa credeva? Non era mica un irresponsabile lui! Anche se, a essere onesti fino in fondo, era stato il suo primo pensiero.
«Harry non lo farebbe» E bravo Ron, certo che non lo aveva fatto! Lui sì che lo conosceva bene. «Credo che resterebbe a fissare il galeone senza decidersi a alzarsi dal letto» Fantastico! I suoi due migliori amici al mondo lo credevano un cretino.
«Fatela finita, Harry verrà. Invece di dire sciocchezze perché non fate entrare tutta questa gente? Così almeno non si spaventa, lo sapete quanto è emotivo» Ecco chi lo conosceva veramente, il suo fantastico ragazzo! Lui sì che sapeva cosa passava per la sua testolina matta. Harry si sentì immensamente bene, guardando il viso preoccupato di Draco.
«Neville e Blaise hanno appena aperto la stanza, adesso li faremo entrare» Li ragguagliò George, alle sue spalle, con suo immenso disappunto, spuntò la figura sexy e invitante di Terry Boot. Quel Corvonero era sempre in mezzo ai piedi! Era riuscito a ignorarlo per i precedenti cinque anni, come mai adesso era così presente nella sua vita?
«Harry non è ancora arrivato?» Chiese Boot, sorridendo a Draco. Harry inspirò in profondità, cercando di calmarsi.
«Arriverà!» Urlò Draco, seccato.
Terry smise di sorridere e Harry si sentì molto meglio. «Certo, è ancora presto, magari sta finendo i compiti per essere più libero dopo, non preoccuparti» Rispose il Corvonero e allungò la mano sul suo ragazzo. Ma come si permetteva? Gli aveva mollato un paio di pacche cameratesche sulle spalle, ma Harry avrebbe tanto voluto strapparsi il mantello di dosso e dirgli di tenere quelle dannate mani al loro posto. Che cavolo!
«Vero, doveva studiare, si è lamentato tutto il giorno. Se solo non mi aveste costretto a tacergli tutta questa storia. Lo sapevo che non era la scelta giusta» Rispose Draco, ora le cose cominciavano a farsi più chiare, per lo meno Draco avrebbe voluto parlargliene. Lui lo sapeva che Harry non era un pazzo che si arrabbiava per un nonnulla. Perché non lo aveva fatto?
«Ne abbiamo già parlato Draco, se i suoi due migliori amici dicono che...» Pansy non riuscì a finire la frase.
«Basta! Evidentemente non lo conoscono bene quanto me. Sono il suo ragazzo, dovrà pur voler dire qualcosa!» Ecco perché non lo aveva fatto. Si era convinto che Ron e Hermione lo conoscessero talmente bene da sapere come avrebbe reagito. Si erano sbagliati, a quanto pareva.
«Sono sicuro che Harry non ce l'ha con te, avrà capito» Boot si intromise di nuovo. Stava consolando il suo Draco? Come si permetteva?
Harry voltò l'angolo, nascosto alla vista si tolse il mantello e lo infilò velocemente in tasca.
«Perché mai dovrei avercela con te. Amore?» Ebbene sì, intruso dei miei stivali IO posso chiamarlo "amore", è il MIO ragazzo.
Se Harry avesse osato, glielo avrebbe urlato a quel Terry del cavolo.
«Ce l'hai fatta, era ora!» Un attimo, dov'era il ragazzo preoccupato di due secondi prima? E per quale ragione Draco lo fissava storto? «Ti piace farti aspettare?»
«Avevo da fare, se non lo avessi notato, siamo a scuola, devo fare anche i compiti, oltre a fornire intrattenimento a voi» Ecco, questo sì che era il modo migliore di affrontare la questione, litigare col suo ragazzo e rispondergli a tono. Molto maturo.
Per fortuna la gente era molta meno di prima, la maggioranza dei ragazzi era già entrata e gli altri sembravano troppo occupati a prendere posto, per notare il gruppetto che restava in dietro.
«Volete piantarla di fare i bambini voi due? Gli altri ci aspettano» Li sgridò Pansy.
«Appunto, ragazzi ci precedete dentro per favore? Vorrei parlare un secondo con Harry» E adesso che voleva? Sgridarlo con comodo? Annuendo, Pansy si allontanò e gli altri la seguirono. Per fortuna Boot aveva avuto la buona idea di sparire non appena lui e Draco avevano iniziato a battibeccare.
«Si può sapere che vuoi? Hai intenzione di farmi fuori e non volevi testimoni?» Draco ridacchiò.
«No, idiota. Ma non ho ci penso neanche a entrare là dentro con te in questo stato. Ci siamo già lasciati trasportare dalla rabbia in uno di questi incontri. Mi è bastato!» Certo, quando avevano guardato la danza delle fate. Chissà per quale ragione Harry ricordava solo quel particolare e non che, pochi minuti prima, aveva cercato di lanciare un'imperdonabile contro il ragazzo che amava.
«Quante volte ancora devo dirti che mi dispiace?» Rispose con stizza, calciando l'aria con un piede.
«Non voglio le tue scuse. Ti ho perdonato ancora subito. Non è quello che sto cercando» Draco si comportava in modo strano, come se lo stesse studiando.
«Che vuoi allora?» Ripeté Harry e il suo tono di voce sorprese anche lui. Draco retrocesse e lo scrutò con ancora più apprensione.
«Vorrei che parlassi con me» Rispose con circospezione. A Harry ritornò in mente la sera in cui Hagrid gli aveva mostrato i draghi, durante il torneo Tre maghi.
«Sembra che tu stia tentando di domare un drago» Gli disse, di punto in bianco, scoppiando a ridere.
«Lo sapevo che eri strano, Harry, ma non pensavo così tanto!» Replicò Draco, avvicinandosi. Non aveva più paura di lui? Harry lo prese per la vita e Draco non oppose nessuna resistenza.
Le loro labbra si incontrarono quasi per sbaglio, con timidezza, come se volessero sondare l'uno le intenzioni dell'altro. Poi Harry ruppe l'indugio e si tuffò in un bacio da togliere il fiato.
«Wow» Ansimò Draco. «Devo discutere con te più spesso!»
«Più di quello che facciamo ora? Povero me!»
Draco però non rideva più. «Dimmi la verità, Harry, sei arrabbiato?» Lui scosse la testa.
«Vi ho sentito, poco fa» Confessò. «Tu non pensi che io mi arrabbi per niente, vero?»
Fu il turno Draco di scuotere il capo. «Senti, lo sai anche tu che tendi a incazzarti spesso, ma, di solito lo fai per un buon motivo. Aver accettato l'iscrizione di qualche ragazzo al nostro gruppo segreto, non mi sembrava affatto tale» Gli disse lui, le fronti unite si fissavano negli occhi e quelli di Draco erano tanto luminosi, quasi trasparenti. «Ma la Granger e Weasley insistevano... loro sono i tuoi migliori amici, ti conoscono da più tempo, ho creduto avessero dei validi motivi...» Concluse, abbassando lo sguardo. Possibile che Draco potesse essere tanto insicuro? Credesse di conoscerlo così poco?
Harry lo strinse ancora di più e Draco sollevò lo sguardo. «Invece, tu avevi ragione e loro torto!» Sorrise. «Questo cosa ti dice?»
Draco sbuffò. «Che i tuoi amici sono dei cretini»
«No! Il cretino sei tu, per aver creduto che ci fosse qualcuno più vicino a me di quanto non lo sia tu!» Lo lasciò andare e incrociò le braccia sul petto. «Forse Hermione sa qual è il mio libro preferito e Ron, probabilmente ti saprebbe dire quale squadra di Quidditch mi piace, ma sei tu e solo tu che sai cosa c'è nel mio cuore. Ricordatelo la prossima volta che ti consigliano di fare qualche sciocchezza» Lo sgridò, anche se faceva fatica a mantenere una faccia seria, con Draco che lo guardava con quell'espressione fra il sorpreso e il compiaciuto.
«Quindi posso prendere le decisioni al tuo posto? Perché ci sono un paio di cose che...»
«Non ho detto questo! Demone di un Serpeverde. Lo sai benissimo a cosa mi riferivo!» Lo fermò prima che completasse il pensiero, farlo proseguire per quella strada era decisamente pericoloso, anche un incosciente come Harry se ne rendeva conto.
La porta della Stanza delle Necessità si aprì cigolando e il viso arrossato di Pansy apparve. «Vi volete muovere? Prima che mio marito e suo fratello facciano saltare in aria tutti con quei loro maledetti fuochi!»
Harry e Draco si scambiarono uno sguardo complice, poi si presero per mano e, assieme, entrarono nella stanza.
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