Capitolo 20: Ritorno di fiamma
Artigern
Stavo aspettando il ritorno di Melina, tormentando un lembo della coperta che mi aveva dato, quando avvertii un rombo provenire dalle profondità della caverna.
I miei due cuori balbettarono per un istante, paralizzati dallo spavento, per poi riprendere subito dopo, a velocità raddoppiata.
Istintivamente, cercai un posto dove nascondermi, e mi rannicchiai sotto le coperte, pregando di non essere visto.
Ah, le coperte.
Da sempre rifugio contro assassini, ladri e chi più ne ha più ne metta.
Mi avrebbero di certo protetto anche dal mostro che stava uscendo dalla caverna, no?
Non feci in tempo a terminare quel pensiero, che il rombo diventò sempre più vicino.
Un potente sbuffo fece volare via la mia coperta, l'unica protezione contro il male.
Mi ritrovai vulnerabile come un pulcino implume di fronte a un essere di dimensioni tanto estese che non avrei mai creduto potesse esistere una creatura simile.
Si trattava di un drago, senza dubbio.
Un drago dall'aspetto coriaceo e aggressivo, col dorso interamente ricoperto di acuminate punte ossee, che lo facevano sembrare una sorta di porcospino.
Il suo muso era affilato come una punta di freccia, e gli occhi, di un intenso rubino, mi fissavano come se stessero cercando di capire se si potesse cavare un buon pasto da me o fossi troppo mingherlino.
Le sue squame erano insolitamente spesse, simili a pietre irregolari che ricoprivano la sua pelle, ed erano di tutte le gradazioni del rosso: dal colore che assumeva il cielo al tramonto, fino a quello del vino al termine della fermentazione.
Quando si muoveva, la luce delle candele nella caverna creava un gioco sulle sue squame, dando l'impressione che uno strato sottile di fuoco scorresse sulla sua figura.
Il drago ruppe il silenzio sbuffando di nuovo, emettendo una nube di scintille che si spensero prima di sfiorarmi.
- E così, tu sei l'Athi - sbottò.
La sua voce era simile allo sfregare di un centinaio di pietre che scorrevano lungo il fianco di una montagna, e udirla mi fece scorrere un brivido lungo la schiena.
- Melina ha voluto portarti qui - continuò, avvicinando il muso per annusarmi.
Io attesi in silenzio che terminasse la sua ispezione, troppo terrorizzato per fare alcunché.
Quel drago era diverso da quelli che avevo incontrato. Come Reod, incuteva timore, ma in modo completamente diverso.
La sua età lo circondava di un'aura di autorevolezza.
- Sostiene tu sia diverso dagli Athi sotto il controllo di Elwyn. E' vero?
Io annuii, schiarendomi la gola nel tentativo di emettere dei suoni coerenti.
- S-sì - farfugliai. - Almeno credo, insomma. I miei cuori sono ancora al loro posto, ed Elwyn non ha avvelenato la mia acqua, per quello che ne so.
Firtorn mi esaminò in silenzio, quindi si acciambellò davanti a me, senza rispondere. Non riuscivo a capire se ero riuscito a compiacerlo o no, e cominciai a preoccuparmi.
- Ecco - balbettai, pur di non restare ancora in silenzio. - Nonna Nube mi aveva parlato di te.
- Nube? - ripeté Firtorn, inarcando un coriaceo sopracciglio. - E' da tanto tempo che non vedo quella Athi. La conosci?
- Si è presa cura di me per due mesi - mormorai, mettendomi seduto sul letto. Mi muovevo con cautela, perché le ferite mi facevano ancora male, nonostante avessero cominciato a guarire grazie ai miracolosi medicamenti di Melina. Mi chiedevo cosa potesse avere usato per curarmi. - Di me e di Sparviero.
- Il nome che chiamavi mentre avevi la febbre. Immagino sia qualcuno molto importante per te.
- Lui... beh, sì, è il mio migliore amico.
Mi venne un groppo in gola.
- Almeno, lo era.
- Perché? Cos'è successo?
Gli raccontai di come eravamo caduti nelle mani di Elwyn e del modo in cui Sparviero era rimasto sordo alle mie richieste.
- Non voleva nemmeno che lo chiamassi per nome - balbettai. - Diceva che era un modo per incatenarlo o qualcosa di simile.
Firtorn emise un ringhio basso e prolungato, che echeggiò nella caverna.
- Il nome non è nient'altro che un suono - sospirò, appoggiando il capo sul letto, al mio fianco. - Elwyn è bravo a mettere in testa agli altri idee che non li avrebbero mai sfiorati. Non ho idea di cos'abbia detto al tuo amico drago, ma di sicuro è stato qualcosa che facesse leva sul suo orgoglio. E' sempre così. I draghi giovani sono facili da manipolare, specie da un esperto come Elwyn. Lui sa cosa dire a chiunque. Se mai ti capitasse di incontrarlo ancora, e ti auguro il contrario, non ascoltare una singola parola di ciò che ti dirà. Sono sempre solo e soltanto menzogne.
Io sospirai, annuendo. Timidamente, allungai una mano verso il muso di Firtorn. Temevo che mi scacciasse, ma non si mosse.
Sfiorai la sua pelle e mi parve di toccare una corazza di metallo. L'unica differenza era che era calda. Caldissima. Ma non si trattava di un calore spiacevole, anzi. Mi sembrava una di quelle pietre che venivano usate dagli abitanti di Kurna per scaldarsi d'inverno: bastava porle nel fuoco per un po' di tempo e poi mettersele sotto i vestiti o in una borsa, e tenevano caldo per diverse ore, rilasciandolo lentamente. Potevano anche essere usate per bollire l'acqua, se messe dentro una pentola.
Firtorn sbuffò, creando una piccola nuvola di fuliggine, e io ritrassi la mano. Era un drago molto vecchio, da quel che mi aveva detto Nonna, e non gli piaceva essere toccato.
- Firtorn, noi... ecco, noi non potremmo fare qualcosa per Sparviero? - chiesi, sottovoce.
- Cosa intendi dire?
- Tornare a prenderlo.
Il drago mi fissò in silenzio e capì che stavo dicendo sul serio.
- Non penso sia una buona idea. Elwyn mi lascia in pace solo perché non mi sono mostrato ostile, ma è da tempo che cerca di convincermi a...
Firtorn si interruppe, drizzando il capo di scatto. I suoi occhi erano sbarrati e le sue narici fremevano, incamerando rapidamente aria.
- Cosa succede? - gli chiesi, confuso.
All'ingresso della caverna comparve Melina, che entrò reggendo il secchio e le borracce con l'acqua.
Anche lei notò la tensione di Firtorn e appoggiò le provviste in un angolo, correndo da lui.
Gli accarezzò un fianco, cercando di ammansirlo.
- Firtorn, stai bene? - gli chiese, più volte.
Il drago si riscosse bruscamente, strappando a entrambi un singulto di spavento.
- Via! - esclamò. - Andate via!
- E dove? - balbettammo noi, spaventati.
- Fuori di qui - sibilò, spingendoci verso l'uscita della caverna. - Nascondetevi e non emettete un fiato! Stanno arrivando.
- Chi?
Firtorn non rispose, limitandosi a darci delle spintarelle col muso finché non facemmo come diceva.
Melina mi aiutò a uscire dalla caverna, sorreggendomi da un lato, mentre ci affannavamo per raggiungere il sottobosco prima che qualunque cosa avesse percepito Firtorn ci raggiungesse.
Ci nascondemmo dentro ad una macchia di cespugli di more.
Fu allora che, attraverso le foglie, scorsi una figura familiare.
- Sparv... - cominciai, quasi gridando.
Melina mi tappò prontamente la bocca, impedendomi di dire altro, e mi tirò giù, schiacciandomi a terra con le ginocchia.
Io mi divincolai, ma non servì a niente, tranne che a farmi dolere ancor di più il braccio e la schiena.
- Sta fermo! - sibilò, gli occhi sbarrati per la paura. - Vuoi che ci sentano? Se scoprissero che Firtorn sta offrendo protezione a degli Athi scampati al disastro, lo ucciderebbero, e poi ammazzerebbero noi!
Il suolo cominciò a tremare a intervalli regolari, e spostai di nuovo lo sguardo verso Sparviero.
Provai una stretta allo stomaco quando vidi che, dietro a lui, c'era il drago blu, Reod.
Era accompagnato anche da un altro drago che non avevo mai visto prima, un essere piuttosto strano. Aveva delle zampe insolitamente allungate, con delle articolazioni che ricordavano delle mani umane per la loro mobilità.
Le sue squame avevano un aspetto coriaceo quanto quelle di Firtorn, ma erano levigate. Dunque, al posto di una serie di spilli sulla schiena, sembrava che questo drago vi avesse una serie di ciottoli di fiume.
Aveva un aspetto solido e tarchiato, e il suo muso era rozzo e schiacciato. Le ali erano piuttosto piccole e una delle due presentava dei tagli all'interno della membrana. Ricadeva malamente sul suo fianco destro, come se non riuscisse a chiuderla bene. Quella non era la sua unica ferita: aveva anche un taglio nel punto in cui la zampa destra si univa al resto del corpo, dove ampi fasci di muscoli si ripiegavano sul collo. Era una ferita abbastanza importante, e mi chiesi cosa potesse averla causata. Non mi ci volle molto per capirlo, quando notai le tracce ancora fresche di sangue verdastro sulle punte dorsali lungo la coda uncinata di Reod.
Sul dorso dell'ultimo drago, alla base del collo, era seduto Elwyn.
L'Athi dava dei gentili, regolari colpetti nella zona vicina alla ferita con un piede.
Il drago, dalle squame viola e verdastre, non emetteva un suono, ma si vedeva che quella pratica lo faceva soffrire. Ogni volta in cui veniva colpito, i suoi occhi giallastri fremevano e le narici si dilatavano, mentre cercava di contenersi.
Non avevo idea di chi si trattasse, ma provai una grande compassione per lui, accompagnata dalla rabbia per Elwyn e Reod.
Erano loro ad aver messo Sparviero contro di me, avvelenato la mia specie e cercato di uccidermi.
Avrei voluto andargli incontro e...
E cosa?, mi provocò la vocetta della ragione. Non sei un guerriero. Cosa potresti fargli? Ti mangerebbero in un sol boccone, e allora davvero non potresti fare più niente. La cosa migliore è stare buoni e aspettare.
Sparviero era lì, a poche decine di metri da me, e non potevo andare a salvarlo!
La trovavo una cosa tanto ingiusta.
Se solo fossi stato un drago anche io, gliel'avrei fatta vedere a quei due.
Melina pensò fosse prudente lasciarmi andare, dato che avevo cessato di opporre resistenza, e mi rannicchiai al suo fianco.
- Ti ho fatto male? - bisbigliò, preoccupata.
- No - sbottai, più brusco di quanto volessi.
Ero ancora arrabbiato perché non mi aveva permesso di andare incontro a Sparviero, per quanto lei potesse avere ragione.
- Parla piano... cerchiamo di sentire cosa stanno dicendo.
Mi prendo un piccolo spazio per mettere qua uno dei miei scarabocchi. Non mi piace tanto com'è venuto ma volevo farvi vedere qualcosa di colorato, per una volta... Nonostante ora abbia solo colori scrausi e solo un blocchetto piccolo per disegnare.
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