Litlaus - Incolore

TITOLO: Litlaus - Incolore
AUTRICE: Saintjupiter

LA STREGA

Benvenuti sul Nottetempo, mezzo di trasporto per maghi e streghe in difficoltà. Mi chiamo Rora, anche detta la Strega, e sarò la vostra bigliettaia per questa parte di recensione.

L'autobus magico che accompagna il viaggio e l'evoluzione di ogni vostro personaggio, prendendosene cura, aiutandolo dove è necessario e portarlo nel luogo da lui designato — un finale degno, che sia dolce, che sia amaro.

Eccoci di nuovo nella sezione della Strega, cari esserini magici e non, vi do un caloroso e scoppiettante benvenuto! Sono sempre io, colei che si occupa di studiare i protagonisti dei racconti, assicurandomi che siano coerenti, quantificabili come persone vere, che abbiano la dovuta profondità e il come sono stati dipinti. Tanti infiniti cieli tersi e puliti, costellati a dovere, tinteggiati di nuvole e miriadi di luci. E più sono illuminati, più lo spettacolo sarà invidiabile.

Un passo falso e, puff, il vostro personaggio verrà investito di pioggia e fulmini... e non vogliamo che questo accada, giusto? Non vogliamo che tutto ciò che avete creato si trasformi in una balbettante, bambocciona, banda di babbuini, nevvero? Qua abbiamo persino l'approvazione della erudita Minerva McGranitt, e bando alle ciance, ciò che dice Minerva è legge!

Iniziamo dalle cose serie, qui non abbiamo tempo da perdere - il tempo è denaro, soleva dire il saggio Zio Paperone. Eccoci qui, finalmente, nella parte di recensione curata dalla vostra Strega preferita, quella dedicata ai Personaggi.

In questo magico appuntamento parliamo amabilmente di "Litlaus - Incolore" — opera inventata e scritta da Saintjupiter, colei che ha mostrato una fantasia senza pari —, storia ricca di paranormale, la sana e giusta dose di horror e quel che serve del thriller. Del tuo scritto, cara Jupi, ho incentrato la particolare attenzione sui personaggi tra virgolette più importanti e di spicco, quelli più meritevoli di attenzione; ognuno di loro con il proprio "perché" e il proprio pezzettino all'interno di queste vicende, nessuno è messo lì tanto per fare o per rasentare inutilità spiccia. Non è questo il caso, affatto.

Diamo il via, allora, con la protagonista indiscussa di Litlaus, ovvero Lóreley Anaïssdóttir-Dubois, che è senza dubbio uno dei personaggi più unici e particolari che abbia mai incontrato all'interno di un libro; in senso naturalmente positivo.

Possiede tutte le caratteristiche necessarie per incarnare una persona umana e sfaccettata a tutto tondo, dai mille pregi e duemila difetti. Perché Lór è fatta così, come la vedi, irriverente ed empatica — in un modo tutto suo —, con quello che serve di lingua tagliente e sarcasmo, a tratti negativa dinanzi alla vita ma che comunque riesce a prenderla con filosofia. Soprattutto quando dentro di lei alberga una seconda entità, un "ospite", dolcemente rinominato Bo' e soprattutto quando lei stessa è in grado di prevedere la morte del prossimo — non a comando, ovviamente! Sennò che gusto ci sarebbe?

Con Bo' intrattiene spesso e volentieri lunghe e interessanti chiacchierate sin dalla tenera età, il che te lo fa stare simpatico nonostante la sua presenza inquietante, soprattutto s'intuisce quasi che a lei ci tenga particolarmente, sembra preoccuparsi più di quanto farebbero sua madre Anaïs e suo padre Marcel. Poiché Lór ora è lontana dai suoi genitori ormai separati da tempo, studia alla Fær Øer dopotutto, colei che incarna a tutti gli effetti un'Università per ragazzi benestanti e di buona famiglia — oltre che bastardi fino al midollo *coff coff*. Anaïs Østergaard, la madre, è una vulcanologa e non sembra rivestire in giusta maniera gli abiti di un perfetto genitore, tanto che è dedita eccessivamente alla propria professione e molto spesso si dimentica di compiere un gesto tanto semplice quanto banale, ossia di telefonare alla sua unica figlia. Praticamente non concepisce il fallire e vuole a tutti i costi vivere all'interno di una bolla di perfezione. Ciononostante mi è stata estremamente simpatica... forse per la costante battuta pronta, forse per la frizzante ironia o forse per quel tocco di cinismo che io tanto adoro in un personaggio. 

Un personaggio come Anaïs è difficile che non riesca a piacerti a dispetto del suo carattere fuori dalle righe e dal suo riversare responsabilità verso ciò che più le piace e non verso qualcosa di più giusto ed emotivo, in questo caso il sangue del suo sangue. O magari è troppo stronzetta la Strega e si trova in linea coi medesimi personaggi... chi lo sa?

Ad ogni modo, questo genere di "dimenticanze" da parte del genitore materno non sembra dare a Lór eccessivo dispiacere; come ho detto, lei sa prendere con filosofia certe circostanze, non se le lega al dito portando rancore. Della ragazza ho apprezzato enormemente la sua spontaneità e la sua schiettezza, fregandosene a volte di essere poco "femminile" e di mostrare innumerevoli imperfezioni, che sono proprio quelle che mi fanno innamorare di un personaggio e che spiegano senza tanti giri di parole che è stato ben dipinto e ideato. Cosa non da poco visto che ci vuole un nonnulla per cascare nella banalità.

Altro dettaglio importante che caratterizza questa splendida storia è il narrare i fatti attraverso il colloquio con Audrine, la psicologa di Lòr, e pian piano si viene a scoprire che proprio la ragazza ha predetto la morte di Ían Geirsson, un bambino che "fu" in quel della sua infanzia e nel corso della storia si nota che questo ricordo le ritorna assai spesso alla mente, dandole una specie di rimorso interiore poiché non è riuscita a fare "di più" per poterlo salvare.

Andando avanti — con baldanza, altrimenti qua si fa notte —, incrociamo il cammino con Gaël Elíasson, ragazzo dall'aspetto indubbiamente piacevole  (roba che ha fin da subito rapito la Strega!) e da un tratto particolare: la cecità. Gaël è non vedente e si dimostra subito un ragazzo particolarmente senza peli sulla lingua, mordace, lievemente arrogante (ma giusto lievemente) e tutto sommato con un animo gagliardo. La parte migliore di lui è quando ha consigliato alla protagonista, senza tanti giri di parole, di farsi una rinoplastica al naso poiché gli dava fastidio il suo modo di respirare! Cioè, è entrato in scena due minuti in croce ed è corso alla velocità di una Maledizione Senza Perdono sotto le mie grazie. Oltretutto, cosuccia da non sottovalutare assolutamente, è che Lór ha predetto la sua morte e successivamente poi lo ha salvato; il che ci fa capire che l'esistenza dei due è ormai legata, in qualche maniera. In parole povere: NECESSITO DI PIÙ GAËLITE, fine della storia, addio, ciao. Ci sono domande?

E che cosa dire di Bergljót Johannsdóttir — tanto ti vengo a cercare a casa, cara la mia autrice, e te li faccio ingoiare tutti questi accenti! —, compagna di stanza della protagonista, dal nome splendido e mio personaggio preferito? Ber è irriverente a modo suo, anch'ella senza tanti peli sulla lingua, ti dice le cose come stanno, cruda e nuda verità, e, soprattutto, va matta per l'alcol, AW — no, le cicche alla cannella non contano, NEIN. Posso permettermi di darle un soprannome? Io la chiamerei Shameless, perché incarna perfettamente l'essenza di una Senza Vergogna, e io la adoro per questo. Agisce e si comporta infischiandosene dell'altrui parere, ascoltando soltanto se stessa, un messaggio tanto importante oggi giorno, magari tutti cominciassero a ragionare così. Chiaramente Ber nasconde qualcosa qualcosina, un qualcosa di simile a ciò che cova la nostra sweetie Lór, quindi non è del tutto "umana" come sembra. Ma dimmi tu chi minchia è vicino all'essere umano, in codesta storia...

Per concludere la cerchia degli amici, vi sono anche Gíta Maria BersisdóttirEdith Franciska Bersisdóttir e Björn Porvarsson (perdonami, ma non sono riuscita a trovare la lettera speciale). Le prime due sono sorelle: Edith incarna una ragazza apparentemente tranquilla, corretta e che segue le regole, e questo la porterà irrimediabilmente fino al mirino di Johanna, tanto che sarà succube di una potente maledizione; Gíta invece — a differenza di una Ber — l'ho inquadrata poco, forse perché ancora ha qualcosa da dimostrare, o forse perché non può considerarsi al pari di Ber per Lór, magari. Tutto sommato non l'ho reputata una cattiva presenza, ogni tuo personaggio ha il suo giusto peso all'interno della narrazione. Esattamente come Björn, presenza maschile e — se posso permettermi di pensarla così — anche il più scherzoso; ognuno di loro è un importante ingrediente dentro un vasto calderone.

Esattamente come Johanna Asaelsdóttir, figura femminile di spicco all'interno dell'Università, oltremodo stronzetta, alquanto superficiale e che gode delle disgrazie altrui; una perfetta controparte della protagonista, che se si dimostra menefreghista della scala sociale e delle ricchezze in denaro, allora Johanna è totalmente il contrario. L'altra faccia della medaglia. Non ha paura di esagerare, di oltrepassare il limite, quando Johanna si sente "minacciata" in qualsiasi maniera, allora lei attacca senza pietà — ciò conduce il lettore a odiarla, di un rancore vivo e che ti incita a sperare che le accada qualcosa di... spiacevole *coff coff*. In parole povere, una figura come quella di Johanna ritengo sia necessaria all'interno di un'opera e l'ho trovata anche caratterizzata a dovere, ottimo lavoro, Jupi!

Per ultimo — e ovviamente il meno importante, sorry not sorry — abbiamo Werner Gardarsson (nuovamente mi scuso per il mancato uso corretto della consonante), amorevolmente rinominato da me medesima Warner Bros *cuoricino*. Costui, oltre a far parte del gruppetto di Johanna, ci prova in maniera spropositata e pietosa con la protagonista, ed ha le perfette caratteristiche di uno... zerbino. Il che, perlomeno con me, riesce a smuovere una sorta di disprezzo nei suoi confronti anche se fondamentalmente non ha fatto nulla :'). Con ciò non voglio criticare il lavoro dietro il suo background, poiché anch'egli è caratterizzato abbastanza bene.

Nessun personaggio di codesta storia è abbandonato a se stesso, sono tutte piantine coltivate e ben innaffiate, piene di cure e di amore: altro non possono fare se non quella di crescere in maniera forte e rigogliosa.

Molto bene, miei cari Maghi e Streghe, il mio lavoro qui è finito — speriamo di averlo fatto decentemente! Grazie al Nottetempo per averci accompagnato al Paiolo Magico tutti interi e con gli arti al loro posto... e ora vado a mangiare la zuppa di piselli prima che lei mangi me!

Prossima fermata: Nocturn Alley! 

PERSONAGGI:10
COERENZA: 10
ANDAMENTO DELLE AZIONI: 9

Alla prossima!

LA VOLPE

Eccoci dunque dalle parti della Volpe, miei cari!

Questa volta, la lavagnetta mi servirà per sottolineare un concetto tanto semplice quando doloroso. *Si sistema gli occhiali e punta la bacchetta sulla lavagna*

Mia cara Jupie, i dialettismi sono da abolire.

Non è il contesto adatto per la quantità di dialettismi che hai infilato nella storia. Se fosse stata ambientata in Italia, avrei lasciato passare. D'altronde, persino Saviano lo fa. Ma qui, purtroppo, ci troviamo in Islanda. E questo vuol dire utilizzare una lingua più che perfetta per raccontare le storie dei magnifici personaggi che hai inventato.

Potrei chiudere qui la mia parte di recensione, perché l'uso smodato di parole che in italiano correggiuto non esistono (faccio riferimento al dizionario Zanichelli, in questo caso. La Crusca è stronza, e alcuni di questi termini potrebbero esistere, per qualche strano caso della vita) è l'unico neo di tutta Litlaus.

Devo segnalarti solo di fare attenzione all'utilizzo del maschile/femminile quando parli di auto, e qualche virgola che ogni tanto sfugge, qualche ripetizione molesta e alcuni pasticci con la consecutio temporum.

TIPS per la consecutio: se l'azione si svolge nel passato ed è contemporanea a quella della reggente, utilizza un imperfetto!

Altro errore che trovo spessissimo: non ci si siede "nel" letto, ma "sul". Utilizzando "nel" è come se dicessi che il letto fagocita Lòr. Non esattamente il massimo della vita.

Come dicevo prima, ti ho segnalato praticamente solo piccolezze.

E una delle cose che ti ho segnalato non avrei nemmeno dovuto nominarla (i dialettismi. È lessico, e io mi occupo della grammatica), per cui i miei complimenti e ci rivediamo sulle pagine di Litlaus! Lòr mi fa morire.

GRAMMATICA: 9
STILE: 8.5
SINTASSI: 8.5

IL GATTO NERO

Qui è il Gatto Nero che vi parla!

Partiamo, senza ulteriori indugi, col parlare della trama di Litlaus. Abbiamo Lòreley Dubois, una ventenne che andrà a frequentare - grazie alla sua borsa di studio - l'università più rinomata di Reykjavik: la Faer Oer (pardon per i caratteri e accenti non propriamente corretti, ma da PC faccio una gran fatica ><). Non è altro che un istituto stracolmo di figli di papà e lei, ragazza col conto corrente quasi sempre in rosso, è un po' la pecora nera lì dentro. I disagi, quindi, non mancano di certo.

Allora, innanzitutto ti dico che ho adorato come la storia venga raccontata attraverso una seduta con la psicologa che la stessa Lòreley fa qualche anno più avanti nel futuro. Ogni capitolo in cui ci sono i loro confronti... è un qualcosa di ansiogeno. E il ticchettare dell'orologio, e la pioggia fuori, e i tuoni, il senso di osservazione della protagonista, le battute cariche di angst. I momenti alterni a passato e presente vengono gestiti molto bene, non li ho trovati confusionari né buttati lì senza un valido motivo: ha tutto un suo perché e tutto, seppur lentamente, viene spiegato.

Proseguiamo parlando dell'abilità innata che presenta la nostra cara Lór: ossia, prevedere il futuro. Infatti lei, appena arrivata in questa nuova università, farà un premonizione su un ragazzo che morirà gettandosi giù da una scogliera. E chi sarà mai il fortunato di tale strage? Gael Elìasson, ragazzo affascinante, misterioso, antipatico e puntiglioso... ma anche cieco. Ma non è finita qui: Lór, sin da quando ne ha ricordo, viene costantemente accompagnata nelle sue attività quotidiane da una presenza invisibile agli occhi degli altri, che la stessa protagonista ha soprannominato Bo'. Esatto, chi è codesta presenza? Perché la può vedere e sentire solo lei? Bo'. Sono simpatica? Sì.

Bo' e Lór sono legati da qualcosa di ancora sconosciuto agli occhi dei lettori, tante sono le teorie che il mio cervello sta sfornando e non vedo l'ora di continuare per capirci qualcosina di più. Eppure, ho ben notato, come Bo' si preoccupi per la ragazza, sin da quando era una bambina, e più di quanto non faccia sua madre. Sto pensando, sto pensando, mmmh.

Il world building non è ampissimo, ma nel suo piccolo c'è tanta roba che sottoponi alla nostra attenzione: perché Edith, la sorella di Gìta, è così oppressa da Johanna? Quest'ultima, con cosa la sta minacciando? Che cosa trama Johanna? No, anzi, che cos'ha Johanna da essere temuta da mezza Faer Oer? Possibile che Lòr non sia l'unica ad avere delle qualità al di fuori della norma? Possibile che anche Ber abbia un qualche potere? Chi è Bo' e da dove viene? Cos'è realmente accaduto a Gael? Perché Lòr perde sangue ogni volta che ha una premonizione? (Mi ha fatto troppo venire in mente Jodie di Beyond Two Souls, gioco che ho amato). Quindi, i misteri non mancano, ci sono ancora tanti tasselli da mettere al loro posto e tutto procede a fuoco lento, come piace a me.

Cento punti a Serpeverde per la coerenza e la veridicità nei dialoghi, davvero. I dialoghi, spesso, sono sottovalutati, mi è capitato di leggere storie dove si inseriscono le solite battute trite e ritrite e che ormai hanno perso parte della loro enfasi per quanto siano state abusate. Invece, tu no. Certe uscite le ho trovate geniali, e che mai ho trovato stonassero nel contesto! Esempio: la partita di battute fra la psicologa e Lor. È come se avessero instaurato una guerra psicologica, una gara a chi psicanalizza per primo l'altro. A volte è la dottoressa a mettere alle strette la protagonista, altre volte il contrario, ed ecco che i ruoli si invertono. La fatica e l'essere spaesata della psicologa di fronte ai cambi di pensiero o modo di fare della sua paziente, sono stati vividi, si percepiscono, Lòr riesce a scombussolare anche noi lettori. Forse ci sono stati un po' di dialettismi che la mia collega Volpe ti ha già segnalato e che non riporterò qui, ma per il resto: wow!

Concludo dicendo che sei capace di intrigare e far appiccicare gli occhi allo schermo del lettore: saper creare un'aura di ansia e mistero in un contesto scolastico non è così semplice come sembri. Io per prima, alla fine di ogni capitolo, dicevo e pensavo: ma che...? Ma cosa vuol dire? Cosa sta succedendo? Ma perché coso fa così con coso? E così via.

Se proprio dovessi cercare il pelo nell'uovo è la quantità abnorme di termini e nomi con cui – confesso – ho trovato un po' di difficoltà. Con i nomi bene o male ho risolto quasi subito, sono riuscita a collocarli a un viso chiaro, dato che i tuoi personaggi hanno quella caratteristica che li rende vividi nella mente del lettore.

Il lessico, poi, che dire, Hermione Grenger ti fa i suoi più sentiti complimenti. Anzi no, dato che non può manifestare tutta la sua saccenza,  si limiterà a un applauso.

Ti sbizzarrisci: non sono presenti termini altissimi, ma neanche tanto terra terra. Ho potuto constatare che hai un tuo stile, è fluido e non ho mai trovato la lettura pesante. Leggendo ti ho segnalato solo qualche inesattezza, ma alla fin fine non è nulla di grave. Per i dialettismi ci ha già pensato la Volpe.

Infine, l'originalità.

Ce n'è tanta. A partire dal tipo di ambientazione in Islanda. Quando mai ho letto storie che vengono ambientate in Islanda, a Reykjavik!

Ho trovato originale, inoltre: il rapporto madre-figlia di amore/odio, sul genere di controparte maschile qual è Gael sia per la sua cecità misteriosa che per il suo carattere strafottente e puntiglioso (ship partita, a proposito), un po' sui personaggi in generale dove i cliché – al momento – sono trattati molto bene, e poi su questa presenza che segue costantemente Lòreley.

TRAMA: 9.5/10
LESSICO: 8.5/10
ORIGINALITÀ: 10/10

TOTALE: 83
BOLLINO:  Nimbus 2000!

I nostri più sinceri complimenti, mia cara! Hai catturato tre lettrici esigenti e molto moleste, guadagnando il loro rispetto e i magici premi di questo servizio recensioni. Ti aspettiamo in privato per la riscossione dei premi.

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