Capitolo 37: Operazione mancata
Artigern
Avevo la sensazione di essere rimasto privo di sensi per molto tempo. Mi sentivo stordito, come se avessi ripetutamente sbattuto la testa contro un muro, e i miei pensieri si rincorrevano fra di loro, radunandosi in una nube priva di senso.
Ricordavo di essere stato trascinato da Albio, il drago viola, attraverso una buona porzione di foresta, prima che, assieme ai compagni, prendesse il volo. Sparviero aveva indosso un collare di ferro e una museruola, che lo obbligavano a seguire Reod a breve distanza, siccome lui reggeva l'altra estremità del collare. Altri due draghi lo tenevano d'occhio, pronti ad annientarlo qualora avesse mostrato un cenno di ribellione. Per quanto riguardava Melina, invece, se ne stava fra le fauci del drago azzurro, fremente per la rabbia. Avrebbe voluto pugnalarlo, ma sapeva che, se l'avesse fatto, lui non ci avrebbe pensato due volte a ucciderla.
Poi, poi... cos'era successo?
Ah, sì. Dopo qualche giorno di marcia alternata a volo, eravamo planati nei pressi del Monte Zanna, per poi raggiungere il nido dei draghi.
Un drappello di Athi e draghi aveva atteso che atterrassimo, quindi alcuni di loro avevano preso in consegna Sparviero, mentre gli altri avevano legato saldamente me e Melina con delle corde ruvide.
Poco dopo, la folla che ci circondava si era spaccata in due, facendosi da parte per consentire a una figurina bassa ma autorevole di passare.
Era Elwyn.
Indossava un abito nero, sopra il quale portava la solita pelliccia di pecora. In vita portava un pugnale dall'elsa d'osso, sul quale aveva posato le dita sottili.
Aveva scrutato in silenzio prima me e Melina, poi Sparviero, e si era avvicinato al drago. Io avevo cercato di divincolarmi dalle corde per andare ad aiutarlo, ma non era servito a niente.
Elwyn si era posto di fronte al drago e aveva scosso la testa con disapprovazione.
- Che delusione - aveva mormorato, traendo un profondo sospiro. - Mi fidavo di te, Zharr. Credevo in te. Avresti potuto fare grandi cose, e invece hai deciso di voltare le spalle ai tuoi fratelli, per unirti a... quelle creature.
Il modo in cui aveva detto "quelle creature" mi aveva fatto sentire sporco, come se avessi commesso un crimine terribile anche solo per essere nato Athi.
- Portatelo via - aveva ordinato, con un rapido gesto della mano.
- Sparviero - avevo balbettato, con le lacrime agli occhi.
Non potevano separarci di nuovo. L'avevo appena riabbracciato, non poteva finire così. Era talmente ingiusto.
- In quanto a te - aveva detto Elwyn, parandosi di fronte a me in modo da ostruirmi la visuale. - E' colpa tua se tutto questo è successo. Sei stato tu a deviare Zharr. Non capisci che gli hai solo fatto del male, con quelle stupidaggini sull'amicizia? Ricordo quando mi parlava di te. Nonostante tutto quello che gli ho rivelato sugli Athi, su come essi amino corrompere i draghi, una parte di lui è sempre rimasta legata a te. E così continuerà ad essere finché tu sarai in vita. Quindi, per il bene di Zharr, mi occuperò personalmente di te, così potrà essere finalmente libero, come lo sono io e ogni drago che fa parte del nido.
- Non ho mai sentito tante fesserie in vita mia - borbottò Melina, sottovoce.
- Cos'hai detto, mocciosa? - sospirò Elwyn, annoiato.
- Hai sentito benissimo - sibilò lei.
E gli sputò in un occhio.
Tutti trattennero il fiato, io compreso.
Melina, perché l'hai fatto?, pensai, le tempie che pulsavano per la paura.
Tuttavia, invece di sgozzarla seduta stante col pugnale, Elwyn si pulì il viso con la manica della tunica e sorrise.
- Una vera guerriera - mormorò. - Beh, sono sicuro che ti piaceranno le divise di corte. Sarà divertente vederti nelle vesti di una serva.
Melina emise un ringhio furibondo, e gli avrebbe sputato di nuovo addosso, se non l'avessero imbavagliata, portandola via, nonostante lei stesse scalciando come una furia.
- Portatelo nel laboratorio - fu l'ultima cosa che disse Elwyn, prima che una serie di Athi mi trascinassero via.
E, ora, eccomi qui, sdraiato su un tavolo di legno. Avevo i polsi e le caviglie legati da delle solide bande di cuoio, ed ero a petto nudo. L'unica cosa che indossassi era un paio di mutandoni di lana grezza piuttosto pruriginosi. Cos'avrei dato per potermi grattare.
La stanza in cui mi trovavo era piccola e opprimente. Le mura erano ricoperte da uno strato di goccioline di condensa, che scivolavano in sottili rivoli a terra, dove formavano dei minuscoli specchi d'acqua. C'erano diverse lampade a olio qua e là, assieme a una serie di candele contorte, la cui cera era colata dagli stalli lasciando delle lunghe lacrime congelate lungo di essi.
Sulla parete destra della stanza erano radunati un armadio e una grande scrivania ricoperta di ampolle, che mi ricordò vagamente quella di Oberon, quando era nei panni del Grande Mago.
Fu quando udii un rumore ruvido alle mie spalle, quello di qualcuno che rimesta le braci di un focolare con un attizzatoio, che mi resi conto di non essere solo.
Poco dopo, l'intruso comparve nel mio campo visivo, rivelandosi come Elwyn.
Indossava un semplice abito rosso, con diverse tasche. Da alcune di esse sporgevano degli strumenti di dubbia origine, ricoperti di ruggine. Alcuni di essi presentavano tracce di sangue.
- Artigern - mormorò, avvicinandosi al tavolo. - Zharr mi ha parlato talmente tanto di te. In realtà, ha raccontato molte cose a Reod, che poi me le ha riferite, tuttavia è come se me le avesse dette di prima persona.
Fece una pausa, traendo un profondo sospiro.
- Tu sei stato molto, molto malvagio, Artigern - disse, gli occhi che luccicavano di disapprovazione. - Hai rovinato Zharr. Non so se riuscirò a guarirlo occupandomi di te. Potrebbe rimanere segnato a vita. Perché hai voluto addomesticarlo?
- Io... io non l'ho addomesticato - balbettai, con un filo di voce. - Sparviero è mio amico. Gli voglio bene.
- Ma certo - ridacchiò Elwyn, scuotendo la testa. - Certo. Lo hanno detto tutti gli Athi che ho legato a quel tavolo. Ma, dimmi, non hai mai pensato che, forse, il fatto che tu gli volessi bene fosse un male? Non capisci che un drago non ha bisogno del tuo affetto? Deve stare con quelli della sua specie. Solo così preserverà la sua vera natura. Non può mischiarsi a Athi o... o umani, ancora peggio. Voi siete creature inferiori, dunque questi sono concetti che vanno oltre la vostra comprensione, ma questa non è una scusa sufficiente per rovinare la vita a un drago, deprivandolo della sua vera identità, dandogliene una fittizia, come hai fatto tu.
Quelle parole erano talmente terribili che non riuscivo a trovare un modo per ribattere. Elwyn sembrava completamente sicuro della propria tesi, e la esponeva con la lucidità di chi ha avuto il tempo per ripeterla molte, molte volte, a chissà quanti Athi e draghi prima di me.
- Non ho mai voluto fargli del male - gorgogliai, con un groppo in gola. Ero sul punto di scoppiare a piangere. - Non l'ho obbligato a seguirmi, quando ha deciso di restare con voi. Ho lasciato che facesse quello che pensava fosse più giusto. Forse, all'inizio credevo che fosse il mio cucciolo, ma... è una cosa tanto malvagia, volersi prendere cura di un altro essere vivente? L'ho nutrito, gli ho voluto bene. Non capisco perché a te sembri una cosa tanto orribile.
- Perché queste sono cose che rendono il carattere molle, e un drago non può essere molle! - sibilò Elwyn, cominciando ad alterarsi. - Non lo capisci, vero? Sei un Athi fino in fondo. Siamo creature selvagge, non i vostri animaletti. La nostra razza deve rimanere intatta, pura e isolata, per sopravvivere. Guarda cos'è successo ai draghi che si sono avvicinati agli umani! Sono diventati ottusi, si sono lasciati addomesticare, e non hanno nemmeno voluto seguirmi, quando sono andato a liberarli.
- Ma allora, se la vicinanza con noi Athi è tanto terribile, perché ti sei aggrappato al corpo di uno di noi per sopravvivere?
Elwyn si irrigidì e, per un attimo, sembrò che non sapesse cosa dire. Poi contrasse le labbra e si avvicinò impettito. Estrasse un coltellino sottile e affilato da una delle tasche della tunica rossa, e lo accostò alla mia gola.
- Tu dici cose pericolose, piccolo Athi - ringhiò. - Avevo pensato di asportarti il cuore e darti il beneficio di continuare a vivere come servo dei draghi, così Zharr non avrebbe sofferto per la tua morte, ma penso sia più prudente eliminarti e basta.
- Polonius era tuo amico - mormorai, deglutendo a fatica. Avevo il corpo ricoperto di sudore e i cuori mi battevano a una tale velocità che avevo l'impressione di star per svenire. - Perché gli hai fatto questo? Lo odiavi perché non potevi fare a meno di volergli bene, nonostante fosse un Athi?
Elwyn respirava affannosamente, e la mano con cui stringeva il coltello tremava.
La scostò con lentezza, poggiando la lama sul bordo del tavolo, e scomparve alle mie spalle. Potevo immaginarmelo, mentre si era seduto davanti al fuoco.
- Polonius era diverso - mormorò. - Amava i draghi così com'erano, selvaggi. Ammirava la forza naturale insita nella nostra violenza. Ci capiva profondamente. Una volta, ricordo che mi disse: "Quando vedi una tromba d'aria, ti fa paura, ma, allo stesso tempo, la guardi incantato, perché sono gli elementi che si scatenano, e hanno una loro grazia nel distruggere. Voi draghi siete creature potenti, vere forze della natura. Questo vi pone al di sopra del bene e del male. La natura infatti non è né buona né cattiva. C'è e si manifesta nella sua potenza incontenibile.". Lui sapeva ciò che io volevo per i draghi. Credeva in me. Sapeva che io ero un essere superiore, e mi trattava come tale.
Fece una pausa, e avvertii lo strascicare dei suoi piedi nudi sul pavimento di pietra.
- Tu sei un Athi molto strano, Artigern - sussurrò, tornando ad avvicinarsi. - Un po' mi ricordi Polonius, per alcune cose. Sei leale a Zharr, e se è vero anche un briciolo di ciò che mi hai detto sul rapporto che hai con lui, potrai capire perché io non ti posso lasciare in vita. Non così, perlomeno: è un legame parassitico. Io, Polonius... è vero, volevo bene a Polonius, nel modo in cui lo intendi tu. E questo mi ha reso debole, mortalmente debole. Tuttavia, sono stato in grado di fare la cosa giusta per il mio popolo, quando è arrivato il momento. Polonius mi ha concesso il suo corpo per continuare a vivere, e ha deciso di morire al posto mio, com'era giusto. Però, nonostante fossi consapevole di quanto questa scelta fosse appropriata, non potei non provare dolore per la sua perdita. Era come se fosse morto un mio fratello. Un drago, capisci? Non era normale. E io... io non ho intenzione di permettere che la storia si ripeta. Se tu morirai adesso, Zharr potrà vivere in pace, senza il peso di dover scegliere tra te e i suoi simili, come ho dovuto fare io. Siamo noi la sua vera famiglia. Se gli vuoi bene quanto dici, gli risparmierai altro dolore e non ti opporrai.
Elwyn esitò ancora ed estrasse una ciotolina colma di una polverina giallastra da sotto il tavolo. Me la mise sotto il naso, spingendomi a inspirarla.
- Ecco, questo non ti farà provare alcun dolore - sospirò. - Non sono crudele, Artigern. Adesso, cerca di stare tranquillo. Ci vorrà un attimo, e sarà tutto finito. Stai facendo tutto questo per Zharr.
Udii le sue ultime parole attraverso un velo distorto. La sua faccia si allungò a dismisura, così come il resto della stanza, che ondeggiava paurosamente. Non sentivo più il mio corpo, e provavo una dolce euforia. Sarebbe stato bello dormire... solo... un po'...
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In questi giorni sono un po' abbattuta, perché vedo che, per quanto io ci tenga nel profondo, le cose fanno sempre una fatica bestiale a ingranare.
Un giorno, voglio fare un test.
Appena finito il Nido del Drago, vorrei dedicarmi alla storia più banale che mi possa venire in mente. Con una protagonista femminile, per l'amor del cielo. Oh, sarà tristemente divertente. Se questo test funziona... beh, ho tante idee in mente al riguardo. La maggior parte mi fanno star male, ma pazienza. Forse smetterò di pubblicare qua o lo farò solo per chi mi è amico, cessando completamente di creare iniziative, perché spesso da questo sito, che dovrebbe essere una grande opportunità, mi arrivano più delusioni che soddisfazioni. Scusate se scrivo sempre queste cose molto depresse, giuro che non è per ricevere attenzione o altro, è proprio perché vorrei discutere di questo argomento. E' pure faticoso per me restare depressa, non è affatto nel mio carattere. Tendo sempre a vedere il lato positivo delle cose, quindi mi tiro sempre su.
Tuttavia, è che davvero ci tengo e vorrei potesse funzionare, questo sito. Ma perché deve sempre andare tutto in malora?
Forse sono io che non mi impegno abbastanza. Seriamente. Dovrei mettere più stelle in giro, solo che il tempo che ho è quello. Tra esami e studio, sinceramente, non ho molta voglia di leggere, dopo una giornata passata sui libri. E' anche per questo che voi non leggete? In realtà io davvero cerco di immedesimarmi. Non so come certe persone riescano sempre a tenersi al passo. Giuro che vorrei tanto tanto ricambiare sempre all'istante, ma non ce la faccio. O scrivo, o leggo. E se scrivo, faccio fatica a immergermi completamente in un'altra storia, rovinandomi l'atmosfera di entrambe le cose. Non so, vedo tutto circondato da un'aura di sacralità piuttosto inopportuna, a volte.
Comunque, metto altri capitoli perché, come al solito, non so resistere all'idea di mostrare il mio lavoro. Davvero, non avete idea di quanto io ci tenga. E' più forte di me.
Vi lascio con questo draghetto tenerello.
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