Dopo Natale, nuovi equilibri

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Adesso era proprio stufa! 
Pansy scese dal treno e, senza aspettare nessuno, si avviò verso le carrozze. Che ci provassero a salire con lei, li avrebbe fatti saltare in aria. Alle sue spalle, quel deficiente di suo marito, le corse dietro.

«Pansy, amore, aspettami»

E dietro di lui, suo fratello Fred. «George, amore, aspettami»

Pansy si voltò, minacciandolo con l'indice. «Adesso sono "amore"? Sparisci tu» Abbaiò a Fred che fece dietro front. Codardo. «Mi hai rivolto la parola a malapena per tutte le vacanze e non ti ho detto nulla» Alzò un dito. «Non hai mai aiutato con le tue figlie» Alzò il secondo dito. «E adesso te ne esci con "Sono stanco, non ho voglia di blaterare"» Pansy fece un passo in avanti, i suoi occhi si assottigliarono fino a diventare due punture sulla coscienza di George. Lui retrocesse. «Blaterare! Sicché io, tua moglie, blatero? Sei stato due settimane a ascoltare le farneticazioni di mio padre e tuo fratello!»

«Pan... ti prego...» La scongiurò lui, gli occhi pieni di rammarico.

«Mi hai stufato George Weasley! Vuoi stare con mio padre? Stacci! Sposati lui!» Si tolse l'anello nuziale e lo buttò a terra, ai piedi del povero George, poi afferrò Hermione che, ignara passava loro a fianco, con il naso perso nel libro di Rune Antiche e la trascinò verso le carrozze. «Sali tu con me, stiamo fra ragazze»

Alle sue spalle sentì Ginny ridacchiare. «Non preoccuparti Georgie, vedrai che le passa» Un singulto contrito accolse le sue parole, era George che si stava pentendo di averla trattata a quel modo? Se lo augurava proprio. «Adesso però vado a salvare Hermione, prima che la faccia impazzire» In un lampo fu al suo fianco e la prese sotto braccio.

«Non dovresti consolarlo sempre» Le sussurrò Pansy, di malumore.

«Non ci riesco, guarda come soffre»

Pansy si gettò un'occhiata furtiva alle spalle, George la seguiva a testa bassa, tenendosi al suo fianco Fred e Blaise cercavano di consolarlo, mentre Potter li seguiva fissandosi i piedi. Che noia, era depresso da Natale, non ne poteva più neanche di lui. «Sì, vedo. Però se l'è meritato»

Ginny le si strinse addosso e mise la testa sulla sua spalla. «Dai cognatina, perdonalo. Non è colpa sua... è che non ci arriva» Inutile, sapeva già che avrebbe ceduto, ma doveva sforzarsi di tenere il punto almeno fino al Castello. 

Due sole carrozze li attendevano, solo loro avevano lasciato la protezione di Hogwarts durante le feste. Non c'era da meravigliarsene, se le voci che aveva sentito erano vere, c'era da aver paura là fuori. Soffocò un moto di fastidio, anche quell'estate non sarebbe riuscita ad andare in luna di miele. 

Salirono solo loro tre sulla prima carrozza, lasciando ai ragazzi la seconda. Ginny si accoccolò al suo fianco, cercando riparo dal vento invernale, mentre Hermione, di fronte a loro, non distoglieva gli occhi dalla strada, neanche, così facendo, potesse far correre la carrozza più veloce. Stava pensando a Theo, di sicuro. Pansy sentì il nodo che le tormentava lo stomaco aprirsi e sulle labbra le fiorì un sorriso. «Ti manca, vero?»

L'amica piegò la testa, le guance rosse e non solo per il freddo. «Dovevo restare a scuola, quindici giorni senza neanche un messaggio» Sbuffò, ma era una posa che non ingannava nessuno. 

Ginny ridacchiò. «Certo! Chissà come sei infuriata» 

Hermione alzò gli occhi al cielo e una folata di vento improvvisa la fece lacrimare. «Vedremo quando toccherà a te»

La ragazza si raddrizzò, Pansy sentì freddo dove lei l'aveva tenuta calda. «Non ci sperare. Non ho intenzione di soffrire per nessuno»

«Che sciocchezze dici? Innamorarsi di qualcuno non significa per forza soffrire» Perfetto! Hermione era salita in cattedra.

«E scommetto che Nott è il ragazzo perfetto, non è vero?» La canzonò Ginny, che magnifica perfida Grifona! I pazzi idealisti che avevano teorizzato una distinzione fra le case erano appunto questo: pazzi! Mentre lei si perdeva nei suoi pensieri, Hermione e Ginny proseguivano con la loro scaramuccia, fino a quando, non la tirarono di nuovo in mezzo.

«Tu che ne dici Pansy?» Hermione la fissava con gli occhi pieni di speranza. Merlino! Che aveva detto?

«Oh sì, Theo è fantastico» Rispose, arrampicandosi sugli specchi. «E tu fai male a non pensare all'amore» Puntò l'indice sul naso di Ginny. «Dovresti pensare a accasarti con un bravo ragazzo purosangue e darmi tanti nipotini» Si mise una mano su un fianco, in una comica imitazione di suo padre.

Le ragazze scoppiarono a ridere e un po' del suo malumore se ne andò. Sulla slitta dietro di loro George allungava il collo per spiarla. Che carino!

«Ci stavamo chiedendo se ci sarà il budino per cena» Ginny si asciugò una lacrima. «Ma non appena troverò il modo di mettere incinta una ragazza sarai la prima a saperlo»

Che commento volgare. Pansy storse il naso. «C'è sempre il medaglione dei Black» Ginny spalancò gli occhi. «Come credi che sia nato Teddy Lupin? Non ti sei accorta che il professor Piton aveva le tette l'anno scorso?» Povera Ginny! D'un tratto divenne verde.

«Vuol dire... pensavo fosse una pozione.... e che funzionasse solo con i maschi!» Balbettò, tenendosi al sedile.

«Tesoro, respira» Le ordinò e la prese per le spalle. «Non te lo ha detto nessuno? E' un medaglione maledetto, è di Draco» Ginny sembrò riprendersi.

«Allora era davvero lui la ragazza che Harry ha portato al ballo» Accipicchia, i suoi amici non l'avevano informata per niente.

«Sì, ma non lo deve sapere nessuno» Si intromise Hermione con l'aria arrabbiata. Allora lo avevano fatto di proposito? E beh, ormai era fatta. Pansy si strinse nelle spalle e la carrozza rallentò. 

«Guarda Hermione, siamo arrivate» Abbassò la voce. «Tra poco potrai sgridare il tuo Theo» Sbatté le palpebre e Hermione arrossì, mentre Ginny tentava una coraggiosa risatina stentata.

Smontarono dalla slitta, il vento carico di neve le scompigliò i capelli. George le fu a fianco, senza osare avvicinarsi e senza alzare lo sguardo. Molto bene, forse si stava rendendo conto del suo comportamento o, per lo meno aveva il buongusto di mostrarsi contrito.

Entrarono nell'atrio, non c'erano molti studenti ad attenderli, però Neville proprio davanti all'entrata e accolse Blaise con un bacio spettacolare. Molti fischi ammirati e gridolini eccitati accolsero lo sfoggio smaccato del loro amore. A lei non piaceva molto, mostrare tanto affetto in pubblico, però Blaise che si lasciava andare a quel trasporto era così bello. Quasi non notò il gruppo di Charlotte che circondava Hermione. Quasi.

«Charlotte! Ma che piacere vedere te e le tue amiche» Che pettegole, cercava di averci meno a che fare possibile. 

«Pansy, tesoro. Siamo venute ad accogliere i coraggiosi. Avete avuto brutte esperienze in questo periodo lontano dalla protezione sicura della scuola?» gli occhietti falsi lanciavano dardi di trionfo. Ma che aveva? E dov'era Theo? Hermione sembrava livida. 

«Eravamo perfettamente al sicuro, Charlotte cara» Si sarebbe strappata le lingua a morsi prima di ammettere con quella vipera una qualunque manchevolezza e poi, erano stati al sicuro sul serio quanto a Hogwarts, non doveva neanche mentire.

L'arpia si mise le mani intrecciate sul petto. «Gioia mia! Che sollievo mi dai. Eravamo tutte in tale apprensione» Fece scorrere lo sguardo a destra e a sinistra sulle ancelle della sua corte e quelle, oche senza cervello, annuirono con convinzione. Quanto erano false.

Fece scivolare un braccio attorno alla vita di Hermione, non sapeva cosa le avessero detto, ma dalla sua espressione non doveva essere niente di bello, «Mi spiace che vi siate preoccupate» tubò, con la voce più dolce e falsa che le riuscì di fare. «Adesso però sarà meglio che andiamo a cambiarci per cena» Cercò di muoversi ma Hermione era inchiodata al pavimento. dalle scale del sotterraneo era appena spuntata la testa preoccupata di Theo.

Meno male! Pansy tirò un sospiro di sollievo. Le sciocche amiche di Charlotte ridacchiarono. Aspetta, che stava succedendo? Troppo tardi si rese conto che qualcosa non andava. Sotto i suoi occhi impotenti Hermione si fece in contro a Theo. «Lascia che ti spieghi, Herm...» Lo schiaffo gli fece voltare la faccia dall'altra parte.

Fu come una cannonata nel bel mezzo dell'ingresso. Tutti i ragazzi che si stavano radunando per la cena si voltarono verso di loro. Theo si guardò in giro, poi si fermò su di lei, l'unica che non ridacchiasse o parlottasse alle sue spalle. Hermione corse via in lacrime lasciandolo lì a fronteggiare tutti da solo, che situazione! 

Theo avanzò fino a Charlotte, per un attimo Pansy temette che l'avrebbe schiaffeggiata, invece, chissà come si trattenne. «Sei un'enorme stronza!» Si voltò sui tacchi e se ne andò, accompagnato da gridolini imbarazzati e urletti maliziosi. Che schifo, si vergognava di essere una ragazza.

Prendersele con quella poco di buono isterica di Charlotte significava solo darle importanza, quindi trattenne Ginny che la stava caricando con un pugno, poi Ron e in fine disarmò Potter. «Voi prendetevela con quest'oca, se volete. Io vado a cercare Hermione» Prese le scale della torre di Grifondoro, pregando che la seguissero, ma senza preoccuparsene. Che facessero quello che volevano, lei doveva trovare Hermione e farla ragionare prima che lo facessero loro.

Con la coda dell'occhio vide Potter prendere il corridoio a destra, buona idea. «Voi cercatela nel dormitorio, io vado in biblioteca» Urlò a Ginny e ai suoi fratelli che la tallonavano sulle scale. Poi voltò e prese per la torre di astronomia.

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Uscì sotto le stelle, la cupola di magia che teneva lontano vento e gelo creava un effetto incantato con la neve. I fiocchi vorticavano attorno alla barriera trasparente in romantici mulinelli, il silenzio ovattato dava l'impressione di trovarsi in un altro mondo, uno intessuto di magica meraviglia. Dall'altro capo del tetto, abbracciati, Harry e Hermione sembravano impegnati in una sorta di danza del dolore.

Sperò che Potter non avesse già fatto troppi danni, ma trattandosi di lui, Pansy dubitava che avesse detto più di tre o quattro parole.

«Allora ci avevo visto giusto» Si annunciò. Hermione sollevò la testa dal petto di Harry, senza lasciarlo andare. «Tesoro, si può sapere che è successo?» Le carezzò la testa e lei le buttò le braccia al collo.

«Oh Pansy» Tirò su col naso. «Come ho potuto essere tanto sciocca? Come ho fatto a fidarmi?»

«Non fare così, adesso» Cercò di calmarla con lente carezze sulla schiena. «Perché non mi dici come mai hai schiaffeggiato Theo?» Hermione singhiozzava piano. «Voglio dire... è un ragazzo, probabilmente se lo merita» L'amica sbuffò una risatina nervosa. 

«Tutti i ragazzi sono degli stronzi» Bofonchiò, sulla sua spalla. «Presenti esclusi» Si affrettò a precisare a beneficio di Potter che annuì distratto. 

Pansy provò ad assecondarla. «Ben detto! Però perché questo stronzo in particolare sarebbe così stronzo?» Hermione si staccò da lei e si appoggiò al parapetto. Il vento agitava i fiocchi di neve alle sue spalle senza che neanche uno dei suoi capelli si muovesse, che spettacolo affascinante. 

Si prese il tempo per riordinare le idee, o forse, per trovare il coraggio, poi buttò fuori tutto d'un fiato. «Ha baciato un'altra ha tradito la mia fiducia non voglio più saperne di lui» Era talmente agitata che Pansy faticò a decifrare al frase.

«Vuoi che lo affatturi?» Si intromise Potter. «Devi solo dirlo. Conosco certi incantesimi... non si accorgerebbe neanche da dove arrivano»

«Sì. Magari questa soluzione la lasciamo per un'altra volta. Potter il vendicatore!» Lo canzonò Pansy. «Fammi capire. Theo, il tuo Theo. Lo stesso ragazzo che ti ha aspettato per mesi e che lascia che tu lo metta sempre al secondo posto dietro quel bambino di Potter, proprio lui, avrebbe baciato un'altra ragazza?»

Hermione fece di sì con la testa. Un movimento lento e greve per sottolineare la serietà della faccenda. Pansy non sapeva se ridere o arrabbiarsi. «L'ho letto nei suoi occhi, aveva lo sguardo colpevole» Inutile, quella ragazza non capiva proprio nulla.

«E scommetto che invece è stata quell'arpia bugiarda di Charlotte a dirti che Theo aveva fatto una cosa simile, vero?» 

Hermione sbuffò, incrociando le braccia. «No, lei era solo la vittima!»

Oh Merlino! Adesso cominciava a capirci qualcosa. «Certo, non fa il lavoro sporco di persona, te lo ha fatto riferire da una delle sue fedeli suddite»

«Me lo ha detto una sua amica, va bene. Ma lei sembrava starci male più di me e poi, te l'ho detto, Theo aveva l'aria colpevole»

Adesso basta. Era ora di darci un taglio. «Ma la vuoi piantare? Un Serpeverde colpevole non si comporta certo così. Cercherà di sviare, di raccontarti qualche cosa che ti distragga, minimizzerà la cosa e si mostrerà offeso ogni volta che ne parli. Non arriva certo tutto preoccupato, con il fiatone e ti chiede di lasciarlo spiegare!» Hermione la guardò storta, Potter si grattò la testa con aria assorta.

«In effetti...» Mormorò lui sistemandosi gli occhiali. «Sembra una cosa che Draco avrebbe potuto fare»

Hermione spalancò la bocca.

«E poi, hai pensato che Charlotte è la più subdola, perfida serpe che esista al mondo?» Aprire gli occhi le avrebbe fatto solo bene. «Il suo passatempo preferito è far litigare gli altri, se hai la sfortuna di finire sotto mira, puoi star certa che, prima o poi, ti colpirà dove meno te l'aspetti»

«Ma che dici? Come mai non ne abbiamo mai sentito parlare?» Domandò Potter, le solite questioni di poca importanza. Uffa, che banalità.

«Perché abbiamo sempre cercato di tenervene alla larga» Non era ovvio? Potter abbassò lo sguardo un'ombra di dolore passò nelle iridi verdissime velate di tristezza. Aveva capito. Draco lo aveva protetto anche da lei. 

«Ma io che le avrei fatto di male?» Hermione sembrava prossima alla collera, così non andava.

«Se la sarà presa perché non l'abbiamo lasciata entrare nell'Esercito di Silente e tu eri il bersaglio più facile» Riflettendoci non poteva essere che così. «Non avrebbe mai colpito me o Blaise, Draco è al di fuori della sua portata e Potter...» Guardò un istante il ragazzo con le spalle curve e la testa china. «Lui sembra in grado di farsi male da solo a sufficienza»

«E Ron? Perché non se l'è presa con lui?» 

«E come faceva? Gli impedisce di mangiare o di appisolarsi a storia della magia?» Hermione arrossì. 

«Non è che vorrei che avesse fatto del male a Ron, è solo che...»

Pansy l'abbracciò. «Non preoccuparti, ho capito» Le fece l'occhiolino e Hermione ricambiò il suo abbraccio. «Sai? Io non credo che Theo abbia veramente baciato Charlotte, ma se lo ha fatto, la colpa non è sua» Hermione parve rifletterci. 

«Credi che dovrei...»

«Gli hai mollato proprio un bel ceffone e davanti a tutti... secondo me, per lo meno, dovresti scusarti» 

«E magari poi senti anche la sua versione» aggiunse Potter. E bravo Harry! Ogni tanto dice anche qualcosa di giusto. 

Era proprio il momento di dirgli due parole. «Tu invece? La pianti con la depressione?» Potter trasalì. «Non sei d'aiuto a nessuno se resti così» Il ragazzo retrocesse, come se fosse spaventato da lei. Maschi! Una causa persa. E lei illusa a provarci ancora. 

«Tu non hai idea del mio inferno interiore» Parole velate di sconforto e di senso di colpa. Ad occhi bassi Potter fece per prendere le scale.

«Non ci provare! stavolta non scappi.» gli bloccò la fuga. «E' da Natale che ti nascondi, trascuri i tuoi amici e trascuri i tuoi doveri» Lui la fissò in trappola. «Lo sappiamo che non ti alleni più, abbiamo sentito Piton e il professor Lupin che si lamentavano» Ed Harry arrossì. era la conferma che cercava, dopo la scenata del pranzo di Natale.

«Pansy, forse dovremmo essere un po' più comprensive con lui» La esortò Hermione. Niente affatto, non le avrebbe permesso di coccolarlo come suo solito. 

«Io credo invece che certe cose vadano dette in faccia» Mise le mani sui fianchi. «Una bella doccia fredda non può fargli che bene» Entrambi si fissarono le punte delle scarpe. «Non credere, Potter, ce ne siamo accorti tutti di come hai difeso Piton, ma da come arrossisci adesso mi viene il sospetto che sia tu a non aver capito cosa è successo»

Potter alzò lo sguardo, aveva gli occhi lucidi di lacrime. «Cosa ci sarebbe da capire? Ho una stupida imbarazzante cotta per un insegnante che, oltretutto è sposato con uno dei miei più cari amici!» Urlò disperato. «Si può essere più patetici di così?» A Pansy venne da ridere, che cosa credeva? Che si sarebbe salvato con una scenata? 

«Allora è questo che credi? Ti saresti preso una cotta per il Professor Piton?» Non riuscì a trattenere una risata.

«Certo! Ridimi anche in faccia» Hermione gli mise una mano sulla spalla. 

«Non mi sto prendendo gioco di te, Harry, ma trovo sciocco che tu ti confonda a questo modo» Potter si fece attento. «Possibile che tu confonda l'affetto con un sentimento completamente diverso? Prova a pensarci. Cosa provi veramente per il professore? Vorresti... baciarlo? Stringerlo? Infilare la mano sotto la tonaca nera?» Harry rabbrividì. Aveva fatto centro.

«Che schifo» Mormorò fra sé.

«Non sembra una prospettiva gradevole, vero?» Il ragazzo annuì. «Però ti piace, provi qualcosa? Magari ti fa sentire al sicuro? Pensi che potresti confidargli tutto? Credi che ti aiuterebbe se tu fossi nei guai?» Harry sembrava smarrito, forse ci stava arrivando. «Come, che ne so, un fratello maggiore, oppure come farebbe un padre?» Si illuminò. Ecco che lo aveva capito anche lui.

«Tu dici che...» Non riusciva a parlare, aveva capito ma restava pur sempre Potter, non avrebbe mai trovato le parole giuste per esprimerlo.

«Che ti sei affezionato al pipistrello e lo consideri una specie di figura paterna? Per quanto improbabile, sì, è quello che sto dicendo» Si scostò e gli liberò la strada verso le scale. «E poi, il professor Piton non è più lo stesso da un paio d'anni a questa parte, non mi sorprenderei se ci fossero altri ragazzi nella tua situazione» Lo guardò di traverso. «Certo non sono molti quelli che credono di amarlo»

«Non saprei... mi ha confessato che riscuote molto successo fra le ragazze Serpeverde» Le rispose Potter. Cosa?

«Te lo ha detto lui?» Questa sì che era la madre di tutti i gossip! «Ha fatto qualche nome? Oh Merlino! Non avrà avuto una storia con una studentessa, vero?» Potter prese le scale senza degnarla di risposta. Lei gli si agganciò a una manica. «Dove credi di andare? Non puoi lasciarmi così, senza dire niente» Hermione li seguiva, sembrava avere fretta.

«Le mie labbra sono cucite!» Che grifondoro molesto e traditore. Non se la sarebbe cavata così a buon mercato!









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