Capitolo 25
La porta si apre e mi ritrovo di fronte a un ragazzo che assomiglia molto a un palo della luce – spento però, perché ha i capelli scuri. Le gambe sono magre quanto quelle di una cicogna, il naso curvo come il becco di un'aquila, e gli occhi ambrati come quelli di una civetta. Insomma, sembra un ibrido di tanti uccelli.
Nonostante anche la voce gracchiante, il suo sorriso è affettuoso: «Irene, ciao. Come stai? Sei diventata grandicella».
Ricambio il sorriso varcando la soglia «Ciao, Valentino. Io sto bene, e tu?»
«Non mi lamento troppo. Dai, vieni. Kevin è già arrivato.»
In salotto trovo un altro ragazzo dai capelli lunghi, ma biondi platino, con la faccia rotonda che accompagna il fisico piuttosto tarchiato.
«Kevin» saluto, cercando di non lasciar trapelare la sorpresa per il suo... "essersi lasciato andare".
Lui si alza e dondola verso di me. «Irene! Che bello!»
Sul divano è già seduto anche Edoardo, intento ad abbuffarsi di patatine, i capelli biondi grano tutti spettinati. Solleva la mano in un gesto di saluto. «Fao, Ife!» bofonchia, con le guance piene.
Ricambio il saluto. Ormai sono abituata al suo carattere pigro, siamo pure andati al mare insieme, perciò tra di noi scorre confidenza. Pare proprio che lui e Tommaso si piacciano molto.
Valentino mi fa cenno di sedermi e lui e Kevin cominciano a chiedermi un po' di cose, per esempio com'è la mia situazione scolastica.
Io domando loro riguardo l'università, allora Valentino dice: «A dire il vero, dopo lo studio canticchio in qualche locale... ma mi sa che dovrò smettere. Tu non hai mai sentito parlare di me, eh?»
Onestà? Mmm, solo in parte: «Edoardo mi ha raccontato che fai il cantante.»
«Sì, cantante...» sbuffa Valentino. «Lasciamo perdere. Non ho idee su nuove canzoni, non faccio altro che cover... Come potrò mai lanciarmi se non...»
«Forse ti serve una base» lo interrompo. Tiro fuori dalla borsetta i fogli che ho strappato dal Death Note di Michele, e glieli porgo. «Michele scriveva alcune sue canzoni, e credo sia giusto che tu le usi. Alcune le ho prese io, lo confesso, ma farò il suo nome se mai mi ritroverò a cantarle. Comunque Edoardo mi ha fatto capire che tu tieni ancora tanto alla musica, e vorrei che cantassi qualche canzone di mio cugino, per favore.»
Gli occhi di Valentino brillano commossi, fissi sulle pagine sottili. Le afferra con delicatezza e sfoglia il plico, cominciando a leggere i testi scritti nella frettolosa calligrafia di Michele.
Sembra sul punto di piangere. Strizza gli occhi per ricacciare le lacrime, ma non può nascondere il nodo alla gola. «Irene, i-io non so cosa dire... Sei sicura?»
«Sicurissima che Michele vorrebbe questo» rispondo, mentre mio cugino mi strizza l'occhio.
Anche Kevin si è sporto per leggere le canzoni. «Guarda tu... Sono davvero profonde. Eh, Michele è sempre stato molto poetico...» Pure lui sembra sull'orlo del pianto.
Edoardo mi batte la mano sulla spalla. «Ti va una birra?»
«Ho sedici anni, Edo.»
«E chi lo saprà?»
Lo seguo in cucina, lasciando a Valentino e Kevin un po' di privacy.
A vederli insieme a Michele, mi immagino anche la figura di Walter: una vera rimpatriata dei membri della vecchia band...
Nella piccola cucina, Edoardo apre il frigo, stappa una bottiglia di birra, e ne versa metà bicchiere. «To', la Moretti dovrebbe andare bene come inizio.
Afferro titubante il bicchiere, osservando incuriosita l'alcol dorato e la schiuma che lo ricopre.»
Appoggio le labbra e bevo un sorsetto.
È... terribile! Troppo frizzante in gola... faccio una smorfia e scuoto piano la testa.
Edoardo solleva la mano come a dirmi di aspettare, poi dice: «Riprova, adesso a sorsi più decisi».
A malincuore, tento un'altra bevuta. Mi sforzo a mandare giù, e... diventa sempre più buona... a ogni sorso...
«OK! OK!» Edoardo mi toglie la birra, ridendo. «Non esagerare, nabba!»
Mi lecco le labbra alla ricerca di quel sapore che mi è stato tolto come si toglie la caramella a un bambino...
«Però, devi essere una di quelle persone molto preposte alla birra. È la tua prima bevuta, ma hai già la faccia da Homer Simpson!» Edoardo ride ancora un po', prima di calmarsi e fare un cenno verso il salotto. «È stato un gesto bellissimo, Ire.»
«È stata la cosa giusta da fare. Ma non dirlo a Tommaso, per favore. Gliene parlo io stasera. Ho preso il diario di Michele senza il suo permesso...»
«Ah... beh... beh, non voglio intromettermi. »
Annuisco grata.
Lui comincia a chiedere: «Allora, Roberta è pronta per l'esame?»
«Mmm, non saprei. Non è che io abbia molta voglia di pensare alla scuola, sai... Ci sono certe persone laggiù che non sopporto. Marzia, Claudio Righini...»
La sua reazione è esattamente quella che cercavo: sussulta e distoglie lo sguardo.
«Tutto bene?» indago.
«Eh? Ehm, sì...» Si gratta la testa con imbarazzo. «È che... ehm, so che Claudio Righini è amico di quel... quel Bath che... ehm...»
Rabbrividisco, cercando però di restare calma e andare avanti: «Sì... Tommaso te ne avrà parlato».
«Oh, non troppo. Non gli piace parlare di quel che ti è successo.»
«Quindi non conosci bene la storia?»
«N-non esattamente...»
«Uhm... Non mi va di raccontare tutto, però... ecco, ci sono cose strane. Quella sera Hi-Hira Bath ci ha minacciate nominando un Circolo Rosa. Ci stiamo bruciando il cervello a furia di capire di cosa si tratti...»
«Hai detto Circolo Rosa?» sussurra lui, irrigidito.
«Sì!» rispondo con un po' troppa veemenza. «Perché?»
«È che mi ricorda molto...» Scuote la testa. «Mmm, no, nulla...»
Mi sporgo a sfiorargli il polso. «Edo, tu sai qualcosa? Potrebbe aiutarmi molto.»
Il poveretto strizza gli occhi. «Io... Cavolo, se Tommy me ne avesse parlato, avrei potuto dirvi...»
«Che cosa c'è, Edo?»
«Ecco... io, da bimbetto, sentii parlare di un Circolo. M-ma non era Rosa, era Azzurro. Circolo Azzurro.»
Sì, ci siamo. «Circolo Azzurro?»
«Sì. Lo sentii nominare da un tizio che all'epoca era mio amico: Denis Landi. Ecco, i-io credo che ne facesse parte... Credo che fosse sul punto di trascinarmi dentro, m-ma ho troncato l'amicizia con lui, e mi sono salvato. Ero ancora alle medie quando seppi, tramite voci vaganti, che Denis Landi era stato costretto ad assumere droghe. N-non ho più parlato con Denis, però so che gli ci è voluto un po' per riprendersi. Tramite qualche ragazzo rimasto suo amico, sono venuto a sapere che ci sono state altre vittime come lui. Più di trenta, e andavano dagli otto ai quattordici anni...»
Mi stringo le braccia, la mente annebbiata dalle orride immagini di quei bambini, ossuti e con gli occhi rossi e gonfi, urlanti aiuto mentre figure oscure più grandi li trascinano via per i piedi...
Edoardo continua a parlare, incapace di trovare parole per rendere il racconto meno atroce: «Alcuni sono morti a causa delle droghe, i più piccoli soprattutto non hanno resistito. Le vittime, durante l'attività, furono dieci; uno dei sopravvissuti è rimasto talmente tanto traumatizzato da non riuscire più a uscire di casa; otto ragazzi invece sono stati nuovamente attratti dalla droga: tre di loro hanno perduto la vita, un altro è finito in un centro di recupero, e i restanti quattro stanno cercando di guarire dalla dipendenza. I rimanenti, più o meno quindici, in seguito alle loro sessioni dagli psicologhi, sembrano essere riusciti a portare avanti vite normali, a parte forse qualcuno. Non conosco i nomi. Però sai, credo che Claudio Righini c'entri qualcosa, perché da ragazzino ebbe il medesimo trattamento, e lui ha la stessa età di Denis e me. Oh, e Denis non è più stato il tipo tranquillo delle medie...»
«Così tante vittime... Edo, erano loro il Circolo Azzurro?»
«Immagino di sì, ma erano comandati da qualcuno. Qualcuno che li costringeva a spacciare, a fare scambi loschi, e che poi...»
Mi porto le mani sulle orecchie, tremando forte...
Sento Edoardo che mi prende i polsi per abbassarli piano. «S-scusa, Irene... I-io non volevo spaventarti...»
«No... I-io...» Tiro un sospiro lungo. «I responsabili sono mai stati arrestati?»
«Qualcuna...»
«Qualcuna?»
«Per ora solo donne. Vedi, a dire la verità le vittime furono tutti ragazzini maschi, e le poche responsabili catturate sono donne. Perciò si pensa che si trattasse di una banda di donne che abusava di ragazzini, da qui il nome Circolo Azzurro.»
Scatto in piedi grattando la sedia.
È ovvio! Tutto combacia...
Tommaso mi ha detto che Claudio, in passato, faceva parte di un giro di droga gestito da donne...
Il Circolo Azzurro, e il Circolo Rosa...
Potevamo arrivarci molto prima, se soltanto Tommaso ed Edoardo avessero affrontato tali discorsi!
«E il Circolo Rosa potrebbe essere...» mugolo, a voce fioca, «il contrario...»
Edoardo spalanca gli occhi. «P-può darsi...»
«Da piccolo Claudio spacciava, costretto da un gruppo di donne. Ha la tua età, e Denis ha subìto dal Circolo Azzurro quando andava alle medie. E Claudio, a Viareggio, con tutte quelle ragazze... E Hi-Hira Bath è suo amico, da piccolo anche lui è stato vittima di droga.»
Edoardo si alza e mi si avvicina. «Ire, che cosa stai dicendo?»
«Sto dicendo che... che il Circolo Azzurro si sta ripetendo, ma al contrario. Il Circolo Rosa è... Hi-Hira lo conosce, e Claudio forse... Il Circolo Rosa è la vendetta delle vittime del Circolo Azzurro...»
E Denis Landi, che ne ha altrettanto subìto, è amico di Roberta...
Roberta è in pericolo.
*
«Ire.»
Vengo disturbata da spintoni continui, ma ciò che mi infastidisce veramente è la luce accesa.
Liberio torna accucciato accanto a me per scuotermi ancora, ma io gli tiro uno spintone, riuscendo a colpirlo al viso senza neanche guardarlo.
«Merda, Ire!»
Richiudo gli occhi, decisa a non rivolgergli parola.
«Ire...» il suo lamento è debole, ma riesce quasi a infrangermi i timpani...
Ogni sua parola pronunciata con tanta angoscia è come una martellata alle mie ossa...
«Ire, sono giorni che non dormo...» pispiglia, prossimo al pianto. «Mi dispiace... Scusami, Irene, per favore... Io non volevo tradire il nostro segreto. È che... è che non sto capendo più niente... Lo so di aver sbagliato. Ho agito di petto, senza fermarmi a riflettere, quando in realtà volevo rendermi utile, e... Ire...» Rilascia il primo singhiozzo. «Irene, scusami... Fai quello che vuoi, puoi anche lasciarmi, ma non abbandonarmi, per favore... Senza di te sono disperato, resta almeno mia amica...»
Mi giro a guardarlo. Tiene la testa china, quasi poggiata su di me, e singhiozza con le mani sul viso.
«Io non voglio abbandonarti, né lasciarti» rispondo, cercando di scacciare il nodo che sento alla gola. «Ma sono arrabbiata.»
«Scusa...» ripete. «Hai ragione tu, ma io non... non so cosa fare... Volevo parlare con mio padre, e allo stesso tempo non volevo, così ho trovato una scusa...» confessa. «Scusami...»
«Liberio, per favore, rimani lucido. Non lasciarti trasportare dai sentimenti negativi. Sei intelligente, ragioni sempre da persona matura. Non lasciarti condizionare da questo brutto periodo.»
«Hai ragione...»
Gli afferro le mani affinché le abbassi, rivelando il viso bagnato e arrossato.
«Ti voglio ancora bene, Libe. Te ne vorrò sempre, qualsiasi cosa tu faccia. Anche quando mi fai imbestialire così.»
«Se non vuoi più raccontarmi segreti, lo capisco. Però io non tradirò mai più le nostre confidenze, te lo prometto.»
«Lo so. Vieni, scemotto.»
Liberio mi guarda con tanto amore che rabbrividisco dal piacere, a mia volta traboccante per i dolci sentimenti che provo nei suoi confronti.
Si appoggia con la schiena contro al mio petto affinché io possa stringerlo. Gli struscio il viso per asciugare le lacrime e gli accarezzo i capelli, dondolando per cullarlo.
Mi è mancato...
Che stupida che sono stata, soffrire così tanto per orgoglio...
Può anche essere messo da parte se si parla di Liberio: so di avere il suo pieno rispetto, ha semplicemente commesso un errore, dato dalla crisi che sta attraversando.
Si tira in ginocchio e si accuccia su di me, iniziando a baciarmi lentamente il collo, scendendo in movimenti ondulati sino al petto, mentre io gli accarezzo il torace.
Entrambi abbiamo la pelle accapponata dal piacere dei nostri gesti...
Poco dopo, quando siamo di nuovo sdraiati l'uno di fianco all'altra, comincio ad aggiornarlo sulle ultime novità. Sto per parlargli anche del perché la scorsa settimana fossimo tanto agitati per Roberta, ma lui mi interrompe, assicurando che Saul gli ha già raccontato tutto.
«Ma perché il nome del Circolo Azzurro non è mai saltato fuori dai giornali?»
«Nessuno deve aver mai avuto il coraggio di nominarlo, per paura che le responsabili ancora in libertà venissero a cercarli. Quanto alle loro identità singole, immagino usassero nomi in codice.»
«Invece Edoardo e Valentino? Loro non potevano parlare?»
«Anche loro hanno avuto paura, Libe. Avranno pensato che tutto si fosse ormai risolto, all'epoca Edoardo era solo un ragazzino. È venuto a sapere quel nome a causa di un suo cattivo amico e non voleva esserne ulteriormente coinvolto, si sentiva già in pericolo. A Valentino sfuggì il nome di fronte alla band, per sbaglio, ma poi non ha detto altro. Ha solo chiesto a Michele e a Kevin che non lo ripetessero in giro. Forse al posto di Edoardo e Valentino, avrei fatto lo stesso: sarei rimasta zitta.»
Sono stufa.
Stufa di tutta la cattiveria che pervade questo mondo.
L'essere umano è la bestia più ignobile esistente...
Forse è per questo che Dio è spesso assente: noi Lo facciamo soffrire... Siamo noi quelli ingiusti verso di Lui, non Lui verso di noi...
La droga, le molestie, le bugie, le minacce, le prese per il culo, il bullismo, l'insicurezza, la paura, gli attentati...
Quest'anno Stoccolma, Parigi, e a giugno persino Londra...
Perché l'essere umano è tanto cattivo? Non riesco a capacitarmi di come quelle persone possano pensare così malvagiamente.
Pian piano Liberio comincia a mugolare una ninnananna, cullandomi nei movimenti regolari del suo corpo. Riconosco la canzone: è Walking the wire, che io stessa gli ho dedicato, e che, mi rendo conto, gli ho mormorato per la maggior parte delle ultime notti passate insieme.
Chiudo gli occhi, cercando di calmarmi e di concentrarmi sulla sua voce.
Va tutto bene, affronteremo tutto quanto, insieme.
So già cosa fare: fra poco Roberta ha gli esami di recupero, e io farò di tutto pur di impedirle di uscire, e costringerla a rimanere china sui libri. Non le toglierò mai gli occhi di dosso.
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