Capitolo 26
Torno seduta sull'asciugamano nell'esatto momento in cui Roberta posa il cellulare nascondendolo sotto la pancia. Distesa accanto a me, finge di non aver mai interrotto lo studio e torna a tamburellare il lapis sul libro di scienze.
Ringrazio Dio che almeno sia stata rimandata a questa materia in cui io ho scoperto di essere così brava!
Da quando sono venuta a sapere della sua nuova compagnia, mi sono messa d'accordo con lei affinché ci vedessimo tutti i giorni, sia di mattina che di pomeriggio, per poterla aiutare nello studio. A dire il vero ho pianificato soltanto io questa routine, senza darle modo di esprimere opinioni.
Mi sono accorta benissimo che si sta stancando di me e del mio comportamento appiccicoso e pressante, ma non ho intenzione di abbandonarla e rischiare che torni a frequentare Denis Landi.
Con Grazia non ho problemi, Walter ha continuato a confermare che è una brava ragazza. Ma se uscire con lei significa incontrare Denis Landi, allora devo tenere Roberta lontana da entrambi.
I sabati e le domeniche la costringo a venire al mare con noi, e prendiamo sempre qualche ora del pomeriggio per studiare in spiaggia.
«Ire...» mugola, posando la matita tra le pagine. «Per favore, possiamo andare a fare il bagno? Fa troppo caldo, non riesco più a studiare...»
Sono costretta ad annuire. «Hai ragione, anch'io sono stanca. Daremo il tutto nello studio lunedì.»
Scatta in piedi e, sprizzante gioia da tutti i pori, corre verso il mare sollevando la sabbia contro di me senza neanche accorgersene.
Me la scuoto di dosso e mi affretto a nascondere il suo cellulare nel suo zaino.
Se non ci fossi io...
Dopo aver posato gli occhiali, raggiungo il bagnoasciuga. Fa talmente caldo che mi tuffo direttamente in acqua nonostante sia fredda, e nuoto lentamente verso gli altri.
Roberta li ha già raggiunti e si è arrampicata sulle spalle di Tommaso, il quale sta cercando di impedire a Saul di avvinghiarsi a sua volta. Oggi mio fratello è venuto con noi, dato che si lamentava che i suoi amici fossero tutti in vacanza e lui non sapeva con chi passare il pomeriggio.
Liberio si gira a guardarmi e sorride. I suoi occhi cominciano a brillare di una gioia e di un piacere che mi lasciano lusingata.
Non faccio in tempo ad avvicinarmi che mi schizza l'acqua in viso, poi si lancia e mi afferra le mani per impedirmi di ribattere all'attacco.
«Finalmente! Dovreste darvi una calmata con lo studio. So che martedì Robe ha l'esame, ma è del tutto impossibile studiare con questo caldo!»
«La parola "impossibile" non fa parte del mio vocabolario» brontolo, prima di assumere un tono compunto. «Mi dispiace averti trascurato in queste ultime settimane.»
Ed è la verità, perché praticamente non ho fatto altro che passare mattine e pomeriggi in compagnia di Roberta. Liberio le ha trascorse a casa insieme a Saul.
Ancora non si è deciso a tornare da suo padre...
«Nah!» Fa una pernacchia. «So perché lo fai. Certo ammetto di essere un po' geloso, ma immagino che Roberta non si innamorerebbe dell'amica che considera come una sorella... giusto?»
«Da piccoli io e te ci consideravamo come fratelli.»
«Allora sono contentissimo che fra poco Robe avrà l'esame!»
Scoppio a ridere per un attimo, prima però di tornare seria, di nuovo alla realtà. «A dire il vero, a quel punto dovrò trovare una nuova scusa per non lasciarla senza di me.»
«Non preoccuparti, ci faremo venire in mente qualcosa. Poi altre due settimane e ricomincerà la scuola...» Liberio solleva il pugno in aria, seppur la sua espressione sia tutt'altro che trionfale. «Evviva...»
Rido ancora, poi mi getto anch'io verso Tommaso per arrampicarmi su di lui, ignorando i suoi lamenti.
Quando finalmente riusciamo ad affondarlo, vedo che qualcuno si è avvicinato.
Mi giro di scatto riconoscendo i lunghi capelli castani. «Alberto?»
«Ehilà!» saluta lui, allegro. Si tira in piedi, mettendo in risalto il torso splendente di abbronzatura. «Come ve la passate?»
«Irene è un incubo!» esclama Roberta. «Non fa altro che stressarmi sullo studio.»
Lui se la ride sotto i baffi. «Giusto, fra poco hai l'esame. Beh, fa bene a spronarti, no? Vuole solo il meglio per te.»
«Non è vero» borbotta Saul. «Irene è solo una grande noiosa.»
Lo zittisco abbattendo il pugno sulla sua testa, facendo così scoppiare Alberto a ridere di gusto.
«Dove sei stato in vacanza?» gli chiede Roberta. «Sei diventato più scuro di Liberio!»
«Ho passato tre settimane alle isole Canarie con la mia famiglia. Ma non ci è bastato, e siamo già venuti al mare. Siamo tornati solo ieri l'altro. Voi invece?»
«Niente viaggi per noi. Soltanto Tirrenia.»
«Avete incontrato qualcun altro della classe?»
«Luca e Guo in giro per Pisa.»
«E io sento Nadia regolarmente» dico.
Alberto rabbrividisce. «Fa un effetto stranissimo sapervi amiche. Mi fate quasi paura... Cioè, mi facevate paura anche prima, ma adesso molto di più.»
Gli tiro una spintarella amichevole, proprio mentre Liberio dice: «Io invece ho incontrato Paolo, a Pisa con i suoi genitori».
«Davvero?» Alberto si gratta la nuca. «Ho provato a chiamarlo durante le vacanze, ma non mi ha mai risposto. Non mi sono preoccupato, dopotutto lo vedevo aggiornare Instagram. Le solite foto di lui a casa in overdose di compiti per le vacanze.»
Liberio fa spallucce. «Non mi ha neanche salutato. Eppure mi ha visto, l'ho chiamato a squarciagola. Invece mi ha dato le spalle e se l'è filata.»
Alberto corruga la fronte, d'un tratto pensieroso. «È strano da parte sua, di solito è molto cortese. Timido, certo, ma educato. E comunque ti conosce bene.»
«Già, non so cosa gli sia preso.»
Noto che i toni che si rivolgono Liberio e Alberto sono estremamente cordiali. Non danno cenni di rancore riguardo la rivalità in amore, ma il modo troppo gentile con cui si parlano mi mette i brividi: sembra che siano entrambi sul punto di esplodere...
Io e Roberta invitiamo Alberto a restare un po' in nostra compagnia – Liberio rimane in silenzio – ma lui declina gentilmente, affermando che deve tornare alla sua spiaggia per prepararsi a rincasare.
Lo guardiamo uscire dall'acqua e agitare il braccio in un ultimo saluto.
Allora mi giro verso Liberio. «Che ansia, ragazzi...»
Lui cerca di fare il fino tonto. «Mmm?»
«Ma dai!» Roberta scoppia a ridere, strizzandomi le guance. «Si vede benissimo che tu e Alberto siete in rivalità per questa biondina. Sembravate due cani sul punto di azzannarvi!»
«Sì.» Mi libero di Roo. «Dovevate annusarvi il sedere, almeno facevate amicizia.»
Mentre io e lei ridiamo, Liberio ribatte scontroso: «Io non ho nulla contro Alberto! È lui che di certo ce l'ha con me! E comunque non esiste nessuna rivalità, perché Irene ha scelto me, punto» asserisce, senza celare il tono soddisfatto.
Alzo gli occhi al cielo sorridendo. «Scemotto.»
«A proposito di prima, Irene» mi richiama Roo, stavolta più seria. «Ehm, riguardo allo studio... senti, domani torniamo al mare, perciò possiamo anche fare una pausa. E lunedì posso studiare per conto mio. Dico davvero, mi hai aiutata tanto, e...»
«No no no no no!» la interrompo frettolosa. «Lunedì è l'ultimo giorno, dobbiamo ripassare per bene per essere sicure di...»
«Non ti fidi di me?» mormora, adesso amareggiata. «Credi che non supererò questo esame?»
Accidenti... Roberta è una di quelle persone con l'autostima pari alla meno zero. Non mi sono resa conto di starla abbattendo...
«Ehm, non è per questo» mi affretto a dire, pensando a una scusa su due piedi. Nella speranza di apparire convincente, dico in tono fiacco: «È che da quando sto insieme a Libe, passo molto tempo con lui. Non volevo farti sentire messa da parte. E... ed era giusto che ti aiutassi in questo esame.»
Roberta mi guarda dubbiosa. È la mia migliore amica, e per quanto sia tonta, è difficile che una mia bugia riesca a passare inosservata ai suoi occhi...
Alla fine però sorride e mi batte la mano sulla spalla. «Dai, mica sono gelosa! Ti ringrazio per il tuo aiuto, ma so che l'amore fa uscire di testa. Non mi dà affatto fastidio se passi più tempo del solito con Libe.»
Annuisco, seppur una piccola parte di me stia vibrando dalla voglia di provocarla e di chiederle come faccia a sapere che l'amore fa uscire di testa. Sarei proprio curiosa di conoscere la sua risposta, la sua scusa...
Invece sorrido, e lei si allontana a lanciarsi di nuovo su Tommaso...
«Scusa» dico a Liberio. «Mi serviva una bugia.»
«Non ti preoccupare, hai fatto bene.»
Quando lui si allontana per infastidire mio cugino, mi accorgo che Saul è proprio accanto a me, a fissarmi nel suo solito fare da saccente ficcanaso.
«Che vuoi?»
«Ho sentito tutto. Non è che, alla fine, sei tu quella che si sente messa da parte?»
«Ma no!» L'impulso mi porta a guardare altrove, probabilmente per nascondere il rossore alle guance. «No, io voglio solo proteggerla.»
«Sì, certo, quello è il tuo primo obiettivo, ma...»
«Beh, io sono la sua migliore amica!» mi giustifico, portando il mento a pelo d'acqua e facendomi vicino al suo viso, così che possa sentirmi bene nonostante il tono basso. «E non mi ha raccontato della sua ragazza. Anzi, mi ha mentito del tutto...»
*
Per sicurezza ignoro tutto il discorso toccante di Roberta, e lunedì mi presento a sorpresa a casa sua per aiutarla a studiare.
La becco truccata a metà.
Ha mentito ancora, sta per uscire...
«Ire!» mi saluta con voce strozzata, impalata al centro della sua stanza. Le guance arrossiscono violentemente sotto lo strato di blush.
«Stai uscendo?»
Aspetto che inventi una scusa, che cominci a farfugliare fino ad arrivare a pronunciare parole senza senso, per poi prendere il libro, sedersi alla scrivania e cominciare a studiare sotto il mio aiuto.
Invece sostiene il mio sguardo di rimprovero, e risponde a voce cristallina: «Sì, sto uscendo».
La guardo in silenzio, rimasta di stucco dalla sua sincerità e dal suo atteggiamento sicuro.
Cerco di riprendermi mentre dico: «Avevi detto che avresti studiato. Avevi detto di voler fare tutto da sola.»
«B-beh, eppure ti sei qui...» balbetta, seppur senza chinare il capo.
La sua sicurezza mi destabilizza, non ero preparata a questo... «Comunque non sei stata onesta.»
«In parte. In realtà sto proprio andando a studiare, a Pisa.»
«A Pisa?»
«Sì, con Grazia.»
Lo ha ammesso! Lo ammette deliberatamente, senza sentirsi neanche in colpa per avermi presa in giro!
Comincio a tremare dalla rabbia. «Ma sentiti. Continui a vederla, pur dopo aver promesso che...»
«Grazia non ha niente di sbagliato!» ribatte, cominciando a infervorarsi.
Il suo tipo di sguardo non mi è nuovo: è lo stesso che vedo in Liberio ogni volta che parla prendendo le mie difese, e immagino di possedere la stessa risolutezza quando io difendo lui.
Roberta torna a guardarsi allo specchio, afferra il mascara e riprende le operazioni di trucco. «Grazia è una bravissima ragazza. E sai una cosa? Mi sono innamorata di lei» confessa spiccia, tra la vergogna e l'orgoglio. «E stiamo insieme.»
Non posso rivelare di esserne già a conoscenza, sarebbe un punto a mio sfavore.
E d'altronde, mi sentirei in colpa a continuare a confutare la purezza di Grazia. Dopotutto non ho paura di lei, da Walter ho la conferma che sia una brava persona, ma... se entrambe cominciano a frequentare cattive compagnie, come sta già succedendo con Denis Landi...
Però posso ancora ribaltare la situazione a mio vantaggio. «Perché non me lo hai detto?» mormoro.
Lei alza gli occhi al cielo, arrestandosi un istante dal tingersi le ciglia. «Dopo il discorso che tu e gli altri mi avete fatto?»
«Non è questo il punto, e lo sai bene. Tu ti vergogni, vero?»
«Perché? Perché sono lesbica? Sì, mi vergogno eccome.»
«Io non ho problemi, lo sai bene. Mi hai mai visto dire qualcosa di brutto su Tommy?»
«Non importa. Semplicemente non volevo arrivare a parlare dei sentimenti che ho provato per te.»
Michele appare all'improvviso, e scambia uno sguardo con qualcuno che io non riesco a vedere.
Il mio cuore batte all'impazzata.
La situazione sta precipitando, inoltrandosi in meandri di cui non immaginavo l'esistenza...
Roberta è stata innamorata di me... ma quando? Io neanche me ne sono accorta...
«Mi dispiace...» rispondo impacciata. «N-non me ne sono resa conto. Però, se non mi piaci in quel senso è perché... perché a me piacciono i ragazzi, Roo.»
«Sì, lo so» dice, ma il suo tono è tutt'altro che confortante, non fa altro che schioccare la lingua con irritazione. «Ora meglio che tu vada, fra poco ho l'autobus.»
«Roo, ma...»
«Che c'è?»
«Ecco, io... vorrei aiutarti per domani, e...»
«Irene, non m'interessa» il suo tono serpeggiante mi fa sussultare. «Io conosco Grazia, e non è come pensate voi. E se non ci accettate per come è lei e per come sono io, potete anche andare all'inferno.»
Rabbrividisco.
L'inferno...
Davvero mi sta augurando una cosa del genere? Ma io non ci voglio andare, laggiù è tremendo, p-perché vorrebbe che io... che noi...
«Sei ancora qui? Vattene! Non puoi portarmi via Grazia! Lei può darmi quello che tu non mi hai mai dato!»
«Non è colpa mia se sono eterosessuale!» mi difendo, indietreggiando sotto il suo sguardo micidiale.
Ci fissiamo a lungo, con rabbia e disprezzo.
Mio cugino mi guarda come a dirmi di fare qualcosa, di cambiare la situazione, di provare a scusarmi...
Io invece scuoto la testa e mi volto. «Vaffanculo, Roberta.»
«Ma vacci tu.»
*
Rientro sbattendo tanto forte la porta di casa che i mobili tremano fino al piano superiore. Salgo e lancio la borsa per terra.
«Ire, aspetta...»
«Lasciami stare, Miche! Non voglio sapere niente! Tanto sai cosa succede a cercare di far del bene? Si prende nel culo!»
«Irene?» Saul si affaccia da camera nostra. «Uoah, ma che cos'hai?»
Ignoro la domanda e lo sposto brutalmente. «Ti voglio fuori da qui! ORA!»
«Eh? Ehi, ma che cavolo hai adesso? Che cos'hai, Tata? Cos'è successo?»
«È ROBERTA!» Tiro un calcio al letto. «È solo un'idiota!»
«Perché? Ascolta, guardami.»
Gli scocco un'occhiata gelida, a cui lui però non reagisce con timore.
Si avvicina per afferrarmi le mani e mi invita a sedermi sul letto. «Sei andata da Roberta per studiare?»
«Sì.»
«E cos'è successo?»
«Lei si stava truccando! Adesso andrà a Pisa a studiare con Grazia! Ma sai cosa ti dico? Non me ne frega nulla se domani passa o no l'esame, e...»
«Cos'altro è successo? So che non può essere tutto qui.»
Sento le lacrime salirmi agli occhi e un grosso nodo bloccarmi la gola. Prendo un respiro profondo, che però mi fa solo scoppiare a piangere.
Per questo mi lascio abbracciare da mio fratello, il quale rimane in silenzio in attesa che io mi calmi per poter raccontare...
«Volevo giocare s‐sul senso di colpa... e lei ha ribaltato tutto a suo favore. Io le piacevo, era innamorata di me. Ha detto che Grazia può darle quel che io non le ho mai dato...»
«E come facevi a darglielo se a te non piacciono le donne? Non ha mica ragione.»
«Lo so, però io non mi sono mai accorta che...» mi interrompo a tirare su col naso. «Io l'ho ferita, ecco perché si è allontanata e ha preferito Grazia. Ma io non volevo farle del male... Voglio solo proteggerla...»
«Hai ragione, ma... ma tu non hai colpa, Ire. È difficile accorgersi di certe cose, non te le aspetti, e tu sei particolarmente tonta» prova a sdrammatizzare. «Ma non è colpa tua.»
Gli stringo il braccio per aggrapparmi a quel punto di forza che è la sua persona. «Cosa faccio ora? Come la tengo lontana dalle cattive compagnie? Non vuole più parlarmi...»
«Ma va'! Robe è la tua migliore amica! Io e Giorgio litighiamo sempre, ma facciamo pace in tipo due secondi!»
«Per voi maschi è diverso, a voi basta poco. Invece a noi ragazze ci vogliono giorni, e stavolta si tratta anche di qualcosa di molto serio...»
«Risolverete. Ma questa volta devi mettere da parte l'orgoglio e fare la prima mossa, anziché aspettare gli altri come tuo solito. So che hai ragione, ma è per il bene di Roberta.»
Annuisco.
Non appena mi asciugo gli occhi, lo guardo stranita. «Da quando sei così saggio? E da quando sei così dolce?»
«Io non sono dolce» ribatte scontroso. «Però, se tua sorella parla con gente morta ed è già parecchio strana per conto suo, è bene cercare di mantenere intatti quei pochi neuroni che le rimangono. Ammetti che questa cosa degli angeli ti sta facendo uscire di testa più del solito.»
Gli tiro una spintarella. «Sì, forse... Beh, grazie, Saul.»
Mi sporgo in avanti per posare la fronte contro la sua, allora lui mi dà svelto un bacio sulla guancia, prima di girarsi a guardare da un'altra parte.
Suonano poi al campanello.
Gli afferro l'orecchio. «VAI AD APRIRE!»
«MOLLAMI CHE VADO!»
Mi lascia da sola con gli angeli, i quali mi fissano preoccupati.
«Scusa, Miche...» pispiglio.
«Fa' niente. Per la cronaca, non avremmo saputo aiutarti meglio di come ha fatto Saul.»
«È stato carino, eh?»
Mi interrompo non appena vedo entrare Liberio.
Con un sussulto che mi aggredisce la pancia ricordo che dovevo incontrarmi di fronte a casa sua: oggi è tornato a parlare con suo padre... e io gli ho dato buca...
«Libe...» Mi avvicino per afferrargli le mani. «Scusa scusa scusa! I-io mi sono dimenticata...»
«Puoi rispondere alle chiamate?»
«Scusa, ho il cellulare in "vibrazione", e forse non mi sono accorta di...»
«Ma che ti è successo?» mi interrompe, prendendomi delicatamente il viso tra le mani.
Tiro un sospiro profondo. Il suo tocco è così caldo e amorevole...
Nel chiudere gli occhi, mi lascio andare alla sensazione di benessere che mi regala ogni giorno con semplici gesti come questo.
«Te lo racconto dopo» mugolo, prendendogli di nuovo la mano.
«Ma io...»
«Prima dimmi di te e tuo padre.»
«Uhm, OK... Sì, va tutto bene» mi rassicura, nonostante il suo sguardo appaia poco convinto e le mani tremino contro le mie guance. «Niente di che. Mi ha ripetuto quanto gli dispiaccia, quanto mi voglia bene, e... Le solite cose, nulla di nuovo, davvero.»
«E tu cosa gli hai risposto?»
«Non riuscivo a parlargli, Ire... Gli rispondevo a mezza bocca, me ne rendo conto, e... non riuscivo a far finta di non avercela più con lui. In realtà mi ha chiesto del Circolo Azzurro, e... e gli ho detto che mi ero sbagliato, che temevo che un mio compagno di classe ne fosse stato vittima. Lui è confuso, e si vede che lo sono anch'io, perciò avrà pensato che io semplicemente sia diventato paranoico a causa di tutto questo casino, e-e poi...»
Non riesce a continuare a parlare. È ovvio che Liberio sia confuso negli ultimi tempi, proprio come lo sono stata io un anno fa, alla morte di mamma...
Apparivo davvero così? Parlavo quasi a vanvera, ero difficile da capire e parevo fuori di testa?
E Liberio mi è stato vicino nonostante tutto, nonostante fosse difficile riuscire a capirmi.
Lo so che è stata dura, perché io stessa adesso mi trovo in difficoltà con lui.
Ma non ho certo intenzione di abbandonarlo.
«Adesso che cosa vuoi fare?» domando.
Lui mi lascia andare e si allontana verso la finestra che dà sulla nostra piccola via. Saul è uscito per parlare con Tommaso, in mezzo alla strada in cui non passa quasi nessuno.
Li fissiamo a lungo, prima che Liberio, senza distogliere gli occhi dall'esterno, torni a dire: «Non lo so, Ire. Non so cosa pensare. Ho bisogno di ancora un po' di tempo...»
«Puoi rimanere tutto il tempo che vuoi, lo sai. Ma non potrà andare avanti per sempre, Libe. Prima o poi tu e tuo padre dovrete tornare alla vostra vita insieme.»
«È la stessa cosa che mi ha detto tuo papà.» Sospira. «Non faccio altro che pensarci. Però, stare sotto lo stesso tetto dell'uomo che ha stuprato mia madre...»
«Hai ragione. Ma ci hai vissuto insieme per sedici anni, pur senza conoscere il suo segreto. E non ti ha mai fatto del male. Ti ha cresciuto con amore.»
«E se io gli ricordassi il suo errore?» sussurra spaventato. «Se la mia sola presenza...»
«Può darsi... Però per lui sei comunque un dono. Sei la prova della sua redenzione, sei il bimbo che ha concepito e che ha tirato su come un vero padre premuroso farebbe verso suo figlio. Ti ha donato amore, ha sempre fatto di tutto per te. È vero, stava per suicidarsi, ma puoi perdonarlo. So che è difficile, ma puoi farlo. Ricordati che ha sempre creduto di essere un peso per te, e ultimamente, a causa del lavoro, c'è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.»
Liberio dà le spalle alla finestra per appoggiare i gomiti al davanzale. Si porta le mani alla fronte mentre mugola: «Ire, l-lo so che è una questione delicata, soprattutto per te. Scusami se te lo chiedo, ma... t-tu hai avuto un incontro ravvicinato, hai rischiato grosso, e... t-tu credi che mio padre meriti il perdono per quel che ha fatto?»
Ripenso a Hira Bath...
Ho detto che le persone come lui non meritano il perdono...
Però conosco Guillelmo da così tanto tempo, e il figlio che ha cresciuto non ha niente che non vada: rispetta le donne, mi tratta come si dovrebbe, è giusto, gentile, dolce, non mi farebbe mai del male, e quando gli dico di non avere voglia di fare certe cose, lui si ferma.
Però le immagini di quella sera, di Hira Bath...
«I-io non lo so...» ammetto. «Forse non devi perdonarlo. Devi semplicemente imparare a convivere con quel che ha fatto a tua madre, e tenere a mente cosa invece ha fatto per te. I-io non credo che meriti tutto il tuo odio, ecco...»
Liberio si stringe nelle spalle, gli occhi gli brillano in maniera strana. «Odiarlo?» la voce strascicata accompagna il suo sorriso triste. «Io non lo odio. Io gli voglio bene. Il mio bene per lui non è mai calato. Solo che al momento non riesco a dimostrarglielo, né ad accettarlo... Ecco tutto...»
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