5. La storia infinita
Quando suonano al citofono io so già chi è e mi sento fremere al solo pensiero di rivederlo. Quando entra richiudo la porta alle sue spalle e lo bacio. Lui ride quando mi stacco da lui, poi mi porge una rosa. Non mi ero accorto la tenesse in mano.
-Grazie.-dico prendendola. Potrei dire che non mi hanno mai regalato fiori. Ma sarebbe una bugia. Ne ho ricevuti, e tanti anche. Ma mai in modo così tenero.
Lui sorride-Ti ho pensato tutto il giorno.
-Anche io. Ho visto Amelia oggi. E abbiamo parlato di te.
-Immaginavo.
-Dice che lo aveva capito già a New York. Io no invece.
-Anche io lo avevo capito.
-Potevi parlarmi.
-Non eri ancora pronto.
-È possibile.
-È sicuro.
Rido, lui mi bacia ancora.-Hai fame?
Lui scuote la testa, io lo bacio ancora, poi lo trascino in camera da letto. Ci spogliamo velocemente, ci esploriamo come se ci conoscessimo da tutta la vita. E quando siamo stesi a riprendere fiato, lo guardo.
-Che succede?
-Voglio che tu...
Capisce cosa intendo.-Sei sicuro? Non è un obbligo.
-Sono sicuro. Voglio sentirti.
Sorride un po', mi bacia. E quando arriva il momento, mi guarda negli occhi e solleva le mie gambe sulle sue spalle. -Se non ti piace, fermami.
Io lo bacio, poi lo sento, piano, poco alla volta. Chiudo gli occhi, lui sussurra-Guardami. Voglio capire.
Io lo faccio, e il mio fiato si spezza quando un dolore leggero e acuto al tempo stesso mi avvolge il basso ventre.
-Vuoi che mi fermi?-dice.
Io scuoto la testa.-Continua.-ansimo.
Quando è dentro di me resta fermo per un po', per lasciare che mi abitui alla sua presenza. E poi prende a muoversi piano. E il dolore, poco alla volta, lascia spazio ad altro. Sfiora piano la mia erezione, poi sempre più velocemente. Vengo avvolto dall'orgasmo più intenso della mia vita. E quando tutto finisce, i suoi baci mi tengono legato alla realtà.
Il mattino seguente sono ancora attorcigliato tra le lenzuola e il suo corpo quando mi sveglio.
-Buon giorno.- sussurra.
-Buon giorno a te. -gli lascio un bacio sul collo, lo tengo stretto.
-Tutto bene?-chiede.
-Benissimo.
-Proprio...dappertutto?
Capisco cosa intende e scoppio a ridere-Mi stai chiedendo come sta il mio fondoschiena?
-Sostanzialmente.
-Ti dirò quando mi siedo.
Ridacchia, mi scosta i capelli dal viso. -Sono molto felice, Gian. Voglio che tu lo sappia.
-Anche io. Ed era tanto che non succedeva.
Quando ci alziamo per fare colazione e andiamo a sederci a tavola, gemo e capisco cosa intendeva.
Leo mi osserva e ride.-Ecco cosa ti stavo chiedendo. Mi dispiace.-dice e mi bacia una guancia. Io lo trattengo e lo bacio sulla bocca. -A me no.
Lui mi bacia di nuovo, stavolta più profondamente. La sua mano mi accarezza il petto piano.
-Dovremmo proprio fare colazione.-sussurra. -O farai tardi.
-Facciamo un'ora e mezza.-rispondo.
Facciamo la doccia insieme, poi entrambi ci vestiamo e usciamo. Quando arrivo a lavoro mi sembra di fluttuare.
-Eccolo qui.-fa Piero quando mi vede.
Ignazio si affaccia dalla stanza accanto e mi guarda-Gianluco troppi ritardi. Ora ci dici tutto. Lo vuoi il caffè?
-Già preso, grazie.
-Sentito?-fa Piero. -Giá preso. Con chi?
Rido-Vi ha pagati un giornale di gossip?
Ignazio ci raggiunge con due caffè, ne porge uno a Piero. I due mi guardano.
-Nessuna ricaduta con Rebecca, giusto?-chiede Piero.
-Certo che vi siete fissati con Rebecca. No, nessuna ricaduta, non c'è pericolo.
-Senti, sappiamo che ultimamente non ti è andata benissimo da questo punto di vista. Ci sta non volerne parlare. Dicci solo una cosa, c'è qualcuno?-fa Ignazio sorseggiando il caffè.
-Sì. C'è qualcuno.
-Ooooh. -fanno in coro.
-E quando ce la presenti?
Eh. Mi chiedo se il fatto che assumano a priori che si tratti di una ragazza mi dia fastidio o meno. Di fatto in questa società si è etero fino a prova contraria. Ma io non ho mai fatto nulla per smentire la cosa.
-Presto. -rispondo solo.
Mi lasciano andare con questa promessa e ci mettiamo a lavoro in studio. E tutte le volte che mi siedo, ho un piccolo reminder della notte scorsa e la cosa invece che di vergogna come ho letto succede a molti, mi riempie di eccitazione e mi fa sorridere al pensiero di Leo. Gli scrivo un messaggio. "Per colpa tua ogni volta che mi siedo devo fingere di sbadigliare per dissimulare."
"Mi dispiace per il dolore ma almeno hai qualcosa che ti fa pensare a me."
"Non ho bisogno di qualcosa che mi faccia pensare a te. Ti penso lo stesso."
Mi risponde con un cuore. Io sollevo lo sguardo dal telefono e trovo Ignazio che mi guarda. Fa un sorrisetto malizioso, io rido. Sapessi di cosa sto parlando, caro Ignazio.
Arrivata la sera, Leo viene da me.
-Ho una sorpresa per te.-esordisce porgendomi una scatola.
La prendo, gli lascio un bacio su una guancia-Che cos'è?
-Aprilo.
Non me lo faccio ripetere due volte e scarto il pacchetto. Dentro trovo due cornici con due foto diverse. Una è quella della vasca, la seconda è la stessa che mi ha mostrato poco prima che lo baciassi.
-Sono bellissime. -dico guardandole.
-È merito del soggetto. -risponde.
-No, è merito del fotografo.
-Facciamo che è merito di entrambi e ne usciamo?
-Ci sto. -lo guardo-Grazie. Le adoro.
-Volevo avessi una prova tangibile di ogni lato di te. Don Giovanni, Maschio alpha...e te semplicemente un mezzo ai fiori. E anche molto nudo in una vasca.
Scoppio a ridere e a piangere nello stesso tempo.
-Ammettilo che volevi solo godere delle mie grazie.
Lui alza le sopracciglia-Non sarebbe molto professionale.
-Ma stanotte dormi a casa mia. Puoi anche sbilanciarti.
-Mmh. Diciamo che l'occhio vuole la sua parte. Ma è vero che quelle mutande erano orribili.
Ci resto male-Erano di Dolce&Gabbana.
-Ho capito, te la immagini Poppea a fare il bagno nel latte con le mutande di Dolce&Gabbana?
-Sarei io Poppea?
-Diciamo che era l'ispirazione. Non era chiaro?
-E in mezzo ai fiori chi sarei?
-Narciso, ovvio.
-Mi sembra giusto. Un po' Narciso ci sono.
-Ma dai. -viene ad abbracciarmi-Però hai ragione ad esserlo. Perché sei bellissimo.
-Anche tu.
Ride-Certo che con i complimenti non abbiamo problemi noi due.
-Né a farli né ad accettarli.
Mi bacia, poi scegliamo il posto in cui appendere le cornici. Passiamo la serata sul divano a guardare un film e dopo esserci spostati a letto ed esserci dedicati ad acrobazie poco ortodosse, restiamo abbracciati a lungo.
-Questa sembra proprio felicità. -gli sussurro alla luce soffusa dell'abat-jour.
Lui mi sfiora la tempia con un bacio.
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