22 - Notte di pioggia

Allora bellissime persone che leggete e commentate (io amo quelli di voi che commentano, scappiatelo!) oggi ultimo giorno di scuola? Festeggiamo! E cosa c'è di meglio di un bel capitolo di questa storia per festeggiare?
Buona lettura e fatemi sapere che cosa ne pensate.
Come sempre, grazie alla mia preziosa GiadaSacchetti per la beta... e anche perché mi sopporta...
Baci.
Noy

La pioggia batteva sui vetri della palazzina al 12 di Grimmauld Place. Aveva piovuto tutto il giorno e lui aveva dovuto correre da un posto all'altro tutto il giorno, i vestiti umidi di pioggia, il freddo che gli entrava nelle ossa, e gli scavava l'anima. Neppure il calore del camino acceso riusciva a cacciarlo del tutto. "Forse dovrei farmi un bagno caldo. Stare a mollo nell'acqua bollente mi rimetterebbe al mondo".
Rabbrividì al solo pensiero, quella grossa, vecchia casa, sembrava impossibile da riscaldare. L'unica stanza che riuscivano a tenere calda era il salottino in cui si trovava in quel momento, e sospettava che fosse solo perché si trovava proprio a fianco alla cucina.
Il resto della casa, le altre stanze, le scale, i saloni e i lunghi corridoi erano freddi anche in estate, in quella serata d'inizio inverno sarebbero stati gelidi.
A Sirius sembrava non importare, tanto aveva tutta la cantina di suo padre a tenerlo al caldo.
Lui invece sentiva sempre freddo e spesso, dormiva proprio su quella vecchia poltrona polverosa e mezza sfondata, svegliandosi a tratti per far levitare un altro ciocco di legno nel camino.

Estrasse la bacchetta dalla tasca del cardigan sformato e rappezzato che gli si stava asciugando addosso. Nella tasca c'era un altro buco, lo avrebbe dovuto riparare... ma per farlo doveva alzarsi, poi cercare ago e filo... si sentiva stanco solo al pensiero "magari lo faccio più tardi, adesso ho troppo freddo"
Alzò le spalle, come per dirsi che non aveva importanza e agitando la bacchetta, fece in modo che un altro pezzo di legno finisse nel camino, la fiamma crepitò allegra, divorandolo e alcune schegge incandescenti saltarono sul pavimento di legno, a pochi centimetri dal bordo del logoro tappeto ormai color polvere, bruciando le assi gonfie di umidità. Altri buchi neri che andavano ad aggiungersi a quelli che già c'erano, se il ritratto del vecchio calciatore, appeso alla parete, fosse stato sveglio, si sarebbe lamentato furiosamente, ma per fortuna dormiva, appoggiato ad un albero con i suoi cani da caccia acciambellati vicino alle gambe e il cavallo che brucava tranquillo.
La legna cominciava a scarseggiare e l'inverno era ancora lungo... ma ci avrebbe pensato un'altra volta.
Adesso era troppo stanco.
Stanco e infreddolito.
Stanco, infreddolito e solo!
Se almeno ci fosse stato qualcuno che lo distraesse da tutta quella tristezza.
Fin che c'erano stati gli Weasley a vivere lì con loro, almeno c'era sempre qualcuno con cui parlare, anche quando non ne aveva nessuna voglia. E poi Molly cucinava sempre qualcosa anche per lui.
Invece, da quando i ragazzi erano tornati ad Hogwarts, lei ed Arthur se n'erano andati lasciandolo solo con Sirius e lui non era molto di compagnia, anche quando era sobrio. Azkaban aveva lasciato il suo segno, anche se Sir si sforzava di non darlo a vedere, soprattutto quando era con Harry.
Perlomeno, quando stava con il suo figlioccio, sembrava tornare quello di un tempo, ma non appena era da solo tornava sprofondare nella depressione.

"Manca anche a me Harry. Per fortuna che Natale è vicino, i ragazzi torneranno a casa per le feste, Molly e Arthur si trasferiranno anche loro. La casa sarà di nuovo piena di vita, come quest'estate. Sirius non potrà restare indifferente".
E dopo... ci avrebbe pensato dopo. Per ora aveva quello da attendere.
Cercò di concentrarsi sulla prospettiva, per trarne quel po' di allegria sufficiente a scacciare la tristezza che minacciava di avere il sopravvento, ma con scarsi risultati.
"Niente da fare, l'ho immaginato troppe volte, ormai non funziona più".

Il grosso orologio, nel salotto del secondo piano, batté la mezzanotte, facendo rimbombare e tremare tutta la casa.
Per quanto ci avessero provato (ed avevano tentato a lungo) non erano stati in grado di farlo tacere del tutto, però, almeno, erano riusciti a farlo suonare a quel modo solo due volte al giorno.
Il vecchio Elfo della famiglia Black uscì dalla porta della cucina, dove aveva la sua "tana", borbottando come suo solito con una bottiglia di liquore in mano.
Sirius doveva essersi svegliato ed aveva chiesto dell'altro whisky. Passandogli a fianco gli aveva rivolto la solita sequenza di insulti a mezza voce.
-Luridi mezzosangue, sangue marcio! Infestano la casa della padrona. Sangue marcio!-. Ma Remus non ci fece caso, ci era abituato e poi, lo avevano chiamato in modi peggiori.

Però, se Kreacher stava portando da bere al suo padrone poteva significare solo una cosa: "Sirius è sveglio. Quasi quasi vado a fargli compagnia"
Magari non si sarebbe sentito tanto solo bevendo con l'amico, certo Sirius sarebbe stato ubriaco e ridanciano mentre lui...
Un'altra bella fregatura di essere un lupo mannaro: non poteva ubriacarsi! Il metabolismo da lupo bruciava tutto l'alcool in fretta e lui rimaneva sobrio. Un leggero senso di euforia, era il massimo che era riuscito ad ottenere, ma era svanito subito. "Almeno non me ne starò qui solo come un cane"

Aveva preso la sua decisione, ma non si decideva ad alzarsi per raggiungere l'amico. Il fuoco ardeva allegro nel caminetto. Per qualche ragione sconosciuta trovava difficile distogliere l'attenzione dalla fiamma. "Che stanchezza! Sono così stufo di tutto, di questa situazione, della mia stupida patetica vita!"
Perché era tanto sfortunato? Perché era sempre solo? Perché aveva dovuto innamorarsi di un uomo? Un uomo etero e che lo odiava per di più! E... si sentiva proprio tale e quale a Harry in quel momento! Sorrise di se stesso: "dubbi da adolescente... dovrei aver superato quella fase, alla mia età"
Persino il caminetto aveva deciso di prendersi gioco di lui, o la sua immaginazione gli stava facendo brutti scherzi, perché fra le fiamme, vide apparire un volto, quel volto.
Aveva sul viso un'espressione sofferente, una smorfia contorta come se provasse molto dolore.
"Perché non riesco mai a figurarmelo sorridente e sereno? Forse perché non l'ho mai visto sorridere una sola volta da quando lo conosco? E perché dovrebbe? Soprattutto, perché mai dovrebbe sorridere a me?" Ok, quella sera aveva decisamente tutta l'intenzione di deprimersi. "Mi ci vorrebbe proprio una bella sbronza, tanto per completare degnamente il processo di annichilimento. Stasera io e la mia depressione faremo compagnia a Sirius e alla sua... che bella serata ".
Ma non si mosse, l'immagine del camino non se ne era ancora andata e lui non voleva perdersi neppure un istante, anche se era il parto malato della sua immaginazione. Eppure quel volto, tanto amato, tanto desiderato, diventava sempre più reale, sempre più consistente. E non era solo l'effetto dei suoi desideri.
Finché un braccio si allungò verso di lui.

-Ma che diamine!- Imprecò, incapace di comprendere quello che stava accadendo.
-Aiutami idiota- Berciò la testa, emergendo dalle braci. Remus, ancora incredulo, si affrettò ad eseguire l'ordine, forse con un po' troppa foga e Severus atterrò di schiena sul tappeto polveroso.
-Stai cercando di finire quello che ha cominciato il Signore Oscuro?- Berciò il pozionista tenendosi un fianco, dove una grossa chiazza di sangue si stava allargando sulla camicia candida. Non indossava né la sua immancabile redingote, né la tunica da insegnante con cui era solito vederlo, gli sembrava quasi nudo con così pochi vestiti addosso e Remus arrossì al pensiero
-Che aspetti, Lupin? Hai intenzione di lasciarmi dissanguare sul tappeto?- Il tono secco del pozionista lo fece riemergere dal suo torpore, la macchia rossastra si allargava sotto il suo corpo e il suo viso stava perdendo colore.

-Probabilmente una bella macchia di sangue rappresenterebbe un miglioramento per questo obbrobrio che ci ostiniamo a chiamare tappeto, ma non temere Severus, non ho nessuna intenzione di lasciarti morire, come faremmo poi senza il tuo sarcasmo?- Scherzò, inginocchiandosi al suo fianco. -E poi, se hai ancora la forza di lamentarti non stai poi così male- Terminò, iniziando a salmodiare l'incantesimo che avrebbe richiamato nel corpo dell'uomo tutto il sangue che ne era fuoriuscito ed avrebbe chiuso le ferite.
Il viso del pozionista riprese lentamente colore, mentre la sua espressione si rilassava vistosamente. Qualcosa di simile ad un sorriso fiorì sulle sue labbra. "Quanto è bello" Pensò Remus struggendosi.
-Aiutami a togliere la camicia- Ordinò Severus, doveva essere veramente provato perché il suo tono era quasi gentile, ma Remus arrossì vistosamente, era già imbarazzato ed ora avrebbe dovuto anche spogliarlo? "Andrò a fuoco. Speriamo almeno che non se ne accorga". Ma la fortuna sembrava impegnata da un'altra parte quella sera.
-Che fai? Non ti vergognerai vero? Non sei tu quello che si deve togliere i vestiti. E poi... mi hai già visto molto più nudo di così, quando il tuo caro amico Potter ha deciso di spogliarmi davanti a tutti- Lupin rabbrividì, quello era veramente un colpo basso. Si ricordava perfettamente di quell'episodio, se lo ricordava benissimo, visto che era in testa alle sue fantasie masturbatorie da anni.
Nella realtà l'arrivo di Lily li aveva interrotti prima che arrivassero alla parte interessante ma nei suoi sogni, Severus perdeva la biancheria. Ogni volta.
Ormai si era immaginato di vederlo nudo talmente tante volte che, inconsapevolmente il suo sguardo scivolò sul cavallo dei pantaloni del pozionista "Ma che diavolo sto facendo?" Pensò, alzando gli occhi e cercando di concentrare la sua attenzione sul punto dov'era la ferita.
La pelle di Severus era pallida, quasi trasparente e un delicato reticolo di vene verdognole gli correvano sottopelle.
L'uomo che si trovava davanti aveva poco a che vedere con l'adolescente magrolino che ricordava.
Le ossa sporgenti avevano lasciato il posto a muscoli nervosi che parevano di marmo, non aveva un fisico possente, ma era ben proporzionato e le spalle larghe contrastavano magnificamente con la vita sottile, quasi femminile. Lupin sentì la bocca asciugarsi, mentre il cavallo dei pantaloni si faceva più stretto.

-È meglio che prenda un unguento per quella ferita- Disse, precipitandosi fuori dalla stanza. Aveva l'impressione che la prossima volta che si sarebbe trovato da solo, avrebbe avuto un'altra immagine su cui fantasticare. Prese velocemente quello che gli serviva nella dispensa approfittando per sciacquarsi il viso con l'acqua gelata e per cercare di recuperare un po' di autocontrollo. "Ma che mi prende? Lui è ferito, ha bisogno di aiuto e io non riesco a smettere di pensare a quanto vorrei farmelo". Si infilò un paio di provette in tasca, poi, colto da un'illuminazione improvvisa, afferrò al volo una bottiglia di liquore e un paio di bicchieri.
-Ho pensato che servisse qualcosa di forte- Annunciò, posando la bottiglia sul tavolino da tè ed allungando una provetta a Severus che, nel frattempo, era riuscito ad issarsi sulla poltrona che aveva occupato lui fino a pochi istanti prima.
-Probabilmente è la cosa più intelligente che ti abbia mai sentito dire. Cosa sarebbe quello?- Aggiunse poi, indicando la boccetta piena di liquido opalescente.
-Pensavo che fossi in grado di riconoscere una pozione, vedendola- Ironizzò Remus, continuando a tendergli la boccetta. Il pozionista fissava la fialetta come se avesse potuto morderlo.
-Vedo un tentativo di pozione rimpolpasangue, ma sono sicuro di non aver rifornito la vostra dispensa, chi diamine l'avrebbe fatta?- Chiese, con un tono appena un po' sgradevole e un'espressione quasi curiosa. Doveva soffrire molto.
-Io, non sono certo un genio come te, ma sono perfettamente in grado di distillare le pozioni mediche di base, almeno quelle mediamente difficili. Ho frequentato anch'io le lezioni di Lumacorno, sai?- Cercò di mantenere un tono leggero, ma l'espressione stupefatta del pozionista lo aveva colpito più di quanto osasse ammettere.
Piton allungò la mano e, finalmente afferrò la provetta, ma si guardò bene dal berla. La osservò invece in controluce, prima di stapparla ed annusarne con cura il contenuto. Immerse il dito mignolo nella provetta, bagnandosi la punta e lo portò alle labbra, per valutarne il sapore.
Un uomo meno gentile di Remus avrebbe trovato irritante quell'attento esame, ma lui era ben cosciente di chi si trovasse di fronte e attese pazientemente.
Alla fine, il pozionista, dovette decidere che non gli avrebbe nuociuto, perché la vuotò in un solo sorso.
-Finalmente!- Commentò Lupin, tirando fuori l'altra provetta. -Questo è un balsamo che farà cicatrizzare le ferite. E ti assicuro: in questo sono un esperto!- Aggiunse, indicandosi il viso dove le grosse cicatrici facevano bella mostra di sé. Severus alzò un sopracciglio perplesso ma non fece obiezioni.

-Mi sono guadagnato quel bicchiere di liquore, ora?- Chiese invece, stranamente il suo tono era più ironico che caustico.
Remus annui allungando il bicchiere, ma la pelle nuova e sottile che ricopriva la ferita si lacerò nuovamente non appena l'uomo accennò a muoversi.
-Credo sia meglio che cerchi di stare fermo, fino a quando non avrò finito. Devo ripulirti dal sangue prima di poter applicare l'unguento- Lo istruì Lupin, agitando la bacchetta. Immediatamente apparve, sul tavolino da tè a fianco alla bottiglia, una piccola bacinella di ceramica bianca che Remus riempi d'acqua, subito dopo aver evocato un panno dall'aspetto particolarmente morbido.
Severus lo fissava immobile, ma senza perdere neppure un movimento.
Immerse il panno nell'acqua della bacinella, e si rese conto che era ghiacciata, allora mormorò un incantesimo a fior di labbra per rendere la temperatura più gradevole e poi strizzò bene il panno, passandolo con delicatezza sulla pelle coperta di sangue, stando però bene attento a non toccare la ferita.
La pelle pallida faceva capolino fra le macchie di sangue, il corpo di Piton era caldo e solido sotto le sue dita, così reale e vivo. Quante volte Remus aveva sognato di poterlo sfiorare a quel modo?
"Lo sto curando, ha bisogno di me, altrimenti non si lascerebbe mai toccare in questo modo" eppure quanto era bello quel momento? Quel singolo istante fuori dal tempo, in cui poteva lasciar fuori tutto l'astio, tutto il rancore, tutte le recriminazioni.
Lo sapeva, non avrebbe avuto altro da lui, aveva sbagliato troppe volte, nel corso degli anni, mentre cercava di venire a patti con la sua natura. Mentre imparava ad accettare se stesso. Ed ora, che era finalmente consapevole dei propri sentimenti e dei propri bisogni, era troppo tardi. Aveva rovinato irreparabilmente il rapporto con l'uomo che amava, che avrebbe amato per tutta la sua vita. E Severus, orgoglioso e rancoroso come era, non lo avrebbe mai perdonato, non gli avrebbe mai concesso una prova d'appello.
Alzò gli occhi sul bel viso del pozionista. Severus si era appoggiato il bicchiere sulla fronte in cerca di un po' di refrigerio ed aveva chiuso gli occhi, i suoi meravigliosi occhi d'onice che lui aveva sempre solo visti accesi dall'ira e che invece sognava ogni notte mentre lo fissavano colmi d'amore. Quel momento non era un sogno, non era nulla, ma c'erano loro due e per una volta Severus non gli riversava addosso tutto il suo disprezzo.
Se lo sarebbe fatto bastare. Per sempre se avesse dovuto, si sarebbe accontentato di quello.

Dopo che ebbe rimosso tutto il sangue rappreso, spalmò abbondantemente l'unguento che avrebbe favorito la cicatrizzazione e impedito alle ferite di aprirsi nuovamente.
-Ferula- Pronunciò puntando la bacchetta sul petto di Piton. Bianche fasce fuoriuscirono dalla punta ed andarono ad avvolgersi attorno alle costole del pozionista.
Aveva finito.
Con un certo rammarico si alzò dal pavimento bandendo la ciotola ed il panno sporco di sangue.
-Grazie Lupin... Re... Remus- Mormorò l'alchimista, gli occhi bassi, fissi sul pavimento. Non occorreva essere un lupo mannaro per fiutare che qualcosa non andava, quando mai lo aveva chiamato per nome? Neppure quando avevano undici anni e si erano appena conosciuti.
-Di nulla, Severus- Rispose.
Si sedette sulla poltrona lasciata libera dall'alchimista, quella scomoda su cui nessuno voleva mai sedersi e, facendo finta di non notare niente di strano appellò dalla cucina teiera e tazza. L'acqua già fumava e in un istante il suo tè fu pronto.
-Tu non bevi?- Chiese Severus indicando l'altro bicchiere e la bottiglia. Remus si strinse nelle spalle.
-Non ha senso sprecare del buon liquore- Commentò con aria indifferente, sorseggiando il suo tè bollente.
-Certo, non ci avevo pensato. Ma... non ti fa proprio nessun effetto?- Remus quasi si strozzò con la bevanda. Cos'era quella domanda? Piton stava provando a fare conversazione?
Scrutandolo con sospetto da dietro la tazzina rispose.
-Se ne bevo molto, ma veramente tanto, mi brucia lo stomaco- Rivelò, cercando di mantenere un tono neutro.
-Bella fregatura! Posso?- Chiese l'alchimista, dopo aver vuotato il bicchiere, Remus gli rivolse un cenno d'assenso.
-Certo, prendi pure- Severus non si fece riguardi a riempire il bicchiere fin quasi all'orlo. "Questa situazione sta diventando ridicola, se aspetto che sua lui a prendere l'iniziativa potremmo restare bloccati qui per giorni"

-Credi che quella bottiglia ti basterà per trovare il coraggio di tirare fuori quello che sei venuto a dirmi?- Domandò a bruciapelo. Severus spalancò gli occhi, poi si sporse in avanti, la schiena curva, i gomiti appoggiati alle ginocchia. Non sembrava neppure più lui. Remus cominciò a preoccuparsi. -Severus, cosa...-
-Ho bisogno di aiuto.- Mormorò l'uomo, il tono talmente basso che Remus non lo avrebbe sentito se le orecchie non fossero state tanto sensibili. Aveva capito bene? Gli aveva appena detto di aver bisogno di aiuto? Del SUO Aiuto? Remus avrebbe fatto qualunque cosa per lui, letteralmente qualunque cosa di cui avesse bisogno, ma non si sarebbe mai sognato di vedere il giorno in cui Severus avrebbe chiesto il suo aiuto. Con il cuore che faceva un triplo salto mortale all'indietro rispose.
-Ma certo, se posso fare qualcosa io...- Piton lo interruppe nuovamente.
-È per mio figlio- Rivelò, alzando lo sguardo. Fu come essere investiti da una cascata di acqua ghiacciata. "Un figlio? È diventato... padre e io non ne sapevo nulla." Gli mancò il terreno sotto i piedi, aveva sempre saputo di non avere nessuna speranza, ma questo metteva una pietra definitiva su tutta la questione.
-Nessuno ne è a conoscenza, neppure lui sa che sono suo padre. Ma adesso è in pericolo e io non sono sicuro di riuscire a proteggerlo. Ho bisogno di un posto sicuro in cui poterlo nascondere... se tu potessi convincere il tuo amico, a te da retta...- Sembrava disperato, Remus non avrebbe mai pensato di vederlo ridotto in quello stato. Gli stava chiedendo molto, nascondere quel bambino che rappresentava la fine di ogni illusione, di ogni speranza, farlo entrare nella sua vita, vederlo tutti i giorni, come avrebbe fatto a sopportarlo? Ma era pur sempre solo un bambino.
-Certo, puoi portarlo quando vuoi. È molto piccolo? Avrà bisogno di qualcuno che si prenda cura di lui?- Non aveva chiesto asilo anche per la madre... Remus sperava solo che non avesse intenzione di costringerlo a convivere anche con lei.
-No, non sarà necessario. Ha quindici anni, è in grado di badare a sé stesso- Gli rispose Severus, con un sorriso che poteva solo essere definito d'orgoglio. Era la primissima volta che lo vedeva sorridere.
-Quindici? La stessa età di Harry... ma allora...- Troppe cose cominciavano a quadrare, i tasselli andarono al loro posto e un volto apparve nella mente di Remus. -Non è possibile! Frequenta Hogwarts vero?- Chiese, una piccola conferma, anche se già si era fatto un'idea precisa.
Severus annuì, uno sguardo perplesso negli occhi e la solita espressione diffidente che lottava per tornare sul suo volto.
-Non è come credi. Lui non...-
-È Draco Malfoy, vero?- Severus sembrò andare a pezzi.
-Come lo hai capito?- Chiese, a corto di voce.
-Dal tuo comportamento. Certi sguardi, certe attenzioni... anche i ragazzi si sono accorti di qualcosa, si lamentano sempre che lui è il tuo preferito, non era difficile da capire.- Rivelò, il volto del pozionista diventava più scuro ad ogni parola.
-Vuol dire che... è possibile che qualcun altro...- Balbettava. Un fulmine esplose nel cielo notturno, vicinissimo alla casa ed il tuono che ne seguì fece tremare tutti i vetri. Remus allungò la mano per postarla su quella dell'altro uomo. Con sua immensa sorpresa Severus non lo respinse ma si limitò a fissarlo con un'espressione ansiosa.
-Non preoccuparti, nessuno sospetta niente, credono solo che tu ti stia arruffianando suo padre... cioè... voglio dire, quello che tutti credono essere suo padre... insomma... Lucius Malfoy.- L'espressione del suo viso cambiò, non appena ebbe pronunciato quel nome.
-Lucius- Sibilò, assottigliando gli occhi e stringendo il bicchiere fino a farsi diventare le dita bianche -È da quel maledetto che lo devo proteggere, devo nasconderlo prima che gli faccia ancora del male, o peggio, che lo obblighi a farsi marchiare. Draco si farebbe uccidere piuttosto che prendere il Marchio!- Concluse, ansimando per la rabbia che gli tagliava persino il fiato. Remus, interdetto, si sistemò più comodamente possibile sulla poltrona.
-Forse è meglio che tu mi racconti tutto dal principio- Gli disse, gentile come al solito ma risoluto, non avrebbe concesso al pozionista di cavarsela con le consuete mezze verità, voleva, doveva sapere tutto. E poi, quella sera, con Severus tanto sconvolto, tanto disperato, tutto sembrava possibile, anche gettare le basi per un rapporto che, anche se magari non sarebbe mai sfociato in un'amicizia (Remus non si faceva illusioni), poteva essere almeno meno conflittuale.
Severus si concesse un lungo sorso di liquore, prima di annuire e cominciare a parlare, per una volta avrebbe messo tutte le carte in tavola, senza sotterfugi, senza mezze verità, senza omissioni, e che Merlino gliela mandasse buona.

Ciao a tutti, Wattpad mi sta incasinando i capitoli di questa storia e quando provo ad aggiungere i numeri nei titoli me li cancella. Sono disperata!
Mentre cerco di risolvere la cosa, dopo questo capitolo dovete leggere quello intitolato "Nuove routine"
Scusate.

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