20. Risvegli
La seconda campanella suonò puntuale alle otto e gli ultimi studenti ritardatari si affrettavano a raggiungere le classi. Beatrice era già seduta al suo banco, quella mattina era arrivata con largo anticipo e si era messa a sedere in silenzio nella classe ancora vuota.
Corrado entrò insieme agli ultimi compagni, giubbotto marrone, berretto e zaino. Andò a sedersi al suo posto e prima di posare lo zaino a terra si voltò verso Beatrice che lo fissava.
Aveva un groppo in gola che si sciolse nel momento in cui lei abbozzò un mezzo sorriso nella sua direzione.
Alessandro che sedeva dietro Beatrice incrociò il suo sguardò. Corrado deglutì. Che aveva da fissare quello?
Anna e Margherita si avvicinarono a Beatrice sedendosi sul suo banco. Corrado continuava a sbirciare con la coda dell'occhio cercando di non farsi beccare.
"Ci vieni alla festa di Andrea?" le chiese Anna sbadigliando.
"La festa di Andrea?"
"Andrea, quarta C, occhi chiari, fico... ci sei?" disse Margherita.
Beatrice alzò le spalle.
"Non so, forse"
"Forse... ci va tutta Camarelli!" disse Anna quasi rimproverandola.
"Beh, allora sarete già in troppi"
"Ah-ah-ah siamo simpatici stamattina?"
"Fa come vuoi, noi ci andiamo sicuro" tagliò corto Margherita osservandosi lo smalto rovinato sulle unghie delle mani.
"Anche io" disse Alessandro intromettendosi. Stava sempre in mezzo quello.
Margherita gli posò una mano sulla testa.
"Ecco, prendi esempio da uno saggio".
Beatrice ridacchiò voltandosi verso Alessandro. Lui le disse qualcosa all'orecchio e lei rise.
Corrado si voltò tuffandosi nell'astuccio. Si sentiva uno schifo.
E si odiava perché non avrebbe voluto sentirsi così, si chiedeva il perché e non lo capiva. La verità era che avrebbe voluto essere lì a ridere con lei, invece se ne stava in disparte, come se non fosse successo nulla nelle ventiquattro ore precedenti. Come se lui e Beatrice non avessero condiviso nulla di importante, come se lui non esistesse ai suoi occhi.
Quelli parlavano di feste, ma lui pensava al braccio di lei stretto intorno al suo, pensava a Galeno, alle meraviglie di Mezzanto, mentre sembrava che Beatrice si fosse dimenticata tutto in una notte.
Non era possibile, ma temeva di aver perso tutto quanto.
La professoressa Ossolini entrò in quel momento, abbattendo con un colpo tutti i pensieri che volteggiavano sopra le teste della terza C.
Anna saltò giù dal banco come una gazzella e raggiunse il suo posto seguita da Margherita.
"Buongiorno ragazzi" disse la professoressa accomodandosi in cattedra.
Beatrice si sistemò i capelli e aprì il libro di letteratura italiana.
"Dunque vediamo, oggi ritiro gli elaborati di Conforti, Marinelli, Garmigli e Farini, grazie" disse la Ossolini indossando gli occhiali.
Corrado si alzò insieme agli altri e appoggiò il quaderno degli scritti sulla cattedra, poi tornò a sedersi e guardò Beatrice sperando di incrociare il suo sguardo di nuovo ma lei stava armeggiando con le penne nell'astuccio e non lo considerò per niente.
La Ossolini sorrise a Carlo Conforti quando lui posò il quaderno sulla cattedra insieme agli altri. Corrado osservò la scena senza stupirsi più di tanto, lei faceva sempre così con Carlo.
Tutti in classe sapevano che nutriva un affetto particolare per lui, era sempre molto protettiva nei suoi confronti, lo trattava quasi come il figlio che non aveva mai avuto. Spesso si fermava a parlare con lui dopo le lezioni, si interessava della sua vita privata ed era forse una delle poche persone che riusciva a strappargli un sorriso. Sì, perché Carlo, non è che ridesse molto, se ne stava in disparte per la maggior parte del tempo, era silenzioso e distratto, con lo sguardo perennemente fuori dalla finestra. La sua media scolastica lasciava a desiderare e suo padre era stato convocato numerose volte per approfondire la questione.
Gliel'aveva riferito sua madre Cecilia che sapeva sempre tutto di tutti.
Carlo aveva rischiato la bocciatura in seconda ma la Ossolini si era opposta con tutte le forze dicendo che era un ragazzo fragile e andava tutelato, che una bocciatura l'avrebbe distrutto e non sarebbe servito a nulla. Alla fine, Carlo ottenne la grazia e fu promosso con una scia di debiti da colmare a settembre.
"Bene, allora andate a pagina 37, oggi scenderemo all'Inferno" disse la Ossolini alzandosi in piedi come un guerriero.
La spiegazione appassionata della prof riuscì a distrarre Corrado per un paio d'ore buone, fino all'intervallo, momento in cui decise che avrebbe parlato con Beatrice.
Si avvicinò a lei nell'atrio della scuola in un momento in cui era sola in fila alla macchinetta del caffè. Sentì lo stomaco che si chiudeva. Maledizione a lui! Perché doveva farsi prendere dal panico in quel modo?
"Ciao", disse rischiando di vomitare. "Non ci siamo nemmeno salutati".
Beatrice si voltò e lo vide lì accanto.
"Ehi ciao, sì è stato un po' strano in effetti" disse. Inserì le monete nella fessura metallica e selezionò un cappuccino con cioccolato.
"Mmh, già".
Corrado si torceva le dita. Perché tutto quell'imbarazzo adesso accidenti? L'aveva visto in mutande il giorno prima! Oddio, forse era quello il problema?
Beatrice giocherellò con i polsini del maglione.
"É che non so come comportarmi, insomma io e te non ci siamo quasi mai parlati prima di ieri" disse mentre il liquido bollente scendeva riempiendo il bicchiere di plastica fino all'orlo.
"Già" rispose Corrado senza nascondere il dispiacere.
Beatrice afferrò il bicchiere con la punta delle dita. "Vieni".
Si diressero in un punto poco affollato dell'atrio. Il vociare degli studenti lungo i corridoi riuscì a coprire la loro conversazione.
"Dobbiamo fare le cose con calma, parlarne fuori da qui, non possiamo farci sentire..." disse Beatrice guardandosi intorno.
Le speranze di Corrado si riaccesero.
"Sì, sono d'accordo, solo che sembrava non ti importasse".
Beatrice trangugiò un sorso di cappuccino bollente ustionandosi la lingua.
"Cosa?! Vuoi scherzare?"
"Mi era sembrato che tutto fosse tornato come prima, ti ho vista lì seduta a ridere come tutti gli altri giorni, non capivo"
"Che cos'altro dovrei fare scusa? Mettermi ad urlare quanto è stato bello fluttuare a Mezzanto?" disse sottovoce.
Corrado trattenne una risata, Beatrice invece non ci riuscì.
Mezzanto, ancora gli tremavano le mani a pensarci.
"Vediamoci oggi pomeriggio alla biblioteca, voglio capire cosa nasconde Galeno"
"Dev'essere qualcosa di grosso, dalla faccia che aveva" osservò Corrado.
Beatrice buttò il bicchiere vuoto nel cestino, poi fece per allontanarsi ma si fermò, si guardò intorno e tornò verso Corrado, avvicinò il suo viso a quello di lui, che sentì le guance avvampare.
"Ricordati che nulla sarà mai più come prima".
Corrado lo sapeva, lo sapeva fin troppo bene. Rimase lì impietrito e per l'ennesima volta la guardò andare via.
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