Diagon Alley parte 2
«Benvenuta Lady Malfoy!» La voce di Tom, il proprietario del Paiolo magico, li accolse sulla soglia. «Cosa posso fare per lei?» Aveva un vassoio con diversi boccale in una mano e nell'altro uno straccio non molto pulito.
Harry si toccò la gola e si schiarì la voce per poi guardare Draco.
«Sì, scusa mamma» Prese la parola, doveva snocciolare la bugia che avevano preparato. «Chiedo scusa, mia madre è senza voce. Dobbiamo andare a Diagon Alley»
L'oste indicò il retro. «Conoscete la strada» Si voltò a prendere le ordinazioni di un altro tavolo, la piuma che scriveva da sola sulla pergamena fluttuante e i boccali che planavano sul tavoli.
Si fecero largo fra le seggiole, il locale era affollato. «Abbiamo fatto bene a usare la polisucco. Gli sussurrò Draco a un orecchio. «Nessuno fa caso a noi, ma non avrebbero ignorato il famoso Harry Potter»
Harry fece una smorfia, sul viso di Narcissa non fece lo stesso effetto.
«Qualcuno si ricorda la sequenza?» Domandò Neville.
Blaise si strinse nelle spalle. «Mai passato da qui»
«Idem» Aggiunse Draco. «Abbiamo sempre usato la Metropolvere. I nostri genitori ci facevano arrivare direttamente a Diagon Alley...»
«O a Nocturne...» Terminò Blaise con un ghigno furbo.
«Levatevi. Faccio io e, per la cronaca, sono stato anche io a Nocturne, una volta» Il muro si aprì e la strada magica si svelò davanti ai loro occhi. «Non ci vengo dall'anno scorso» Le poche persone camminavano in fretta, molti negozi erano chiusi. «Questa estate ci ha pensato la signora Weasley a prendermi le cose per la scuola» Che fine aveva fatto tutta la magia? Tutta la meraviglia di quel luogo?
«Com'è triste» Si lasciò scappare Draco, dando voce anche ai suoi pensieri. «Per fortuna Olivander è ancora aperto»
La vecchia bottega profumava di legno e di polvere, proprio come la prima volta che c'era stato.
«Abbiamo bisogno di una bacchetta» Esordì Blaise, come se fosse necessario. Vendevano solo bacchette.
«Che richiesta originale, Signor Zabini. Chi di voi ha distrutto il frutto del mio lavoro?» Il signor Olivander non sembrava più arrabbiato del solito, ma Harry non riusciva mai a capire quali fossero i suoi sentimenti.
Neville si fece avanti. «No... ecco... questa era di mio padre»
L'anziano mago prese la bacchetta e la rigirò con cura tra le mani, quasi con affetto. «Legno di ciliegia e crine di unicorno, molto flessibile* mi faccia pensare... Paciock, questa è la bacchetta di Frank Paciock, era suo padre?» Stavolta non fu difficile riconoscere la pietà negli occhi del fabbricante di bacchette.
«Sì io... Mia nonna ha detto che dovevo essere onorato di usare la sua bacchetta» Per una volta Neville non abbassò gli occhi, non arrossì. La pensava come sua nonna?
Olivander sollevò le cespugliose sopracciglia bianche. «E lei ha usato questa bacchetta? Una bacchetta che non l'aveva scelta? E' riuscito a fare delle magie con questa?» Un sincero sgomento traspariva dalla sua voce.
Neville divenne rosso come un peperone. Adesso sì che lo riconosceva.
E Blaise, prontamente, lo prese per mano per dargli coraggio. «È un mago straordinario, il mio Neville»
«Concordo, visto che, se non sbaglio è un Grifondoro che si accompagna ben tre Serpeverde» Nel frattempo rovistava fra le lunghe scatolette ammontichiate sugli scaffali. Ne prese diverse le posò sul bancone. «Ecco, signor Paciock, provi questa»
Harry non capì di quale legno fosse fatta o da cosa fosse costituito il nucleo di ogni bacchetta, ma era certo che Olivander lo avesse spiegato.
Però, non aveva bisogno di fare attenzione anche a quello, Neville era più in grado di a cavarsela da solo e lui, per una volta si concesse di rilassarsi.
Si perse ad osservare fuori dalle vetrine, era tutto così triste.
La gente sembrava spaventata. Una giovane strega, trascinava per mano la sua bambina, ogni volta che la piccola si fermava ad indicare qualcosa, la madre le dava uno strappone.
Dall'altro lato della strada due uomini coperti da lunghe vesti nere camminavano come se il mondo gli appartenesse.
Harry strinse la mano a Draco e glieli indicò. Lui scosse la testa. «Non ti preoccupare»
«Sei sicuro che non siano» Abbassò maggiormente la voce. Mangiamorte» Rabbrividì, anche se era stato lui a pronunciare quella parola.
Draco lo prese sotto braccio. «Non aver paura, non oseranno attaccare mia madre in pieno giorno e senza motivo» Si sporse verso di lui. «Ma se ho riconosciuto quello di sinistra, allora... potrebbe provarci con te»
Ma era serio? Che poteva fare se fosse successo? Che cosa avrebbe fatto Narcissa? L'aveva vista alla festa di Pansy e George, era elegante, affascinante, tutti l'ammiravano. Lui non sarebbe mai stato in grado di comportarsi a quel modo. Si portò la mano al petto per cercare di calmare il suo cuore impazzito e, d'istinto guardò Draco in cerca di conforto, forse d'aiuto.
E il cretino lo guardava con il suo ghigno storto.
«Stavi scherzando! Scemo!»
Qualcosa lo colpì alle spalle. «Scusate» Neville aveva fatto esplodere una lampada e i cocci li avevano colpiti.
Draco si spazzolò i vestiti. «Che disastro Paciock, è inutile, anche con la bacchetta giusta fai disastri» Blaise sbuffò e Harry allungò un piccolo schiaffo nascosto a quella capra del suo ragazzo. Possibile che non potesse tenerle per sé quelle cose?
Neville posò la bacchetta, gli tremavano le mani. «Ha ragione» Mormorò. «È inutile» E fece per riprendere la bacchetta di suo padre.
Blaise gli prese la mano poco prima che la raggiungesse. «Non ascoltarlo, non devi arrenderti... per favore» Era così dolce! Vederlo così era proprio strano.
Neville sospirò, era chiaro che si era arreso, ma prese comunque l'ultima bacchetta, la più strana che Harry avesse visto, sembrava più un rametto strappato da un albero che un lavoro del signor Olivander... e l'espressione del suo viso cambiò.
La puntò sui cocci e pronunciò «Reparo!»
Draco gli rise in faccia. «Che illuso! Il vaso è distrutto non puoi riuscire a...»
E invece... tutti i frammenti, i piccoli granelli di polvere sparsi a terra, si sollevarono e schizzarono verso il bancone.
In un battito di ciglia il vaso era ricomposto e perfetto. «Quella vacca di Morgana!» Imprecò Draco e subito si coprì la bocca.
«Cosa si aspettava, signor Malfoy?» Il vecchio mago riprese la bacchetta e la imballò con gesti sapienti. «Il signor Paciock è riuscito a utilizzare e a fare magie per anni la bacchetta di un altro»
L'espressione di Draco si dice seria. «È chiaro che ci troviamo di fronte a un grande mago!» Terminò, posando il pacchetto perfettamente incartato sul bancone. Lo stesso gesto che aveva fatto quando Harry aveva comperato la sua. Che emozione era stata poterla portare a casa... certo poi gliela avevano sequestrata, ma Harry sapeva che, da qualche parte nell'armadio di zia Petunia, c'era quella cosa così speciale, ed era sua!
Nessuno era più sorpreso di Neville, anche Blaise lo fissava con orgoglio e Draco... lui era sconvolto.
Harry si schiarì la voce e tiro fuori il borsellino. Poi, visto che il suo ragazzo era troppo impegnato a essere stupito per recitare la sua parte, gli assestò una bella gomitata alle costole. Così imparava a fare lo stronzo con i suoi amici.
«Certo, quanto lo dobbiamo?» Chiese Draco ritrovando la parola e massaggiandosi il fianco.
«È una bacchetta molto particolare... Non ne faccio molte» Si fermò, lo sguardo fisso sulla scatola. «Penso di potervela dare per trenta galeoni»
«Cosa? Trenta? Ma...» Urlò Draco. Che cavolo aveva? Ne avevano parlato prima di partire. Né Blaise né Neville avevano il becco di un quadrino, lui aveva qualcosa, non molto, era Draco che doveva metterci il grosso e era, o era sembrato, d'accordo... fino a quel momento almeno.
Harry gli afferrò un braccio e lo guardò male, poi prese le monete e le posò in tre file ordinate sul bancone.
Nel borsello non restava più che qualche zellino, ma la bacchetta era pagata, se avessero dovuto rinunciare alla cioccolata alla prossima gita, poco male. Neville prese il pacchetto e Harry trascinò Draco fuori dal negozio. «Che ti prende? Ne parliamo dopo, abbiamo solo un'ora prima che la pozione finisca» Si incamminarono verso l'uscita. «Non vorrai che mi trasformi in mezzo Diagon Alley?»
Draco accelerò il passo. «Certo! Sei sempre al centro di tutto, vero?» Oddio che bambino viziato! Inutile! Ogni volta che iniziava a pensare di potersi fidare di lui, ecco che Draco tornava a essere l'irritante stupido dei primi anni.
Camminarono a passo svelto lungo le vie quasi deserte e uscirono dal Paiolo giusto in tempo.
Harry ritorno sé stesso non appena mise piede nel vicolo in cui si era cambiato d'abito.
Batté Draco contro il muro. «Adesso basta! È tutto il pomeriggio che fai lo strano e adesso che diavolo hai?» Non aveva intenzione di affrontare il viaggio di ritorno con il suo ragazzo che gli teneva il muso.
Gli occhi di Draco su assottigliarono ma si fecero lucidi. «Sono io a essere strano? Ti sei accorto di come ti sei comportato?»
«Cosa? Che dici? Io non...»
«Andiamo. Cresci un po' Potter» Harry odiava essere chiamato in quel modo da lui e quello stronzo lo sapeva. «Hai nominato tuo cugino e sei diventato strano. Provo a prenderti le mani e scappi»
Davvero aveva fatto una cosa simile? Non se ne era neppure reso conto. Ma Draco non aveva certo finito. «Ti lascio spazio e tu metti giù il muso. Per finire in bellezza mi sbatti contro un muro?» Si divincolò e lo spinse via. «Grazie tante amore»
Cavolo, lo aveva fatto! L'aveva fatto davvero. Tutto quello che gli aveva rinfacciato Draco era vero! «Mi dispiace non mi sono accorto, ma hai ragione, pensare ai miei parenti mi ha fatto stare male. Ma non volevo escluderti e... mi sei mancato»
Draco addolcì l'espressione, ma era evidente che non era per niente tutto a posto. «Adesso però sei tu ad avere qualcosa che non va. Non fa niente se non te la senti di parlarne, ma io sono qua, quando vuoi.»
«E che cavolo! Hai anche il coraggio di chiederlo? Hai pagato trenta galeoni una bacchetta, la mia ne costa sedici!»
«È per i soldi? Neville te li restituirà» Che delusione! Di tutti i difetti che Draco aveva, non lo aveva mai considerato tirchio.
«Ma figurati. Chissenefrega è...» Si fermò, aveva una faccia...
«Allora che hai?» Cominciava a stufarsi di tirargli fuori le parole con il contagocce e poi era tardi. Ci avevano messo una vita per il viaggio d'andata e rischiavano di non tornare in tempo per la cena.
«Sei proprio un imbecille. Non ti sei neanche accorto di che cosa è dopodomani?» Harry fece mente locale era venerdì quindi...
«È domenica, e allora?»
«È San Valentino!» Oddio! Se ne era dimenticato. «Sei... incredibile! Senti, non importa, ma è il nostro primo San Valentino e io...»
Era un imbecille! Un grandissimo idiota! «Mi dispiace Draco. Certo che ci tengo, ci tengo un sacco» Cercò le sue mani, ma Draco le nascose dietro alla schiena.
«C'è anche la gita Hogsmeade ero avevo pensato che fosse perfetto, volevo portarti fuori... lo so sono uno stupido» Fissava l'asfalto e era così mortificato, che Harry si sentì in colpa.
«No, non è stupido, è dolce» E lui che lo aveva giudicato male. «Ma è il nostro primo San Valentino» Pian piano si era avvicinato e Draco gli aveva permesso di abbracciarlo. «La sola cosa che voglio, è stare assieme a te. Basta che siamo insieme»
Draco appoggiò la fronte sulla sua spalla. «Torniamo a casa?» Sì, decisamente ora di tornare. «Voglio proprio vedere quanti peni hanno disegnato i babbani sul treno di ritorno» Disse, con entusiasmo, ritrovando il sorriso. Cazzo!
*Questa è la descrizione della seconda bacchetta di Neville, le caratteristiche della bacchetta che ha ereditato da sua padre sono sconosciute, ma, visto che mi serviva una bacchetta particolare per Neville, ho pensato di usare la descrizione della seconda bacchetta al posto della prima, anche perché nei film sembrano identiche... la prima bacchetta di Neville si ruppe durante la battaglia del ministero, ma in questa fanfiction le cose vanno diversamente e la bacchetta del padre di Neville verrà amorevolmente riposta in una bella vetrina nel salotto formale della nonna di Neville e conservata con affetto. (Non sapete quanto mi abbia fatto infuriare che la zia Row abbia distrutto un così caro ricordo per una scena tutto sommato neanche così importante!)
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