6. La cattedrale
La si poteva raggiungere percorrendo una strada lastricata lunga qualche centinaio di metri che si snodava nel centro storico di Camarelli e terminava aprendosi sulla grande piazza, dove si trovavano anche un paio di caffè, un'edicola, un ristorantino e una farmacia.
Beatrice si avvicinò al sagrato dopo aver legato la bicicletta ad un lampione, erano quasi le quattro.
La Cattedrale si mostrava in tutta la sua bellezza.
Corrado non si vedeva così decise di entrare.
Spinse la massiccia porta di legno e si ritrovò in fondo alla navata di sinistra.
I suoi occhi si abituarono presto alla penombra.
Un crampo alla pancia si fece sentire.
"Incenso" pensò. Quell'odore solenne la agitava da sempre, secondo solo a quello del cloro nelle piscine. Cercò di cacciare via quella sensazione spiacevole e si guardò in giro.
L'interno della cattedrale era composto di tre navate, di cinque campate ciascuna che svettavano verso la splendida volta a botte affrescata. Sì, quella era decisamente una volta a botte. Ai lati, su entrambe le navate si aprivano quattro cappelle laterali, ognuna con il proprio altare.
Beatrice si spostò verso il centro finché riuscì a vedere l'altare maggiore, che si stagliava bianco e lucente in cima alla navata centrale lasciando intravedere la curva dell'abside. L'ambiente era sfarzoso, barocco, esagerato. Marmi policromi rivestivano le pareti delle navate e ovunque posasse lo sguardo poteva osservare sculture, dipinti e pale d'altare che raccontavano le vite dei santi.
La luce debole dei candelabri scaldava i marmi freddi e gli arredi di legno scuro.
A metà della navata centrale, sotto l'antico pulpito di marmo drappeggiato di velluto verde, sedeva Corrado in contemplazione della volta. Probabilmente se ne stava lì da un paio d'ore buone.
Beatrice si avvicinò in silenzio e gli si sedette accanto.
"Bella vero?"
Lui si voltò con calma.
"Ehi ciao, non ti ho sentita arrivare".
Bugiardo.
Un leggero rossore gli dipinse le guance.
Beatrice si guardò in giro.
"Erano anni che non entravo qui dentro, ci sono venuta qualche volta da piccola con la nonna, poi non ci ho più messo piede. Me la ricordavo più grande"
"Più grande?"
"Sì".
Corrado le sembrò sulle spine, in effetti quella era la prima volta che parlavano da soli, nonostante fossero nella stessa classe ormai da tre anni. Cos'è che li aveva tenuti così distanti? Perché non aveva legato con lui come era riuscita a fare con altri?
La verità era che non aveva mai provato alcun interesse per lui e con ogni probabilità la cosa era reciproca.
Beatrice abbozzò un sorriso.
"Bene, da dove iniziamo?"
"Direi da quella parte" rispose Corrado andando con lo sguardo oltre la fila di colonne alla sua sinistra.
Attraversarono la navata e si diressero verso la prima cappella laterale. Un paio di persone sedevano in silenzio nei primi banchi.
Raggiunsero la cappella e controllarono dietro l'altare ma non videro porte, c'era solo una grande pala che raffigurava un gruppo di santi in adorazione.
Passarono alla seconda.
L'altare era circondato da cherubini di marmo con le ali spiegate che puntavano verso il centro, dove una giovane Madonna sorridente teneva fra le braccia un Gesù grassottello. Alcuni avevano le ali spezzate, mentre ad uno addirittura mancava la testa.
Beatrice osservava il vortice di cherubini svolazzanti e il volto di quella Madonna che pareva una bambina quando improvvisamente sentì la voce di Corrado che la chiamava.
"L'ho trovata!".
Beatrice si destò dai suoi pensieri, corse in direzione della voce e raggiunse Corrado alla quarta cappella. I suoi passi riecheggiarono nel silenzio della Cattedrale.
"Eccola" disse lui. Aveva gli occhi pieni di soddisfazione.
Si fermò a pochi passi da Corrado e poi si voltò indietro. Che cosa strana. Era già stata in quel posto insieme a lui? Avevano già avuto quella conversazione?
"Tutto bene?'"
"Sì, scusa... è che, è strano ma credo di aver già vissuto questa cosa"
"Cioè?"
"Noi che siamo qui, tu che mi chiami, io che arrivo di corsa...".
Corrado si guardò in giro e poi le sorrise, come a voler dire che non stava capendo.
"Sì, scusami, non farci caso. È che non ho dormito bene stanotte! Sarà quello! Comunque, eccola qui" disse Beatrice, mentre quella strana sensazione svaniva via.
Davanti a loro c'era una piccola porta di legno da cui non sarebbero riusciti a passare se non chinando la testa. Almeno Corrado che era più alto di lei.
Beatrice si avvicinò e afferrò la maniglia provando a muoverla, ma quella non si spostò nemmeno.
"Chiusa"
"La piastrina era proprio davanti alla porta, qui fuori" disse Corrado avvicinandosi alla parete.
Lei indicò un punto imprecisato sul muro.
"Quindi, quel tipo, dovrebbe essere entrato più o meno qui".
Corrado si avvicinò e tastò il muro con entrambe le mani. A vederlo così un po' faceva ridere.
"Qui non c'è nulla a parte questo dipinto".
Beatrice si rese conto che non sapevano assolutamente quello che stavano facendo e soprattutto quello che speravano di trovare, giocavano al tiro al bersaglio senza sapere se ci fosse e dove fosse il bersaglio. C'era da sperare nella fortuna o nella comparsa di qualche segno divino che li avrebbe aiutati a capire meglio cosa fosse accaduto vicino a quel muro di pietra.
"Buonasera ragazzi cercate qualcosa?".
Si voltarono entrambi di soprassalto spaventati da quella voce. E quello da dove era uscito?
Un anziano signore vestito di nero, completamente calvo e con la schiena leggermente curvata in avanti li osservava, forse da diversi minuti. E di divino non aveva un bel nulla.
Beatrice si agitò più del dovuto. Perché era così tesa adesso?
"Buonasera, stavamo osservando il dipinto"
"Sì, per una ricerca su, ehm... Dante, l'Inferno" aggiunse Corrado.
Beatrice lo guardò. Doveva essersi persa qualcosa.
"Capisco, non siete i primi che vedo, molti studenti visitano la Cattedrale, vengono anche da fuori città. Stanno ore a osservare la volta e l'architettura, a volte si siedono nei banchi tirano fuori i loro blocchetti e si mettono a disegnare" disse l'uomo avvicinandosi di qualche passo.
Aveva gli occhi neri, magnetici, incastonati in un viso rugoso e parlava lentamente come se farlo gli costasse fatica.
"Sono Elias, il custode della chiesa, allora vi interessa quel dipinto?" chiese il vecchio con tono gentile indicando l'affresco alle loro spalle.
Beatrice percepì una strana inclinazione nella sua voce, ebbe la sensazione che in qualche modo quell'uomo conoscesse perfettamente le loro intenzioni. Lo trovava inquietante, curvo su sé stesso, le ricordava un corvo o un avvoltoio. Perché provava quella sensazione di disagio?
"Stavamo giusto per andarcene" disse afferrando Corrado per un braccio.
Nemmeno lui sembrava essere molto tranquillo. Ma Corrado non era mai tranquillo.
"Magari prendiamo uno di questi, con permesso" disse lui raccogliendo un piccolo dépliant.
"Certo, fate pure, ma non troverete nessuna informazione lì dentro su... quel Dante"
"Oh, beh... lo prendiamo comunque non si sa mai"
"Beh allora noi andiamo, è stato un piacere" disse Beatrice mentre si allontanavano.
"Piacere mio".
Elias restò lì immobile a guardarli andare via. Beatrice si sentiva addosso quello sguardo anche se non lo vedeva più e all'improvviso sentì freddo.
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