Dopo Halloween
«Sei sicura che sia la soluzione migliore?» Harry si rigirò tra la mani il doblone finto con l'indicazione dell'ora corrente. I Serpeverde erano in ritardo.
Hermione si sedette sul divano, davanti all'enorme camino. «Sono solo Blaise e Pansy» Theo le si sedette a fianco e intrecciò le dita con quelle dell'amica. Harry distolse lo sguardo, vederli così uniti gli scavava qualcosa dentro.
«Dovevo allenarmi stamattina» Si sentiva un po' in colpa, ma anche quella cosa era importante e se Pansy e Blaise si fossero lasciati convincere ad aiutarlo per lui sarebbe stato tutto molto più facile.
Ron sbuffò. «Fai pure» Indicò un lato della stanza delle necessità dove la stanza stessa aveva ammassato i loro manichini da allenamento, come se non fosse del tutto sicura di quello che dovevano fare. Al centro due grossi divani e un sacco di poltroncine dall'aria comoda, tutte in colori differenti, riempivano lo spazio davanti a un caminetto tanto enorme da contenere la sua ex squadra di quidditch. Lo stomaco gli si contrasse per la pena, volare, giocare a quidditch, avere una vita che non fosse solo allenamenti e dolore. Scacciò il pensiero.
«Che palle Potter» Lo apostrofò Not. «La vuoi piantare con questa lagna?» Hermione gli strinse la mano e lui sbuffò ma stette zitto.
«Ti fai tenere al guinzaglio, è Not?» Lo sfottè Ron. A Hermione bastò un'occhiataccia per zittirlo. A Harry venne da ridere, ma proprio in quel momento la porta si aprì.
Ed eccolo lì.
Bello da morire e altero come un Dio nordico.
Cosa ci faceva Draco lì? Pansy e Blaise lo seguivano, ma lui non li vide neanche. Draco alzò lo sguardo e piantò i suoi occhi in quelli di Harry.
Gli si mozzò il fiato in gola.
«Malfoy» Ron gli si parò davanti. «Che ci fai qui?» Non c'era astio nella sua voce, ma una sincera curiosità. Harry riuscì in qualche modo a riprendersi quel tanto da non far tremare al voce. Lanciò un'occhiata supplichevole a Hermione che, capì al volo e prese la parola.
«Grazie di essere venuti» Hermione si alzò e abbandonò la mano di Theo, a Harry fece male vedere quella mano lì da sola, abbandonata, ma Theo la infilò in tasca. «Dobbiamo chiedervi una cosa, ma prima è necessario che vi spieghiamo la situazione»
«Deve restare fra noi» Aggiunse Ron sedendosi sul divano e portando Harry con sé.
Pansy lo guardò male. «Per chi ci hai preso, Ronald?» Si accomodò a fianco a Theo, Blaise si sedette sul bracciolo, come se non ci fossero a disposizione molti più posti a sedere di quanti ne servissero.
Draco si accomodò con grazia su una poltrona proprio di fronte a lui, gli occhi piantati nei suoi, senza nessuna emozione che ci nuotasse dentro, era freddo come lo era stato i primi anni. Harry sentì il cuore contrarsi fino a far male, mentre Hermione, per fortuna spiegava ogni cosa.
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«Cosa vorreste che facemmo quindi?» Chiese Blaise. Aveva un colorito grigiastro, ma la voce abbastanza ferma.
Horcrux.
La parola aleggiava minacciosa nel centro della stanza, e si posava malefica su tutti loro. Hermione alla fine aveva scoperto di cosa si trattava e la spiegazione era stata agghiacciante.
Tutti si voltarono verso la ragazza. Lei lo guardò. Harry tacque, non sarebbe stato in grado di spiaccicare una sola sillaba neanche se ne fosse andata della sua vita.
«Dobbiamo recuperare il ricordo di Lumacorno»
Blaise si passò una mano sul viso. «E come dovremmo fare noi a farglielo sputare?» Si interruppe, fissò il pavimento, i suoi occhi seguirono le curve di una greca sul tappeto. «Se è arrivato al punto di celare e corrompere la sua stessa memoria, noi non riusciremo mai a...»
«Ci penso io» La voce di Draco, sicura e forte, riempì la stanza dal soffitto al pavimento. Tutta la luce era convogliata sul suo magnifico viso, splendido nella sua totale assenza di emozioni.
Blaise si zittì, Pansy si limitò a indirizzargli uno sguardo strano, a cui lui non rispose. Draco fissava Harry e sembrava non vedere nient'altro.
Senza aggiungere nulla si alzò e uscì dalla stanza. Blaise lo seguì. Pansy si voltò un istante prima di unirsi a loro.
«Ci facciamo sentire noi, non sarà facile, dateci qualche giorno»
Era triste, strano vederla così, senza la sua solita malizia, senza l'ombra dello scherno sulle sue labbra. La fine della sua storia con Draco si era portata via tutto, l'allegria, la spensieratezza.
Harry si prese la testa fra le mani.
Il dolore, che era riuscito a tenere a bada fino ad allora con gli allenamenti esagerati e con il dolore fisico, gli piombò addosso e lui ebbe la sensazione di affogare. Sentì le braccia di Hermione, piccole e troppo deboli, avvolgerglisi attorno al capo.
Non era quello che voleva, non erano le braccia forti di Draco, ma erano anche l'unica consolazione che potesse permettersi e ci si attaccò, con tutte le forze. L'unica cosa che lo tenesse in vita, si sarebbe lasciato morire in quel momento, piuttosto che affrontare l'assenza di Draco, ma anche quello gli era proibito.
Pianse fino a quando le lacrime semplicemente finirono e lui fu vuoto, insensibile e inutile. No, non inutile, aveva ancora una cosa da fare, e poi sarebbe stato libero di mettere fine a quel tormento che era la sua vita.
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Draco si alzò dal letto e si preparò per la giornata. Si era dato una notte per venire a patti con quello che aveva appreso il pomeriggio precedente, ma non c'era riuscito.
L'orrore che le parole della Granger avevano evocato nella sua mente, lo aveva tenuto sveglio tutta la notte. Si voltò verso il suo letto e scosse Pansy che ancora riposava stretta fra la braccia di Blaise, la camicia dell'amico umida per le lacrime di lei. Aveva pianto fino ad addormentarsi.
«Lasciala riposare ancora un attimo» Blaise sussurrò fra i capelli della ragazza. «che cosa hai intenzione di fare?»
Draco si guardò allo specchio, dritto negli occhi, avrebbe avuto il coraggio di dire ad alta voce quello che aveva intenzione di fare? «Ti ricordi quella specie di scossa empatica che usavo da bambino?»
Si guardò la punta delle dita, era almeno un anno che non lo usava più, l'ultima volta era stata con la Humbridge.
Blaise si stiracchiò. «Certo» Sbadigliò trascurando di coprirsi la bocca con la mano. «Ma che te ne fai? Non sei mai riuscito a usarlo con gli uomini e Lumacorno non è molto femminile» Sogghignò.
Draco gli rispose con un sorrisetto malizioso. «Questo non vuol dire... l'apparenza inganna» Prese il camice dall'armadio e se lo sistemò sulle spalle abbottonandolo fino all'ultimo bottone. La camicia azzurra e la cravatta, così come le scarpe lucide che aveva scelto, lo facevano apparire molto più adulto di quanto non fosse. Si mise addosso anche l'espressione snob e altezzosa che associava alla carica di Lord Malfoy. Sembrava quasi Lucius e si fece schifo da solo, ma quella boria era ciò che gli serviva per irretire il vecchio professore.
«Che diavoleria hai in mente?» Blaise lo guardò con disapprovazione. «Non sembri neanche tu, ma non importa quanto ti faccia bello, Horace resta un maschietto e dubito che soccomba al fascino di un ragazzino come te»
Bel colpo alla sua autostima, Draco abbandonò una parte della sua boria. «Non sarei così sicuro, al posto tuo» Si sedette sul letto e Pansy si lamentò nel sonno. «Avevo un dubbio, non so da cosa lo abbia capito, ma stanotte ho controllato» Accarezzò Pansy sui capelli e lei si rilassò. «Sono stato in biblioteca»
Blaise sbuffò. «Dopo la chiusura? Ma certo» Berciò Blaise sbuffando.
Draco sapeva che era geloso dei privilegi che gli erano stati accordati, però provava sempre una certa soddisfazione ogni volta che ci restava male. Non era un buon amico, se ne rendeva conto, ma Blaise era talmente candido nel lasciar trasparire la sua invidia che non riusciva a evitarlo.
«Non è così semplice, ma sì, ho il permesso di andare in biblioteca anche quando è chiusa, ma madama Pince continua a odiarmi e tutte le volte trova il modo di farmi qualche dispetto» Blaise parve soddisfatto, questo bilanciva in qualche modo il suo privilegio, nella mente dell'amico. «Ho guardato gli annuari scolastici del periodo in cui Lumacorno era studente» Si fermò per orchestrare una pausa ad effetto.
Blaise si sporse verso di lui. «Allora?» Sussurrò impaziente.
«Non esiste nessun Horace Lumacorno» Blaise spalancò gli occhi. «Però la presidentessa del club di gobbiglie era una tale Horatia Lumacorno. Ha mantenuto il titolo fino al sesto anno, poi è passato a Horace»
Blaise si coprì la bocca con la mano. «Non è possibile»
Draco si alzò dal letto e si stirò le pieghe sui calzoni con le mani. «Se tu avessi visto le loro foto non avresti nessun dubbio» Affermò con convinzione e una punta di sarcasmo. «E' meglio che vada ora, se voglio vedere il professore prima delle lezioni»
Lasciò Pansy e Blaise nel suo letto e uscì nei corridoi freddi e deserti, nessuno era ancora in giro, ma a lui andava bene così, niente distrazioni. Respirò forte mentre le scale voltavano su loro stesse e lo portavano al piano in cui doveva andare.
Era surreale bussare all'ufficio del professore di pozioni e non trovare suo padre ad aprirgli la porta. E poi... al sesto piano! Ma stiamo scherzando? Il porfessore di pozini doveva stare nei sotterranei, vicino alla sua aula e al suo laboratorio!
Si fece forza e bussò. «Avanti» Gli rispose una voce da dentro. Ma come? Non gli apriva neppure la porta di persona?
«Buongiorno» Trillò infilando nella porta appena la testa. «Professore, mi chiedevo se fosse un buon momento per lei»
L'uomo parve colto di sorpresa. «Signor Malfoy?» Forse attendeva qualcun altro.
«Lord Malfoy» Era la prima volta che lo diceva ad alta voce e la cosa gli provocò un certo disgusto, ma gli pareva una buona idea rimarcarlo davanti a quell'uomo, vista la dose di servilismo che aveva notato nei suoi comportamenti.
Il professore spalncò gli occhi. «Ma certo» Si affrettò a rimarcare, «Si accomodi, milord » Con un gesto ampio e untuoso della mano. Draco seppe di aver fatto bene.
Entrò nella stanza con una certa sicurezza che non si sentiva del tutto addoso, ma dall'occhiata che gli riservò il professore seppe di starsela cavando abbastanza bene.
«Mi chiedevo se avesse un attimo per un controllo veloce» Estrasse la bacchetta. Lumacorno si torse le mani. «Fra poco ho lezione»
Mancava ancora mezzora all'inizio della colazione, Lumacorno non doveva essere in classe prima di un'ora e mezza, almeno, ma Draco non sindacò. Gli rivolse invece un sorriso carico di fascino.
«Ci vorrà meno di un minuto, sa il nostro stimato preside tiene al suo staff e quando si tratta di una persona della sua età, meglio eccedere con i controlli che avere brutte sorprese.» Aveva usato il termine "persona" privo di genere maschile o femminile, di proposito e Lumacorno lo notò. Si rilassò immediatamente e lo fece accomodare.
«Ma certo» Ripeté, molto più a suo agio. «Posso far portare qualcosa? Del the? Mi pare presto per qualcosa di più forte» Fece un gesto vago in direzione del mobile dei liquori e Draco rispose con un elegante gesto di diniego.
Il solo fatto che avesse pensato di offrirgli dell'alcool rassicurò Draco, era riuscito nel suo intento di farsi considerare più grande.
«Meglio evitare, devo prendere servizio» Lasciò cadere la frase, come a lasciar intendere che in un'occasione diversa avrebbe accettato.
Si sedette su una poltrona, le mani sui braccioli e le gambe incrociate come aveva visto fare innumerevoli volte a Lucius, con la caviglia elegantemente appoggiata al ginocchio della gamba opposta.
Padrone del mondo.
Nessuno avrebbe potuto negare nulla a quell'uomo e neppure a lui. Lumacorno sospirò in modo un tantino troppo plateale, la sua trappola stava già scattando.
«Come preferisce» Aveva la voce assorta, come se non riuscisse a concenrtarsi completamente sulla parole.
«Allora, professore, perché non si siede qui vicino a me e non mi racconta com'è stato riprendere l'insegnamento dopo tanti anni? Si sente affaticato?»
Draco indicò distratto la porzione di divano immediatamente adiacente alla sua poltrona, come si poteva arredare tanto male una stanza?
Lumacorno scivolò sul divano, nell'estatta posizione che lui aveva suggerito e Draco si sporse a sfiorargli un braccio in un gesto che potesa sembrare del tuttto casuale, il polastrello del mignolo acarezzò appena la pelle scoperta del polso e gli occhi dell'uomo si velarono, era fatta. Lumacorno era in suo potere.
«Allora, Horace, come stai?»
A sorpresa il professore si ritrasse, si coprì la bocca con una mano e sghignazzò come una ragazzina idiota. Era agghiacciante.
«Che sfacciato» Sottrasse il polso l suo contatto. «Sono una ragazza per bene, cosa credi, anche se tu sei un nobiluomo, e così bello per giunta, non puoi prenderti certe libertà»
Che diavolo stava succedendo? Possibile che quello fosse Lumacorno?
Ci riflettè un attimo, dopotutto lui stava facendo appello alla residua componente femminile di quell’uomo, aveva senso che fosse Lei e non Lui a rispondere al suo potere, ma lei non esisteva più da quando aveva diciassette anni.
Gli avrebbe causato problemi? Non gli restava che scoprirlo.
«Horatia?» Chiese, titubante. Lei ridacchiò di nuovo, Era proprio così, una ragazzina intrappolata all’adolescenza. Che casino. «Horatia, tesoro, puoi aiutarmi con un ricordo di…» Esitò, non era affatto sicuro di come l’avrebbe presa. «Di Horace»
Lei o guardò maliziosa. «Sei qui per il ricordo che vogliono tutti?» Chiese, mentre si esaminava le unghie e, con un gesto distratto della bacchetta le faceva diventare rosso fuoco. «Glielo ha chiesto Silente e glielo ha domandato quell’altro ragazzo, quello con gli occhiali»
Harry! Harry aveva cercato di farsi affidare il ricordo dal professore. Non doveva esserci riuscito a quanto pareva.
«Ma tu non lo hai dato a nessuno, vero?» Modulò la voce in modo che fosse più ammiccante possibile. Lei scosse le spalle e lo fissò ad occhi semichiusi. A Draco si chiuse la bocca dello stomaco.
«Nessuno di loro era carino quanto te.»
Perfetto! «Quindi a me lo darai?»
Lumacorno arricciò le labbra, non avrebbe ceduto tanto facilmente, Horatia doveva essere stata un peperino ai suoi tempi. «E tu che cosa mi dai in cambio?»
Draco sorrise, pronto alla sfida. Abbassò le palpebre, si avvicinò a lei e le prese la mano. «Tu cosa vorresti?» Sussurrò mentre si mordeva le labbra.
L’uomo spalancò gli occhi, il suo corpo tremò un istante e si accasciò gemendo. Lo spettacolo era disgustoso, ma la consapevolezza di aver appena indotto un orgasmo nel suo professore, un “uomo” che era più vecchio persino di suo nonno, ecco, questo lo fece sentire sporco.
Lumacorno, completamente rilassato, lo fissò con occhi languidi. «Erano anni che questo vecchio corpo non aveva un simile brivido»
"Brivido"? Così lo chiamava? Draco fece l’impossibile per controllare la sua espressione. «Felice che ti sia piaciuto, tesoro. Adesso tocca a te» Le porse la provetta già aperta e lei ci fece colare dentro un filamento argentato che aveva estratto dalla propria testa. Era fatta, poteva andarsene e farsi una doccia o dieci… meglio dieci! Con dieci docce la sensazione di sudiciume se ne sarebbe andata, vero?
Fece per alzarsi, ma Lumacorno lo fermò. «Sai, splendore?» Che diavolo voleva adesso? «C’è un’altra cosa che potrebbe interessarti»
«No, volevo solo il ricordo» E ora voleva solo uscire da lì.
Il professore gli sorrise, un sorriso lascivo e orribile. «Questa volta è gratis» Non voleva niente da quell'essere, neanche se gli avesse servito il Signore Oscuro su un piatto d’argento.
«Lascia stare» Alzò la provetta. «Sono a posto così» Si mosse verso la porta.
«Neanche se ti dicessi che c’è stato un altro ragazzo che mi ha fatto domande su “quelli”?» Draco si voltò di scatto. «Lo so che sai di cosa sto parlando» Lanciò un’occhiata alla provetta. «Lo hai visto, vero? Il ricordo finto, dico»
«No» Rispose con sincerità, era finito il tempo dei giochetti. «Ma so di cosa parli. Allora? Potrebbe non voler dire niente»
Lei si assestò sul divano, si ricompose e cercò di accavallare le gambe, lo stomaco prominente di Lumacorno glielo impedì. «Il ragazzo di cui parlo non era tanto interessato a come crearli, ma più al modo per distruggerli, ha parlato di un medaglione…»
Un alleato quindi? Forse era importante saperne di più. Draco si sedette di nuovo e Lumacorno si sporse verso di lui, pericolosamente vicino al suo viso. «Vuoi il suo nome?» Gli mormorò sulle labbra. L'alito pesante del risveglio ristagnava ancora in quella bocca quasi centenaria e gli diede la nausea.
«Avevi detto “gratis”» Si allontanò di qualche pollice.
«Quasi gratis» Lo afferrò per il collo, più veloce di quanto potesse immaginarsi e fece combaciare le loro labbra. Draco soffocò un rigurgito acido, era la cosa più disgustosa che avesse mai dovuto fare.
«Lasciami» Si lamentò. «Dimmi quel nome adesso che hai avuto quello che volevi»
Lumacorno lo guardò trionfante. «Regulus Black»
Possibile? Stava mentendo, non c’erano altre spiegazioni. Regulus, suo cugino Regulus, era fedele fino al midollo al Signore Oscuro, lo sapeva benissimo, Lucius glielo aveva ripetuto non ricordava più neanche quante volte.
Si alzò e inforcò la porta prima che quell’essere ambiguo che era stato il suo professore, potesse giocargli qualche altro brutto scherzo.
«Se ti interessa non credo che se ne sia fatto molto delle mie informazioni» Gli gridò dietro lei. «E’ morto la sera stessa.»
Sbattè la porta dietro le sue spalle e corse fino all’infermeria. Doveva mettere più distanza possibile fra lui e quello che era appena successo. E doveva riflettere.
Se Lumacorno aveva detto la verità, e lui era propenso a credergli, Regulus Black aveva dovuto cambiar fazione proprio all’ultimo istante, ma perché? E cosa era successo poi? C’era solo un posto dove poteva trovare qualche risposta: Grimmauld Place.
Sirius doveva pur conoscere suo fratello in qualche modo e se non fosse stato sufficiente si sarebbe fatto forza e avrebbe interrogato quell’elfo pazzo. Era già al servizio della zia all’epoca della morte del cugino Regulus e se c'eraqualcuno che conosceva ogni segreto dei suoi padroni, era senz'altro l'elfo domestico.
Dopo lo schifo che aveva appena affrontato, neanche quello gli sembrava un gran sacrificio.
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