33 - Nei sotterranei
Era lì, di fronte a lui, l'uomo che aveva imparato a conoscere, l'uomo che aveva imparato a considerare un amico, il primo che si concedesse da così tanti anni.
Gli aveva dato fiducia, si era concesso di abbassare le sue difese con lui, di deporre le armi e mostrarsi più umano, più aperto, più vulnerabile. Invece Remus, per tutto quel tempo gli aveva nascosto i suoi veri sentimenti, lo aveva ingannato.
Strinse fra le dita le bacchette, cercando il coraggio di alzare lo sguardo sul suo viso.
-Severus- Remus lo chiamò, compiendo un passo verso di lui, Severus alzò la bacchetta contro di lui.
-Resta fermo!- Gli intimò. Remus alzò le mani in segno di resa e lui abbassò la bacchetta, che gli passava in mente? Era persino disarmato.
-Pensi di dirmi cosa ti passa per la testa, o resterai lì a roderti il fegato in completo silenzio? Perché in quel caso gradirei che mi restituissi la mia bacchetta- Severus si fissò la mano, oltre alla bacchetta di Lupin ne aveva altre tre in mano. Si era... dimenticato di restituirle? Possibile che si fosse distratto a tal punto?
-Hai nient'altro da dire?- Berciò, buttando le bacchette sul pavimento, quelle rimbalzarono sul pavimento rotolando per la stanza. Remus sussultò ma non si mosse.
-Credo che sia tu ad aver bisogno di parlare, Severus- Il pozionista alzò gli occhi di scatto, di fronte a lui Remus lo fissava tranquillo, il suo solito sguardo gentile, quello che aveva per tutti, ma quando lo rivolgeva a lui sembrava sempre un pochino più luminoso "Che diavolo vado a pensare?" niente, a parte le mani ancora alzate, tradiva la singolarità di quella situazione.
-Tu credi?- Chiese, sarcastico, abbassando la bacchetta, quella situazione stava diventando ridicola. Remus alzò un sopracciglio. -E sentiamo, di cosa dovrei parlare? Di quanto mi senta tradito da te?- Certo, parlare dei suoi sentimenti forse non era d'aiuto in quel particolare frangente, almeno se non voleva indagare troppo su quello che provava, ma non gli venne in mente nulla di meglio.
-Se ho fatto qualcosa di sbagliato, se mi sono comportato in modo non corretto, io...- Severus non lo lasciò finire.
-Tu cosa? Cosa hai intenzione di fare? Lo ammetterai? O continuerai a nascondere la testa sotto la sabbia, propinandomi bugie su bugie? Io credevo che fossimo amici!- Ma che gli stava prendendo? Dannazione, sembrava una ragazzina lasciata dal fidanzato! Neppure a quindici anni era stato un simile impiastro.
-Noi siamo amici, Severus. Almeno da parte mia.- Aggiunse Remus guardando la bacchetta che stringeva ancora in mano.
-Ah sì? E' questo che che vorresti farmi credere? Hai intenzione di continuare a mentirmi?- Remus sembrava perplesso e non aveva tutti i torti, ma che diamine gli stava succedendo? Reagire a quel modo per una simile sciocchezza! Ma non riusciva a smettere di sentirsi tradito, ingannato, preso per i fondelli e non riusciva a tenerselo dentro, a fare finta di niente. Doveva, aveva bisogno di tirare fuori tutto proprio come una sciocco Grifondoro impulsivo. La parte peggiore era che ne era pienamente consapevole, eppure non riusciva proprio a evitarlo.
-Non so di cosa stia parlando- Si ostinò a negare Remus facendolo infuriare ancora di più.
-Non sai... tu... come puoi dire di essere mio amico se tu... tu...-
-Io cosa? Vuoi spiegarti per favore?- Urlò Remus -Balbetti come un ragazzino. Ti comporti come un ragazzino! Vuoi fare capire anche me?-
-Tu... tu provi qualcosa... per... per me...- Farfugliò infine, riuscendo a far uscire le parole a fatica. Remus quasi scoppiò a ridere. Era impazzito?
-E questo cosa vorrebbe dire? Non dovremmo più essere amici perché... hai scoperto una cosa che tutti sanno da quando avevamo undici anni?- Severus scosse la testa.
-Non può essere che... non da così tanto tempo- Non poteva essere che il lupo si fosse innamorato di lui, eppure Remus non negava. Severus avrebbe tanto desiderato che lo avesse fatto, avrebbe potuto credergli e la loro storia sarebbe proseguita a quel modo, non chiedeva nulla di meglio che continuare a ignorare quella scomoda realtà.
-Andiamo Severus, non è poi un gran segreto, se ne accorgerebbe chiunque! In ogni caso, non vedo proprio per quale ragione questo dovrebbe incidere sulla nostra amicizia- Remus non rideva più, era serio, mortalmente serio.
-Come puoi dire una cosa simile? Non capisci che questo cambia tutto?- Berciò Severus ancora più disperato. Possibile che Remus ignorasse la gravità della situazione? Era un dramma, una tragedia! Nulla sarebbe stato più lo stesso, mai più! "E' tutto rovinato! Tutto quanto! Non potremo mai più riavere quello che c'era prima"
-Non è cambiato nulla rispetto a ieri, o a pochi minuti fa. Io sono lo stesso e tu anche. Questo non cambia affatto le cose, Severus- Cominciò Lupin avvicinandosi con cautela. -Non ti ho mai chiesto nulla Severus, non lo sto facendo ora. Mi hai concesso la tua amicizia, a me questo basta. Non credevo che... che tu mi avresti mai riservato altro che la tua indifferenza, quindi, te lo ripeto, la tua amicizia è sufficiente per me.- Concluse, afferrandogli la mano che teneva ancora stretta la bacchetta. Severus lasciò la presa e questa cadde sul pavimento.
E Severus ora sapeva, sapeva perché non era riuscito a fermarsi, perché si stava comportando come una ragazzina, aveva finalmente capito quello che stava succedendo veramente.
-E' sufficiente per te- Gli rivelò tirandolo a se. Remus smise di respirare -Ma non per me- Concluse, mentre le loro labbra si sfioravano.
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Harry si era rifugiato nella sua stanza, sordo ai richiami del suo padrino che voleva solo consolarlo, senza preoccuparsi neppure di aver lasciato la sua bacchetta nel sotterraneo, in mano a Piton.
Batté forte la porta e si voltò a prenderla a pugni, fino a quando il su sangue non macchiò il legno scheggiato.
"Perché? Che cosa ho fatto ora? Perché non vuole più neppure parlare con me?" Non riusciva a spiegarsi questo cambiamento, non capiva per quale ragione, ora che finalmente tutto si era risolto, si trovava ad essere più solo di prima. "Pensavo che, adesso che la verità è venuta a galla, finalmente avremmo potuto stare assieme. Invece mi manca più di prima" Sentiva la mancanza di Draco, anche se il ragazzo era a pochi metri da lui, separato solo dalla sua indifferenza.
Ma soprattutto, la paura più grande che custodiva nel suo cuore era che Draco potesse veramente porre fine alla loro storia. Non riusciva a sopportare che il loro amore ancora in boccio stesse già sfiorendo. La loro era una storia destinata ad essere epica, dovevano amarsi per tutta la vita! Harry se lo sentiva, tutto l'amore che aveva per Draco non poteva finire!
-Harry vieni a cena?- Da fuori la porta Sirius lo chiamava. Non se ne era ancora andato da quando lo aveva seguito dai sotterranei.
-Non ho fame- Gli aveva risposto bruscamente, Sirius se ne era andato senza una parola.
Meno di un'ora dopo era arrivato Remus.
-Harry, cerca di essere ragionevole, non ha senso chiudersi dentro a questo modo, siamo preoccupati- Neppure lui aveva avuto successo. Lo avevano lasciato in pace per qualche ora, poi, proprio quando pensava di aver esaurito tutte le sue lacrime, alcuni colpi avevano minacciato di far cadere la porta.
-Non voglio vedere nessuno- Urlò contro la porta chiusa.
-Sono in vacanza, signor Potter, non mi costringa a trovare punizioni creative per occupare il suo tempo!- Quella voce fastidiosa! Ma non poteva lasciarlo in pace? -La mia pazienza ha un limite- Lo incalzò il professore da fuori. Harry si precipitò ad aprire, non aveva scelta, non poteva proprio posticipare quel confronto.
-Era aperto- Bofonchiò, come se fosse una giustificazione, Piton sollevò un sopracciglio.
-Crede davvero che sarebbe riuscita a tenermi fuori, anche se fosse stata chiusa?- Dopo quello che aveva visto nel sotterraneo Harry era sempre più convinto che nulla avrebbe potuto fermare quell'uomo, ma si limitò a scuotere la testa. Senza aspettare di essere invitato Piton era entrato e si era chiuso la porta alle spalle. -Le ho riportato la sua bacchetta. Le porgo le mie scuse per averla trattenuta finora- Harry spalancò gli occhi, davvero Piton si stava scusando? Cosa stava succedendo? Si sentiva confuso, una marea di pensieri gli si affollavano nella testa e non lo lasciavano pensare chiaramente.
-Grazie- Farfugliò il ragazzo sedendosi sul letto. Con suo immenso disappunto il professore si sedette di fronte a lui, sul letto di Ron. Era surreale trovarsi nella stessa stanza con Piton. Non poteva essere che stesse accadendo proprio a lui. Nel bel mezzo della sua disperazione sentì il tocco fastidioso della mente dell'uomo cercare di farsi strada nei suoi pensieri.
Istintivamente iniziò a controllare il respiro e a chiudere la mente.
-Ma che sta facendo?- Berciò, scattando in piedi.
-Aveva sperato che costringerla a governare i suoi pensieri potesse avere un effetto calmante. Sbagliavo?- Chiese Piton, le sopracciglia alte sulla fronte, la voce priva di inflessione ma, in qualche modo, sembrava essere quasi... rassicurante. Suo malgrado Harry dovette ammettere che si sentiva effettivamente meglio. Tenendo gli occhi bassi si costrinse ad annuire al professore.
-Me ne rallegro- Ma come diavolo parlava quell'uomo? Anche quando voleva essere gentile Harry faceva fatica a capire quello che diceva. -Mi ha reso un buon servizio oggi, Signor Potter, mi permetta di renderle il favore- Harry si trovò incerto, non era sicuro di desiderare una cosa simile e forse non aveva neppure capito bene di cosa stava parlando.
-Io... ehm...- Piton lo aveva fissato ed Harry si era zittito immediatamente.
-Mi dica, signor Potter, perché non si possono aggiungere le lacrime di fata all'acqua di Luna non appena spenta la fiamma?- Non era possibile! Lo stava interrogando? E come diamine faceva lui a sapere la risposta? "No, aspetta... lo so!" Sorprese anche se stesso.
-Perché si bruciano se è troppo calda e non possono più essere utilizzate- Decisamente era orgoglioso di sé stesso, aveva appena azzeccato la risposta giusta, se solo lo avesse fatto in classe!
-Esatto!- Piton sembrava trattenersi a stento da urlare "Dieci punti a Grifondoro!" -E quindi?- Che? Non bastava? Harry non sapeva proprio che altro dirgli, la risposta era tutta lì.
-E quindi... la pozione deve raffreddarsi... e poi si possono... Aspetta! Devo far raffreddare la pozione?- Chiese Harry, guardando timidamente il volto dell'uomo. Non stava affatto parlando di una pozione. Piton annuì, un singolo solenne cenno del capo, poi si alzò sistemandosi invisibili pieghe sui pantaloni.
-Nuovamente esatto- Gli disse, dirigendosi alla porta. Buffo come Harry si sentisse meno confuso, meno disperato.
-Professore, quello che mi ha detto prima, si riferisce forse a...- L'uomo lo aveva fulminato con lo sguardo.
-Non desidero affatto discutere la mia vita privata con lei, Potter!- Berciò, Harry sentì i brividi lungo la schiena.
-Certo, io ancora meno di lei, ma professore, con il dovuto rispetto, se fa soffrire Remus io...- Non sapeva cosa avrebbe fatto in quel caso, non c'era assolutamente nulla con cui poteva ricattarlo. Piton lo fissava e sembrava incerto, probabilmente stava decidendo se ridere di lui o estrargli le viscere dal naso.
-Apprezzo la sua fedeltà a quella che, evidentemente considera come una sorta di figura genitoriale, e le assicuro che non ho alcuna intenzione di farlo soffrire.- Harry si sentì improvvisamente strano, come se fosse più adulto. Era incredibile che proprio il professor Piton lo stesse trattando con un simile rispetto. Non lo aveva deriso, non gli aveva urlato contro, lo aveva trattato da pari e il ragazzo gliene fu immensamente grato.
-Gra.. grazie, signore- L'uomo non rispose, si voltò verso la porta e afferrò la maniglia.
-Cerca di essere paziente, lasciagli un po' di tempo... Harry- Gli disse, lanciandogli un'occhiata eloquente, prima di uscire dalla stanza.
Harry si lasciò cadere sul letto, gli occhi spalancati fissi sulla porta. Non poteva credere a quello che era appena successo, lo aveva chiamato per nome, lo aveva trattato come un essere umano... Piton era impazzito... o forse era impazzito lui!
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Nonostante si sentisse molto meglio, Harry ancora non se la sentiva di affrontare gli altri, si mise a leggere uno dei suoi libri, almeno si sarebbe portato avanti con i compiti. Quando Ron lo raggiunse aveva raggiunto aveva quasi terminato il saggio di trasfigurazione e aveva l'impressione di aver fatto un buon lavoro.
L'amico gli aveva rifilato un piattino con tre biscotti e un bicchiere di latte.
-Mia madre aveva paura che avessi fame- Bofonchiò, ingoiando le ultime briciole di biscotto, doveva aver pensato di dargli una mano a finire i suoi dolcetti.
-Grazie amico, ne vuoi uno?- Si sentiva generoso, stava bene, per la prima volta da settimane era tranquillo. Ron non si fece pregare.
-Come stai? Quando ho visto entrare Piton mi sonno preoccupato-
-In realtà non è stato male- Ron spalancò gli occhi e il biscotto gli andò di traverso -E' stato quasi... gentile. Era quello che mi ci voleva- Pur non riuscendo a respirare Ron riuscì comunque a lanciargli un'occhiataccia.
-Sei impazzito?- Il povero Ron sembrava sul punto di sputare un polmone.
-Sai, non sei solo tu a sorprendere gli altri. Comunque io torno subito- Senza aspettare che l'amico si riprendesse uscì nel corridoio gelido, che non era più tanto gelido da quando Draco era lì. "Devo proprio vederla questa cosa che canta alla casa" Gli amici glielo avevano raccontato ma a quanto pareva lui era sempre impegnato da qualche altra parte quando succedeva.
Si fermò di fronte alla porta della camera di Draco. Lui era lì, a pochi piedi, solo una sottile porta di legno chiaro li divideva.
La tentazione di bussare era fortissima. Avrebbe potuto vederlo almeno. Magari Draco gli avrebbe sbattuto la porta in faccia non appena avesse visto che era lui, però per lo meno lo avrebbe visto. Appoggiò la fronte alla superficie fresca, in cerca di un po' di refrigerio, sentiva la pelle scottare dal desiderio, voleva stara con lui, tenerlo stretto, baciarlo...
"Basta così!" Doveva riordinare i pensieri, doveva calmarsi, doveva...
-Dannazione!- Iniziò a respirare come gli avevano insegnato "Lavagna vuota. Lavagna vuota" Si ripeteva cercando di metterci tutta l'attenzione. Piano piano si calmò, il respiro si fece regolare e il cuore smise di battere, ora poteva fare quello che era venuto a fare.
Dalla tasca estrasse un pezzetto di pergamena piegato a metà, ci aveva messo tutto il giorno a scriverlo, anche se conteneva solo poche parole.
Si chinò e lo fece scivolare sotto la porta di Draco. "Spero che lo trovi" si augurò, fissando la porta chiusa. Sentiva il cuore dolergli nel petto ad ogni respiro ma ce l'avrebbe fatta, doveva solo avere la forza di aspettare e qualunque cosa fosse che lo separava da Draco si sarebbe risolta da sola. "Stavolta non sbaglierò! Non permetterò alla mia impazienza di complicare tutto" e con una rinnovata speranza che gli sollevava lo spirito si incamminò verso la sua stanza.
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