CAPITOLO II

Arrivato nel mio nuovo appartamento, lontano più di 200 km dalla mia città natale e abbastanza distante da ogni centro abitato, scaraventai le valige, mi accanii sulla tappezzeria e mi buttai sfinito sul letto.

Non ci capivo più niente.

Da un giorno all'altro, senza nessun preavviso, ero un appestato.

Adesso mi trovavo isolato dal mondo che avevo sempre conosciuto, senza nessuno su cui fare affidamento.

Stetti rintanato in un angolo per un giorno: ero troppo scosso da non sapere cosa fare; credevo che lo sbaglio fosse aver rivelato a tutti di essere ancora vergine, che quello mi avesse condotto alla rovina... ma non fu così: solo ora me ne accorgo, a distanza di anni; furono le scelte che feci in seguito a rendermi schiavo di un qualcosa che avevo fin troppo sottovalutato.

18 giorni...

...

Ad ogni modo, impazzii.

Mi alzai in piedi lacrimante e giurai avrei trovato una ragazza.

Dovevo farlo, subito, categoricamente!

...

Che stupidaggine.

Credevo che fare sesso per forza avrebbe risolto il problema: andavo con la prima che me la dava, facevo quello che doveva essere fatto e poi sarei tornato alla vita normale, se così poteva essere chiamata. Poi il resto sarebbe venuto da sé ed anch'io, come i miei ex compagni, mi sarei potuto fregiare di essere uno scopatore nato!

Fine!

Sì... "fine"...

Come posso raccontare come affrontai gli ultimi 2 anni circa senza essere troppo ripetitivo?

...

I libri per studiare li avevo: non avrei frequentato l'Università, almeno per il momento, ma col cavolo interrompevo la mia passione! Nel mentre mi sarei fatto piacere qualsiasi tipo di lavoro, così pagare bollette e simili non sarebbe stato un grosso problema.

Mi assunsero in una piccola palestra; controllavo all'ingresso che tutti vi accedessero con l'apposita tessera (e che fiche vi accedevano!).

I soldi bastavano; potevo pure permettermi qualche piccola attrezzatura per svagarmi e fare pratica, anziché limitarmi alla sola teoria dei manuali.

Costruire cosucce aiutava a dar aria al cervello: qualche oggettino a molla, qualche circuito elettrico, piccole riparazioni in casa che mi agevolavano nel risparmio e nell'evitare seccature.

Acquisivo esperienza a ritmi frenetici: avrei potuto ambire a incarichi nel settore profumatamente retribuiti avessi pure impugnato il pezzo di carta giusto.

Quel che le mie mani fabbricavano, sorprendentemente, quasi prendeva vita!

E per quanto concerne l'amore?

...

Fallii.

Sempre.

Miseramente.

Ero troppo abituato a vivere da solo o con poche persone; come potevo fare amicizia con gente nuova se non avevo le basi per costruirla? Senza contare che, qualora fosse trapelato blandamente la mia condizione di... "vergine", la situazione sarebbe degenerata.

"Quando?

Quando?

...

Quando finirà?".

Fingersi ciò che non ero!

Soluzione ad hoc!

Mentire spudoratamente, alla stregua di quei bastardi conosciuti a ingegneria!

Inizia con calma: adottai alcune strategie molto comuni, frequentando bar, discoteche; tuttavia dovevo muovermi con cautela: lo stipendio non era quello da dirigente e soddisfare i miei capricci (ossia assemblare congegni) non era facile.

Le donne c'erano, il coraggio... quello proprio no: ero una schiappa!

Come potevo presentarmi? In che modo?!

Ho sprecato e gettato al vento miriadi di buone occasioni.

Un coglione!

Mi rassegnavo, terminavo il turno e immancabilmente mi ritrovavo a bere in un bar della zona a piangermi addosso (ebbene sì, imparai a bere e ad andare ben oltre la birra); allorché tuttavia mi domandai:

"A cosa serve andare in questi luoghi pubblici se non sono in grado di combinare nulla di buono, neanche raccontare qualche mezza verità?!".

Dalle mie sciatte condizioni da alcolizzato si diramavano poche premesse affinché fossero gli altri a cercarmi; dovevo smettere di isolarmi e cominciare ad interagire, altrimenti non ne sarei mai uscito!

...

Facile a dirsi.

Non riuscivo ad aprirmi con nessuno e, quando qualcuno pareva intenzionato a farlo, io facevo di tutto per chiudere la conversazione.

Poi... conobbi un ragazzo: era un tipo molto esuberante, carismatico, uno di quelli che trascina le persone. Non ricordo nemmeno come abbiamo fatto a entrare in confidenza; semplicemente, da un giorno all'altro, abbiamo cominciato a darci del tu e a chiacchierare.

Questo tale aveva un'infinità di amici ed amiche, carrellate di conversazioni e gruppi Whatsapp attivi, si recava con le sue comitive in posti sempre nuovi per divertirsi.

Feci di tutto per rimanergli simpatico (almeno mi sarei potuto aggregare): ovvero divenni il suo zerbino, dignità zero: dopo due mesi di dialoghi e conversazioni in cui lo assecondavo e gli davo ragione su qualsiasi argomento (cosa che gradì), cercando nondimeno con velleitaria attorialità di far capire non stessi palesemente mentendo, finalmente mi invitò ad unirsi ad uno dei suoi gruppi.

Non stavo più nella pelle!

Se solo avessi saputo che da quel momento in poi le cose sarebbero solo peggiorate...

...

Uscimmo.

Venni introdotto alla sua combriccola di circa venti persone, di cui almeno la metà erano ragazze (della palestra e non); e, se posso dirla tutta... le aveva scelte davvero bene! Forse troppo bene: toniche, curate, modelle mancate.

Iniziai a presentarmi e già avvertivo la tensione crescere; il cuore batteva con traumatica irregolarità; praticamente mi innamoravo di chiunque mi stringesse la mano (se di amore possiamo parlare).

Dovevo resistere! Avessi lasciato trasparire imbarazzo o mi fossi ammutolito nel bel mezzo d'un discorso, o non fossi stato credibile nel raccontare i miei "trascorsi da donnaiolo" puramente inventati, sarebbero stati guai grossi! E infatti, manco a farlo apposta, bastarono pochi secondi e tutti i buoni propositi andarono a farsi benedire: quasi al termine delle presentazioni, ecco sopraggiungere LEI, che, a tradimento, mi sfiora la mano in maniera elegantemente provocante.

...

Fu solo la mia impressione, parliamoci chiaro; ma poco conta: non avete idea di cosa provai nel mentre che mi salutava e mi diceva il suo nome.

Quale fosse... non lo ricordo: preferii dimenticarlo in fretta.

Fatto sta che, come col mio amico prima, eccomi diventare il tappeto per le scarpe di qualcun altro; però nella mia testa funzionava, ergo stavo giocando bene le mie carte nell'evitare di rivelarle immediatamente le mie cavernicole intenzioni di portarla a letto, eventualmente fare coppia e liberarmi così d'un gran peso.

Presi ad uscire con loro solo per poterla rivedere. Avrei potuto farne a meno, ma non potevo. Il giorno non facevo altro che pensare a lei (nuda) e così anche la notte.

La sognavo.

Occupava con insistenza ogni attimo della mia esistenza, sentivo il mio povero battito cardiaco andare in estasi, accelerare e decelerare in continuazione quando riflettevo sul probabile futuro che avremmo potuto condividere.

Questa mia fissazione durò parecchi mesi.

Parecchi mesi nei quali rifilai cazzate su cazzate (con discrezione) per passare da vero uomo: nel dubbio, riadattai le balle della famosa serata alla facoltà d'ingegneria. Il problema è che, pur non essendo esagerate, venivano affossate nientemeno che dal sottoscritto, incapace di suffragarle con la pratica o con tono da spaccone.

Da qui, l'inizio della fine.

...

Il mio amico arrivò da me un pomeriggio e cominciò a parlarmi di una sua conquista e di come nel giro di un quarto d'ora l'avevano già fatto.

"Te invece a donne come va?" mi domandò subdolamente.

Rieccoci: voleva mettermi alla prova.

Sicuramente il mio palpabile interesse nei confronti della tizia non era passato inosservato; e siccome non avevo ancora combinato nulla con la tizia, qualcuno stava cominciando a porsi interrogativi; ben presto le fanfaluche sulle quali reggeva la mia credibilità sarebbero state demolite non fossi corso ai ripari!

Riuscii a cavarmela con astuzia sopraffina: dissi che a seguito di determinate "esperienze negative" (incastonate in un lasso di tempo immaginario che si dispiegava da poco prima del trasloco al presente), avevo sviluppate difficoltà a relazionarmi con l'altro sesso.

Sparai qualche stronzata sulle mie quattro ex, sulle relazioni turbolente che avevo vissute (ben studiate sulla carta affinché nessuno potesse trovare buchi di trama) e... parve convinto dalla mia versione (?)

...

"Sai, io avevo un amico che... alla nostra età non l'aveva fatto, pensa un po'.".

Brivido.

"Ti parlo di due/tre anni fa.

Non riusciva ad avere una ragazza: asseriva gli mancasse l'appiglio finale, la carta vincente, e pretendeva di illuderci quello era il motivo. Per carità, rendeva bene l'idea stesse convivendo con una persistente frustrazione che lo tallonava, ma vai a sapere: avesse in realtà avuto qualcosa da nascondere?".

...

Non chiesi approfondimenti: quello era sicuramente un modo di pensare tipico di chi si sentiva in dovere di discriminare le "vergini", dunque dovevo diligentemente annuire; comunque iniziò a spiegarmelo di sua iniziativa - forse per mettermi ulteriormente sotto pressione.

"Sai, fosse stato omosessuale, o... magari... le sue dimensioni non fossero state all'altezza, bene o male poteva superarlo." proseguì. "Ma se fosse stato un pedofilo?".

Terminata la frase, mi si rivolse contro fissandomi!

"Superati i 20 anni, bisogna aver concluso, altrimenti si rischia di dare "brutte impressioni". Certo, c'è chi mente sul proprio "status" per passar bene o per rimorchiare ragazze che altrimenti se ne terrebbero alla larga.

Ne ho sentite di incredibili.

Se però vieni scoperto...".

...

Quel discorso mi fece accapponare la pelle.

Lo... "status"?

...

Non so con certezza se quello era solo il suo pensiero, benché lo facesse passare come ecumenico, e se la medesima "logica" valesse anche per le donne... ma... CHE CAZZO?! In che diavolo di mondo ero finito?!

...

Allora... ero stato deriso e cacciato sia dall'Università che da casa perché potenzialmente pedofilo? Quelle erano le "strane voci" che aleggiavano intorno alla mia persona? Questo aveva voluto dire mio padre con quella missiva? E si erano addirittura premurati di regalarmi una casa in culo al mondo qualora avessi fallito?! Cazzo se avevano pensato ai particolari, i vigliacchi!

...

"La gente in città stava iniziando a parlare, a squadrarlo torvo. Comprensibilmente." aggiunse. "I suoi genitori facevano finta di nulla, ma erano pronti a farlo sloggiare.

Lui s'imponeva di crescere, di diventare uomo al più presto, "provavamo" a dargli credito, ma ad ogni suo appuntamento rovinato la sua reputazione ne risentiva: il marchio della vergine lo perseguitava, i sospetti si infittivano, i pettegolezzi giravano, le ragazze lo trovavano viscido e chi aveva figli glieli teneva alla larga.

Un giorno disse avrebbe tentato il tutto per tutto: scaricò Tinder, conversò per un po' con una di un'altra zona e organizzò una cena in un ristorante lontano da qui.

Noi escogitammo un piano per aiutarlo: uno di noi scelto a caso dall'allora gruppo di classe gli introdusse un preservativo nella tasca del giubbotto che si intravedesse appena.

Toccò a me.

Sai come andò a finire? Che la sera stessa lo fece e riacquistò la propria virilità. Non sai che piacere è stato per lui - e soprattutto per noi - sapere che aveva vinto le sue paure e raggiunto i suoi obiettivi.".

...

Ah...

Cioè... era bastato questo?

...

Un finale piuttosto sbrigativo.

No, perché m'interrogai: che colpo di scena era? In che modo quel preservativo lo aveva aiutato?

All'inizio fantasticai sul fatto che il famoso amico, dacché passare per "illibato" non era bello, non avesse ovviamente accennato al suo "status" nelle conversazioni di Tinder e che, a fine serata, oppure durante, la scoperta del profilattico fosse avvenuta nel momento opportuno: lei lo scorge che fa capolino, si illude che il suo interlocutore sia uno sempre pronto all'azione, e VIA!

Sotto le coperte!

...

Oppure era andata male e aveva finto d'aver "inzuppato il biscottino"; d'altronde aveva scelto una località lontana apposta; però... i suoi "begli amici" si fidavano ciecamente? Nessuno che avesse rintracciato questa presunta signorina per avere un resoconto dettagliato?

Altrimenti, plausibilmente... l'intera storia era una puttanata raccontata da uno altrettanto casto: come quella raccontata da quel demente del mio compagno di stanza che la sua prima volta l'aveva affrontata su un panfilo di 32 metri.

...

Oddio, ok che l'alcol la faceva da padrona, ma nessuno aveva messo in dubbio quella storia; possedeva davvero un panfilo di 32 metri? Che la facoltà fosse molto prestigiosa e che neanche la mia famiglia scherzasse lo sapevo, ma...

Facile cuccare così!

Ad ogni modo, risposi che ero felice per lui, ma che non era così facile trovare qualcuno che ti cede un preservativo senza chiedere nulla in cambio e avere persino fortuna.

Sapete cosa fece?

...

Mi si avvicinò e, senza farsi vedere, mi mise un profilattico in tasca.

"Adesso va' da lei, perché tanto si vede che ti piace, e fa' quello che devi fare!".

...

Deglutii.

Mi aveva sgamato?

...

Ad ogni modo, se era vero che la strategia aveva funzionato una volta... avrei potuto far sesso e riprendermi la dignità che mi avevano rubato!

...

Non avevo scuse!

Ringraziai e mi dette una sonora pacca sulla spalla.

Così, non senza pochi grattacapi, mi preparai al grande evento.

Nervosamente. 

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top