Capitolo 3 ∼ L'idea di Frank
Dormitorio di Grifondoro, Giovedì 1° settembre 1977
Era soltanto mezzanotte, eppure nella Sala Comune di Grifondoro regnava un silenzio tombale. In qualsiasi altra notte dell'anno, sarebbe stato impossibile trovarla così quieta, ma il primo Settembre non era un giorno come gli altri.
I giovani maghi, stanchi dal viaggio e desiderosi di aggiornare i compagni di stanza sulle avventure estive, si erano rintanati in dormitorio molto prima del solito. Era strano vedere quell'enorme salone vuoto e pulito, senza libri posati alla rinfusa e piume dimenticate in giro.
Lily, Alice e Marlene cercarono di essere più silenziose possibile nell'attraversare la Sala Comune, in quel profondo silenzio anche il minimo rumore avrebbe attirato l'attenzione comese fosse caduto un calderone. Salirono le scale trattenendo il respiro, sperando di non svegliare nessuno.
Le tre ragazze erano state diverse volte nel dormitorio maschile di Grifondoro, visto che ai maschi non era permesso salire in quello femminile. Marlene cercò di non pensare all'ultima volta che aveva percorso quelle scale, il ricordo della sua rottura con Sirius era ancora molto più fresco e doloroso di quanto riuscisse ad ammettere a se stessa.
La camera dei ragazzi si trovava al secondo piano, sempre la stessa da sette anni. Fuori da essa un cartellino riportava i nomi dei cinque occupanti, ma i Malandrini avevano già cancellato i loro e scritto sopra i soprannomi con cui erano conosciuti.
Si avvicinarono alla stanza e Alice bussò.
«Ciao ragazze, entrate pure», disse Remus, aprendo la porta.
La camera era perfettamente identica a quella a cui erano abituate, cinque letti a baldacchino erano disposti in semicerchio e una porta sull'altro lato conduceva al bagno. Nonostante fossero ad Hogwarts da neanche un paio d'ore, il caos aveva già preso possesso della stanza. Il contenuto di un intero baule giaceva sparso sopra ad un letto, sembrava che fosse passato un uragano.
«Scusate il disordine», disse Remus arrossendo. «Ho provato a convincerli a mettere a posto, ma nessuno mi ha dato retta e quando ho usato la magia hanno ribaltato il mio baule.»
Marlene diede una pacca sulla spalla al ragazzo, dormire con quattro bestie come i suoi compagni di stanza non doveva essere per nulla facile. Con la bacchetta sistemò la camera, fissando Sirius negli occhi come per sfidarlo a dire qualcosa.
Il ragazzo, seduto sul bordo del proprio letto, non aprì bocca, ma una scintilla che non faceva presagire nulla di buono brillò nel suo sguardo. Marlene cercò di ignorarlo e seguì le sue amiche, mentre un coro di saluti risuonava per la stanza.
I padroni di casa avevano fatto comparire alcuni cuscini, così da riuscire a sedersi tutti in circolo. I Malandrini si erano già sistemati, le ragazze presero posto accanto a loro e si misero a fissare Frank.
«State aspettando me?» Chiese Frank ridendo, dopo un minuto buono di silenzio.
«Si!» Esclamarono tutti in coro.
Marlene alzò gli occhi al cielo, notando di sfuggita che anche Remus aveva compiuto lo stesso gesto. La vita di quel ragazzo era decisamente troppo dura.
«Allora questa estate, durante una delle mie famose e lunghissime docce ho avuto un'idea. Siamo tutti consapevoli che là fuori la guerra è iniziata e che noi non siamo pronti per combatterla. Certo, quasi tutti sogniamo di fare gli Auror e tra qualche anno avremo una preparazione decente, ma non credo che avremo tutto questo tempo a disposizione», cominciò a spiegare.
A questo punto fece una pausa, permettendo a tutti di riflettere su quanto detto. Marlene non faticava ad immaginarlo davanti allo specchio mentre provava e riprovava quello stesso discorso. Adorava Frank, ma sapeva che era in grado di essere molto teatrale quando voleva.
Erano, pero, tutti perfettamente consapevoli della realtà delle sue parole, non solo perché avrebbero dovuto iniziare a combattere molto prima della fine del corso per diventare Auror, ma anche perché non sapevano quanti di loro sarebbero sopravvissuti.
«I professori continuano a ripeterci che siamo solo dei ragazzi e che non dobbiamo ancora preoccuparci per queste cose, ma noi non smettiamo di pensarci ed arrivare impreparati non è la soluzione corretta», continuò.
Frank fece un'altra pausa, durante la quale i ragazzi cominciarono a muoversi sui cuscini, infervorati dal suo discorso, ma senza aver capito dove stesse andando a parere. A cena aveva accennato a gruppi di ripasso ed ora parlava di guerra, il nesso tra le due cose non sembrava chiaro a nessuno.
«E quindi?» Chiese Marlene, rimarcando la sua famosa pazienza.
Va bene l'essere scenici, ma questa continua suspense stava cominciando ad irritarla non poco. In più continuava a sentirsi addosso le iridi grigie di Sirius e questo non aiutava per niente. Maledetto Frank e maledette le sue docce.
«Quindi ho pensato di creare un gruppo, attualmente senza nome» spiegò finalmente Frank. «Molti di noi sono particolarmente dotati in qualche materia...»
«Marlene sa benissimo in cosa sono dotato io...» lo interruppe Sirius.
«Sirius, taci», rispose Marlene arrossendo.
Sapeva di essere stata lei a provocarlo, ma non si aspettava una battuta di quel tipo. Era tornato tutto esattamente come prima della loro travagliata relazione, forse era il caso di fare un discorso serio al ragazzo anche se parlare di emozioni non era il loro forte.
«Ecco, non è esattamente questo quello a cui mi riferivo», cercò di riprendere le fila del discorso Frank. «Alice è la migliore in incantesimi, Lily in pozioni, Remus in difesa contro le arti oscure, James in trasfigurazione, Peter in divinazione, Sirius, beh è Sirius.»
«E io?» Chiese Marlene indignata.
Si era distratta un attimo a pensare a quel povero di cervello di Sirius ed ecco che si perdeva il succo del discorso. Era certa che l'amico non l'avesse nominata e aveva sentito chiaramente le parole "Peter" e "divinazione", non poteva essere che Codaliscia avesse un ruolo e lei no.
«Marlene tu sai volare e mi sembri perfetta per erbologia, ma fammi finire», le rispose infastidito Frank.
La ragazza si pentì un pochino della sua impulsività, sapeva quanto impegno ci avesse messo il ragazzo per progettare tutto questo e non voleva essere proprio lei a distrarlo dal suo momento di gloria. Era vero in erbologia era effettivamente brava, quasi quanto a volare. Non sapeva a che cosa potesse servire coltivare una pianta in guerra, ma capì che non era il caso di interrompere di nuovo il discorso del compagno.
«No, aspetta, hai nominato tutti tranne te stesso!» Disse Alice.
Marlene notò che la ragazza era visibilmente arrossita da quando Frank l'aveva definita brava in incantesimi e che non riusciva a staccare gli occhi da quelli del ragazzo. Ghignò pensando a quanto l'avrebbe presa in giro una volta tornate in dormitorio.
Quella serata dai Malandrini si stava rivelando più interessante del previsto.
«Io coordinerò il progetto», spiegò lui sorridendo.
«Se non fa il capo, non è contento», commentò Lily.
«E io lo aiuterò», intervenne Sirius che non sapeva stare più di un paio di minuti in silenzio.
Marlene si chiese se Frank avesse dato all'amico un ruolo solo per farlo stare zitto. Lei avrebbe di sicuro fatto così, non avrebbe affidato al Malandrino neanche la piuma che odiava di più.
Eppure, non era sempre stato così, si sorprese a pensare, una volta lo aveva addirittura fatto volare sulla sua scopa. Allontanò il ricordo con rabbia, c'erano momenti da non rivangare, sicuramente non in quella stanza.
Notò che Sirius non le aveva ancora staccato gli occhi di dosso e non poté trattenersi dall'arrossire. "Sto diventando peggio di Alice", si sgridò.
«Comunque, non mi avete ancora fatto spiegare in cosa consiste il progetto», riprese a parlare piccato Frank. «L'idea è di fare una lezione a settimana per materia, dobbiamo prima trovare un gruppo di ragazzi disposti ad imparare e a non parlarne con nessuno. Infrangeremo un sacco di regole, quindi ho bisogno di avere dalla mia parte i due caposcuola di quest'anno», finì la frase guardando Lily e James.
I due giovani si scambiarono uno sguardo, il ragazzo visibilmente si stava chiedendo se la collega avrebbe accettato di essere dei loro, era ovvio quale sarebbe stata la sua scelta. Marlene li guardò interagire in modo non verbale e alzò le sopracciglia, qualcosa tra i due stava finalmente cominciando a scattare.
«Ma certo!» Esclamò Lily. «Sono completamente d'accordo con il tuo discorso iniziale e tra poco saremo fuori di qui, quindi chissene frega delle regole.»
Nella stanza calò il gelo.
Lily perfettina Evans aveva appena pronunciato la frase "chissene frega delle regole", usando un inglese scorretto e andando contro tutto il suo credo.
Da qualche parte nel castello la professoressa McGranitt ebbe un principio di infarto.
«Evans tutto bene?» Chiese abbastanza stupito Sirius. «Sei tu o qualcuno sta usando la Pozione Polisucco?»
«Sempre simpatico Black», non riuscì a trattenersi dal rispondere Marlene.
Lo sguardo del ragazzo, che si era posato su Lily per qualche istante, tornò a trapassarla. La sfida brillava nei suoi occhi e Marlene si pentì per l'ennesima volta di avergli dato corda. Sapeva cosa sarebbe successo dopo, un'interminabile caccia che li avrebbe portati a ferirsi di nuovo.
Per questo allontanò i suoi occhi azzurri da quelli grigi del ragazzo, cercando di fargli capire che non potevano ricominciare tutto da capo. Eppure, continuò a sentire il peso di quello sguardo addosso per tutta la serata.
«Siamo tutti d'accordo quindi?» Concluse il giovane Paciock.
Un brontolio di assenso si diffuse per la stanza. Non solo erano d'accordo, ma erano tutti entusiasti dell'idea. Erano anni che si sentivano inutili rispetto alla guerra che infuriava al di fuori delle mura del castello. Tutti loro ne avevano sentito gli effetti, i giornali non ne parlavano direttamente, ma il numero di morti e scomparsi non smetteva di crescere e il terrore si diffondeva sottile come il fumo di una pozione ben riuscita.
«Frank solo una cosa», spezzò il silenzio denso di significato Peter. «Dobbiamo trovare un nome prima di provare a reclutare altri. Sarà già difficile convincerli così, chiamarlo progetto senza nome non aiuterebbe la causa.»
«Proposte?» Chiese pragmatico Frank.
Un attimo di silenzio e poi cominciarono tutti a rispondere insieme. A Marlene non veniva in mente niente, non riusciva a smettere di pensare a quello che era successo con Sirius. Notò invece le sue amiche proporre nomi simpatici come "Progetto Paciock" o "Operazione Contro la Guerra". Non si stupì di notare che la prima era l'idea di Alice.
«Ordine della Quaglia!» Disse Sirius mentre James urlava: «Squadra della Fenice.»
«Direi che Ordine della Fenice è perfetto», concluse Remus.
In silenzio tutti annuirono, consapevoli di star creando qualcosa di importante e sicuramente molto più grande di loro. Le cose da fare erano ancora tante: trovare un posto, persone disposte ad imparare e un modo per comunicare, ma l'idea stava prendendo forma.
L'Ordine della Fenice stava nascendo.
«Ha anche una bella valenza simbolica», spiegò Lily al gruppo, ricordando a tutti perché la chiamavano so-tutto-io. «La fenice rinasce delle proprie ceneri, come noi faremo da quelle del Mondo Magico quando finalmente finirà questa guerra. In più è l'animale da compagnia di Silente, mentore indiscusso della rivolta contro Voldemort.»
Marlene raggelò, erano ormai anni che il nome del Signore Oscuro era legato al terrore e alla paura. Nessuno osava più nominarlo, anche i suoi genitori lo chiamavano Tu-sai-chi. Era un atto di coraggio quello che stava facendo Lily, sanciva un momento importante.
«Ma dove pensi di fare queste riunioni?» Chiese Alice, quando finalmente tutti si ripresero dallo shock causato da quelle semplici tre sillabe.
«Hai toccato un altro punto dolente, idee?» Le rispose Frank.
Di nuovo silenzio, nessuno di loro sembrava avere uno sguardo particolarmente convinto. Marlene pensava soltanto alla stanza dei Malandrini che però non era per niente adatta al compito. Intanto avrebbero potuto entrarci soltanto i Grifondoro e, poi, era troppo semplice coglierli in flagrante.
«In realtà io un'idea ce l'avrei», disse un po' titubante Peter.
«Peter?» Chiese scettico Frank.
Nessuno aveva mai avuto grosse aspettative sul più taciturno dei Malandrini. Marlene lo detestava più o meno apertamente e quasi tutto il castello si chiedeva cosa c'entrasse quel ragazzo tranquillo con quel gruppo di scapestrati. Era addirittura più ovvio il ruolo di Remus che, per quanto fingesse di essere un angelo finito per sbaglio all'inferno, era ovvio avesse progettato molti dei piani geniali dei Malandrini.
«Sapete tutti che mia madre mi manda strillettere un giorno sì e l'altro pure? L'anno scorso ero al settimo piano davanti all'arazzo di "Barnaba il Babbeo bastonato dai Troll" e stavo pensando di voler trovare un luogo in cui buttarle mentre passeggiavo davanti ad una parete. Ed ecco apparire una stanza che sembrava proprio una discarica. Ho scoperto che è magica: si trasforma esattamente in quello di cui hai bisogno», spiegò tutto d'un fiato il ragazzo.
Stavano tutti guardando Peter con gli occhi spalancati, era il discorso più lungo che chiunque gli avesse mai sentito fare, il ragazzo non era famoso per la sua sagacia e di solito non faceva altro che seguire gli amici.
«Wow, Peter, mi sembra perfetto», disse Frank sinceramente stupito.
«Tu sapevi di un posto come questo e non ce lo hai mai detto?» Tuonò James. «Hai idea di quanti scherzi si possono organizzare con una stanza del genere al nostro servizio? Per non parlare della possibilità di...»
Lo sguardo del ragazzo saettò veloce verso la collega Caposcuola prima di decidere che era il caso di tacere. Marlene fu quasi sicura di aver sentito Remus sussurrare «ed ecco che il P.A.C.E. diventa biennale».
«Ordine della Fenice, ogni settimana nella stanza della necessità», disse Lily.
Tutti annuirono pensando che quello fosse il nome perfetto. La conversazione si spostò su temi più leggeri, mentre la Caposcuola sgridava James per le idee malsane che aveva in testa e Peter rischiò di essere buttato fuori nudo dal dormitorio.
Marlene non riuscì a smettere di pensare a quel paio di occhi grigi che continuavano a fissarla.
Sarebbe stato un anno decisamente complicato.
∼ ∼ ∼
Una volta che le ragazze ebbero lasciato la stanza, anche per i padroni di casa fu il momento di andare a dormire. Un lieve russare proveniente dal letto di Frank fece capire a Sirius che il ragazzo si era già addormentato.
Non riusciva a smettere di pensare alla serata appena passata. Gli era piaciuto rivedere finalmente Marlene, anche se non l'aveva infastidita per tutta la sera. La tormentata relazione dell'anno precedente aveva lasciato una tensione tra di loro ed era contento di scoprire che tutto poteva tornare come prima.
L'idea di Frank lo aveva profondamente stupito. Si sentiva particolarmente responsabile per la guerra là fuori, visto da che parte si sarebbe schierata la sua famiglia. Era stato bello fare squadra con gli altri, ma un pensiero continuava a ronzargli nella testa.
Si rigirò per qualche minuto nel letto indeciso se parlarne con il suo migliore amico o lasciare stare.
La pazienza, però, non era indubbiamente compresa tra le doti del rampollo di casa di Black.
«Ramoso, dormi?» Sussurrò appostandosi di fianco al letto del ragazzo.
«Ci stavo provando Felpato», rispose laconico James.
Sirius piombò sul letto del suo migliore amico costringendolo a fargli spazio. Negli anni era già capitato che dormissero insieme, soprattutto nei momenti più tenebrosi. Diverse volte il primogenito di casa Black, proprio a causa della sua famiglia, aveva avuto bisogno di James per domare i suoi incubi. Non c'era imbarazzo tra loro, ormai erano come fratelli.
«Credi che sia arrivato il momento di condividere con Frank e le altre la Mappa del Malandrino e tutto il resto?» Chiese quando finalmente James gli ebbe lasciato un po' di spazio nel letto.
«Forse questo dovrei chiederlo a Remus», aggiunse dopo averci pensato un secondo di più.
Erano anni che discutevano su quell'argomento, si sentivano tutti in colpa per aver tagliato fuori Frank dalle loro mirabolanti avventure. Non lo avevano premeditato era solo capitato che gli altri scoprissero contemporaneamente il Piccolo Problema Peloso di Lunastorta.
«No, Sirius, non mi sento ancora a pronto a raccontare tutta la storia. Potrei cominciare a dirlo a Frank e se la Mappa dovesse rivelarsi utile potremmo condividerla», rispose Remus dall'altro capo della stanza.
Ovviamente la scelta non dipendeva da Sirius, eppure egoisticamente aveva sperato in un'altra risposta. Non vedeva l'ora di parlarne con Marlene per rivelarle il reale motivo delle sue assenze proprio nelle notti di luna piena. La ragazza era convinta che lui avesse qualcosa da nascondere come un'amante e a nulla erano valse le sue proteste.
Peter, con il secondo slancio di personalità della giornata lancio un cuscino su Sirius.
«Ragazzi basta!» Urlò.
E così iniziarono tutti a prenderlo a cuscinate, certo aveva avuto ben due idee geniali, ma restava sempre il solito Peter.
∼ ∼ ∼
Nella stanza delle ragazze si respirava un clima completamente diverso, eppure i discorsi erano molto simili. Il piano di Frank continuava ad essere ben presente nella mente di tutti.
Lily era sdraiata a pancia in su fissando le tende del baldacchino. Era ancora convinta di aver fatto la cosa giusta mettendo l'Ordine della Fenice davanti ai compiti da Caposcuola, ma la parte perfettina di sé continuava a protestare.
«Credete davvero sia una buona idea?» Chiese titubante Alice, come se avesse sentito i pensieri della ragazza. «Cioè, mi piace il piano di per sé, ma temo possa risultare un fallimento e che possa creare una serie di problemi a tutti noi.»
«Alice, mal che vada ci teniamo lezioni da soli, almeno noi otto siamo sicuri di essere interessati. Certamente anche Judy lo sarà e possiamo sentire anche Amy, Anne e Rachel», le rispose pragmatica Lily.
Erano gli stessi pensieri che si rincorrevano nella sua testa da diversi minuti, si era già fatta quelle domande ed era giunta a diverse risposte. Non poteva andare tanto male quanto credeva Alice, anche se le probabilità di essere scoperti restano elevate.
«Chi è Amy?» Chiese Marlene.
Lily alzò gli occhi al cielo. Possibile che la sua amica fosse così poco attenta al mondo esterno?
«Bones», le rispose.
«Dai nessuno chiama Amelia Bones per nome. Non credi siano un po' piccole?» Chiese Marlene protettiva.
Anche a questo Lily aveva già pensato, però sapeva che le ragazze erano giovani ma temerarie. Lei stessa non si sarebbe tirata indietro davanti ad una possibilità del genere. Il suo cuore perse un battito pensando a che cosa avesse dovuto affrontare lei alla loro età.
«Sono al quinto anno, credo che siano grandi abbastanza e temo che non ci sia altra scelta ormai», disse gelida Lily.
Le dispiacque rispondere così a Marlene, ma il pensiero di Severus le aveva, per l'ennesima volta, messo addosso una sensazione di angoscia. Certo sapeva che il ragazzo preferiva le Arti Oscure, ma non aveva mai pensato che forse un giorno avrebbe dovuto affrontarlo sul campo di battaglia.
«Ragazze! Di cosa parlate?» Chiese Mary svegliata dal troppo caos, giusto in tempo per ricevere il secondo incantesimo della giornata e tornare a dormire.
Beata innocenza, pensò Lily, cercando di togliersi dalla testa quei pensieri cupi e prendere sonno. Un istante prima che la stanchezza avesse la meglio un piccolo pensiero le fece capolino in testa: l'espressione pentita di Potter dopo aver affrontato Piton. Forse il ragazzo stava davvero cambiando.
Forse.
Ciao ragazzi,
Eccoci arrivati alla revisione del terzo capitolo che si è trasformato in un mostruoso mattone di più di 3000 parole. Scusate, ma il lavoro da fare era tanto e mi dispiaceva spezzarlo a metà.
Stiamo conoscendo un po' meglio il rapporto tra Marlene e Sirius, il loro travagliato modo di interagire e la loro storia. Spero che piano piano vi innamoriate di Lene tanto quanto lo sono io, è un personaggio complesso a primo acchito non troppo simpatico e un po' superficiale, ma che rivelerà un sacco di sorprese.
Ci vediamo presto con la revisione del capitolo 4, ho già riletto i primi paragrafi e so che ci sarà bisogno di un restauro completo. E come sempre: abbiate pazienza <3
Un bacio,
La Vostra Corvonero
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