26 - Solitudine parte 2 -Harry

Coperto dal mantello dell'invisibilità, Harry vagò per i corridoi alla ricerca di una risposta, fino a quando, sbirciando da una finestra del primo piano, non notò due figure allontanarsi dal Castello.
Una era più nera della notte e l'altra... avrebbe riconosciuto quella testa bionda anche a chilometri di distanza. Camminavano svelti e si voltavano spesso per vedere se qualcuno li stesse seguendo.
Harry mise le ali ai piedi e riuscì a raggiungerli proprio mentre si infilavano nel passaggio sotto il platano picchiatore. Cercando di fare meno rumore possibile, li seguì nel passaggio. Ora proseguivano più spediti, visto che non dovevano più controllare di non avere nessuno alle spalle, ma purtroppo per Harry, restarono in silenzio per tutto il viaggio. All'arrivo alla Stamberga Strillante, trovarono ad accoglierli qualcuno che Harry non si sarebbe mai aspettato di vedere.

-Vi ha visto nessuno?- Chiese Remus affrettandosi a chiudere la porta. Harry ebbe appena il tempo di sentire Piton che lo rassicurava che fu chiuso fuori nel corridoio. Pochi minuti dopo, quando la porta si riaprì, Piton era solo ed aveva sul volto un'espressione addolorata.
Era sconvolgente vederlo così poco controllato, ma succedeva spesso quando era coinvolto Draco.
Del ragazzo invece non c'era più traccia e neanche di Remus. Harry era tanto sorpreso che non sapeva cosa pensare.

Dov'era finito Draco? Perché era scomparso? E soprattutto, cosa c'entrava Remus? Era tanto impegnato a contemplare i suoi dubbi che Piton lo seminò. Quando Harry se ne accorse il professore, doveva già essere rientrato nei suoi alloggi.
Al ragazzo non restò che tornare nella torre, cercare Ron ed Hermione e rivelare loro quello che aveva visto, magari, fra tutti e tre sarebbero riusciti a capirci qualcosa.

Sovrappensiero entrò nella sala comune, ma si trovò travolto da un turbine umano. Cadde di schiena, mentre il ragazzo, che non riusciva ad identificare, lo bombardava di pugni all'addome.

-Fred! Basta, fermati o ti farai espellere- Urlò Lee, buttandosi sul suo ragazzo e cercando di toglierglielo di dosso. Era Fred che lo stava picchiando? Perché?
Dovette intervenire anche Ron prima di riuscire a fermare Fred.

-Si può sapere che ti è preso?- Chiese Harry cercando di rialzarsi. Doveva avergli incrinato qualche costola perché sentiva un gran male all'addome e non riusciva più ad aprire l'occhio sinistro.

-Cosa è preso a me? Ma sei impazzito Potter? Cosa volevi fare, ucciderla?- Urlò Fred, che lottava contro i ragazzi che lo stavano trattenendo. Harry indietreggiò. Ma di che cosa stava parlando?

-Qualcuno, per favore mi vuole spiegare?- Chiese, guardando in giro.
Tutti sembravano sapere di cosa stava parlando Fred, ma nessuno pareva intenzionato a parlare, Ginny non riusciva neppure a guardarlo in faccia.

Alla fine si fece avanti Hermione ed Harry le sorrise, finalmente qualcuno gli avrebbe spiegato qualcosa. La ragazza gli si parò davanti e, senza dire una parola gli mollò un ceffone in pieno viso.
-Da te non me lo sarei mai aspettata, Harry- Gli sputò contro, scoppiando in lacrime e correndo su per le scale.

Ron era impegnato a cercare di trattenere suo fratello, Hermione era sconvolta, nessun altro accennava a farsi avanti. Finché Neville, finalmente prese la parola.
-Hai spinto Pansy Parchinson subito dopo cena, Harry?- Gli chiese, era strano, non sembrava il solito Neville di sempre, sembrava quasi arrabbiato.

-No, ma che dici? Perché dovrei aver fatto una cosa del genere?- Gli rispose, Fred scattò in avanti, riuscendo quasi a sfuggire al placcaggio di Ron.

-Neghi di averla fatta cadere?- Gli urlò contro, Harry non capiva di cosa stesse parlando, poi si rammentò.
Era in ritardo, la ragazza lo teneva per un braccio e lui si era liberato, forse non era stato tanto gentile.

-E' vero, lei è caduta, ma io non le ho fatto nulla, è stato un incidente. Ma stava bene, c'era Blaise con lei- Si difese Harry, possibile che tutti ce l'avessero con lui per una sciocchezza simile?

-Ecco, Harry, vedi.- Neville aveva ripreso la parola, e sembrava un pochino più tranquillo, più sé stesso -Forse non lo hai fatto di proposito, ma Pansy è caduta e, il fatto è che, era incinta e la caduta le ha provocato una specie... non so come spiegarlo. Ma è in infermeria e forse perderà il bambino. Faresti meglio a stare alla larga da Blaise, per un po', Harry- Gli spiegò il ragazzo, incespicando nelle parole.

Fu come se un fulmine fosse scoppiato nella sua testa, Pansy aspettava un bambino e lui l'aveva fatta cadere! Allora era davvero colpa sua. "Cosa ho fatto?" pensò, disperato. Cosa poteva fare per rimediare?
Ma perché Fred ce l'aveva tanto con lui? Cosa c'entrava con la gravidanza di Pansy?

-E il padre è?- Chiese, senza in realtà volerlo chiedere.

-George, il padre del bambino è George- Rispose Fred che sembrava essersi calmato ma continuava a fissarlo come se volesse incenerirlo.

. . . . . . . . . . . .

Nessuno gli rivolgeva più la parola. Era come al secondo anno, quando tutti credevano che fosse l'erede di Salazar Serpeverde. Ma allora aveva avuto almeno Ron ed Hermione dalla sua parte, ora invece.

Hermione non voleva più avere niente a che fare con lui, glielo aveva urlato nel bel mezzo della sala comune, la mattina dopo, quando Harry aveva cercato di parlarle, lei gli aveva rovesciato addosso un fiume di parole addossandogli tutta la colpa. Come se non si sentisse sufficientemente in colpa da solo.

Ron lo aveva consolato, la sera in cui aveva litigato con Fred ma, vista la situazione delicata, doveva stare a fianco a suo fratello e non se la sentiva di prendere le sue difese.

Harry non poteva dargli torto, anche se una vocina fastidiosa in fondo alla sua mente, non faceva altro che fargli notare che invece Draco, al contrario di Ron, sarebbe stato dalla sua parte e al diavolo le conseguenze. Fred non lo aveva più attaccato, ma lo fissava con uno sguardo carico d'odio e neanche Lee riusciva a farlo ragionare.

Come se non bastasse tutta la casa Serpeverde, al grido di "fai male a uno di noi fai del male a tutti", sembrava averlo preso di mira e non lo lasciava in pace un momento. Lui non reagiva neanche più era diventato quasi catatonico, sentiva talmente la mancanza di Draco che, alle volte, non riusciva neanche a respirare.


"Mi ha ingannato, mi ha tradito" Si ripeteva come un mantra, per cercare di non soffrire tanto per lui.

Ma poi si ricordava che, con ogni probabilità, il Serpeverde non aveva avuto molta scelta, quando Gwendoline era entrata nella sua vita, i rapporti fra lui e Draco erano piuttosto tesi, se lui avesse provato a parlargli, Harry non lo avrebbe mai ascoltato, figurarsi se sarebbe andato al ballo del Ceppo con lui! Eppure, nonostante poi fossero diventati amici, Draco aveva continuato la finzione.

Adesso tutti quei dubbi, tutta l'indecisione, avevano un senso, era la magia del medaglione a farlo sentire a quel modo, come gli aveva spiegato Remus, i suoi sentimenti restavano gli stessi sia per Gwendoline che per Draco, come avrebbe potuto scegliere?

Quel clima pesante e esplosivo arrivò fino a domenica, la partita Grifondoro Serpeverde sembrava destinata al disastro già prima di cominciare.

Nello spogliatoio si respirava un'aria di ammutinamento, Fred era rimasto l'unico battitore e avevano dovuto reclutare un ragazzino del secondo anno di cui nessuno ricordava il nome per sostituire George.
Nessuno lo aveva guardato in faccia fino a quando non erano scesi in campo. Allora si era scatenato il delirio.

La rivalità fra le squadre sembrava essere passata in secondo piano, e tutti, Serpeverde e Grifondoro, parevano aver preso la partita come scusa per prendersela con lui, tutta la squadra verde/grigia non faceva altro che spedirgli addosso i bolidi e la sua squadra non eseguiva nessuno degli ordini che lui gridava loro.

-Dannazione Ron! Vuoi stare davanti agli anelli? Cosa ci fai da quella parte del campo?- Serpeverde aveva approfittato della defezione del portiere Grifondoro per infilare un paio di punti.

-E SERPEVERDE SEGNA DI NUOVO!- La telecronaca di Lee sembrava più spenta del solito, ma la sua voce sovrastava comunque il clangore dello stadio. -SERPEVERDE 100/GRIFONDORO 0. SEMBRA CHE OGGI IL CAPITANO POTTER ABBIA QUALCHE DIFFICOLTA' A TENERE A BADA I SUOI- Era un eufemismo, la squadra non esisteva praticamente più.

-AHI! Stai attento a dove voli Fred!- Lo riprese, dopo che Fred lo aveva urtato, volandogli troppo vicino, poi scartò all'ultimo minuto per schivare un bolide lanciatogli da Blaise. Fred si avvicinò al battitore avversario, con la mano tesa e il Serpeverde ci batté sopra.

"Questa situazione è ridicola, ma dico? Sono tutti impazziti? Devo assolutamente trovare quel dannato boccino e porre fine a questo massacro."

-EEEE ZABINI SEGNA ANCORA!- Annunciò Lee -SERPEVERDE CENTODIECI, GRIFONDORO ZERO. FORZA RAGAZZI CHE STARE COMBINANDO?-

"Cosa? Quando ha segnato?" Harry non riusciva più neppure a seguire il gioco, figurarsi se fosse stato in grado di trovare il boccino.
Il cercatore avversario, un ragazzino che aveva l'aria di non sapere neppure dove si trovava, si guardava attorno freneticamente. Harry si sarebbe stupito di sapere che era riuscito a trovarsi i calzini.
Un bolide gli sfrecciò a pochi centimetri dal naso, ormai aveva rinunciato a capire se glielo avevano spedito le serpi oppure era fuoco amico.

-Ehi! state attenti ragazzi- E poi lo vide, uno sfarfallio di ali dorate, il boccino d'oro sfrecciava lungo il campo, così in basso da sollevare un nuvoletta di candidi fiocchi di neve lungo il suo passaggio. Harry si lanciò in picchiata, nel bel mezzo dell'azione, dribblando bolidi e battitori fin quasi a schiantarsi al suolo, per poi fare una virata dell'ultimo secondo e sfrecciare lungo la diagonale del campo, dietro al boccino che filava più del vento.
Lo rincorse fin sotto gli spalti e poi, quello, velocissimo, virò cominciando una lenta spirale in salita, ed Harry non lo mollava, bolidi sibilavano vicinissimi alle sue orecchie, ma lui era più veloce e quelli non lo sfioravano neppure, finché un colpo fortunato non lo colpì talmente forte da farlo cadere dalla scopa.

Harry ruzzolò nella neve che, per fortuna attutì la caduta, era ancora abbastanza in basso da non farsi troppo male.
-Adesso basta! Siete tutti matti? Si può sapere che cosa vi ho fatto?-

Non aveva neppure finito la frase che Zabini gli era letteralmente atterrato addosso con tutti i suoi due metri scarsi d'altezza, era un colosso e lo schiacciò al suolo prendendolo a pugni.
-Vuoi sapere cosa hai fatto? Eh Potter?- Gli chiese, intervallando le parole con i colpi. Fortunatamente qualcuno intervenne e gli levò Blaise da dosso, ma il suo sollievo fu breve e il ragazzo fu sostituito da un nuovo assalitore.

-E' tutta colpa tua! Il bambino di George stava per morire per colpa tua- Fred era più piccolo di Blaise ma i suoi colpi erano più precisi e Harry sentì il naso rompersi e il sangue invadergli la bocca.

-Adesso basta!- La vocetta stridula della professoressa Humbridge fu quasi una benedizione, Harry già si sentiva mancare, sarebbe svenuto di lì a poco. -Questi ragazzi sono evidentemente troppo instabili per praticare questo sport.- Berciò la Rospa, ad Harry non importava più nulla, non si reggeva in piedi, era tutto un grumo di dolore. -L'unica soluzione è espellerli, in via definitiva.- Decretò.

Le urla di protesta dei compagni di squadra si mescolarono a quelle di giubilo dei Serpeverde, nella mente annebbiata di Harry si sommarono fino a divenire un frastuono indistinto, e poi tutto divenne nero.

..................................

Quando riprese i sensi la prima cosa che percepì fu un intenso profumo di rose. "Sono in una serra?" Si domandò aprendo piano gli occhi. Aveva male dappertutto e anche la scarsa luce del tramonto che le persiane accostate lasciavano filtrare, gli ferì gli occhi.

-Hai l'aria proprio malconcia, Grifone innamorato- Quella voce.

-Pansy- Mormorò, la voce non voleva proprio sapere di uscire dalla sua gola riarsa, aveva una gran sete.

-Almeno mi riconosce- Harry non vedeva la ragazza ma il suo tono gli sembrava stranamente sereno, quasi allegro. -Chi ti ha ridotto così? Blaise o Hermione?- Gli aveva domandato e adesso Harry era proprio sicuro, Pansy si stava divertendo.

-Credo fosse Fred- Rispose Harry rantolando, doveva assolutamente bere qualcosa. Allungò la mano, in cerca dei suoi occhiali e incontrò invece un'altra mano, una mano... maschile.

-Tieni, Harry, ti aiuto se vuoi- Gli disse George, anche il ragazzo non sembrava avercela con lui, eppure Harry era certo che quei due lo odiassero. Con gli occhiali davanti agli occhi Harry inquadrò meglio la situazione.

Pansy se ne stava sdraiata a un paio di letti dal suo, aveva una montagna di cuscini dietro la schiena, per permetterle di stare seduta comodamente. Attorno al suo letto era tutta un'esplosione di grandi mazzi di rose, palloncini e peluche.

"Ecco da dove veniva quel profumo" La ragazza sembrava contenta di vederlo e anche George lo guardava con un sorriso un po' ebete che gli andava da un orecchio all'altro. "Ho battuto la testa un po' troppo forte e sto sognando tutto"

Loro due avrebbero dovuto essere furiosi con lui, tutti gli altri lo erano, per quello che aveva fatto a Pansy, e invece sembravano contenti di vederlo.
-Glielo avevo detto a Freddy di non prendersela con te, ma mai che mi ascolti!- Disse George, rompendo il silenzio.

-Ti hanno proprio ridotto male, povero- Aggiunse Pansy, comprensiva, adesso Harry veramente non ci capiva più nulla, ma almeno una cosa poteva farla. Poteva scusarsi con loro.

-Io... Pansy, George, mi dispiace, non so se potrete mai perdonarmi per quello che ho fatto- Non sapeva come proseguire, si sentiva malissimo.

-Ma di che stai parlando?- Chiese George, sembrava sinceramente sorpreso.

-Non è mica colpa tua, Harry, sono solo inciampata, non è colpa di nessuno- Aveva aggiunto Pansy, sembrava diventata più dolce in quei pochi giorni che non la vedeva, meno sarcastica e più materna.

-Ma Fred diceva che era colpa mia e anche Hermione.- Si era giustificato Harry, si sentiva sempre più incerto, più fragile.

Pansy e George si erano scambiati uno sguardo d'intesa.
-Deve essere stato Blaise, gli avevo detto che non era colpa tua, avrà pensato che volevo proteggerti. Mi spiace Harry, parlerò con lui.- Lo rassicurò la ragazza.

-Intanto, non tutto il male vien per nuocere. Guarda!- Gli ordinò lei, mostrandogli soddisfatta la mano sinistra dove brillava un anello con un piccolo brillantino.

-Ci siamo fidanzati!- Annunciò George che non stava più nella pelle.

-Fidan... ma come? Quando?- Balbettò Harry, fino a pochi giorni prima non si era neppure accorto che l'amico vedesse Pansy e ora stavano per sposarsi? -Ma i tuoi lo sanno?- Chiese poi, rivolto a George.

-Certo che lo sanno, ovviamente. Mamma è stata qui oggi pomeriggio dopo che Silente...- Pansy lo interruppe mettendogli una mano su un avambraccio e lui si voltò a guardarla con uno sguardo carico d'amore. Erano così palesemente felici che faceva quasi male agli occhi guardarli.

-Così lo mandi in confusione, tesoro. Che ne dici se glielo spiego io?- Gli chiese. -Allora, dopo che Madama Chips ha scoperto che sono... insomma... in attesa, non poteva certo far finta di niente. Ha chiamato i miei genitori che si sono presentati a scuola. Mio padre era infuriato da morire, stava contrattando per me un fidanzamento vantaggioso, a parer suo ed era veramente contrariato.- Cominciò lei, abbassando gli occhi, non aveva riferito quello che le aveva detto suo padre, ma a giudicare dalla sua espressione doveva essere stato poco piacevole. -Allora si è intromesso George e ha chiesto la mia mano- Proseguì lei, e stavolta doveva essere un ricordo molto più piacevole, perché gli occhi le brillavano di gioia. -Io e mia madre siamo impazzite, lei era felicissima per me, ma mio padre non era convinto, così il preside è intervenuto e ha offerto protezione ai miei genitori. Come ha capito che saremmo stati tutti al sicuro papà ha accettato subito. Il preside ha convocato la mamma di George e in men che non si dica il fidanzamento è stato sugellato.- Concluse, una piccola lacrima di felicità le rigò la guancia e lei nascose il viso nel petto di George che la avvolse in un abbraccio.

-La madre di Pansy e la mamma sono andate subito d'accordo, ci stanno organizzando la cerimonia per le vacanze di Natale, e anche suo padre non è tanto male- Aggiunse il ragazzo, cullando la sua fidanzata fra le braccia.

-E' appassionato di fuochi pirotecnici! Non appena l'ha scoperto, George non mi ha degnato più di uno sguardo, a un certo punto mia madre ha chiesto a mio padre se voleva sposarlo lui- Farfugliò lei, con il viso ancora affondato nel petto di George. -E poi, guarda!- Gli ordinò, raddrizzandosi di scatto e afferrando qualcosa dal comodino a fianco al suo letto. -Sono appena arrivati- Gli spiegò, alzando per le spalle un maglione di lana lavorato a maglia, del tutto identico a quello di George e, subito dopo un altro molto più piccolo. -Uno per me, uno per il bimbo, perché siamo una famiglia. E' molto dolce, anche se, alla fine, il bambino nascerà in estate.- Terminò, ammirando con aria innamorata i due maglioncini. Erano così belli e felici che Harry si sentì felice per loro, anche se, in un piccolo angolino del suo cuore, non poteva fare a meno di invidiarli.

Desiderava anche lui quella felicità, quell'amore, nella sua vita e, per un breve istante si era illuso di poterlo avere, di aver trovato la persona giusta, con cui costruire un progetto di vita, quella che non lo avrebbe lasciato solo mai più. Invece...
Gli mancava Draco, avrebbe tanto voluto almeno sapere perché si era allontanato e cosa c'entrava Remus nella sua sparizione. "Magari Pansy sa qualcosa" Pensò di chiedere alla ragazza, ma aveva un'aria tanto felice che non se la sentì di rattristarla.

Si stese nel letto e provò la respirazione che gli aveva insegnato Gwen... Draco! Doveva proprio smetterla di considerarli due persone diverse.
Inspirò, attese qualche secondo e poi espirò, lo aveva fatto spesso negli ultimi giorni, anzi, aveva cercato di farlo in ogni momento libero. Certo il fatto che non fosse più distratto dagli amici, lo aveva lasciato tanto tempo libero.
Una volta che ebbe regolarizzato il respiro, vuotò la mente, ormai gli riusciva facile, anche senza visualizzare la lavagna nera che gli aveva suggerito Draco. Il familiare senso di pace lo invase e lo calmò all'istante, riusciva a restare in quello stato per periodi sempre più lunghi e raggiungendo una concentrazione sempre maggiore.

Fu felice di accorgersi che riusciva a farlo anche e sentiva ancora molto male, anzi, il dolore sembrava diminuire sensibilmente mentre compiva il suo esercizio.

"Cosa dovrò fare dopo? Sicuramente ci sono altri esercizi che devo fare, ma adesso che non posso più vedere Draco non ho nessuno che me li insegni, a parte lui. Sempre ammesso che non mi uccida prima"
Pansy e George, seduti sul letto della ragazza, chiacchieravano fra loro, la loro conversazione non era altro che un brusio confuso e, cullato dal senso di rilassamento che lo aveva invaso, Harry si lasciò andare al sonno.

-Harry, sono qui. Vieni a prendermi!- Draco urlava, Harry non riusciva a trovarlo, attorno a lui vedeva solo forme indistinte, come se si fosse dimenticato di mettere gli occhiali. -Ti prego Harry, aiutami!- Draco urlava, era terrorizzato ed anche Harry aveva una paura folle, sentiva il cuore battere come un tamburo nel suo petto e non aveva quasi fiato.
-Sto arrivando Draco, ma non riesco a trovarti. Dove sei?- Gli sembrava di trovarsi dentro un labirinto fatto di scaffali, alla sua destra e alla sua sinistra lunghe file di mensole su cui posavano strambi oggetto dalla forma circolare.
"Sembrano sfere di cristallo, ma ho l'impressione che non lo siano"

-Harry, Harry, vieni da me, per favore, amore- La voce di Draco sembrava provenire da tutte le direzioni e lui non sapeva più da che parte andare. Corse lungo il corridoio in cui si trovava e ne imboccò un altro, ma proprio in quel momento Draco gridò e lo strillo sembrava giungere dall'altra parte, così tornò sui suoi passi, ricominciando a correre. Fece un altro paio di svolte, e infine lo vide. Buttato sul pavimento, i bellissimi capelli biondi sparpagliati sul pavimento, una pozza di sangue rosso vivo che si allargava sotto di lui, i suoi splendi occhi grigi spalancati e fissi, privi di vita.

-NOOO!- Urlò Harry, correndo verso di lui.

-Harry.-

-Signor Potter. Si svegli!- Madama Chips lo aveva afferrato per le spalle e lo stava scuotendo energicamente. -Ti stavi agitando e urlavi, ragazzino, che diavolo stavi sognando di tanto spaventoso?- Gli chiese la medistrega, alzandosi dal suo letto e colpendolo con diversi incantesimi diagnostici. Quando fu soddisfatta rivolse nuovamente l'attenzione su di lui. -Si sente meglio, ora?- Gli chiese, Harry era tutto sudato e frastornato, non si sentiva affatto bene, ma annuì comunque, voleva solo poter restare da solo per pensare al sogno che aveva appena fatto, già sentiva che ne stava dimenticando i dettagli, che diventava più nuvoloso, meno nitido.
-E' da molto che soffre di incubi?- Chiese ancora la strega, non sembrava intenzionata a finirla tanto presto.

Rassegnato, Harry rispose.
-No, forse da un paio di settimane, ma negli ultimi giorni, sono più frequenti e più nitidi.- Quel posto! Era quasi sicuro di averlo già visto, di sapere dove fosse, eppure continuava a sfuggirgli, se solo avesse avuto un momento per pensare con tranquillità.

La medistrega meditò un istante, poi prese una fialetta dal suo grembiule e la porse ad Harry.
-E' "sonno senza sogni", per stanotte dovrebbe bastare, ma dovrà prenderla per alcuni giorni. Domani dovrò chiedere al professor Piton di prepararne dell'altra.- Disse la strega, quasi fra sé.

"Il professor Piton? E' la scusa perfetta per parlargli!"
-Madama Chips, potrei andare io dal professore a chiedergli della pozione?- Domandò Harry, raddrizzandosi e prendendo la fialetta dalle amni della strega.

-Vuole andare lei dal professor Piton? Questa è bella! In tanti anni è la prima persona che mi chiede una cosa del genere!- Borbottò lei, allontanandosi, dopo aver recuperato la fialetta vuota. Harry non ebbe neppure il tempo di posare la testa sul cuscino che già la pozione aveva fatto effetto.

. . . . . . . . . . . .  .

Lunedì mattina, due ore di pozioni! Harry non vedeva l'ora.
Dalla sera in cui aveva fatto irruzione nell'appartamento del pozionista, la sera in cui Draco era scomparso, Harry non l'aveva ancora incontrato e aveva una paura folle che si sarebbe vendicato di lui, ma Piton era anche la sola persona rimasta che potesse insegnargli l'occlumanzia e lui non si poteva permettere di fare lo schizzinoso.

-Aprite i vostri libri a pagina trecentonovantaquattro, non voglio sentire volare una mosca mentre preparate la pozione che troverete descritta- Disse il professore, entrando in aula, poi si diresse alla lavagna e cominciò a scrivere alcune note.

Harry guardò il testo, era intenzionato a far bene, non voleva far arrabbiare il professore, quindi si concentrò al massimo e lesse più volte il procedimento spiegato sul testo, quindi esaminò con cura le note, quando si sentì pronto tirò fuori il calderone dalla tracolla e andò a prendere gli ingredienti che gli servivano.

Senza neppure rendersene conto, aveva utilizzato la respirazione che gli aveva insegnato Draco per tutto il tempo, ed era riuscito a rimanere concentrato.

.........................

Harry fu l'ultimo a consegnare la sua provetta, Piton non l'aveva degnato di uno sguardo per tutta la lezione e lui si era potuto concentrare come non mai.
Il risultato era perfetto ed Harry, nonostante fosse preoccupato per tutta la situazione, si concesse di sentirsi orgoglioso per quella piccola conquista.
Con una certa soddisfazione si avvicinò alla cattedra, la provetta in mano, come un offerta di pace e gli occhi bassi per non rischiare di irritare il professore. Ce la stava mettendo tutta per dimostrare la sua buona volontà e sperava che Piton lo notasse e gli concedesse il suo aiuto.

-Cos'è quella cosa, Signor Potter?- Berciò il professore, quando fu il suo turno.

-Il mio compito, Signore- Rispose Harry, cercando di mantenere un atteggiamento dimesso e rispettoso. Piton sbuffò.

-E' talmente insufficiente da non poter neppure essere giudicata!- Replicò il professore facendo sparire la provetta.
Harry si fissò le mani vuote senza riuscire a capire, quella pozione era perfetta e lui lo sapeva. Non era giusto!
Sentì gli occhi inumidirsi per la rabbia, ma si sforzò di non reagire.

"Devo restare calmo, ho qualcosa di più importante da chiedergli" Si morse le labbra fino a sentire in bocca il sapore metallico del sangue, ma non disse nulla e tornò al suo posto a testa bassa.

Alla fine rimase solo nell'aula deserta con il professore.

-Vuole smettere di far finta di cercare nel fondo della sua borsa e raggiungere i suoi compagni, signor Potter?- Gli disse il professore, cercando di guardarlo il meno possibile, non gli rendeva le cose facili, ma almeno non lo stava minacciando con la bacchetta, per il momento.

-Signore, ho questo per lei, da parte di Madama Chips- Iniziò il ragazzo, porgendo al pozionista una pergamena arrotolata. Piton l'afferrò e la gettò in malo modo sulla cattedra. -E poi io... avevo bisogno di...- Come avrebbe potuto chiederglielo? Che idiota era stato a non prepararsi prima il discorso.

-Qualunque cosa voglia, Signor Potter, la risposta è no! E ora se ne vada prima che la mia già scarsa pazienza si esaurisca- Gli rispose il professore avvolgendosi nel mantello con fare intimidatorio.

Sembrava ancora più imponente in quel modo, ma Harry non poteva proprio lasciar perdere.
-Lo sogno! In continuazione.- Gli costava rivelare quell'informazione proprio alla persona che odiava di più, ma non aveva scelta, era determinato a non lasciare nulla di intentato pur di raggiungere il suo obbiettivo, e poi, se Draco si fidava, probabilmente non era così male come sembrava, forse.

-Non sa quanto sia rammaricato che i suoi sogni vengano turbati dal Signore Oscuro, Potter, ma sa, anche noi comuni mortali non dormiamo propriamente sogni tranquilli di questi tempi- Lo canzonò l'uomo, sarcastico.

-Non sogno Vold...-

-NON PRONUNCI QUEL NOME!- Urlò il professore, interrompendolo, con un'espressione irata che avrebbe intimorito chiunque, ogni traccia di sarcasmo svanita dalla sua voce.

-Mi scusi- Farfugliò Harry con uno sforzo enorme.

Piton si voltò per andarsene, come suo solito non sembrava aver intenzione di dargli modo di spiegarsi, ma stavolta era proprio necessario che Harry si facesse ascoltare.

-E' DRACO!- Urlò, l'uomo si fermò, aveva catturato la sua attenzione. -E' lui che sogno tutte le notti, è in pericolo e io non so come salvarlo- Concluse, buttando fuori tutto di getto, senza fermarsi a riflettere o non ci sarebbe mai riuscito. Piton si voltò, squadrandolo con odio.

-Non so cosa pensa di dover fare, ragazzino presuntuoso, ma la sicurezza del signor Malfoy non è cosa che la riguardi- Harry non l'aveva più visto tanto arrabbiato da quando Neville gli aveva fatto esplodere addosso il suo calderone al terzo anno. L'istinto di sopravvivenza gli suggeriva di battere in ritirata, ma lui non se lo poteva permettere.

-Vi ho visto, alla Stamberga Strillante, io so dov'è nascosto, o meglio, l'immagino- Harry si preparò al contraccolpo, era praticamente certo che Piton lo avrebbe ucciso e, per occultare il suo cadavere, lo avrebbe triturato e ne avrebbe fatto un ingrediente per i suoi intrugli.

-Possibile che lei debba essere una costante fonte di problemi?- Stranamente Piton non sembrava arrabbiato, più che altro rassegnato, forse era arrivato al punto di rottura e non poteva arrabbiarsi più di quanto non fosse già. -Potrei obliviarla e togliermi il disturbo- Proseguì in tono annoiato.

Harry si sentì morire, quello era molto peggio che essere triturato e infilato in un calderone bollente (non necessariamente in quell'ordine). Perdere tutti i suoi ricordi, non rammentarsi più di Draco e di tutto quello che c'era fra loro.

-Potrebbe, Signore, e se fosse l'unica soluzione per poterlo tenere al sicuro, accetterei senza fiatare. Ma non basta farmi scordare solo dov'è nascosto, dovrebbe farmi dimenticare tutto di lui o Vol... Lei Sa Chi, potrebbe trovare qualche informazione su di lui nella mia testa e trarre le proprie conclusioni e la prossima volta che lo vedrò non mi ricorderò neppure chi è, o che mi sono innamorato di lui.- Aggiunse, arrossendo fin sulla punta delle orecchie.
Era la prima volta che diceva ad alta voce di essere innamorato di Draco e trovò ironico che fosse proprio un momento prima di scordarsi per sempre di lui.
Con la coda dell'occhio vide il professore estrarre la sua bacchetta e, mentalmente si preparò a dire addio ai suoi ricordi.

"Ti amo, Draco, vorrei avertelo detto quando ne ho avuto la possibilità, invece di arrabbiarmi con te, adesso non lo saprai mai".

Invece, con sua grande sorpresa, percepì la mente del professore che lambiva la sua, come aveva fatto Draco con il Legimens, ma in maniera molto più delicata ed elegante, se non si fosse esercitato tanto non se ne sarebbe neppure accorto.
D'istinto vuotò la mente e sentì la presa del professore scivolargli addosso senza riuscire a penetrare nei suoi ricordi.
Come era cominciato l'attacco finì.

-Mi segua Signor Potter- Lo istruì Piton, a sorpresa, precedendolo nel suo alloggio. -Cominceremo immediatamente, non si crucci, avvertirò io il preside che perderà molte lezioni da ora in avanti- Era una sua impressione o il tono di Piton era quasi soddisfatto?

"Per Merlino, in che guaio mi sono andato a cacciare?"

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