Il parco dei ricordi

Il sole filtrava dolcemente tra le foglie degli alberi, illuminando il sentiero circondato da un manto d'erba. Le ruote della sedia a rotelle di Mattia giravano senza difficoltà, mentre lui si guardava intorno, immerso nei suoi pensieri.
"Mi sembra ancora ieri quando venivo qui da bambino" rifletté con un sospiro.
Inspirando profondamente, fu avvolto dalla dolce fragranza delle margherite e dal fresco aroma di erba bagnata mentre, cullato dal cinguettio degli uccelli ripensò ai giorni lontani della sua infanzia quando ogni angolo del parco era un'avventura da scoprire.

***

Mattia correva a perdifiato nel prato circondato dalle margherite. Si rotolò ridendo immerso nella gioia del momento.
«Guarda, mamma!» esclamò, rialzandosi e sfoggiando con orgoglio il suo corpo coperto di petali e foglie.
La madre lo osservava sorridente seduta su una panchina.
«Sei un vero guerriero della natura! Ma ricorda che anche i guerrieri devono tornare a casa per cena»
Sapeva che lo aspettava un bagno, ma ne era valsa la pena.
Ributtandosi a terra, abbracciato dal calore del sole, guardò spensierato il cielo, cercando le forme più disparate delle nuvole vedendovi draghi maestosi, castelli incantati e animali fantastici.
Tutto lo faceva sorridere.
Alzò la mano verso il cielo pensando a quanto sarebbe stato bello essere un uccello, volare libero e raggiungere quelle meraviglie fantastiche.

***

Quel ricordo così vivido e gioioso ormai era solo un peso nel suo cuore. Guardandosi le gambe, ripensò a quanto quei tempi fossero lontani e come la libertà di correre, di rotolarsi nel prato e sognare senza limiti fosse stata sostituita da una realtà in cui ogni movimento era un'impresa.
Proseguendo per il sentiero, arrivò dinnanzi al lago del parco, la cui luce del sole danzava sopra la superficie, riflettendo i colori del mondo. Il profumo fresco di muschio e terra bagnata si mescolava al lieve fruscio delle foglie e al canto degli uccelli.
Questo gli riportò in mente un altro ricordo di un passato che non c'era più, come un sogno che si dissolve all'alba.
Tirò fuori dalla giacca una spada di legno e la sollevò in aria.
«Perché doveva finire tutto?» bisbigliò.

***

Mattia e i suoi amici si trovavano al lago del parco, seduti su una piccola riva, armati di spade di legno, indossando bandane colorate e vestiti strappati.
«Siamo i pirati più temuti dei sette mari!» esclamò brandendo la sua spada con entusiasmo.
«E chi osa sfidarci?» rispose la sua amica Sara, sorridendo maliziosamente, mentre gli altri bambini si radunavano attorno a loro per partire all'avventura.
La madre di Mattia li osservava con affetto.
«Attenti ai pericoli del mare, piccoli pirati!» disse giocosamente.
«Non ci fermeremo finché non troveremo il tesoro!» le rispose il figlio con impeto avventuroso, indicando il lago. «Verso l'isola!»
Tutti loro si lanciarono nella loro caccia al tesoro, fingendo che una piccola barca di legno, ancorata vicino alla riva, fosse la loro nave.
Immaginarono di affrontare mostri marini, andare all'arrembaggio e cercare indizi tra le onde.
Si arrampicavano sulle rocce e si tuffavano in acqua, entusiasti del loro mondo di avventure, mentre risate e grida di gioia riempivano l'aria.

***

Mattia non ebbe più la forza d'animo per tenere in alto la spada. Mentre si allontanava dal lago, nella sua mente infuriava una battaglia, dove il passato continuava a tormentarlo con illusioni e false speranze ormai distrutte.
Perché era tornato lì? Ritrovare la sua vecchia spada giocattolo, in un baule polveroso di casa, aveva risvegliato in lui un impulso irrefrenabile di rivedere il luogo di un'epoca spensierata, in cui ogni avventura era possibile e ogni sogno a portata di mano, ma ripensarci non lo rendeva felice. Ogni ricordo era un'arma a doppio taglio, capace di farlo sorridere e piangere allo stesso tempo.
Attraversò il ponte di legno, scricchiolante al passaggio delle ruote della sedia, mentre il fiume scorreva lento sotto di lui.

***

Questa volta era un esploratore audace, pronto a scoprire terre sconosciute con i suoi amici. Il sole splendeva alto nel cielo, e l'aria era carica di eccitazione, con il mondo in attesa delle loro gesta.
«Dobbiamo attraversare!» esclamò, indicando il corso d'acqua che si snodava davanti a loro. «Tesori e avventure ci aspettano dall'altra parte!»
Sara annuì.
«Sì! Siamo esploratori! Dobbiamo trovare la nostra strada oltre il fiume!»
Gli amici si guardarono l'un l'altro, i cuori che battevano forte per l'emozione. Il gruppo iniziò a balzare verso una serie di pietre piatte che sporgevano dall'acqua, formando un ponte naturale. Ogni passo era un atto di coraggio, e lo scroscio sotto di loro sembrava cantare una melodia avventurosa.
«Attenti ai coccodrilli!» gridò uno dei ragazzi, ridendo, mentre la loro immaginazione si scatenava.
Ogni pietra diventava un'isola, ogni spruzzo un pericolo da affrontare.
Mattia si sentiva invincibile, come se il mondo intero fosse a sua disposizione.
Raggiunta l'altra sponda, si abbracciarono, esultando per la loro conquista.
«Ce l'abbiamo fatta! Abbiamo scoperto un nuovo mondo!» esclamò Mattia con il volto illuminato da un sorriso contagioso.
La sensazione di libertà e avventura riempiva i loro cuori, nulla sembrava impossibile.

***

Mattia finì di attraversare il ponte tenendo lo sguardo abbassato, sentendosi pesante come se portasse il peso del mondo intero.
"Avrei tanto voluto diventare esploratore." pensò, mentre il vento gli accarezzava i capelli, portando con sé il profumo dell'erba fresca e dei fiori.
La zona degli eventi si avvicinava, ma quel giorno era desolata. Non c'era nulla in programma, solo un silenzio opprimente che rispecchiava il vuoto che sentiva in sé. I suoi occhi si muovevano lentamente, cercando di catturare ogni dettaglio, ma tutto ciò che vedeva era il nulla.
Ogni angolo di quel luogo evocava memorie di momenti felici, ora offuscati dalla malinconia.

***

Alla fiera, circondato da amici, si divertiva a fare tiro al bersaglio, emozionato e avvolto dalle risate. Con un cappello di feltro in testa e una pistola di plastica in mano, si sentiva un vero cowboy.
«Pronti a colpire il bersaglio!» esclamava, mentre mirava con attenzione al gioco della bancarella.
Ogni colpo era una vittoria, un momento di pura felicità.
«Sei un vero cowboy, Mattia!» lo incitava un amico, facendolo sentire invincibile.
Ma, mentre godeva quel momento, una strana e misteriosa sensazione cominciò a farsi strada dentro di lui, come un'ombra.

***

Mattia si fermò, chiudendo un attimo gli occhi.
«Dove sono finiti quei giorni?» si chiese, avvolto nel più completo silenzio.
Ormai era intrappolato tra passato e presente, come un esploratore in un regno che non poteva più abitare o un uccello incapace di volare.
Non sopportando più la vista di quel vuoto, si diresse verso la zona dei bambini sperando di trovare sollievo e distrazione.
Avvicinandosi, poteva già udire il suono delle risate infantili in ricordo di una triste realtà.
"È stato solo un giorno difficile." si era ripetuto, ma purtroppo non era così semplice.
Quella sensazione di affaticamento, quel formicolio che aveva sentito nelle gambe quel giorno, era un segnale da non ignorare.
Solo una domanda lo tormentava:
"Perché a me?"
Arrivato a destinazione, si fermò a osservare un gruppo di piccoli che si divertivano a giocare con i colori. I loro volti erano illuminati da una gioia che lui non avrebbe più potuto condividere.
"Un tempo ero come loro." pensò, continuando a ricordare come correva libero nel parco.
Ora, il suo corpo l'aveva tradito, e non c'erano più avventure da vivere, solo rimpianti di ciò che non avrebbe più potuto fare.

***

Correndo sul prato, Mattia sentiva il corpo pesante.
«Andiamo al lago!» esclamò Sara, e tutti si lanciarono in avanti.
Lui cercava di seguirli, ma ogni passo sembrava richiedere uno sforzo maggiore. Le sue gambe, un tempo agili e veloci, ora si sentivano come immerse nella melma.
«Dai, Mattia!» lo incitò un amico, ma lui si sentiva sempre più indietro. Mentre i suoi amici si allontanavano, si fermò per un momento, cercando di riprendere fiato.
"Devo farcela," pensò, ma il suo corpo non rispondeva come desiderava.
Ogni movimento era un'impresa, e la frustrazione cominciava a farsi strada nel suo cuore.
«Perché non riesco a muovermi come prima?» si chiese, osservando gli amici che si allontanavano sempre di più.
Riprese a correre, ma la gioia del gioco si mescolava alla consapevolezza delle sue limitazioni. Ogni passo era un promemoria di ciò che stava perdendo.
"Un tempo ero il più veloce." rifletté non riconoscendo più il suo corpo "Non voglio essere lasciato indietro," pensò, mentre una lacrima scivolava lungo la sua guancia.
La sua vita stava cambiando ed anche lui.

***

Mattia si preparò a lasciare il parco, desideroso di allontanarsi dai ricordi di un'infanzia perduta e dalle limitazioni imposte dalla sclerosi multipla. Fece per allontanarsi quando una voce infantile lo interruppe.
«Ciao! Sei nuovo qui?»
L'innocenza delle parole del bambino che si avvicinava era una vera sorpresa.
«No, è solo che non venivo da tanto tempo e oggi ho deciso di tornare.»
«Perché sei da solo?» chiese il piccolo, con occhi pieni di curiosità.
«Stavo pensando a quanto fosse bello giocare in questo parco.» ammise Mattia con un velo di malinconia nella voce.
«Ma puoi ancora divertirti! Vuoi unirti a noi?» gli propose, indicando un gruppo di ragazzi che si rincorrevano, come avventurieri in cerca di tesori.
Mattia si sentì colpito dalla proposta.
«Purtroppo non posso.» spiegò, mostrando la sua sedia a rotelle. La tristezza si fece strada nel suo cuore, ma il bambino non si lasciò scoraggiare.
«Ah, allora sei un eroe! Ti sei fatto male combattendo contro i cattivi in una delle tue avventure?» chiese entusiasta, con gli occhi brillanti di meraviglia.
Mattia sorrise, un misto di sorpresa e affetto.
«Sì, diciamo di sì.» gli disse per non trasmettergli la sua tristezza.
«Mi racconti come è successo? Voglio conoscere le tue avventure!»
«Sei sicuro? Non so se le mie storie possano interessarti.» rispose con modestia.
«Ma io voglio ascoltarle! Quando mi ricapita di incontrare un avventuriero?» insistette determinato il bambino.
Mattia cedette e iniziò a raccontare delle sue avventure immaginarie, parlando di una strega cattiva che lo aveva intrappolato in un incantesimo e del viaggio intrapreso per cercarla. Si sentì sorprendentemente a suo agio nel narrare, osservando l'entusiasmo del suo giovane ascoltatore.
Dopo un po', il bambino si alzò, guardando verso i suoi amici.
«Grazie. Ora devo andare ma prima...» disse frugando nella sua borsa. «Ecco, ti regalo i miei colori e qualche foglio. Puoi disegnare le tue avventure!»
Mattia rimase colpito da tale generosità.
«Grazie, è molto gentile da parte tua.» rispose, accettando il dono con un sorriso sincero.
«Ciao, spero di rivederti!» esclamò il bambino, mentre si allontanava, richiamato dalla madre con il suo nome: Matteo.
Osservando i colori a tempera ricevuti con tanto di foglio e pennello si chiese perplesso cosa farci.
Nonostante si sentisse più leggero, si allontanò comunque dalla zona dei bambini, decidendo che non sarebbe tornato subito a casa.
Con un ultimo sguardo ai piccoli che si divertivano, si diresse verso il boschetto del parco, cercando aria pura e un po' di solitudine.
Quando vi giunse, assaporò la tranquillità del momento, godendo del panorama degli alberi, e i profumi e suoni che offrivano.
Quello uno dei tanti angoli della sua infanzia in cui giocava con i suoi amici.
Lo sguardo si alternava tra gli alberi e i colori che Matteo gli aveva regalato.
"Tanto vale che faccia qualcosa." pensò, impugnando il pennello come se fosse una spada.
Sistemò il vassoio nell'incavo della sedia a rotelle, vi poggiò un foglio e sistemò i colori.
Appena intinse il pennello e lo poggiò sulla carta, la sua mente venne travolta dai ricordi di quando era piccolo, in quel boschetto insieme agli amici.

***

Mattia si trovava nella selva, circondato dai suoi amici armati di spade di legno.
«Attenti, il mostro sta arrivando!» esclamò, brandendo la sua arma con entusiasmo.
Tutti si misero in posizione, pronti a difendere il loro regno immaginario.
«Dobbiamo proteggerlo a tutti i costi!» gridò Sara, con determinazione.
Insieme, iniziarono a muoversi, fingendo di combattere contro il mostro malvagio della loro fantasia nascosto tra gli alberi.
«Non lasciatevi prendere!» urlò un altro amico, mentre si lanciava in avanti, mulinando l'aria con la sua spada.
Le risate riempivano l'aria, mescolandosi ai suoni della natura. Ogni colpo era accompagnato da grida di gioia e da un senso di invincibilità. Mattia si sentiva libero, come se nulla potesse fermarlo.
«Siamo i più coraggiosi dei guerrieri!» proclamò, mentre si lanciava in un attacco finale. I suoi amici lo seguirono, uniti nella battaglia.
Alla fine, tutti ansimavano divertiti, i volti illuminati da sorrisi.
«Abbiamo vinto!» esclamò Mattia, sollevando la spada in segno di trionfo. «Il boschetto è salvo!»
Tutti alzarono le proprie spade, esultando insieme per la vittoria.

***

Il pennello si muoveva fluente e naturale, mentre le forme e i colori prendevano vita sul foglio. Mattia si sentiva così bene, immerso in un mondo di creatività e immaginazione. Le sue gambe non funzionavano più ma le sue braccia, invece, erano libere di danzare con grazia mentre tracciava linee e sfumature.
Ogni colpo di pennello era un viaggio nel passato, un richiamo a quei giorni spensierati nel boschetto, dove lui e i suoi amici si erano trasformati in valorosi cavalieri. Con ogni tratto, riviveva le emozioni di quelle battaglie, il brivido dell'avventura e il calore dell'amicizia.
Si concentrò sul volto di un cavaliere, cercando di catturarne l'espressione di determinazione e coraggio. I colori vibranti si mescolavano, creando un'armonia che rifletteva la gioia che provava nel dare vita a quelle immagini.
«Ecco, sei pronto a combattere il mostro!» sussurrò a se stesso, sorridendo mentre aggiungeva dettagli all'armatura scintillante.
Ogni pennellata lo faceva sentire come se stesse riscoprendo una parte di sé che credeva perduta.
Si sentiva avvolto da un senso di pace, come se il mondo esterno fosse scomparso, lasciando spazio solo alla sua immaginazione.
Completando l'ultimo cavaliere, un'ondata di felicità lo pervase. Nonostante le sfide della vita quotidiana, in quel momento, era un eroe. I suoi personaggi combattevano per lui, e ogni battaglia vinta era un piccolo trionfo contro le limitazioni del suo corpo.
«Il boschetto è salvo, ancora una volta.» pensò, mentre si allontanava per osservare il suo lavoro.
I cavalieri danzavano sul foglio, pronti a difendere il loro regno, e Mattia sapeva che, anche se non poteva correre come un tempo, la sua immaginazione lo portava ovunque volesse andare.
Ogni forma e colore, raccontava una storia, e lui era il narratore della sua avventura.
Decise di aggiungere un ultimo tocco: un drago che sorvolava i cavalieri, simbolo delle sfide che affrontava nella vita. Con un colpo deciso, tracciò la sagoma dell'animale che si univa ai suoi eroi per lottare al loro fianco.
«Ecco, la battaglia è completa.»
Rimirando il disegno, si sentì ispirato e decise di esplorare ulteriormente la sua creatività. Lasciò il boschetto e si diresse verso la zona panoramica del parco, dove si poteva ammirare il paesaggio in tutta la sua bellezza.
Qui, si avvicinò a un tavolo e circondandosi di fogli bianchi e colori vivaci diede vita a nuove avventure.
Ogni foglio diventava un mondo a sé stante: esploratori che attraversavano fiumi, pirati che solcavano i sette mari in cerca di tesori, e un castello dove i suoi eroi avrebbero potuto rifugiarsi. La sua immaginazione era scatenata, e ogni tratto di pennello lo portava lontano dalle sue preoccupazioni.

***

Osservando il sole tramontare dietro agli alberi del parco, il volto di Mattia era rigato dalle lacrime e la voce rotta dal pianto.
«Mamma, perché mi è successo questo?»
Lei lo guardò con dolcezza, accarezzandogli i capelli.
«Figliolo, la vita ci mette di fronte a sfide che non possiamo controllare. Ma ciò che conta è come reagiamo. Anche se non potrai più correre come una volta, non lasciare che questo ti fermi e che la malattia ti condizioni. Sei forte e hai un cuore pieno di sogni. Non smettere mai di combattere per ciò che ami.»
Le parole di sua madre risuonavano nella sua mente, e lui la abbracciò, dando libero sfogo al suo dolore emotivo. In quel momento, sentì il calore del suo amore e la forza che gli trasmetteva, avendone bisogno più che mai.

***

Osservando i disegni sparsi sul tavolo si rese conto che, nonostante le sfide che avrebbe dovuto affrontare, la sua immaginazione era un potente alleato.
"Mamma aveva ragione" pensò sorridendo. "Posso affrontare il futuro con determinazione e ottimismo."
Da quel momento si promise di percorrere la sua strada, indipendentemente da tutto.

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