CAP 12 - NUOVI ARRIVI


"Siria"

La settimana successiva passò molto simile alla precedente, l'unica differenza era Zack, unitosi a noi sotto mio "dolce" invito.

La sua presenza mi permise di lasciare Cristian nelle sue mani, così mio cugino e il mio compagno si dedicarono a migliorare le loro capacità nel combattimento corpo a corpo mentre io potei dedicare completamente il mio tempo alla mia versione di lupo.

I giorni passarono in fretta e arrivò il sabato.
Avevamo raggiunto un accordo con mio padre, allenamento full-time da lunedì a venerdì invece sabato e domenica riposo.

Passammo la giornata in giro per la città fra una chiacchiera e l'altra, ne approfittammo anche per andare a visitare le streghe per vedere a che punto erano i preparativi per la barriera e se avevano capito come risolvere il problema dei lupi sotto incantesimo.

<<Benvenuti giovani lupi, immagino che siete venuti a sentire se abbiamo risolto il problema incontrato settimana scorsa>> ci salutò Amelia appena arrivammo al dormitorio femminile a loro dedicato.
<<Esatto Amelia in più volevamo sapere come va con la creazione delle barriere>> la salutai di rimando, mi piaceva parlare con lei era una donna arguta e diretta.

Ci accompagnò alla stanza dove erano trattenuti i lupi che ci avevano attaccati.
Sulla porta erano tracciati dei simboli magici che, ci spiegò la strega, servivano a tenere dentro il gruppo.
Per permetterci l'accesso mormorò alcune parole e passò la mano sopra i segni che sparirono.

Quando entrammo, tutti i giovanotti scattarono sull'attenti per poi portare un ginocchio a terra e abbassare la testa.
<<Vi chiediamo perdono Alfa!>> gemettero tutto insieme, atterriti dall'idea di poter essere esiliati per tradimento.

Il tradimento era una di quelle cose che noi licantropi non accettiamo, se tradivi un compagno di branco o peggio ancora il tuo alfa diventavi un esiliato, un solitario e difficilmente un altro branco ti avrebbe accolto, le voci girano veloci far noi.

<<Non è stata colpa vostra, se Amelia mi assicura che il problema è stato risolto potete tornare a casa>> gli rassicurai gentilmente mentre guardavo la strega per conferma.
<<Si problema risolto, se dovessero essercene altri avvisateci che sistemeremo anche i prossimi>> garantì sicura del suo operato per cui  liberammo il gruppo dopo mille scuse e ringraziamenti.
Quei poveri ragazzi si sarebbero sentiti in colpa per molto tempo e a casa avrebbero subito una lavata di capo di sicuro ma non avrebbero subito altre ripercussioni, non era colpa loro alla fin fine e le loro famiglie erano state rassicurate di questo sia da papà che da mamma.

<<Per le barriere siamo a buon punto, quella per la città umana è pronta domani andremmo ad attivarla, per quella di questa città ci siamo quasi, mancano gli ultimi dettagli ma crediamo che per metà settimana riusciremmo ad attivarla, potrà tener fuori i demoni senza problemi, per Obscuro non possiamo garantire purtroppo>> ci delucidò la strega riuscendo a tranquillizzare le mie preoccupazione per l'incolumità degli umani oltre che la nostra almeno finché il nostro nemico non interviene direttame.

Ci accomiatammo dal capo delle streghe poco dopo le sue rassicurazioni e tornammo a casa per cena, cena che venne interrotta a metà dall'interfono, collegato con il portone d'entrata , che iniziò a suonare.
<<Che succede?>> rispose mio padre senza preamboli.
<<Una macchina in avvicinamento, inseguita da demoni animali e licantropi>> ci informò la persona dall'altra parte.
<<Arriviamo>> chiuse la conversazione papà.

Gli uomini della famiglia uscirono di corsa e mentre si tramutavano in lupi mio padre chiamò a raccolta i Delta, io rimasi in forma umana, recuperai le armi che tenevo all'entrata per emergenze del genere e li seguii di corsa.

Quando li raggiunsi sulle mura potei vedere l'utilitaria grigia che si dirigeva a tutta velocità verso il nostro portone chiuso.
<<Dobbiamo aprire>> esclamai rivolgendomi  a mio padre che mi guardò di rimando pensieroso.
<<Si capisce chi c'è dentro?>> si rivolse alle guardie presenti.
<<Gli addetti delle telecamere affermano che sono una donna e un uomo, dalla temperatura corporea sembrano umani>> rispose una di loro.
<<Quanti inseguitori?>> chiese Steve.
<<Una decina fra demoni-animali e licantropi>> fu la risposta.
<<Bene aprite, li combatteremmo all'interno>> decretò mio padre così tornammo tutti a terra per prepararci ad accogliere i nostri visitatori sconosciuti.

Il portone venne aperto e la macchina sfrecciò dentro inchiodando qualche metro più avanti, probabilmente perché i guidatore si accorse di essere circondato da enormi lupi ringhianti.

Capendo il panico che attanagliava quelle due persone e che trovarsi in quella situazione sarebbe per tutti un trauma, mi avvicinai alla macchina lentamente con le mani ben i vista.
<<Restate in macchina finché non sarà finita, ci occupiamo noi di tutto>> li rassicurai sorridendo più gentilmente possibile, una volta ricevuto un assenso col capo da entrambi mi girai verso l'entrata, pronta a combattere.

Gli inseguitori erano troppi pochi rispetto a noi per cui il combattimento durò neanche dieci minuti e nessun nemico raggiunse me e la macchina.
In pratica mi potei godere il mio compagno all'opera, sotto forma di lupo era elegante quanto goffo da umano, abbatteva i nemici senza sforzo usando al meglio tutto il corpo, dal peso alle zampe e soprattutto le zanne ormai rosse.

Aspettai che fosse tutto finito prima di volgere le spalle al massacro e bussare al finestrino del guidatore.
<<Le chiedo gentilmente di scendere e sedersi dietro così che possa accompagnarvi in un posto più comodo per parlare>> mi rivolsi all'uomo all'interno che guardò la donna al suo fianco la quale annuì permettendo all'uomo di scendere.

Mi sedetti sul sedile del guidatore e avvisai tutta la famiglia "Porto a casa i nostri ospiti umani, fateci trovare qualcosa di caldo da bere - mi rivolsi poi a papà- raggiungimi solo una volta ripulito."
"Non serve che me lo dica tu signorina" mi sbeffeggiò lui divertito dal mio tono.

Raggiungemmo casa velocemente, fermai la macchina davanti al cancello d'entrata e aiutai la donna a scendere, sembrava molto più affaticata dell'uomo.
<<Prego seguitemi in salotto, Dorotea ha preparato un buon tè rilassante>> li incoraggiai a seguirmi, appena dentro li feci accomodare sul divanetto e mi accomodai difronte a loro col tavolino a dividerci.

<<Cosa sta succedendo?>> chiese l'uomo molto nervoso, guardandosi intorno circospetto.
La preoccupazione nei loro sguardi era capibile visto l'accaduto.
<<Siete stati attaccati da dei demoni-animali>> provai a spiegare più gentilmente e semplicemente che potevo, non volevo spaventarli ancora di più di quel che erano ma dovevamo sapere perché erano diretti qui.
<<Era pieno di lupi, come lui>> sussurrò la donna, quelle parole attirarono la mia attenzione ma non volevo essere troppo diretta per cui mi presentai.
<<Io sono Siria, figlia dell'Alfa Octavian e sì signora era pieno di lupi perché noi siamo licantropi>> aspettai una reazione che non avvenne, mi fissarono entrambi con occhi pieni di speranza? <<Da quello che vedo ci speravate>> ero un po' perplessa, gli umani si spaventavano quando capivano chi siamo ma questi due no.
<<Si sono quattro anni che vi cerchiamo>> spiegò l'uomo, era sulla quarantina ora che lo guardavo meglio, dai capelli castani mossi e occhi nocciola con un po' di pancetta.
<<Io sono Biagio Masiero e lei è mia moglie Rebecca Zancan>> indicò la donna che dimostrava circa trentacinque anni, dai capelli biondi cenere e occhi verde scuro <<Stiamo cercando nostro figlio adottivo Cristian, lui è uno di voi, crediamo>> mi spiegò.

Quelle parole mi fecero accelerare il battito cardiaco, loro non lo avevano abbandonato, forse, dovevo essere sicura prima di avvisare Cristian.
<<Come fate a sapere che è uno di noi?>> chiesi cercando di essere naturale.
<<Nostro figlio si è trasformato in un lupo argentato difronte a noi una notte di luna piena di quattro anni fa, noi lo cerchiamo da allora>> il suo tono era pieno di rammarico e tristezza <<Abbiamo venduto tutto quello che avevamo e siamo partiti alla sua ricerca dopo che la polizia non ha fatto niente per cercarlo>> gli occhi dell'uomo si riempirono di lacrime, percepivo chiaramente la loro angoscia.
<<Rivoglio il mio bambino, dobbiamo scusarci con lui, eravamo spaventati ma  noi lo amiamo, è nostro figlio>> gemette la donna in piena crisi di nervi, il marito l'abbracciò forte accarezzandole la schiena e ripetendole <<Va tutto bene, va tutto bene>>

A quel punto decisi che avevano diritto di sapere che Cristian era da noi e che fra poco sarebbe arrivato.
"Papà, Cristian - chiamai mentalmente - i due umani sulla macchina sono i tuoi genitori adottivi Cri, appena sei presentabile raggiungermi in salotto."
"I genitori del ragazzo? Bene lascio a te il tutto intanto faccio preparare la stanza" sentenziò papà un po' di fretta con un tono allegro.

"I miei? Come...perché, io arrivo" il mio compagno sembrava alquanto spaesato così chiesi cortesemente ai due ospiti di concedermi un attimo ed uscii dalla stanza.
Cristian entrò in casa di corsa, ancora semi nudo e con parecchio sangue addosso.
<<Sono in salotto, vatti a dare una ripulita e raggiungici>> lo bloccai spingendolo verso le scale, era fuori di sé, sembrava un cucciolo spaesato.

<<Io...non so che fare...loro non...io devo lavarmi>> balbettò spaventato e insicuro di cosa fare, non me la sentii di lasciarlo solo così chiesi a mia madre di intrattenere lei gli ospiti al posto mio.

Accompagnai Cristian nella sua stanza e poi in bagno.
<<Hey Cri c'è la fai a farti la doccia da solo?>> domandai sperando in una risposta affermativa che non arrivò, sospirai e lo aiutai ad entrare in doccia per poi togliergli i brandelli dei pantaloni rimasti.

Mi legai i capelli in una coda per evitare di bagnarli oltre che disfarmi delle armi e iniziai a strofinare evitando accuratamente i punti più delicati, era fin troppo imbarazzante averlo lì impalato completamente nudo, l'unica fortuna in quella situazione era che non sembrava accorgersi di quello che stava accadendo.

Finii il più velocemente possibile, lo asciugai al meglio usando il mio potere del fuoco e lo vestii con una tuta.
Imbarazzo a mille, avevo la faccia completamente rossa, quella situazione era decisamente troppo per il mio povero cuore, ma ora avevamo altre emozioni da vivere.

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