CAPITOLO 3
IL GIORNO DOPO
I sottili raggi di luce penetravano attraverso le tende e il calore del sole si faceva sentire sul viso di Friedrich. Gli uccellini cinguettavano e lui rimase un momento sotto le coperte. Chiuse gli occhi e cercò di regolare il respiro.
Si alzò dal letto e lo sistemò prima di dirigersi in bagno.
Fissò la faccia allo specchio. Era ancora un viso giovane, e non aveva mai visto una guerra.
Sarà forse l'ultima volta che guarderò il mio viso da civile?
Se si fosse guardato allo specchio dopo la guerra si sarebbe riconosciuto? Lo specchio lo stava presentando come il volto a un passo dall'angoscia e l'indecisione.
Sarò così durante il combattimento?
Aprì il rubinetto e mise le mani a coppa sotto l'acqua corrente per poi bagnarsi la faccia. Rabbrividì mentre l'acqua fredda gli scorreva lungo le braccia e il collo. Chiuse il rubinetto e si prese un asciugamano.
Uscì dal bagno sospirando.
Si fece trascinare lungo il corridoio. Sembrava più lungo di prima, probabilmente il fatto era dovuto al suo stato pessimistico.
Si avvicinò alla camera da letto di sua sorella Nina, entrò nella stanza e si diresse verso il letto. I suoi lunghi capelli biondi erano raccolti in una treccia; legati con un nastro bianco di seta.
Dormiva pacificamente mentre abbracciava il suo gattino di pezza che la madre aveva realizzato per lei. Si inginocchiò davanti al letto e appoggiò le braccia e la testa sul materasso mentre delicatamente accarezzava le sue guance.
"Nina ..." sussurrò "sei adorabile, non voglio lasciarti" i suoi occhi si aprirono lentamente
"Dove stai andando?" chiese. I suoi dolci occhi azzurri fissarono innocentemente quelli del fratello "Ovunque tu vada, tornerai?"
"Sì"
Friedrich andò alla finestra e scostò le tende. il buio della notte stava lasciando spazio al giorno. La terra sembrava così calma. Non c'era nulla di disturbante, solo i campi di mais che ondeggiavano sospinti dal vento. Sentì la sua mano intrecciarsi con quella della sorella.
"Puoi portarla con te?" chiese mentre gli porgeva una piccola bambola di stoffa. La mise nella mano del fratello che la guardò con lo sguardo offuscato. Annuì e l'abbracciò prima di lasciare la camera.
Il soggiorno era avvolto nel buio e nel silenzio, ma una luce in cucina indicava la presenza di qualcuno.
"Papà?" disse.
L'uomo alzò lo sguardo dal tavolo della cucina mentre infilava degli oggetti in una logora borsa a tracolla. Sorrise come sempre, ma i suoi occhi parlavano di dolore.
"Porta queste cose con te. Ho preparato delle cose che potrebbero servirti" disse.
Rimase a fissare il padre. Guardò il suo viso, sembrò che Friedrich stesse invecchiando con lui.
"Papà, non posso spiegarti quanto io ti sia riconoscente per averti avuto come guida nella vita. Mi hai insegnato alcune procedure per aiutare i feriti, mi hai fatto crescere con le tue parole sagge. Hai cresciuto un figlio che difenderà coraggiosamente la sua patria"
L'uomo aveva un sorriso di apprezzamento mentre piangeva piano.
"Sono onorato di avere un figlio così. Hai vinto tu, ormai sei grande"
Friedrich guardò la cucina e il soggiorno un'ultima volta. Ricordò i momenti in qui tutti e quattro ridevano mentre Nina e la mamma ballavano e una dolce melodia proveniva dalla radio, e il padre che leggeva i referti medici sulla sua poltrona.
"Meglio che vada" disse. L'uomo si alzò e abbracciò un'ultima volta il figlio.
"Addio, Friedrich Muller. Il mio unico e valoroso figlio"
Aprì la porta d'ingresso e uscì. L'uomo rimase fermo sulla soglia salutando con la mano. Si voltò a guardare e vide che vicino al padre c'era la sorella che teneva la mano del padre mentre con l'altra salutava.
"Addio papà! Addio Nina!" urlò agitando le braccia "addio mamma" disse piano.
Raggiunse la sua bici. Si sedette sul sellino. Il cuore batteva ansiosamente nel corpo. Pedalò fino alla stazione ferroviaria più vicina.
D'ora in poi, non c'erano più strade per tornare indietro.
ANGOLO AUTORE
Ho trovato questa melodia molto toccante che a parer mio, si adatta benissimo a questo capitolo. Buon ascolto!
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