Capitolo 20
Finalmente giunge la fine della scuola, che lascia spazio alle vacanze estive e al divertimento.
Almeno per me e Liberio. Conoscevamo gli esiti della pagella ancor prima che ci venisse consegnata, e purtroppo Roberta è stata rimandata a scienze, mentre Guo e Luca entrambi sia a fisica che a matematica.
Nadia se l'è cavata per il rotto della cuffia con scienze, così come Giulia ed Enrico con francese. Bianca è passata bene, e anche Paolo e Binah. Marzia e Alberto, ovviamente, hanno ricevuto i voti migliori.
Claudio è stato invece rimandato a ben tre materie.
Ho beccato Alberto mentre sussurrava a Paolo che, se tutto andrà bene, Claudio neanche si presenterà agli esami di recupero, così il prossimo anno non ce lo ritroveremo tra i piedi.
Io e Liberio andiamo a mangiare insieme, poi prendiamo l'autobus per tornare a casa sua.
Dato che Guillelmo è a lavoro, possiamo rimanere da soli. Basta che io dica a mio padre che siamo a Pisa, e lui non sospetterà nulla.
Nonno Gigi e nonna Rosalba non sono mai d'accordo su questo piano, ma sono certa che anche loro, da giovani, agissero segretamente con nonna Adele e nonno Ernesto, perciò che non mi sgridino troppo!
Una volta in camera di Liberio mia nonna, che ci ha seguiti per tutto il tempo, ci lascia da soli lanciandomi un'occhiata d'avvertimento che mi fa arrossire.
Lo fa sempre, non posso farci nulla. O questo, o il commento civettuolo... non so cosa sia peggio...
Ormai io e Liberio stiamo insieme da una settimana, e questa nuova relazione che c'è tra noi mi piace tantissimo.
Coccolarlo, stringerlo, baciarlo, è totalmente differente. Siamo ancora i soliti, ma quel che c'è adesso va oltre il meraviglioso, e credo che ci abbia migliorati. Io mi sento molto più serena del solito, e sono lieta di constatare che per lui sia lo stesso.
«Adesso lavorerai tutto il giorno tutti i giorni?» gli chiedo, trattenendo a stento la punta di dispiacere.
Lui annuisce, prima di strizzarmi l'occhio. «Ma non il sabato, né la domenica. Quelli sono giorni liberi, e li passeremo insieme al mare.»
Ci scambiamo un bacio, e mentre gli struscio le dita sulla guancia, mormoro: «Mi dispiace che Roo sia stata rimandata».
«E dai, riusciremo a convincere i suoi genitori a lasciarle un po' di tempo libero.»
Mi metto in ginocchio sul letto e gli stringo le mani. «C'è una cosa che ti devo dire riguardo a Roo...»
Lui assume un'espressione da detective, tra il comico e il serio. «Sentiamo...»
«L'ho vista con Grazia. Sai, quell'amica da cui doveva stare alla larga.»
«L'ha rivista? Ma perché? Cos'è che non capisce?»
«È innamorata. Le ho viste baciarsi.»
Liberio si azzittisce. So che sta prendendo la cosa seriamente, ma la sua espressione sorpresa è talmente buffa che a malapena riesco a trattenere un sorriso.
«Però so che andrà tutto bene. Grazia non ha nulla di sbagliato, e...»
«Ferma un po'» m'interrompe lui, afferrandomi le labbra con pollice e indice. «Tu, Irene Gherardi, la ragazza più ansiosa e paranoica che io conosca, che fino a poco tempo fa si preoccupava che la sua migliore amica stesse frequentando una ragazza che credeva una piantagrane...»
«È un titolo piuttosto lungo, non trovi?» commento, con le labbra ancora a papera.
«Tu mi stai dicendo che adesso hai cambiato idea?»
«Sì.»
Liberio socchiude gli occhi e storce la bocca, come a dire "Ma chi vuoi prendere in giro?".
Traggo un sospiro profondo. Ha ragione, mi conosce troppo bene, sa che non cambierei idea se non grazie a prove concrete.
Ma come posso spiegargli la verità? L'unico che è stato capace di credermi è don Teo, un prete... Saul non è riuscito a prendermi sul serio...
All'improvviso Michele spunta dietro a Liberio, facendomi quasi sussultare. «Se posso dire la mia, cuginetta, ti consiglio di rivelargli il tuo segretuccio.»
Confessargli tutto... avrà ragione?
«Ire?» mi richiama Liberio.
Alle sue spalle, Michele è sparito.
Beh, Liberio è il mio migliore amico, e adesso è anche il mio ragazzo...
Non voglio che ci siano segreti tra noi, e comunque sento che lui sarà capace di credermi. Devo solo dargli qualche prova. E visto che l'idea è di mio cugino, dovrà aiutarmi.
Mi alzo e mi metto di fronte a Liberio, il quale mi fissa con preoccupazione.
Lancio un lungo sospiro sibilando a bassissima voce il nome di Michele, il quale prontamente appare di nuovo, con un grande sorriso sornione stampato in faccia.
Tornata a guardare il mio ragazzo, dico in tono apatico: «So di Grazia perché me lo ha detto mio cugino».
Liberio inclina la testa di lato. «Ah, pure Tommaso ha cambiato idea?»
«Non lui. Me lo ha detto... Michele...»
Strabuzza ancor di più gli occhi, ora pietrificato sul letto.
Prima che possa trovare un commento adatto – cosa che immagino gli prenderebbe qualche ora – dico: «È da gennaio che riesco a vedere Michele, mio nonno Gigi e mia nonna Rosalba».
«Ah sì?» squittisce.
«Sì. So che stenti a crederci, ma posso provartelo. Michele mi aiuterà. Dai, Miche, dimmi come posso fare.»
«S‐stai parlando con...»
«Con Michele! Libe, sturati le orecchie!»
Mio cugino mi fa l'occhiolino, prima di indicare l'armadio di Liberio. «Ricordi cosa ti ho detto all'inizio di questa splendida avventura?»
«Ma certo!»
Spalanco l'armadio e mi accuccio, infilandomi tra le giacche appese e allungando le braccia per toccare gli angoli di fondo.
«Ire, che cavolo fai?» domanda Liberio, molto lentamente. «Il mio armadio non porta a Narnia...»
Michele mi affianca per metà attraversandomi il corpo, allora indica una sciarpa lasciata ricadere all'angolo destro, in drappeggi un po' troppo voluti.
La sposto e riesco a vedere bene che c'è un cassettino segreto. «Eccolo!»
«Ire?!» insiste Liberio, ora agitato. «Ma che cavolo fai?!»
Apro il cassetto e, come ha affermato da Michele, all'interno trovo giornalini di modelle in bikini che a malapena ricoprono le loro nudità. E trovo anche fumetti, manga particolari...
«Liberio!»
Lui cade sopra di me affrettandosi a riacciuffare i suoi giornalini e i suoi fumetti sconci. Li getta sotto il letto e si allontana strisciando il sedere per terra. Quando si volta a guardarmi, ha il terrore che gli brilla negli occhi. «C‐come facevi a saperlo? N‐nessuno lo sa tranne me...»
«Michele lo sa. Alle volte ti tiene compagnia, perché ti vuole bene e tu vuoi bene a lui.»
Lui sembra arrabbiato con me, tanto che non sembra deciso a credermi: «Potresti averlo scoperto mentre non ti guardavo!»
Michele mi tira un colpetto di gomito. «Parla un po' del suo dakimakura di Nami di One Piece.»
«Che cos'è un dakimakura?»
«E chi te l'ha detto?» urla Liberio.
«E le simulazioni anime?» borbotta mio cugino.
«Simulazioni anime?! Quelle al computer?! Con le ragazze?!»
«IRENE! CHI TI DICE QUESTE COSE?!»
«Michele!»
«Basta!» Rosso come un pomodoro, Liberio abbassa la testa ficcandosi le mani tra i capelli. «Ti credo...» la sua voce è tanto smorzata che sicuramente fra poco scoppierà a piangere. «A dodici anni si è alle stelle, e... e...»
«Libe!» Gattono verso di lui. «Dai, tutti hanno i loro segreti imbarazzanti. Mi dispiace, era l'unico modo perché tu mi credessi!»
Sono costretta a sollevargli la testa affinché mi guardi, dunque gli faccio un sorriso e lo bacio.
Allora lui mugola: «È proprio vero? Riesci a parlare con Michele e i tuoi nonni? Ma cosa sono?»
«Angeli.»
«Sei una medium?»
«Non esattamente... »
Gli racconto come è successo tutto quanto, di quando quella sera in cui Saul è andato in ospedale io mi sia recata in chiesa a sbraitare.
Dopo aver ascoltato ogni parola con attenzione, Liberio mormora: «Quindi Michele ha parlato col nonno di Grazia...» Si stringe nelle spalle, tornando a sorridere. «Sai, in questi ultimi mesi mi sei proprio sembrata più strana del solito. Ecco spiegato tutto. Perciò...» si guarda intorno lentamente, «Michele è davvero qui adesso? Quell'imbecille...»
«C'è sempre stato. Cambia soltanto che io ora possa vederlo e sentire ciò che dice.»
«E dov'è?»
Gli afferro la mano per fargliela posare sul braccio di Michele, il quale sorride commosso.
Liberio si lascia andare a un leggero tremito, così gli dico: «Lo hai sentito? È lui».
«Non ci posso credere...» Si affretta ad asciugarsi i lucciconi agli occhi. «Michele è davvero qui, e tu riesci a vederlo... Roba da far venire i brividi, lo ammetto. Ma allo stesso tempo, sono felice che succeda. Mi manca tanto, mi piacerebbe vederlo...»
«Anch'io vorrei che tutti voi lo vedeste...»
«E la mamma? C-cioè... Ava?» Mi guarda con ancor più speranza. «Riesci a vederla?»
Scuoto la testa, e in breve gli spiego il motivo. Ogni volta che ci ripenso devo cercare di trattenere la rabbia...
Lui appare deluso, ma cerca di non farlo notare, per non incupirmi ancor di più. «Senti. Per caso c'è qualcuno che mi sta accanto? Non so, mio nonno Pablo, o la prozia Lora?»
Michele risponde subito: «Sì, sono spesso con lui, e...» s'interrompe un istante, voltandosi a guardare un punto per me vuoto.
Aspetto, in silenzio, con Liberio che mi fissa ancora a occhi spalancati e impazienti.
Alla fine Michele si gira di nuovo verso di me, a mormorare cautamente: « La... la zia dice che...»
«Mia mamma?»
«Sì. Dice che secondo lei Liberio vorrebbe sapere se sua madre è qui. Ma non c'è.»
«Oh...»
Liberio mi riscuote. «Che succede?»
«Ecco, Michele dice che... che mia madre pensa che tu voglia sapere se tua madre è quaggiù...»
Liberio serra le labbra e le storce in una smorfia fosca. Guarda da un'altra parte, come intenzionato a cercare mia madre nella stanza.
È strano: mamma ha appena comunicato con noi...
In realtà, potrei farlo tramite i parenti che riesco a vedere, però... beh, se proprio lei non vuole...
Non lo dico con rabbia. In realtà capisco il suo punto di vista e... non posso fare a meno di darle ragione, alla fine.
Siccome Liberio non parla, dico: «Comunque tua madre non c'è».
«Va bene. Non voglio neanche sapere se sia viva o morta» la sua voce è astiosa, perciò prende un lungo sospiro e cerca di addolcire i toni: «Alle volte la penso. Alle volte desidero che torni, ovunque sia...»
«È normale.»
«Ma non credo che meriti il mio amore. Tua madre è la donna che mi ha cresciuto, punto. E sono contento che lei sia qui» aggiunge con un triste sorriso.
Accanto a me, Michele sembra pensieroso. Prima che possa chiedergli alcunché, mi batte piano la mano sulla spalla e sparisce.
Non riesco neanche a domandarmi cosa stia succedendo, che Liberio mi afferra le dita. «Grazie per avermene parlato. Tranquilla, il tuo segreto è al sicuro.»
«Così come il tuo» lo tranquillizzo anch'io, seppur poi gli tiri uno scappellotto all'orecchio e scelga la voce grossa: «Ora voglio che tu ti liberi di quei giornalini!»
*
Stasera ho capito che odio le feste per i diciotto anni. Questa è la prima a cui partecipo.
Quando Michele festeggiò il suo diciottesimo, prima fece una cena in famiglia, poi organizzò un party scatenato con i suoi amici.
Io ovviamente non potei partecipare, dato che all'epoca avevo solo dieci anni.
Stavolta invece ho potuto far parte della festa dei diciotto di Tommaso.
In un'oscura stanza affittata in un locale di Pisa, ogni tanto vengo accecata dalle luci colorate a led; la gente spintona qua e là, i ragazzi tirano pugni durante le danze scatenate. Alcuni puzzano di sudore, i miei piedi vengono pestati in continuazione...
Ci sono dei momenti in cui i ragazzi aprono un cerchio affinché possano scatenarsi in bella vista in mezzo alla gente e mettersi così in mostra.
Ma che cavolo! Ogni volta che mi sembra di aver trovato un posto tranquillo dove ondeggiare con calma, arrivano questi che mi spintonano e mi gettano via!
Non sono mai stata in discoteca prima d'ora, e non mi pento affatto, non mi sono mai persa niente.
Guidata da Liberio, caracollo fino a un divanetto e mi siedo a riprendere fiato.
Lui mi guarda e scoppia a ridere. «Dai, pensa al lato divertente!»
«Tu ti stai divertendo?» strillo per superare la musica ad alto volume.
Liberio fa gli occhi dolci ammiccando verso di me. «Sai che finché sono con te mi diverto sempre.»
Cerco di non fargli capire che mi sono intenerita alle sue parole e gli tiro una spintarella, prima di togliermi la scarpa alta per massaggiarmi il piede indolenzito.
Al centro della pista, Tommaso si sta scatenando assieme ai suoi amici, mostrando le sue doti da ballerino. Chissà quanto ha bevuto, non sembra più in sé. Ha la frangetta rossa appiccicata alla fronte, si è sbottonato la camicia lasciando in mostra il torso nudo, e ha la cintura slacciata.
Michele, appoggiato al divanetto, mi lancia un sorrisino strano. «Forse sta esagerando, eh?»
«Tu credi?» gli urla nell'orecchio nonna Rosalba, la parte superiore del suo corpo apparsa dal nulla dalla folla di ragazzi ballerini.
Michele sussulta per la sorpresa e io scoppio a ridere, per poi finire piegata in due quando vedo Tommaso saltare sulle spalle di un suo amico e continuare a scuotere le braccia a ritmo di musica.
Non appena sceso, quello stesso ragazzo lo afferra e lo solleva con un braccio sotto le sue ascelle e uno sotto le sue ginocchia, per poi baciarlo sulle labbra.
Roberta, lì accanto, è tra quelli che batte le mani più forte.
Quando Tommaso torna coi piedi per terra, lancia un'occhiata dolce a quello che, a quanto pare, è il suo ragazzo, poi corre verso la zona DJ e gli fa cenno di abbassare la musica. Afferra il microfono e comincia a parlare, boccheggiando come un corridore: «Vi ringrazio! Una festa stupenda, grazie a tutti voi!»
«Hai notato che ci sono più ragazzi che ragazze?» mormora Liberio, attento a non farsi sentire dai vicini. «Mi sento un po' a disagio. Ne ho visti alcuni guardarmi in maniera strana...»
Scoppio a ridere con la mano sulla bocca. « Forse io e Roo possiamo organizzare uno scherzo...»
«Cosa?»
«Eh? Niente niente. Ascolta Tommy, va'.»
Ricevuto un caloroso applauso, Tommaso torna a parlare al microfono: «Adesso però vorrei chiedere al nostro DJ di farsi da parte, così da lasciare il posto alla mia cantante preferita, dato che ho avuto l'onore di averla qui stasera!»
Io e Liberio ci guardiamo.
«Sai di chi si tratta? »
«La sua cantante preferita? Pensavo ascoltasse solo rock band... Beh, al massimo, per allontanarsi dal genere, ascolta Harry Styles... ma cantanti donne...»
«Che ne dici di Pink?»
«Beh, dubito fortemente che lei sia qui stasera...»
Tommaso sta richiamando l'attenzione della folla trepidante. «La cantante in questione si chiama Irene Gherardi: mia cugina!»
Sento il corpo irrigidirsi come un bastone. Non vedo né sento niente.
Forse, se resto immobile, nessuno mi vedrà.
Quando sbatto le palpebre però, Tommaso è di fronte a me, e mi sta porgendo la mano con un larghissimo sorriso.
«Tu sei scemo!» soffio come una leonessa.
Lui non se ne ha a male. «Sei bravissima, e lo sai. Vorrei che tu cantassi alla mia festa. Avanti.»
Scuote le dita per invitarmi ad afferrarle. Siccome Liberio mi sta spintonando e Roo ha cominciato a urlare il mio nome come una cretina, mi lascio tirare su e trascinare verso la postazione del DJ.
Afferro il microfono che mi porge Tommaso, e chiedo inviperita: «Cosa cavolo vuoi che canti?»
«Tutto quello che vuoi.» Tommaso mi sistema i capelli lisci e il vestito leggero. «Basta che nomini una canzone al DJ, e lui ti accompagnerà. E sorridi» aggiunge piegandomi all'insù gli angoli delle labbra «Spacca tutto!»
Spaccare?! Cosa devo spaccare?! «Tommy!» provo a chiamarlo, ma lui si è già allontanato.
Oh no, sono di fronte a tantissimi ragazzi più grandi di me...
E ora?
La matita agli occhi è apposto? Oppure è sbaffata?
Non ho avuto tempo di riapplicare il rossetto...
E i miei capelli? Sono ancora lisci, o sono spettinati e intrecciati? Li sento appiccicati al collo, a causa del sudore...
Il mio vestito? È troppo sfarzoso? Troppo chiaro? Credevo che il verde mi stesse bene addosso, ma quando abbasso lo sguardo, mi sembra che sia un po' troppo tonalità pisello. Ho tutte le luci bianche puntate contro, è ovvio che sia messo ben in evidenza!
E le mie gambe? Sono nude, e sono troppo corte!
E lo scollo? Quei pochi eterosessuali qui dentro mi guarderanno il seno? L'ho piccolo, però ho indossato un reggiseno imbottito per provocare piacere in Liberio, ma ora...
«Va tutto bene.» Michele è accanto a me. Mi posa le mani sulle spalle trasmettendomi il suo calore, che mi aiuta un po' a tranquillizzarmi. «Rilassati» sussurra. «Prendi un lungo respiro profondo, lasciati andare. Come dice Liberio, no?»
È vero, lo dice anche Liberio. Inspira... ed espira... inspira... ed espira...
Mi giro a guardarlo. È ancora seduto al divanetto, ma i suoi occhi sono puntati su di me, splendenti come scure gemme preziose. Solleva il pollice e mi rivolge uno dei suoi sorrisoni.
Inspira... ed espira...
«Allora?» mi richiama il DJ. «Cosa vuoi cantare?»
Beh, dato che ci sono, meglio cominciare da qualcosa di forte, prima di perdere la voce. «Hai presente la nuova canzone degli Imagine Dragons? Walking the wire. Puoi metterla?»
Il DJ alza il pollice e mi accontenta.
Mi stanno fissando tutti...
Inspira... ed espira...
«Chiudi gli occhi» mi consiglia Michele.
Gli do ascolto.
«Annulla tutto quanto senti intorno a te. Siete solo tu e la musica. E, se ti fa sentire più a tuo agio, potrebbe esserci anche Lattuga.»
Sì, Lattuga... è come quando sono allo zoo insieme a lei. Il suo recinto è il mio guscio, e io canto sempre benissimo nel mio guscio.
Però adesso mi sentiranno anche da fuori. I suoni devono arrivare ben intonati alle orecchie altrui, perciò devo fare capolino, e...
«Sei pronta ad aprire gli occhi?» mi fa Michele.
Sollevo lentamente le palpebre, per posare lo sguardo su di lui, che mi sorride.
«Cantare non è soltanto una questione di voce. So che hai paura di fare brutta figura, ma tu canta con tutta la passione che senti, e parla a qualcuno. Rivolgiti a chi, secondo te, merita queste parole.»
Liberio. Lui merita queste parole: «'Do you feel the same when I'm away from you? Do you know the line that I'd walk for you?'»
Sento applaudire.
«Molto bene!» ride Michele. «Ehi, questi applausi mica sono per Fibra, ma per te!»
Applausi per me...
Continuo a cantare. Mi sento stonata... No, non mi interessa. Sto cantando per Liberio, voglio esprimere quello che provo così come lo sento: «'Feel the wind in your hair...'»
Va tutto bene.
«'Feel the rush way up here...'»
Continuo.
È questo che provo: «'We're walking the wire... love! We're walking the wire... love! We're gonna be' higher... up!'»
Chiudo gli occhi. Non perché ho paura mentre canto, ma perché mi viene spontaneo. Sono i miei sentimenti a muovermi.
«'So look out down below! Look out down below!'»
Applausi, li sento ancora, sempre più forti. E io sono felice. Sono felice di poter parlare in questo modo, e di non venire interrotta.
Quando la canzone termina, le urla di Michele mi feriscono i timpani: «FANTASTICA! GRANDE!»
Vedo Tommaso avvicinarsi. Mi guarda con una dolcezza che non gli ho mai visto prima. «Serve una pausa?»
Gli schiaccio la mano sul viso per allontanarlo. «Stai scherzando?! Voglio farlo ancora!»
*
«Non dovevi andare in bagno?»
Tiro un colpetto a Liberio mentre allungo il collo per guardarmi intorno. Nascosti dietro a un divanetto, cerchiamo di raggiungere la toilette passando inosservati.
Cantare in pubblico e a squarciagola è stata un'esperienza eccezionale! Più adrenalinica e divertente che salire sulle montagne russe!
Ma adesso desidero che la gente mi lasci in pace!
«Una domandina» mi richiama Liberio, soffiandomi nell'orecchio. «La prima canzone... insomma, i mitici Imagine Dragons, la mia band preferita in assoluto, con quella nuova canzone d'amore... ecco...» Persino sotto le poche luci che variano di colore in colore riesco a vedere che sta arrossendo. «Le parole erano...»
«Rivolte a te? Direi proprio di sì.»
Lui scoppia in una risatina, tanto imbarazzato e lusingato che il calore del suo corpo aumenta esponenzialmente. «Grazie, bella. Ti adoro.»
«E io adoro te» gli do un bacio. «Ma questo mi ricorda che devo andare in bagno.»
«Gentile...» brontola, facendomi il solletico ai fianchi.
Mi piacerebbe tornare a cantare, ma ho un urgentissimo bisogno della ritirata, e se non mi nascondo gli amici di Tommaso mi acciufferanno e mi trascineranno nuovamente al microfono.
Certa che nessuno stia guardando, faccio uno scatto repentino verso il bagno, abbandonando Liberio a un destino comunque migliore del mio.
Una volta al sicuro, mi do una controllata allo specchio.
«Ire.»
Lancio un urletto guardandomi allo specchio, e quando mi volto mi accorgo che c'è anche Michele.
Ma... nello specchio lui non si vede!
Rabbrividisco. «Oooh Miche, questo è super creepy... Un momento, che ci fai nel bagno delle donne?!»
«Ire, Circolo Azzurro.»
«Che... c-che cosa?»
«Circolo Azzurro» ripete lui, serio più che mai. «Me lo sono ricordato. Era questo a cui pensavo. Il Circolo Rosa mi ha fatto tornare in mente il Circolo Azzurro. Non lo hai mai sentito nominare?»
Scuoto la testa, aggrappandomi salda al lavandino alle mie spalle.
Mi sta tornando la paura a ripensare a Hira Bath... forse non dovevo venire in bagno da sola, dovevo chiedere a Roberta di accompagnarmi...
Michele mi si avvicina per donarmi conforto, ma continua a dire: «Il Circolo Rosa si chiama così come citazione al Circolo Azzurro. Deve essere così».
«M-ma cos'è questo Circolo Azzurro? E perché ti viene in mente proprio adesso?»
«Il tipo col quale si è appena messo Tommaso è il cugino di Valentino. Ricordi Valentino, il batterista della mia band? È da lui che ho sentito quel nome. Suo cugino, Edoardo, purtroppo venne in contatto con dei tipi loschi quando aveva circa undici anni. Per fortuna se n'è allontanato prima che le cose peggiorassero.»
«Tommaso non lo sa?»
«No. Valentino me lo spiegò velocemente una volta, ma non disse granché: fu un racconto sfuggente, tirato in ballo a casaccio, probabilmente si pentì di averlo nominato di fronte a me e a Kevin. È stata l'unica volta in cui ho sentito parlare del Circolo, e poi Valentino ci ha chiesto di non fare il nome a nessun altro. Non avevo mai visto Edoardo prima d'ora, ho capito solo adesso che è il cugino di Valentino, lo ha nominato poco fa. Viveva a Pisa, ma poi si è trasferito, e adesso è tornato.»
«Tu sai che cos'è questo Circolo?»
«No, però...»
Udiamo un rumore di passi fuori dalla toilette, perciò mi azzittisco e mi affretto a rintanarmi in uno dei bagni.
«Effy?»
«Ah, Roo, sei tu.»
«Sì, ehm... stavi parlando da sola?»
«No no... io stavo... facendo le prove della voce.»
«Ah, ho capito. Beh, datti una mossa! Ti stanno aspettando tutti, usignolo! Sei una vera idol!»
«Sì, un secondo.»
Mi passo una mano tra i capelli. Improvvisamente la voglia di salire sul palco e di festeggiare mi è passata.
Purtroppo però non posso sapere di più sul Circolo Azzurro fino a domani, non con tutta questa gente che potrebbe sentirmi.
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