Decisioni critiche

⫷⫸⋇⫷⫸⋇⫷⫸⋇⫷⫸⋇⫷⫸

«... e dai! Dicevi che ti diverte, infrangere le regole!» Disse Theo, tirandola a sé e baciandola con passione. 

«Non sei corretto a usare le mie parole contro di me» Sussurrò sulle sue labbra invitanti. «E poi è completamente fuori contesto!» Dio com'era fortunata! Theo era così bello, così eccitante e così trasgressivo. Il ragazzo perfetto. Avevano passato un'estate da sogno e ora, ciliegina sulla torta, Theo era stato nominato prefetto.

«Che senso ha avere una di queste, se non se ne sfruttano i vantaggi?» Sfiorò la spilla sul proprio petto, poi quella sul suo e Hermione trattenne il fiato mentre la mano indugiava sul suo seno. «Fammi entrare, dai» La sala comune era lì a un passo, con tutte le sue poltroncine e i divani comodi. Ormai tutti erano a letto, sarebbero stati soli.

Gli sfiorò le labbra con un altro bacio languido «Essere prefetti non significa questo, è un impegno nei confronti della scuola e dei nostri compagni...»

«Sai, ho appena realizzato che ho accesso al bagno dei prefetti» Theo la lasciò andare. «Che ne dici? Mi accompagni?» Fece un passo lungo il corridoio, sorridendo, quel sorriso che sembrava innocente, ma Hermione lo conosceva troppo bene per non notare il lampo nei suoi occhi. Che gran ruffiano, era impossibile a volte!

«Sai che odio quando mi interrompi!» 

Theo sospirò e tornò sui suoi passi, si sistemò la veste e si mise sull'attenti. «Pronto ad ascoltare! Quando vuoi» Strillò, uffa, cosa doveva fare con lui? Gli lanciò le braccia al collo e lo baciò di nuovo. «Mi piace quello che hai da dire, però starei molto più comodo su un bel divano soffice» Indicò la fine del corridoio, dove la Signora Grassa faceva la guardia alla Sala Comune.

«Non molli mai?» Lo prese per mano, com'era la parola d'ordine? 

«Non quando so di poter vincere» Le sorrise e le ultime remore scomparvero. Theo era proprio un diavolo, ma era così sexy!

«Cosa devo fare con te?» Chiese, più a sé stessa che a lui. «Vincit semper!» Enunciò e la Signora Grassa si aprì senza fare storie, forse era stanca anche lei. «Fai piano, mi raccomando, qui non è come a Serpeverde che ognuno si fa gli affari propri» Ci mancava solo che quelle due impiccione di Lavanda e Calì la trovassero in sala comune con il suo ragazzo, entro la mattina successiva sarebbe stato sulla bocca di tutti.

«Ok, sei tu il capo» Sussurrò lui.

La sala era deserta, solo un fuocherello piccolo piccolo languiva nel camino. «Aspetta che lo ravvivo» Prese le molle e buttò un altro ciocco nel camino, poi si voltò verso il suo ragazzo e... «Oh mio Dio! Harry! Che ci fai qui?» Per poco non ci era rimasta secca per la sorpresa. Rannicchiato su una poltrona, il cui alto schienale lo nascondeva alla vista, Harry fissava il fuoco con sguardo perso. Aveva la divisa strappata, diversi graffi sul viso e sulle mani e i pantaloni sporchi di fango. Di fronte a lui le scarpe, abbandonate sul tappeto, erano incrostate di terra umida.

«Sembra che sia andato nella foresta» Disse Theo, togliendo un rametto dai capelli di Harry. «Potter, stai bene?» Harry non rispose.

«E' sotto shock. Dobbiamo portarlo in infermeria» Hermione non sapeva che fare, e lei sapeva sempre che fare, ma Harry, così catatonico, che non sbatteva nemmeno le palpebre era troppo anche per lei.

«Magari è sotto maleficio» Theo estrasse al bacchetta. «Finite» Nessun cambiamento.

Hermione si agitò ancora di più, era troppo simile a quando era stato in coma, l'anno prima. «Dobbiamo chiamare Madama Chips» E se fosse una specie di ricaduta? «Io resto con lui, puoi andare tu?» Theo annuì.

«Fermo» La voce di Harry era roca, come avesse urlato fino a non riuscire più a parlare. «Non chiamare nessuno»

«Harry, stai bene?» Si inginocchiò davanti a lui e cercò di farsi notare in qualche modo. Lui non diede segno di averla riconosciuta.

«Lasciatemi solo»

«No che non ti lasciamo, non vedi come stai?» Disse Theo, sedendosi sul pavimento, al suo fianco. 

Harry prese fiato, sembrava che anche respirare gli costasse uno sforzo immane. «Siete stati a Diagon Alley, quest'anno?» Lei e Theo scossero il capo.

«Molly ha fatto arrivare i libri e le cose per la scuola direttamente a Grimmauld Place, lo sai» Gli ricordò, ma cosa centrava adesso Diagon Alley? Harry sembrava sempre più confuso. Per sicurezza mormorò un altro "finite", in caso quello di Theo non avesse funzionato.

«Non sono sotto incantesimo, semmai se ne è appena rotto uno» Harry li guardò, dando segno di vederli per la prima volta. «Io ci sono stato, con Remus. E' un deserto, non c'è più niente» 

«Che dici? Ci sarà qualche negozio che ha chiuso, altri apriranno, è sempre così» Lo rassicurò Theo e le prese la mano. 

Harry scosse il capo. «No, tutti i negozi erano chiusi, per la strada non gira più nessuno» Tirò su con il naso. «La gente ha paura di uscire di casa. Le persone scompaiono senza lasciare traccia. Va avanti già dall'anno scorso» 

«Anche fosse, noi non ci possiamo fare niente. Dobbiamo preoccuparci di svolgere il nostro dovere, studiare e prendere bei voti, è tutto qui, non preoccuparti, Potter, vedrai che qualcuno se ne occuperà. Qualcuno di adulto, possibilmente» Theo sorrise. Dolce, ingenuo Theo! Cosa credeva? Che Harry sarebbe stato ragionevole e avrebbe lasciato fare a altri? Che avrebbe riconosciuto i suoi limiti e avrebbe lasciato perdere? Illuso.

«Tocca a me» Appunto, non si aspettava nulla di diverso da lui. Ma dov'era Malfoy? Era l'unico in grado di farlo ragionare. «Sono l'unico che può fermare tutto questo»

«Harry, non devi sempre farti carico di tutto» Era così da sempre, fin dal primo anno si era preso sulle spalle carichi sempre più pesanti, ma questa cosa doveva finire, doveva farlo ragionare. Si rivolse a Theo. «Forse è meglio se vai a cercare Draco»

«NO!» Harry saltò su, il primo vero segno di emozione che desse e Hermione tirò un sospiro di sollievo, era riuscita a farlo reagire. «Draco è l'ultima persona che voglio vedere adesso» Ora era tutto chiaro, era successo qualcosa fra di loro. Appellò un cuscino su cui sedersi e si mise comoda, se doveva ascoltare le pene di un cuore spezzato tanto valeva mettersi a proprio agio.

«Perché non mi racconti com'è andata?» appoggiò la testa alla spalla del suo ragazzo. «Sono sicura che c'è una soluzione» Harry e Draco ne avevano passate tante, e tutte le difficoltà del mondo non avevano fatto altro che unirli, se c'era una coppia che poteva farcela erano loro.

Harry sollevò gli occhi stanchi e arrossati su di lei, poi guardò Theo e il modo in cui le cingeva le spalle. «Capito!» Sentenziò Theo, alzandosi dal pavimento. «Sono di troppo. Ci vediamo domani?» Si sporse e le rubò un bacetto a fior di labbra. «Riprenditi Potter, ma ricorda, Draco è mio amico. Se lo fai soffrire...» Era una frase così banale, Hermione sorrise.

Harry invece fissò Theo come lo avesse pugnalato a un fianco. «L'ultima cosa che voglio, è fare soffrire Draco» Mormorò con una voce che sembrava emergere direttamente da un inferno personale. Theo si gelò e la guardò in cerca di aiuto.  

Si sentiva in colpa a mandarlo via così, ma doveva parlare con Harry e lui non si sarebbe aperto con Theo nella stessa  stanza. Ragazzi! Quanto erano complicati. «Vai, ci penso io» Cercò di non farlo sembrare un ordine, ma le vecchie abitudini erano dure a morire. «Non... non preoccuparti, sistemerò... sistemeremo tutto in qualche modo» Gli sorrise, sperando di mitigare il tono brusco. 

«Va bene, vado da Draco» Sbuffò lui, tutt'altro che convinto. «Spero tu non abbia fatto troppo casino, Potter» Aggiunse, uscendo dalla sala. Ora erano soli e Harry, le gambe al petto e lo sguardo perso, aveva ripreso a fissare il fuoco. 

«Harry, si può sapere cosa è successo? Mi hai chiesto di reggerti il gioco, pensavo che volessi stare con Draco... voi due da soli» Gi sfiorò una caviglia e lui la ritrasse. «Invece Draco è venuto al banchetto e tu eri scomparso, Piton ha chiamato anche te?»

«Ero con Silente» Gracchiò, la sua voce non aveva nessuna inflessione, quasi stesse cercando di spegnere ogni sentimento. «Sono stato egoista, Hermione, sapevo quello che stava succedendo, ma ho scelto di ignorarlo. Volevo solo nascondermi fra le sue braccia, ancora solo un pochino» Frasi senza senso, ma lo lasciò parlare, magari avrebbe capito qualcosa. «Ma lui fa progetti, guarda al futuro, mentre io... non ce l'ho un futuro»

«Harry non fare così, non è vero» Inutile farlo parlare, doveva spezzare il circolo dell'autocommiserazione. «Noi ti aiuteremo, non permetteremo che ti succeda niente di male e poi hai Silente, dalla tua parte e Piton adesso che non vuole più ucciderti» 

Harry singhiozzò. «Loro non possono fare nulla. C'è una profezia»

«La conosciamo già dallo scorso anno, sappiamo che...»

Harry la interruppe. «Adesso so come finisce» Hermione si fece attenta. «Me lo ha detto Silente. "Nessuno dei due può vivere, se l'altro sopravvive"» Tirò su col naso.

«Sì, non è quello che mi aspettavo» Prese tempo intanto che realizzava quello che Harry le aveva detto. «Significa che... Oh! Merlino!» Si coprì la mano con la bocca e guardò fisso l'amico. Aveva solo sedici anni, come potevano aspettarsi che affrontasse una cosa simile?

«Vuol dire che dovrò uccidere un uomo» Sussurrò, la voce gli usciva a fatica, un rantolo strozzato che tradiva tutto l'orrore che provava verso quel gesto. «Se non voglio che tutto il mondo magico venga spazzato via dalla follia di Voldemort, devo diventare un assassino. Hermione! Come faccio?» La prese fra le braccia, appoggiandosi a lei, in cerca di un conforto che non era in grado di dargli. Cosa avrebbe potuto dire? Neanche tutti i libri del mondo potevano venirle in aiuto.

«Ci sarà un'altra soluzione. Deve esserci. Hai parlato con Severus? E con Remus?» Loro non lo avrebbero permesso, avrebbero trovato un altro sistema. Se la cavavano sempre, in qualche modo.

«Non c'è niente che possano fare» Harry la lasciò andare, aveva il viso rigato di lacrime. «La profezia è chiara, sono io e devo cominciare subito, prima che scompaia altra gente»

Hermione annuì. «Ti staremo vicini, Harry. Nessuno ti farà mancare il suo appoggio e Draco...»

«Lui non deve essere coinvolto!» 

«Non credo che riuscirai a tenerlo fuori, è il tuo ragazzo ed è anche un Serpeverde testardo» Poi Hermione capì. «No! Harry non puoi farlo! Voi... siete fatti l'uno per l'altro» Che cosa stupida da dire.

Harry sbuffò. «Lo amo, Hermione, più di me stesso. Devo proteggerlo» Commentò in tono amaro.

«Ma... non saresti sopravvissuto fino a ora senza di lui. Guarda cosa ha fatto al ministero, e poi dopo, quando non ti svegliavi» Senza contare di tutte le volte che lo aveva salvato dalle sfuriate di Piton o dalle punizioni della Humbridge, avrebbe potuto continuare all'infinito e lo avrebbe fatto fino a quando Harry non si fosse convinto che stava per fare una sciocchezza.

«Non posso legarlo a me, lo capisci? Che futuro sarebbe?» Harry lasciò andare le ginocchia e si raddrizzò. «Anche se tutto andasse nel modo migliore, anche se sconfiggessi Voldemort senza rimetterci la pelle. Sarei comunque un assassino» Respirava a fatica e un taglio sul viso aveva iniziato a sanguinare.

Hermione prese il fazzoletto e gli accarezzò la guancia, asciugando sangue e lacrime. «Non lo accetterà. Draco non ti permetterà di affrontare questa prova da solo»

«Ecco perché non gli dirò niente» Cosa voleva fare? Non spiegare nemmeno al suo ragazzo quello che gli stava succedendo? «Non deve sapere nessuno quello che ti ho detto, Hermione, solo tu e io, come eravamo all'inizio» Sbagliata! quella era un'idea così sbagliata che Hermione non sapeva neanche da che parte iniziare a demolirla. «Lo lascio libero. Lo so che lo farò soffrire all'inizio, ma almeno potrà andare avanti. Troverà qualcun altro, qualcuno che lo renda felice»

«E tu?»

Harry fece spallucce. «Io non conto» Proprio mentre pronunciava quelle parole, il colibrì argentato di Draco passò attraverso il quadro e si fermò davanti al naso di Harry.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top