Duello

«Pensavo che dovessimo uscire dal Castello, Potter» Lo canzonò Blaise «Forse non te ne sei accorto, ma l'uscita è dall'altra parte»

«Intendi la porta principale?» Berciò lui, indicando in lontananza il grande portone serrato. «Quella dove fanno la guardia sia la McGranit che Vitius? Pensi di riuscire a passargli davanti senza che se ne accorgano?»

Zabini piegò la testa di lato, «Non siamo tipo invisibili?»

Harry gli scoccò un'occhiataccia di scherno. «Davvero credi che quei due debbano "vederti" per capire che stai provando a fregarli? Hai mai provato a copiare a Trasfigurazione?»

Blaise deglutì. «Quella donna ha gli occhi anche dietro alla testa, te lo dico io»

«Quando fai così mi ricordi tanto Ron. Per Merlino, ma non dovevate essere voi Serpeverde quelli furbi?» Lo afferrò per la cravatta e lo trascinò lontano dall'atrio, in un anonimo piccolo corridoio poco utilizzato. 

Pansy ridacchiò. «Credo che stiamo per vedere uno dei famosi passaggi segreti dei Grifondoro» e diede di gomito all'amico.

Blaise alzò gli occhi al cielo. «Potter, Potter! Noi Serpeverde non riveliamo i nostri segreti ai rivali»

Pansy lo colpì con il gomito. «Non ci sono rivali qui, Blaise, solo alleati... amici» Gli mise una mano sul polso. Forse era strano, ma Harry si sentì confortato di avere vicino qualcuno che fosse in grado di sdrammatizzare, di riderci sopra. E poi, per una volta era bello avere qualcuno che lo appoggiasse in pieno, senza mettere in dubbio il suo giudizio e le sue capacità.

«Certo "amico", ma dove diavolo siamo?»

Harry si guardò attorno. «Non ne sono sicuro del tutto, ma credo che per di qua li prenderemo alle spalle» Si levò il mantello di dosso, tanto nessuno poteva vederli, e si infilò dietro a una statua. Il passaggio era stretto, Blaise battè la testa non appena entrato.

«Ahi!» 

Pansy gli rise in faccia. «Piegati, tesoro, o ti cresceranno le corna»

Harry ebbe pietà di lui. «Solo il primo tratto è così basso, appena dopo la curva c'è più spazio»

«Quale curva, Potter?» Blaise si massaggiò la fronte con una smorfia di dolore. 

«Lumus maxima» La galleria s'illuminò. «Quella curva. Sbrigatevi, fra poco i gemelli faranno saltare tutto e io preferirei davvero essere fuori da qui» Accelerò il passo e si trascinò dietro Pansy che gli aveva afferrato un lembo della felpa. La puzza di muffa saturava l'aria, dal muschio sul soffitto piovevano su di loro minuscole e fitte goccioline d'umidità.

«Non per mettere in dubbio il tuo giudizio, tesoro, ma cosa pensi di fare una volta che saremo usciti?»

Harry non aveva né tempo né voglia di inventarsi una linea d'azione che tanto avrebbe finito per non seguire, quindi optò per una sincerità brutale. «Non ne ho idea. quando sono lì, vedo» Ecco, adesso sarebbero cominciate le lamentele.

«Perfetto, allora improvvisiamo» Fu l'unico commento di Blaise.

«Cercate di non fare niente di troppo stupido» Aggiunse Pansy.

Cosa? Tutto qui? Nessun piagnisteo. Nessuna discussione infinita? Gli piacevano i Serpeverde!

Blaise si fermò, si grattò il naso e indicò dritto davanti a sé. «Quella è l'uscita?»

«Quel varco da cui entra la luce e anche folate gelide di vento misto a neve, tesoro?» Cinguettò Pansy. «Non sono un'esperta di cunicoli ma mi pare possibile»

«Cazzo nevica!» Berciò Harry.

«Hai paura di bagnarti più di così, Potter?» Blaise sollevò un angolo della bocca, certo che era proprio bravo a imitare la smorfia ironica di Draco.

Harry sbuffò e si infilò il mantello in tasca. «Questo non ci serve a molto se i fiocchi di neve ci si accumulano sopra» Avevano appena detto addio al loro unico vantaggio. L'eco di un'esplosione rispose al suo ultimo pensiero. Altre la seguirono a raffica, si avvicinavano sempre più, fino ad arrivare proprio davanti a loro, appena fuori dall'apertura.

«Sai tesoro?» Pansy tirò fuori la bacchetta. «Non credo che ci vedranno comunque» 

Corsero fuori, fra la neve e le scintille dei fuochi artificiali. Sembrava un bombardamento. I razzi saettavano fischiando da una parte all'altra. In un angoletto nascosti dietro ad alcune rocce, Harry intravide Lee e Seamus che incendiavano le micce di un grosso petardo.

«Non fermatevi!» Urlò, prese per mano Pansy e cominciò a correre verso il cancello. Non aveva idea di quanto sarebbe durato il diversivo dei ragazzi, ma doveva arrivare alla passaporta prima che finisse il casino. 

«Di qua!» Gridò Blaise, afferrandolo per una spalla e facendolo voltare verso... Kingsley!

Che diavolo ci faceva lui lì? Dal nulla apparvero al suo fianco altri Auror. Si erano disillusi, dannazione! Per questo non li avevano visti fino a quando non ci erano praticamente finiti addosso.

Malocchio Moody apparve dietro le loro spalle, la bacchetta puntata alla sua testa. «Potter! Che diamine ci fai fuori da scuola?» 

«Che ci fate voi, qui!» Harry non era disposto a lasciarsi fermare, non a un passo dal traguardo

«Non sono cose che ti riguardano, ragazzino» ringhiò l'ex professore. «Torna dentro e lascia fare ai grandi» Era stufo di farsi chiamare ragazzino, dannazione, e anche lui aveva la bacchetta pronta!

Moody neanche si accorse che aveva lanciato l'incantesimo, la sua bacchetta volò via e lui la guardò cadere nella neve, lontano. «Ma che cav...» Non finì neppure la frase.

«Bombarda!» urlò Harry appena davanti ai propri piedi. Non voleva colpire nessuno, ma l'onda d'urto dell'incantesimo si sarebbe sprigionata tutta verso gli auror. Sarebbe stata sufficiente? Nessuno rimase in piedi.
Sì, era sufficiente.

«Correte!» Schizzò verso la passaporta. Un ululato gli gelò il sangue a pochi pollici dalla meta. «Che cosa è stato?» Dalle ultime propaggini della foresta uscirono i lupi mannari. Non era luna piena, ma non potevano essere che loro Alcuni correvano a quattro zampe anche se erano completamente umani! 

«Quello e Greyback!» Urlò Remus. Un momento? Da dove era arrivato? Harry si voltò, non solo Remus, ma anche gli altri insegnanti erano usciti e lanciavano maledizioni contro i lupi.

Severus lo fulminò. «Se non ti uccide il Signore Oscuro ci penso io, ragazzino!» Harry sorrise.

«Filipendo!» Corde invisibili si avvolsero attorno alla gamba di un lupo che cercava di saltare addosso a Pansy e lo gettarono lontano. 

«Grazie» Gli disse lei «Confringo!» Esclamò e un gruppo di rocce esplose seppellendo un paio di avversari.

«Buona idea. Confringo» Urlò Harry, e venne giù mezza montagna!

«Esibizionista!» Si lamentò la ragazza, gli ultimi pezzi di fango e detriti si fermarono giusto davanti alle sue scarpe.

«Carpe retractum!» Strillò ancora Harry e alcuni crostoni di roccia franati volarono verso di lui legandosi fra loro. Volteggiò la bacchetta sopra la testa e quelli seguirono il movimento come agganciati a un lazo! «State giù» Ordinò e molti dei suoi compagni si buttarono a terra. Per fortuna i mannari non furono altrettanto svegli e si beccarono la palla di pietra in piena testa. Solo Neville, che era arrivato assieme agli altri studenti, non fu abbastanza svelto nell'abbassarsi. «Scusa Nev!» Gridò Harry. Per fortuna era almeno riuscito a rallentare il colpo e Neville, sdraiato a terra, sollevò il pollice per segnalare che stava bene.

«Te la sei cavata» Blaise lo guardò malissimo. Le maledizioni cominciarono a piovere su di loro. Dietro la carica dei mannari, indisturbati, decine di Mangiamorte, con le loro maschere bianche e i mantelli con il cappuccio, avevano preso posto indisturbati e avevano eretto una gabbia magica.

Le sbarre di luce dorata non avrebbero fatto passare nessuno, neanche con una passaporta. Un ululato stridulo lacerò l'aria. «Il mio signore non correrà rischi stavolta, Potter» L'unico lupo che reggesse una bacchetta, Greyback! «Ci penseremo noi a farti fuori!» Un raggio verde partì verso di lui, seguito da altri dieci. 

«Protego maxima!» Gli avada rimbalzarono sul suo scudo. «Stupeficium! Stupeficium! Fianto duri!» Era riuscito a schiantarne solo due nel tempo fra una scarica di avada e l'altra. Adesso si sarebbero organizzati e la sua protezione non avrebbe retto per sempre. 

«Reggetevi ragazzi!» Quella voce! Non poteva essere. Eppure... era lui. Silente! Il preside era lì, al suo fianco. Gli fece l'occhiolino e puntò la bacchetta a terra. «Domusterra» Tutto il mondo tremò! Finirono a terra, alleati e avversari, tutti democraticamente piegati dall'incanto di Silente. 

Poi il preside volse la bacchetta verso la cupola. «Deletrius!» Come una grossa gomma per cancellare l'incantesimo fece sparire le sbarre magiche, una a una, cancellandole dal cielo.
Erano liberi!

«Grazie!» Mormorò Harry, l'anziano mago chinò gli occhi, come a scusarsi e questa distrazione gli fu fatale. 

«Petrificus totalus!» Silente si irrigidì, solo gli occhi potevano ancora muoversi.

«Signor Preside!» Urlò Harry correndo verso di lui.

«Fermo!» Ordinò l'uomo a denti stretti, poi calò lo sguardo sulla passaporta che giaceva dimenticata nel fango, proprio ai suoi piedi. «Corri a salvare l'uomo che ami Harry» Il suo sguardo si addolcì. «Mi sbagliavo, non c'è nulla di più importante dell'amore»

«Recido!» Urlò l'avversario senza volto che aveva intrappolato Silente. L'ultima cosa che Harry vide, mentre veniva inghiottito dal vortice della passaporta, fu la testa del preside che cadeva, staccata dal corpo. Sullo sfondo Hogwarts saltava in aria.

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«NOOOO!!» L'urlo lo seguì fino alla stanza vuota e silenziosa che era la sua destinazione. 

«Accio!» La sua bacchetta volò via. «Potter! Che diavolo è successo? Che ci fai qui» 

«Lestrange! Ti ucciderò maledetta!»

«Muffliato!» Un ronzio fastidioso gli riempì le orecchie. La testa gli esplose di dolore. Certo! Il colpo che aveva ricevuto! Doveva riposarsi e non lo aveva fatto, era strano che avesse resistito fino a allora. Si portò le mani alle tempie e corde invisibili si avvolsero attorno al suo corpo.

«Lasciami andare!»

«Sta zitto stupido ragazzino. Levicorpus!» Si sollevò da terra, la testa in basso e i piedi verso il soffitto. Il dolore aumentò. «Qualcosa deve essere andato storto. Entra qua dentro e cerca di non fare niente di stupido, se ci riesci»

Lo sbattè sul pavimento senza tanti complimenti e chiuse la porta. Il buio era totale.

«Harry!» Draco!

«Draco!» Forzò le corde e si trovò libero. «Draco dove sei?» Qualcosa di caldo urtò la sua mano e si trovò Draco fra le braccia. Lo strinse come se fosse l'unico punto fermo in tutto l'universo. «Stai bene? I tuoi occhi?» Gli sfiorò le palpebre dolcemente, sembrava tutto a posto. «Per fortuna sono arrivato in tempo»

«In tempo per cosa? Che ci fai qui?»

«Cosa vuol dire che ci faccio qui? Sono venuto a salvarti!» Le lacrime gli rigavano il volto e Harry non sapeva se erano di sollievo o di cordoglio. «Silente è morto, Hogwarts è distrutta, ma almeno tu sei salvo, per il momento» Spinse via Draco che lo lasciò di malavoglia ed ecco che il dolore ricominciò. 

Era giusto! Lui doveva soffrire. Era ancora una volta colpa sua, della sua irruenza, se tutto era perduto. Senza la guida del preside i suoi compagni non potevano che essere caduti nelle mani del tiranno, i nemici erano troppi, molti più degli avversari, non potevano tenergli testa.

«Pensavo che fossi diverso» Man mano che gli occhi si abituavano all'oscurità riusciva a distinguere le forme. «Che dessi valore alle persone che ti stanno a fianco»

«Cosa dovrei fare? Non lo vedi? Siamo prigionieri, Voldemort ha vinto, Silente è morto ed è tutta colpa mia» Deglutì, lo sguardo perso nei ricordi. «Ho visto la sua testa cadere, nella neve sporca... la barba rossa di sangue» Non avrebbe mai più scordato quel momento, quella scena avrebbe popolato i suoi incubi per tutto il resto della sua vita. Si raggomitolò a palla, le ginocchia al petto, la testa incassata nelle spalle, e pianse, pianse e pianse.

«Harry, non darti la colpa, era condannato comunque» Draco tentò di abbracciarlo di nuovo e lui lo respinse. «Hai visto la sua mano? Era una maledizione incurabile. Soffriva molto, ma ha resistito tutto questo tempo per starti vicino. Non puoi salvare tutti»  Draco gli si sedette di fronte, sul pavimento.

«Me lo ripetono tutti» Forse era il momento di cominciare a crederci per davvero.

Draco sbuffò un colpo di tosse, che poteva essere un sorriso. «Forse hanno ragione. E Voldemort non ha vinto! Ricordi? "Nessuno dei due può vivere se l'altro sopravvive" Tu sei vivo, quindi lui non ha vinto»

Una rabbia impotente gli esplose nel petto. «E anche fosse? Sono suo prigioniero e sono disarmato. Deve solo scegliere il modo che più gli piace per farmi fuori»

«Possiamo! Non "posso"» Lo corresse Draco, spiazzandolo.

«E che cazzo vorrebbe dire?»

«Che Voldemort ha commesso un errore, amore mio, qualcosa che gli costerà la vittoria» Amore? Perché lo chiamava così? E perché si sentiva tanto bene, all'improvviso? 

«E sarebbe?»

«Ci ha messo nella stessa cella» Harry era sicuro di aver visto i suoi occhi brillare di malizia, anche se al buio riusciva a malapena a scorgere la sua sagoma. «Ricordi cosa ha detto Hermione? Assieme siamo più forti»

Era vero! Hermione lo ossessionava con quella storia da mesi, lo aveva tempestato di ragioni a supporto della sua teoria, per convincerlo a tornare sui suoi passi e riconquistare Draco, eppure...

«E se si sbagliasse?»

Draco gli tese la mano. «Ha mai sbagliato?» Intrecciò le dita con le sue. «Quando sto con te sento che siamo invincibili»

Harry sentì qualcosa di potente risvegliarsi nel suo cuore: la speranza, assieme al suo amore per Draco. «Allora che facciamo?» Si alzò in piedi, era un ragazzo completamente diverso dalla palla di insicurezze che non vedeva un futuro.

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