60. Lo scudo

I giorni che seguirono furono caratterizzati da una generale frenesia. Le streghe avevano sposato la causa di Malia e Galeno e gli avevano dato il loro appoggio, anche se misero in chiaro fin da principio che non avrebbero lasciato il bosco per unirsi a quella folle impresa.

"Non presteremo in nostri corpi alla battaglia perché queste sono faccende da uomini" disse una delle più anziane, con una specie di squittio, sorreggendosi ad un bastone nodoso. Malia avrebbe voluto rispondere ma decise di sorvolare sulla questione, in fin dei conti nessuno pretendeva che impugnassero spade o balestre. E comunque anche a voler essere ottimisti la maggior parte di loro avrebbe fatto fatica anche solo a sollevarla una spada.

Quello che fecero forse fu anche meglio.

Aprirono le porte segrete delle loro cucine, accesero i loro alambicchi, srotolarono le pergamene più antiche sui tavoli di legno e aprirono volumi polverosi che nessuno consultava più da secoli.

Le più giovani andavano e venivano dal bosco come furetti riempiendo le loro ceste di frutti, bacche, radici, pietre e cortecce. Trasportavano secchi di acqua dal pozzo al centro del villaggio facendoli fluttuare sopra le loro teste.

Le più anziane, curve sulle loro schiene se ne stavano sedute a studiare antiche formule magiche bisbigliando fra di loro. Ogni tanto qualcuna scoppiava in una sonora risata e le altre le andavano dietro come bambine. Se non si fosse trattato di streghe Beatrice le avrebbe viste benissimo giocare a ramino all'ombra dei gelsi nel parco di Camarelli, ridendo della vita e dei giovanotti che le avevano corteggiate da ragazze.

Una mattina tutte le armi di Iano, Malia e degli altri Passanti furono immerse in un calderone pieno di un liquido fumante che emanava un odore di zucchero bruciato e quando furono nuovamente estratte, con grande sollievo di Malia, non solo erano integre ma il loro aspetto sembrava migliorato. Le lame erano lucide e affilate come non erano mai state prima, la balestra di Iano riluceva e il meccanismo era perfettamente oliato e scattante, anche le frecce sembravano appena uscite dalla bottega di un armaiolo.

"Non sono solo più belle di prima" spiegò una vecchia strega con gli occhi vitrei, "le abbiamo rese più intelligenti".

"In che senso?" chiese Iano osservando la sua nuova balestra con soggezione.

"Risponderanno meglio di prima, perché non le provate" li incoraggiò la strega indicando uno spazio aperto nel bosco che ben si prestava come campo di prova.

Iano non si fece pregare afferrò la balestra e subito la sentì più leggera e maneggevole, tese il meccanismo che risultò fluido e silenzioso, puntò la freccia verso il tronco di un faggio e fece scattare.

La freccia fendette l'aria in un baleno, scivolando come se fosse fatta d'olio, si conficcò con forza e precisione nel legno dell'albero e nonostante Iano non avesse puntato esattamente il centro del tronco quella andò a finire esattamente dove lui avrebbe voluto che finisse.

"Incredibile!" esclamò.

Malia sorrise e osservò con ammirazione il pugnale che di solito teneva nello stivale sinistro, la lama rifletteva nitidamente i suoi occhi.

Galeno che nel frattempo si era ristabilito completamente pensò che fosse una buona idea dare un minimo di addestramento ai ragazzi. Non perché desiderasse vederli combattere, ma visto che la situazione si sarebbe fatta certamente pericolosa, riteneva opportuno dare loro almeno la possibilità di difendersi dagli attacchi delle Falene. Carlo fu affidato a Iano che gli spiegò come produrre esplosioni, onde d'urto e altre tecniche di difesa in caso ne avesse avuto bisogno.

Si rivelò dotato di una certa abilità nonostante nella sua vita non avesse mai alzato un dito su nessuno. Le sfere di luce in particolare gli venivano piuttosto bene, così tanto che Iano dovette cercare una radura fuori dal bosco per proseguire l'addestramento visto che gli alberi erano stati colpiti a sufficienza e le streghe non mancarono di farglielo notare.

Per ciò che riguardava Corrado e Beatrice la questione era più complessa in quanto totalmente sprovvisti di qualità magiche, Galeno decise di optare quindi per un addestramento più tradizionale.

"Come ve la cavate con la spada?" chiese un pomeriggio mentre si trovavano nel bosco, ai piedi di una cascata che avrebbe ingrossato con le sue acque il fiume Mezzanto giù a valle.

"Ne avevo una di legno, da bambino" rispose sconsolato Corrado.

Galeno fece roteare l'arma affilata davanti al suo viso.

"Beh, è già qualcosa".

Beatrice sembrava dubbiosa.

"Davvero dovremmo usare la spada?"

"Se ci tenete alla pelle qualcosa dovrete pur maneggiare. Forse un arco potrebbe fare al caso vostro. Avete una buona mira?" continuò Galeno.

Beatrice lo guardò con uno sguardo che implorava pietà.

"No vero?"

"Senti, anche se ci addestrassimo per venti ore al giorno io non credo che saremmo mai in grado di affrontare qualcuno e uscirne vivi" disse a quel punto Corrado.

"É la stessa cosa che credo anche io, infatti continuo a non capire perché desideriate così tanto partecipare!" rispose Galeno.

"Pensi che me ne starei qui con le mani in mano mentre voi ve ne state laggiù a farvi massacrare da quel pazzo?" disse Beatrice indicando la città oltre i confini del bosco.

Corrado incrociò il suo sguardo ma lei lo abbassò prontamente.

"Beh, forse restando qui avreste qualche possibilità in più di sopravvivere, avete già corso abbastanza pericoli per causa nostra, non voglio che vi succeda qualcosa"

"Però ce la siamo cavata bene, questo lo devi ammettere" osservò Corrado cercando di nascondere il suo malumore.

Galeno lo fulminò con lo sguardo, poi si addolcì perché dentro di sé sapeva che doveva la vita a quei due ficcanaso.

"Ok, allora cosa proponete di fare?" chiese infine.

In quel momento dalla macchia scura del bosco uscì Malia e si avvicinò a grandi passi al gruppetto che sostava vicino ad alcune rocce.

"Allora come procede? Qualche mutilazione? Qualcuno ha perso un occhio?" chiese raggiungendoli.

"Stavamo appunto parlando di questo" rispose Galeno puntellandosi sul terreno con la spada.

"Beh, allora smettete di parlare e state a sentire me" disse facendosi ancora più vicina.

Si accomodarono sulle rocce formando un cerchio, il vento iniziava ad alzarsi annunciando l'arrivo di un temporale.

"Forse c'è un modo per indebolire le loro difese" disse Malia. "Si tratta dello scudo"

"Dimmi che hai trovato il modo di spegnerlo" rispose Galeno.

"Diciamo che ho un'idea. Quello scudo è attivo giorno e notte, continuamente. Oltre i confini della città, sia a est sia a ovest del fiume sono schierate da giorni truppe di soldati provenienti non solo da Babliska, ma anche da Dormut e dalla pianura di Tabara. Li ho visti con i miei occhi pochi giorni fa e sono tantissimi, centinaia forse migliaia, non aspettano che di entrare" raccontò Malia.

"Perché non attaccano?" chiese Corrado.

"Perché le Falene non glielo permettono, hanno raso al suolo la terra fuori dai confini per un centinaio di metri. Qualunque tentativo delle armate di creare una breccia finora è fallito, i colpi vengono rispediti indietro non appena si avvicinano al perimetro. Le Falene uccidono chiunque osi fare un solo movimento sospetto, sono numerose e incredibilmente forti e veloci. E questo mi ha fatto pensare"

Galeno aggrottò le sopracciglia e deglutì aspettando il seguito.

"Com'è possibile che siano così forti? In fin dei conti sono uomini e donne, come noi, alcuni sono persino molto vecchi. Molti di loro non hanno mai sviluppato capacità magiche tali da potersi anche solo sollevare di un metro da terra. Eppure, li ho visti muoversi, sono rapidi, si muovono in frazioni di secondo come lampi di luce. Appaiono e scompaiono, in un batter d'occhio"

"E come è possibile che lo facciano?" chiese Galeno.

"È questo il punto. Non credo che siano loro... a farlo"

Corrado aggrottò le sopracciglia.

"Che vuol dire che non sono loro?"

"Non lo so, ma li ho visti colpire con precisione il bersaglio, come se la loro visuale fosse molto più ampia, si muovono insieme come un unico corpo e cosa ancora più strana, non dicono una parola. Siamo rimasti ad osservarli per un giorno intero proprio accanto al confine occidentale e nessuno, dico nessuno, ha proferito parola. Eppure, erano perfettamente coordinati fra loro"

"Pensi che qualcosa li controlli?" chiese Galeno anticipando la risposta di Malia.

"È esattamente quello che penso. E sono certa che qualunque cosa sia, è la stessa cosa che controlla anche lo scudo" spiegò Malia.

"Aspetta un attimo. Per alimentare uno scudo del genere servirebbe un'energia enorme e nessuno potrebbe farlo da solo e per non più di cinque minuti. Mi stai dicendo che qualcosa controlla lo scudo e le Falene nello stesso momento?" chiese Galeno prendendola per matta.

"È solo un'idea. Non trovo altre spiegazioni possibili per quello che ho potuto vedere"

"Pensi che sia una specie di incantesimo?" chiese Beatrice che fino a quel momento era rimasta in silenzio.

"Penso a qualcosa di più forte, non conosco nessun incantesimo che possa agire in questo modo, su tutte quelle persone" rispose Malia.

Corrado aveva ascoltato tutto con estrema attenzione e nella sua testa cercò di analizzare la questione con lucidità. Se davvero le Falene erano sotto il controllo di qualcuno, non poteva che trattarsi di un loro superiore, qualcuno con capacità immense in grado di controllare le loro menti e di farle agire secondo la sua volontà. Malia sosteneva che la stessa entità controllava anche lo scudo sulla città, doveva quindi trattarsi di qualcosa o di qualcuno di estremamente potente.

"E se fosse Aezio?" disse Corrado dopo averci pensato su un po'.

"Non lo so, non oso pensare che sia così forte" rispose Malia.

"Beh, non sappiamo che cosa gli abbia fatto Devidio, potrebbe averlo dotato di poteri immensi per quel che ci riguarda" fece notare Galeno.

"E se fosse proprio Devidio?" suggerì Beatrice.

Galeno deglutì e appoggiò la schiena alla roccia.

"Sarebbe impossibile anche solo pensare di avvicinarsi a lui, è lo stregone più potente dei Sette Distretti e certamente il più pericoloso".

Beatrice osservò Corrado, si erano rivolti a malapena la parola dopo quella notte nel bosco e dentro di sé sapeva che la colpa era solo sua. I suoi capelli biondi erano cresciuti e alcune ciocche cominciavano a ribellarsi ai lati del viso. Sentì la paura crescere dentro di sé mentre lo guardava, percepiva un pericolo reale e nella sua mente si fece strada l'idea che avrebbe davvero potuto perderlo.

Perderlo fisicamente. Irrimediabilmente. Per sempre.

Si sentì mancare il fiato all'improvviso.

Corrado si voltò verso di lei come se quella paura l'avesse raggiunto toccandolo.

Ma lei fuggì di nuovo, si voltò rapida maledicendosi per il male che gli stava facendo.

"Ma se non ci proviamo, nessuno lo farà. Siamo gli unici all'interno dello scudo" disse infine Malia mettendo sul piatto la verità nuda e cruda.

Se davvero c'era un unico bersaglio utile per mettere fine a tutta quella storia, allora loro erano la freccia che avrebbe dovuto colpirlo.

Una sola, unica freccia.

"Cerchiamo di restare calmi, prima di tutto dobbiamo cercare di capire dove si trovi Devidio e se davvero ci sia lui dietro a tutto quanto. Poi dobbiamo trovare un modo per... neutralizzarlo" sulla fine della frase la voce di Galeno si incrinò leggermente.

Beatrice cercò di rimanere lucida e di farsi coraggio.

"Abbiamo gli uomini della resistenza e alcuni dei prigionieri si sono uniti a noi, giusto?"

"Quanti?" chiese Galeno.

"Una trentina in tutto" rispose Malia.

Un numero piuttosto esiguo pensò Corrado, se quello che dovevano combattere era davvero così potente.

"Non dobbiamo batterli con la forza, siamo pochi e non avremmo nessuna speranza. Dobbiamo creare un diversivo e cercare di neutralizzare ciò che alimenta lo scudo. È l'unica possibilità che abbiamo" osservò Galeno.

Tutti si trovarono d'accordo ma il punto era come riuscire in una simile impresa. Le prime gocce di pioggia incominciarono a cadere sulla radura.

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