Capitolo 36
Ogni tanto ripenso a loro.
Le prime settimane da che il mio dono è scomparso, sono stata male. Di notte piangevo, proprio come quando nonno Gigi, Michele e mamma sono morti.
Quando ero in giro, mi voltavo alla ricerca dei loro sguardi, che invece non trovavo. Quando parlavo con qualcuno, muovevo gli occhi per intercettare i pareri degli angeli, ma ovviamente senza successo.
Mi capita di farlo ancora, nonostante siano passati più di due mesi.
Ancora mi sforzo per trattenere le lacrime, dicendomi che loro non vorrebbero vedermi triste... ma ci sono delle volte in cui non funziona.
Spesso mi viene da pensare che non avrei mai voluto avere quel dono... ma poi mi riscuoto, e mi dico che quest'anno è stato bellissimo grazie a loro.
Ho illustrato a mio padre tutta quanta la faccenda, gli ho spiegato cosa c'era che mi faceva apparire più strana del solito. Lui ha chiesto nuovamente di mamma, e io gli ho raccontato di averle parlato, durante il mio breve coma.
Avrei voluto permettergli di comunicare con suo padre e col nipote perduto, ma sono stata egoista e stupida, e non gliel'ho permesso...
Lui però mi ha perdonata, mi ha stretta, coccolata, dicendomi di essere orgoglioso di me, di amarmi con tutto il suo cuore...
Da quando la mamma è morta, le cose sono diventate turbolente.
Adesso desidero soltanto un po' di pace, relax e divertimento.
Claudio e i suoi compari del Circolo Rosa sono stati mandati in galera. Alcuni sono fuggiti, ma la polizia è sulle loro tracce.
Bianca si sta riprendendo, la sentiamo al cellulare. Alla fine siamo riuscite a perdonarla. In qualche modo si era presa una sbandata per Claudio... e lei è stata ulteriormente stupida a seguirlo, soprattutto dopo ciò che era successo con Hira Bath.
Ho persino rivisto Samia. Ho scoperto che frequenta la mia stessa scuola, lei è al primo anno. Quando ci siamo incrociate nei corridoi, mi è corsa incontro come se fossimo amiche da sempre e mi ha guardata con tanta ammirazione da farmi sentire imbarazzata. Mi ha chiesto di prestarle il libro Non dirmi che hai paura, di Giuseppe Catozzella. Spero non la spaventi troppo, ma che anzi le dia la forza per realizzare i suoi sogni.
Purtroppo Grazia ha deciso di trasferirsi. Non è andata molto lontano, adesso abita a Lucca, ma la distanza preme comunque sul rapporto con Roberta. Grazia si sente in colpa per non essere stata capace di proteggerla, e ha accettato di seguire la sua famiglia altrove, dove forse potranno sfuggire al loro passato.
La mia amica ne sta soffrendo ancora molto. Incontrarsi è complicato, e Grazia non si impegna granché, nonostante abbia patente e automobile. Vorrei consigliare a Roberta di troncare il rapporto e di cercarsi qualcun altro, ma sento che le due si amano ancora.
Certo non possono andare avanti così. Capisco che Roberta voglia lottare per quest'amore, ma prima o poi dovrà trovare la felicità.
Ho intenzione di parlarle, ma non adesso. Lascerò che passi ancora qualche settimana, in modo tale che lei stessa si renda conto di quanto Grazia sia ingiusta nei suoi confronti. Magari ad anno nuovo...
Tra Tommaso ed Edoardo, invece, le cose proseguono molto bene. Stanno addirittura pensando di iscriversi alla stessa università di psicologia. Dovranno trasferirsi a Firenze, dunque la questione è complicata, avranno da trovare un alloggio. Tommaso sta alternando gli studi aiutando zio Stefano nel negozio di elettronica, mentre Edoardo sta mettendo da parte i soldi organizzando eventi per suo cugino Valentino.
Quest'ultimo, grazie ai testi di Michele, ha cominciato a crearsi un proprio pubblico, aiutato da Edoardo che, oltre a trovargli i locali migliori, gestisce anche le pagine social del suo "cliente" – possedendo lo charme giusto per attirare l'attenzione della gente.
Ogni tanto mi chiedono di accompagnarli, e io accetto volentieri, per potermi divertire a cantare sul palco – e già che ci sono, guadagno qualcosina con la risata sulle labbra. Quando canto immagino Michele al mio fianco, che recita con me le canzoni che lui stesso ha scritto. Il suo nome appare in ogni locandina di Valentino, affinché tutti si ricordino chi sia l'effettivo autore. Intanto Kevin ha assicurato di star buttando giù qualche canzone niente male, che presto potrà accompagnare l'amico.
Riguardo a Michele, non ho confessato a zia Emma e a zio Stefano del fatto che potessi parlare con lui, né Tommaso ha fatto loro parola. Non voglio farli star male. Si tratta di loro figlio, dopotutto, e io mi sento sempre più in colpa ad aver taciuto.
Tengo il segreto persino con zia Carla e nonna Adele...
Con nonno Ernesto invece posso essere me stessa. Quando gli ho descritto la nonna Rosalba che ho conosciuto, lui ha subito inteso che stavo dicendo la verità. Così, con le lacrime agli occhi, abbiamo cominciato a parlare di lei, per poi passare a mia madre.
«Assomigli a entrambe, Irene» mi ha infine detto nonno Ernesto, rischiando di provocarmi una crisi di pianto...
Inizialmente Saul credeva che fossi stata stupida a essere sincera con lui, invece si è rivelato un ottimo "diario dei segreti".
A proposito di mio fratello: dopo aver cominciato le superiori, come mi ero aspettata è riuscito a farsi in fretta un sacco di amici, ed è diventato molto popolare tra quelli del primo anno, soprattutto da quando ha cominciato ad allenarsi a calcio. Deve stare attento agli attacchi d'asma, ma ha insistito così tanto per giocare. E forse un po' di attività fisica potrà aiutarlo, se portata avanti con cautela – anche io ho avuto l'asma, e magari è possibile che passi anche a lui, considerato che gli si è sviluppata più tardi.
Tutte le ragazzine gli sbavano dietro – per una ragione che io ancora proprio non riesco a comprendere – ma Saul ha occhi soltanto per Zoe. Finalmente ho conosciuto la bimba dolce che lui mi ha descritto: piccolina, timida, assai educata, con una vocina flebile flebile.
E parlando ancora di coppie, tra Nadia e Alberto è improvvisamente scoccata la scintilla! Ho cominciato ad accorgermene a metà novembre, allora ho iniziato a pungolare Alberto affinché non perdesse tempo e si facesse subito avanti. Dopo aver seguito il mio consiglio, si è trovato mano nella mano con Nadia, la quale lo ha attirato a sé sulla sedia a rotelle e lo ha baciato con impeto.
Se la cava piuttosto bene su due ruote, sembra divertirsi parecchio a pestarci i piedi. Un paio di gambe paralizzate non possono certo intaccare il suo carattere così forte e tanto lodevole.
Da quando Bianca è assente, Nadia ne ha preso il posto come "avvocato difensore", ovvero "ambasciatrice dei diritti degli studenti della classe 4^A". Sì, in qualche modo Nadia è colei che fa da giudice quando avviene un battibecco: praticamente la nostra aula diventa la sede di un tribunale e, dopo aver ascoltato le parole dei litigiosi, lei dà il suo giudizio finale. E la cosa che mi sorprende di più, è ritrovarmi a darle ragione ogni volta!
«Hai mai pensato alla carriera da avvocato?» le ho detto una volta. «Con quel tuo caratterino, saprai sempre avere ragione, persino se sarai nel torto.»
Nadia non ha risposto, ma ho notato che i suoi occhi si stavano illuminando.
Io sono l'unica con la quale sia parziale: basta che le offra un panino, e lei diventa il mio sporco avvocato.
Alberto ci ha fatto sapere di non poter desiderare una rappresentante di classe migliore ad affiancarlo.
Ovviamente lo ha detto quando Marzia non era nei paraggi.
Quest'ultima ha abbandonato il suo ruolo autoritario, preferisce starsene in disparte. Continua a fare la saccente di fronte agli insegnanti, ma non ci sgrida più quando alziamo troppo la voce durante un esercizio. Io, Liberio, Roberta, Nadia e Alberto la ignoriamo del tutto, e lei ignora noi.
*
È la mezzanotte del 23 dicembre.
È sabato, e nonostante fra sette ore dovremo svegliarci per andare a scuola, io sono bella che sveglia, tutta trepidante a ripensare alla giornata trascorsa quest'oggi... o meglio, ieri.
Dopo la scuola, io, Liberio, Nadia e Alberto siamo andati al McDonald's in Piazza Manin. C'è voluto più tempo a fare la fila tra i turisti che ad arrivare laggiù a piedi, ma almeno, affamati com'eravamo, i panini sono parsi molto più buoni.
Dopo pranzo abbiamo passeggiato lungo Piazza dei Miracoli, dove abbiamo comprato i biglietti per visitare il Duomo, il Battistero, il Camposanto e il Museo delle Sinopie.
Sarebbe insomma stata una gita da pacchetto completo, se solo fossimo saliti sulla Torre Pendente: ma l'ingresso è vietato ai minori di diciotto anni non accompagnati...
Mi viene da ridacchiare nel ripensare a quando Alberto ha detto, tutto spaventato: «E comunque, se saliamo lassù prima della laurea, la laurea non la prendiamo affatto!»
Al che Liberio lo ha messo a tacere spernacchiandogli sopra, allora i due hanno cominciato una piccola lotta a suon di pugni e pacche alla testa.
È stata proprio una bella giornata, e ancora continuo a pensarci, nonostante sia notte fonda.
Adesso sono qui, insieme a Liberio, e al mattino sarà l'ultimo giorno di scuola prima delle vacanze di Natale.
Mio padre ha avuto l'idea di sistemare l'abete nel salotto del piano terra. Il Presepe, invece, è stato fatto di sopra.
È strano vedere i due simboli separati tra loro, ma ogni tanto qualche novità la si affronta, e devo ammettere che il Presepe è molto più in vista senza stare sotto i rami dell'albero.
Inoltre, quando dormo al piano di sotto, è bello aprire gli occhi nel buio e scorgere la sua figura, anche se con le luci spente.
Spesso Liberio viene da me e dormiamo insieme, nei sacchi a pelo, come stasera. Farsi le coccole in inverno è ancor migliore che in estate, quando invece fa troppo caldo per poter stare vicini.
In inverno invece voglio tutto il calore che lui emana.
Nel girarmi verso di lui, la cicatrice al fianco sinistro viene attraversata da un dolore acuto. Sì, alla fine sono diventata come Harry Potter: ogni tanto ho qualche fitta alla mia ferita.
Mi giro sul fianco opposto e osservo Liberio che dorme, con la bocca appena dischiusa, accoccolato su se stesso come un gattino.
Gli passo una mano tra i capelli, gli accarezzo il viso, mi sporgo per baciarlo e pian piano sposto la coperta del sacco a pelo per potergli strusciare il petto. Sollevò un poco la sua maglietta e gli passo le dita sulla pancia e sul petto, giocherellando con la peluria, per poi discendere nuovamente all'ombelico.
Comincia a mugugnare. Quando apre gli occhi, mi guarda confuso e mugola: «Mi fai il solletico...»
«Scusa. Dove, di preciso? Qui?» Gli premo il dito sulla pancia, poi sul fianco. «O qui?»
Lui scoppia a ridere girandosi sul petto. «Smettila, scema... Perché non dormi?»
«Pensavo... E poi, mi fa male la cicatrice...»
Più serio, Liberio si sporge verso di me, scosta la maglietta fino ai seni e mi bacia delicatamente la ferita, facendomi rizzare la pelle per la gioia del contatto. Mentre lui mi bacia, io gli accarezzo ancora i capelli, prima di grattargli la nuca, scorrere le spalle e da qui tornare sotto agli indumenti per tastargli la schiena, mentre l'altra mano scende fin sotto i suoi boxer.
Adesso la cicatrice fa meno male, ma, come al solito, ha risvegliato in me un'ansia prepotente che mi scuote da mesi...
«Peggioro le cose?» chiede Liberio.
«No, al contrario...»
«Allora perché stai tremando così?»
Aspetto che si raddrizzi per potermi guardare negli occhi... allora chiedo: «Secondo te potrò avere dei figli?»
Liberio si scosta un poco, fissandomi confuso e sorpreso. Quando gli tocco le guance le sento caldissime, perciò mi rinfranco nell'immaginare il suo viso ambrato tingersi di rosso. «Perché questa domanda?»
«Non vorrei che la lama avesse trafitto qualche...»
«Ehi, se così fosse stato, i dottori te lo avrebbero detto!»
«Già... Eppure ho paura. È irrazionale, ma non riesco a togliermela dalla testa. L'unica maniera sarebbe...» lo avvicino un poco a me, abbassando la voce verso un tono sensuale, «provare che io possa avere bambini.»
Sento Liberio deglutire. «Ehm... Irene?»
«Ti va?»
«Certo che sì! Beh... però non ho con me...»
«Voglio avere un figlio.»
«Aspetta, c-cosa significa? C-cioè, io n-non intendevo... T-tu... Abbiamo sedici anni!»
«Io quasi diciassette.»
«M-ma... ma... ma...»
Gli scoppio a ridere in faccia, e lui, dopo un attimo di shock, sospira e si sposta, offeso.
«Ci credevi davvero?»
«Stupida...»
Mi raddrizzo per poterlo abbracciare da dietro, frattanto che gli strizzo le guance. «Avanti! A te quale nome piacerebbe dare a un bambino?»
«E che ne so, Ire... Tu invece? Preferiresti un figlio o una figlia?»
«Un figlio! Assolutamente!»
«Davvero?»
Annuisco. «Le femmine sono così capricciose, vogliono sempre avere ragione e hanno più problemi di fronte allo specchio di quanto potrebbe averne un ragazzo. Inoltre, c'è il ciclo...» rabbrividisco.
«Ehm...» sento Liberio sghignazzare. «Quindi, se tu... se noi avessimo un maschietto, come lo vorresti chiamare?»
Ha usato il noi, che dolce! Abbiamo solo sedici anni, non possiamo ancora sapere se un giorno ci sposeremo e avremo dei figli, ma adesso voglio sognare, come non faccio da tanto...
«Vorrei chiamarlo Nathan.»
«All'inglese, eh? È per Nathan Drake?»
«Ma no! È un nome che si accosta molto a "Natale", e il Natale mi ha sempre portato tenerezza. Tu invece, se avessimo una bambina?»
«Beh... tu non vorresti chiamarla Ava?»
Sorrido intenerita, per poi rispondere: «Non mi piace come nome».
Lui scoppia a ridere. «Allora non ne ho idea!»
«Non vorresti... chiamarla Valeria?»
Liberio scuote le spalle. «Nah... No, non mi andrebbe...»
Il rapporto con suo padre sta tornando saldo. Guillelmo ha dimostrato tutto il suo amore mettendo in allarme mio padre il giorno in cui abbiamo salvato le ragazze dal Circolo Rosa. I nostri padri non sono riusciti a trovarci finché la madre di Roberta non li ha avvertiti, ma ci hanno cercati in lungo e in largo.
Liberio ha raccontato che, una volta riunitosi a suo papà, questi gli ha tirato un ceffone, prima di abbracciarlo fin quasi a mozzargli il respiro.
Negli ultimi mesi Liberio non si è più lamentato di lui.
Le cose sono diverse: per esempio, nonostante tutto, mio padre riserba rancore nei confronti di Guillelmo, è palpabile ogni volta che andiamo allo zoo; per giunta non mi è più permesso andare a casa di Liberio, babbo non vuole che io rimanga sotto lo stesso tetto di suo padre...
Intanto la situazione economica in casa Ferrez è tornata accettabile, e Guillelmo ha finalmente ricevuto telefonate per dei colloqui di lavoro.
Tuttavia Liberio continua a lavorare allo zoo, almeno finché suo padre non avrà trovato un posto stabile.
Il mio ragazzo è molto piu tranquillo, lo si vede benissimo.
«Ehi, fatina.» Mi posa una mano sulla pancia. «Stai tranquilla, OK? Non c'è più nulla di cui tu debba avere paura. Sei la ragazza più forte che io conosca.»
Certo, finché sono con te, sarò fortissima.
*
«''Cause I'm on top of the world 'ay! I'm on top of the world 'ay! Been waiting on this for a while now! Paying my dues to the dirt!'»
Sento bussare alla porta, e la voce di Roberta risuona dall'altra parte: «Effy, ti devo parlare!»
Stringo i pugni mentre inspiro la puzza del recinto.
Lattuga mi sta guardando incuriosita.
Le prendo la testa tra le mani e faccio naso-naso con lei. «Ti ho mai detto quanto io ti voglia bene?»
Lei continua a fissarmi, con gli occhi socchiusi.
«Ti ringrazio, perché mi fai sempre compagnia! Oh, perdonami, è che oggi sono allegra! Sono sempre allegra quando sto con te, solo che oggi sento che sarà una giornata speciale, e... OK, basta, questa non sono io.» Riacquisto la mia espressione annoiata e il cipiglio strafottente. Mi appoggio al suo guscio e, intanto che ignoro le urla di Roberta, continuo a dire: «Il periodo natalizio mi piace un sacco, ma la gente mi dice che devo essere più allegra. Insomma, alla fine il compito degli angeli era farmi tornare felice, e felicità e allegria sono due cose differenti, sia chiaro». Metto le mani dietro alla testa e accavallo la gamba sull'altro ginocchio. «Grazie agli angeli sto molto molto meglio, ma questo non significa che io sia diventata una ragazza saltellante e adoratrice di pony e arcobaleni. Non si addice al mio carattere! Eppure tutti si aspettano che io adesso sia una sorta di Pinkie Pie dei My Little Pony! Tsk!»
«Effy, piantala di parlare con la tua tartaruga e vieni qui!»
«A proposito. Sai Zack, il mio nuovo coniglietto?» dico, mentre Lattuga avvicina la testa al mio fianco. «È davvero carino. È un po' introverso come me, e non ama tanto le carezze. È per questo che mi piace.»
«Effy!»
«Uff! Scusa, Lattuga, ma devo andare dalla mia seconda migliore amica. La prima ovviamente sei tu» le bisbiglio.
Mi alzo di scatto, alzo la mano in segno di saluto ed esco dalla porta richiudendo a chiave.
Roo mi sta fissando indignata.
«Grazie per aver fatto sapere a tutti che posso entrare nel recinto delle tartarughe» le dico sarcastica.
«Smetti di scherzare! Grazia sta venendo qui!»
«Grazia?! E che viene a fare?»
«A parlarmi! Oooh, Effy, sono agitatissima! Cosa mi vorrà dire? Vuole lasciarmi? O vuole continuare a stare con me? Oddio, mi viene da vomitare...»
La trascino all'aperto non appena la vedo gonfiare le guance. Le ficco la testa in un bidone dell'immondizia e la lascio rigettare, poi sgattaioliamo via prima che uno dei netturbini possa scovarci e sgridarci. Spero che Guillelmo non se la prenda troppo, dopotutto in giro ci sono un sacco di bidoni colmi del vomito dei bambini...
«Che cosa devo fare?!» torna a urlare Roberta.
«Tranquilla, mio cugino avrà la soluzione.»
Raggiungiamo il vetro oltre cui si trovano i leoni e incontriamo Tommaso ed Edoardo, mano per mano a osservare due leonesse che giocano alla lotta.
«Tommy, ci serve uno dei tuoi "Strumentopoli". Grazia sta venendo qui, e Roberta ha una sorta di attacco di panico.»
Tommaso comincia a schioccare la lingua con espressione critica. «Prima di tutto devi darti una sistemata ai capelli, dolcezza!»
«I miei capelli?!» pigola lei.
«E forse dovresti ripulirti le labbra dal vomito...» tossicchia Edoardo, in una smorfia di disgusto.
«L'affido a voi.» Prima che se ne vada tiro uno schiaffetto a Roo, guardandola dritta negli occhi – più che altro per evitare di guardare gli schizzi marroncini sulla sua bocca... «Petto in fuori e fatti valere. Sei una ragazza speciale, Roo... ricorda questo mentre sei con Grazia.»
«Ma se lei... se lei volesse lasciarmi?»
«Ehi, il mondo là fuori è pieno di gattine che aspettano te! Probabilmente Grazia ti ama ancora, ma negli ultimi tempi non ha fatto granché per tenere salda la vostra unione. Tu hai bisogno di qualcuno che non ti abbandoni. Puoi darle una seconda possibilità, ma solo se la vorrà. Altrimenti... farà male, ma significa che meriti di meglio.»
Roberta si asciuga gli occhi, deglutisce la bile, e dopo aver preso un respiro profondo mi abbraccia.
«Roo... Roo, lo sporco alle labbra...»
«Oh, scusa...» si sposta in fretta, coprendosi la bocca. Ciononostante, le guance si sollevano per un sorriso. «Grazie, Effy. Ci vediamo più tardi.»
«A dopo.»
La guardo allontanarsi insieme a Tommaso ed Edoardo, augurandomi con tutto il cuore che le cose vadano per il meglio...
Sono alquanto preoccupata: come ho già detto, Grazia non ha dimostrato zelo nell'amore verso Roberta, perciò mi viene da pensare che la mia amica non meriti una come lei...
Tuttavia, può darsi che adesso Grazia voglia cambiare...
«Oh, Signore, fa' che vada bene...»
Immagino che Walter sia al fianco di sua sorella, intanto che Michele ha seguito Tommaso per godersi l'esilarante scena di "trucco e parrucco".
Mi giro per avviarmi verso la zona ristoro.
Lungo il tragitto incontro Saul, che sta mostrando a Zoe come dare le noccioline agli elefanti. La ragazzina sembra un poco annoiata...
Mi avvicino a mio fratello a sussurrare: «Grazia sta venendo per parlare con Roberta».
Lui fa una smorfia come se si fosse scottato. «Incrociamo le dita!»
«Sì. E comunque...» mi accuccio per bisbigliargli nuovamente nell'orecchio, «non ti rendi conto che Zoe si è stufata degli elefanti? Sbaglio o l'altro giorno ha accennato di adorare le scimmiette?»
Saul si riscuote e si gira finalmente a guardare Zoe, la quale cerca di nascondere l'aria annoiata sorridendogli con la sua solita tenerezza.
Mio fratello mi guarda un istante, poi afferra la mano della ragazzina e borbotta impacciato: «Adesso ti va di andare dalle scimmie?»
«Oh, mi piacerebbe molto!» esclama quella, già più emozionata.
«È la tua prima volta allo zoo?» chiedo.
«Sì! Saul è un'ottima guida!»
«Di sicuro sa parlare molto» dico tra me e me, ma lui mi sente e mi pesta il piede.
Mentre se ne vanno, comunque, mi fa un occhiolino e un cenno di ringraziamento.
«Idiota...»
Il mio piccolo sta diventando grande...
Ogni tanto mi piace dargli qualche consiglio con Zoe. Lui non me ne chiede, è troppo orgoglioso, ma non rifiuta mai quando mi avvicino a mormorargli qualcosa.
Raggiungo finalmente la zona ristoro, dove trovo Liberio già seduto a un tavolino con quattro sedie.
Mi sistemo accanto a lui e annuso felice il suo buon profumo. È in ferie, dunque oggi è qui soltanto per festeggiare il primo giorno delle vacanze di Natale.
«Novità?» mi chiede.
«Sì, ma aspettiamo che arrivino gli altri, così racconto a tutti.»
Ci stringiamo la mano e ci scambiamo qualche bacio, ma veniamo presto interrotti dall'arrivo di Alberto, che cammina verso di noi fino a sedersi di fronte a Liberio.
«Dov'è Nadia?» domando.
Ma in un attimo Nadia entra nel locale cercando di muovere le ruote il più velocemente possibile, andando puntualmente a sbattere contro le gambe dei tavoli e delle sedie. I camerieri la fissano furibondi, ma lei ci raggiunge ignorandoli bellamente, per sistemarsi accanto ad Alberto.
Il suo sguardo nei suoi confronti è incendiario. «Hai intenzione di vantarti?»
«Non ho detto nulla!»
Liberio cerca di trattenere il sorrisetto. «Che cosa succede?»
«Nadia ha voluto fare una gara a chi arrivasse primo.»
«Dimmi una cosa, Gherardi!» mi fa lei. «Come mai stiamo passando la giornata in questo zoo puzzolente?»
«Non lamentatevi! Domani passeremo tutta la Vigilia da me e faremo i tornei di Mario Kart. Contenti?»
«Possibile che non ci avevate mai giocato fino alla scorsa settimana?» dice Liberio.
Alberto si stiracchia lungo il tavolino. «Sono più un tipo da fumetti, non da videogiochi.»
«Ma va', ciccio! E l'adrenalina? Tu non hai mai conosciuto i brividi che portano Tomb Raider, Dark Souls, e soprattutto... Crash Bandicoot! »
«Non mi sono mai interessati. Il calcio mi dà abbastanza adrenalina.»
«Hai ragione, ma scommetto che provi molti più brividi ogni volta che i prof riconsegnano i compiti! 'Uh, Rovai, un bel 10, complimenti!'» Liberio fa una vocetta zuccherosa e scema. «'Ma chi se lo sarebbe mai aspettato! Puoi anche tornare a respirare, eh!'»
«Chiudi un po' la bocca, coglione!»
Alberto gli tira un calcio da sotto il tavolo, poi entrambi scoppiano a ridere a crepapelle.
«A me invece queste stronzate non interessano» brontola Nadia.
«E dai!» la punzecchia Liberio. «Potremmo giocare a qualcos'altro! Magari a Wii Party, Wii SportsResort, o Just Dance, o...» s'interrompe bruscamente non appena Nadia lo guarda interdetta. Tutto rosso, lui comincia a balbettare: «S-scusa, io non... non volevo dire...»
Nadia però sogghigna. «Ti prendo per il culo, Ferrez! Non rimango male per queste cose, ma è sempre uno spasso vedervi andare in crisi in quel modo!»
«'Fanculo...»
Alberto mi tira un colpetto. «Ehi, perché Roberta stava piagnucolando con Tommaso ed Edoardo?»
«Grazia sta venendo qui e si parleranno a quattrocchi, finalmente.»
«Uoah!» fischia Liberio. «Speriamo bene...»
Nadia schiocca la lingua. «Lo spero anch'io, altrimenti rovinerà le vacanze a tutti...»
Alberto le lancia un'occhiata esasperata, prima che si tramuti in uno sguardo di divertimento e dolcezza. Lei lo fissa a sua volta, ricambiando allo stesso modo.
Praticamente sorride veramente soltanto nei suoi confronti.
Uscirci insieme è divertente, non fanno altro che prendersi in giro a vicenda. Inoltre sono due amici fedeli e piacevoli.
Alla fine anche Liberio e Alberto sono diventati "soci", proprio come lo siamo io e Nadia. A quel punto ci siamo uniti in un'"organizzazione" a quattro.
Di cosa ci occupiamo? Ridere, scherzare e mangiare insieme.
Non potrei desiderare niente di meglio!
«Ehi, Irene, fra poco è Natale.»
«Wow, Nadia, come sei attenta al calendario!»
«Zitta, stupida! Secondo te quel santo giorno risveglierà in te un qualcosa di mistico?»
«Nadia, parliamo di religione» la redarguisce Alberto. «Non ci si scherza.»
«Non credo, comunque» rispondo, scambiando un sorriso con Liberio. «Ora in me va tutto bene. Ho tutto quello di cui ho bisogno, e anche di più.»
Sento formicolarmi la testa, la spalla, la mano e il ginocchio.
Se non avessi mantenuto la mia Fede, tutto questo non sarebbe mai successo.
Ho ancora molta paura del futuro e, soprattutto, del presente, ma è tutto in mano mia, e non sono sola.
Nessuno di noi è solo: coloro che ci vogliono bene ci restano accanto per sempre, l'amore che hanno nei nostri confronti è tanto potente da riuscire a superare anche la morte e le minacce.
Mi basta sapere questo, mentre vado avanti con la mia vita, coltivandola affinché proceda sempre al meglio, e soprattutto aiutando chi amo a essere felice.
A me piace così.
Alla fine, ciò di cui ho bisogno non mi è mai mancato, ma adesso, grazie a loro, sono riuscita a trovare molto di più.
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