Capitolo 18

Aula di Babbanologia, Giovedì 8 dicembre 1977

Le lezioni di Babbanologia erano in assoluto le preferite di Frank per diversi motivi.

Prima di tutto la professoressa Norman li invitava ad indossare capi Babbani al posto della divisa per imparare a confondersi meglio tra loro e per scoprire al meglio le loro usanze. Secondo Frank le felpe erano la più grande invenzione dell'umanità e trovava la noiosissima uniforme di Hogwarts un crimine contro la creatività.

Secondo, trovava estremamente affascinante la tecnologia, non riusciva a capire perché quegli spocchiosi dei maghi avessero deciso di ritirarsi nel loro piccolo e stretto guscio e smettere di imparare dal mondo non-magico. Come si faceva a vivere senza un telefono? O una televisione?

Per un purosangue come lui tutti quelle informazioni erano nuove e non vedeva l'ora di uscire da Hogwarts per costruirsi una casetta piena di apparecchiature babbane.

Terzo, non c'erano i Malandrini.

Amava i suoi compagni di stanza e le loro stranezze, ma facevano troppo chiasso per i suoi gusti. Frank aveva bisogno di quelle ore settimanali in cui era lontano da loro per poter pensare e concentrarsi sui suoi problemi e sulle sue ultime idee.

L'ultima settimana era stata un disastro da qualsiasi punto di vista e in camera sua era assolutamente impossibile rilassarsi. Durante l'ultima lezione nella Stanza delle Necessità Lily era stata piatta e scontrosa, Frank l'aveva osservata lanciare sguardi pieni di odio verso James e Mary per tutto il tempo, ignorando le domande fatte dal resto dell'Ordine. Non aveva neanche insegnato loro qualcosa, andando completamente contro gli obiettivi delle lezioni.

Quando la notizia della relazione tra James e la McDonald era diventata di dominio pubblico, l'umore della caposcuola era precipitato, da allora passava le giornate a studiare senza parlare con nessuno. Così anche la sala comune non era più un luogo di pace, Frank percepiva l'umore nero di Lily come se fosse stato un abitante della stanza e non riusciva a concentrarsi.

James stava tutto il tempo con Mary e, nonostante i compagni di stanza tentassero in tutti i modi di capire cosa fosse successo, non raccontava a nessuno di perché avesse deciso di uscire con la McDonald. I ragazzi, di conseguenza, non smettevano di creare teoria strampalate urlando come al solito. Frank non aveva una particolare opinione sulla ragazza, pensava solo che il comportamento del caposcuola fosse molto strano. Aveva passato gli ultimi sette anni a parlare di Lily ed ora che lei era palesamene irritata dalla sua relazione, lui sembrava non accorgersene.

Neanche tra Marlene e Sirius correva più buon sangue. Il giovane Paciock aveva subito capito che il gesto del ragazzo durante la lezione sui Mollicci sarebbe stato frainteso. Conosceva Lene da molto prima di Hogwarts e sapeva che era tutto tranne una fanciulla indifesa. Se solo qualcuno dei suoi amici lo avesse interpellato avrebbe dato loro dei consigli per risolvere le questioni.

Frank emise un sonoro respiro mentre aggiungeva una nuova nota sulla pergamena che avrebbe dovuto contenere i suoi appunti.

"Signor Paciock sta sbuffando perché non è d'accordo con i sette modi con cui può essere prodotta la corrente elettrica?" chiese indispettita la professoressa Norman.

"No." disse con il suo solito cipiglio "Ha dimenticato la possibilità di utilizzare il vento per produrre l'energia eolica, ma i sette che di cui ha parlato sono stati tutti spiegati correttamente".

La donna lo guardò tra l'incredulo e l'offesa, ma poi lasciò correre. Era abituata alle stranezze di quel buffo ragazzo.

Frank non era una persona particolarmente studiosa, sapeva le cose perché si informava. La sua conoscenza era vasta e dispersa, non avrebbe saputo spiegare da dove provenivano la moltitudine di informazione che riempiva la sua testa.

"Io qui metterei un do" disse una vocina alla sua sinistra dopo che la professoressa ebbe ripreso a spiegare.

Il ragazzo un po' sorpreso girò la testa, trovando i grandi occhi scuri di Alice a fissarlo. Avrebbe giurato di non avere nessuno compagno di banco, come al solito. La piccola Grifondoro doveva aver occupato quel posto mentre lui era perso in speculazioni sui suoi compagni di casa.

"Dici? Anche a me sembrava mancasse qualcosa" le rispose.

Alice arrossì visibilmente, sembrava già essersi pentita di aver commentato lo spartito. Sapeva che il ragazzo era molto riservato sulle sue opere artistiche e sperava di non aver invaso la sua privacy.

"Suoni?" chiese Frank dopo qualche minuto di silenzio, in cui aveva fatto risuonare nella sua mente diverse versioni della stessa canzone giungendo alla conclusione che il "do" consigliato dalla compagna fosse un'ottima soluzione.

"Ho suonato il pianoforte per anni" spiegò lei a voce bassa, ancora molto imbarazzata.

Frank si chiese come mai non avesse scoperto prima di avere una passione in comune con la ragazza, erano gli unici due Grifondoro del settimo anno a seguire babbanologia, eppure non avevano mai davvero parlato durante quelle ore. Di solito lui si sedeva da solo in terz'ultima fila mentre lei occupava il primo banco di fianco a Meredith McBunny, la corvonero che aveva vinto il torneo di stupeficium.

"Perché hai smesso?" insistette, senza sapere perché gli interessasse.

Lei si accigliò, sembrava non averci mai ragionato. Frank si prese quegli istanti per studiarla, non aveva mai notato quanto fossero scuri i suoi occhi, faceva fatica a distinguerne la pupilla dall'iride. Quei due fari neri contrastavano nettamente con la pelle bianchissima, come se un pittore avesse dato colore a tutto il resto e poi si fosse dimenticato della carnagione.

"Non lo so" ammise lei "qui a scuola non ho mai avuto un vero e proprio pianoforte, mio padre mi ha insegnato un incantesimo per suonare nell'aria, ma non è mai stata la stessa cosa. I primi anni mi esercitavo ancora nel weekend, poi solo quando tornavo a casa e ad un certo punto ho semplicemente smesso".

Era arrossita mentre parlava e Frank la trovò particolarmente buffa, si vedeva che non si sentiva a suo agio a parlare di se stessa, ma che la musica aveva per lei un valore speciale.

"Potresti farne apparire uno nella stanza delle necessità" disse spostando verso di lei lo spartito ormai completo "Ti spiego l'incantesimo che uso per registrare sulla bacchetta e puoi provare a creare tu la base per la prossima canzone. Volevo creare un brano un po' più serio del solito, ma non assicuro niente perché Sirius potrebbe fare come l'ultima volta e sabotare il mio lavoro".

Alice rise ricordando quando il primogenito della nobile e antichissima famiglia Black aveva disturbato l'intera Sala Comune trasmettendo a tutto volume il suo capolavoro: "Vuoi un corso di trasfigurazione?". La professoressa McGranitt lo aveva quasi espulso quando un gruppo di spaventati primini le aveva comunicato quale parte del corpo avesse intenzione di trasfigurare.

"Posso provarci" rispose contenta "oggi pomeriggio prima della riunione provo ad esercitarmi, così calmo un po' i nervi. Fare da insegnante mi angoscia sempre un po', mi farà bene avere altro a cui pensare".

Frank si stupì di provare un certo calore nell'immaginarla mentre suonava il pianoforte, forse quel giorno per la prima volta nella storia sarebbe arrivato in anticipo ad un incontro dell'Ordine della Fenice.



Sala Comune di Grifondoro, Giovedì 8 dicembre 1977

A Marlene non piaceva stare ferma, odiava poltrire sulle poltrone della Sala Comune aspettando che succedesse qualcosa. Per questo motivo misurava a grandi passi l'intero perimetro della stanza aspettando che la sua amica Lily entrasse dal buco del ritratto.

Il tatto non era mai stata la sua principale dote, ma aveva deciso che era arrivato il momento di fare un intervento più duro. Alice aveva provato a farla ragionare, cercando di convincerla che la caposcuola non avrebbe apprezzato un attacco frontale, ma ormai Marlene era partita per la tangente.

Ormai era una settimana che Lily non rivolgeva più la parola a nessuno di loro, passava le giornate ad un tavolo della Sala Comune in silenzio studiando e tirando occhiate velenose a chiunque tentava di avvicinarsi. Marlene, Alice e Judy avevano tentato di parlare con lei, per tutta risposta la ragazza aveva lasciato la torre per andare in biblioteca.

Avevano anche provato a farla parlare solo con Judy, la più pacata delle tre, ma neanche la portiera aveva ottenute delle risposte. Per questo motivo Marlene aveva deciso che non c'era più tempo da perdere, la sua migliore amica doveva svegliarsi, a costo di farla arrabbiare.

Quando finalmente una testa rossa varcò il buco del ritratto la cacciatrice si buttò a capofitto su di lei tentando di braccarla.

"Lene!" rispose felice Anne.

"Ops" tentò di scusarsi Marlene, imbarazzatissima "pensavo fossi Lily".

"Non è la prima volta che succede" rise lei per tutta risposta "un paio di anni fa sono stata braccata da Severus Piton che cercava in tutti i modi di chiedermi scusa, mentre aspettavo Bones fuori dalla Sala Comune di Serpeverde".

"A proposito dov'è Bones?" rispose la ragazza notando che non vedeva le due migliori amiche insieme da un po', la Serpeverde aveva addirittura saltato l'ultima riunione dell'Ordine della Fenice.

Per tutta risposta Anne arrossì e le fece segno di seguirla in un angolo della Sala Comune. Marlene si disse che i drammi di Lily potevano aspettare, se qualcosa aveva allontano Anne e Bones doveva essere successo un disastro.

La rossa la guardò negli occhi per alcuni secondi prima di riuscire ad aprire la bocca. Un paio di lacrime avevano già cominciato a rotolare sulle sue guance piene. Se c'era una cosa che Marlene non sapeva gestire quella erano le persone che piangono.

"Ho provato a baciarla" disse così piano che la cacciatrice si chiese se avesse davvero pronunciato quelle parole.

Gli occhi di Marlene si spalancarono improvvisamente, si era immaginato di tutto da un attacco dei Mangiamorte a una litigata per un ragazzo, ma sicuramente non quello.

"Non guardarmi così!" pigolò Anne, coprendosi gli occhi con le mani "Mi sento così in colpa, ho rovinato tutto! Non so cosa mi sia preso, stavamo studiando insieme in giardino e lei era così bella mentre mi spiegava come si fa a trasfigurare un porcospino in un libro. Un momento prima la stavo guardando e quello dopo le mie labbra si erano posate sulle sue. Lei non ha detto niente, è scappata via e ora sono due settimane che mi evita e non mi parla. Le ho mandato un gufo per spiegarle che a me importa solo della sua amicizia, non posso vivere senza di lei, ma non mi ha mai risposto".

Marlene desiderò fortemente che Alice o Lily fossero lì con lei, loro avrebbero saputo cosa dire, avrebbero trovato le parole adatte per consolarla senza offenderla e senza creare un incidente diplomatico. Lei non era così, era il tipo di persona che dice frasi sarcastiche e ti prende in giro finchè non si cambiava argomento.

"Anne" disse mettendo una mano sulla spalla dell'amica e facendo un profondo respiro per racimolare tutta la gentilezza che possedeva "Lasciale il suo tempo. So che ora ti sembra impossibile trovare una soluzione a tutto questo, ma assillarla non è la soluzione. Si sarà spaventata per quello che è successo, però non conosco due amiche più legate di voi e non credo che lei sia pronta a buttare tutto in pasto ad Ungaro Spinato per questo. Prendi questo tempo per capire, anche, cosa provi tu per lei e se è stato davvero un attimo o, invece, è qualcosa di più. Sono sicura che Bones ti voglia molto bene e che riuscite a superare questo momento, senza perdervi".

Marlene si diede il cinque nella sua testa, non sapeva come avesse fatto a mettere insieme un discorso così profondo e coerente, ma era riuscita a far smettere di piangere Anne.

La rossa l'abbracciò e la ringraziò diverse volte promettendole che avrebbe seguito i suoi consigli. La cacciatrice si appuntò mentalmente di andare a parlare con Bones, portandosi comunque dietro le sue amiche, per cercare di risolvere la situazione.

"Lene" la chiamò Anne mentre scioglieva l'abbraccio "credo che anche tu dovresti seguire buona parte del tuo discorso, abbiamo visto tutti cosa ha fatto Sirius con il tuo molliccio. E se non è quello un gesto d'amore, io non so cosa lo sia".

Marlene la guardò allontanarsi, chiedendosi come se la ragazza non avesse ragione. Per fortuna si era finalmente fatta l'ora di andare nella Stanza delle Necessità dove avrebbe, per forza di cose, incontrato Lily. Per l'ennesima volta spostò i suoi pensieri il più lontano possibile da quei maledettissimi capelli neri scombinati e da quegli occhi grigi che la tormentavano.

Prima o poi avrebbe affrontato i suoi sentimenti per Sirius Black, ma quello non era il momento adatto.



Guferia, Giovedì 8 dicembre 1977

La settimana era quasi finita e con essa la pazienza di James. Aveva passato tutte le ore libere a seguire la scritta "Severus Piton" sulla Mappa e ormai vedeva il suo nome anche quando chiudeva gli occhi. Mary gli aveva dato il cambio quando la stanchezza aveva preso il sopravvento o quando i suoi amici erano diventati troppo sospettosi. Mocciosus non aveva fatto niente di insolito, aveva passato tutte le ore con i suoi compagni Serpeverde rintanato come un verme nelle segrete.

A metà settima il caposcuola aveva avuto un'illuminazione: l'altra voce avrebbe potuto contattare la talpa o avrebbero potuto utilizzare un gufo. Da quel momento in poi aveva speso le sue ore al gelo nella guferia saltando le lezioni non necessarie e non perdendo di vista quell'odioso nome, mentre Mary provava a seguire i diversi Serpeverde sulla Mappa aperta in mezzo a loro.

La ragazza non aveva smesso un secondo di ammorbarlo con le sue chiacchiere. Per fortuna non c'era stato bisogno che James le rispondesse, lei era perfettamente in grado di portare avanti la conversazione per entrambi.

Quel giovedì pomeriggio erano seduto su delle sedie da campo magicamente appellate, tra di loro scoppiettava il fuoco-blu in bottiglia che Remus cominciava a preparare non appena l'inverno faceva capolino ad Hogwarts.

La guferia era chiassosa come sempre, centinaia di rapaci bubulavano stipati sui trespoli alle pareti. Un paio di civette più coraggiose si erano avvicinate ai due Grifondoro infreddoliti. Un osservatore esterno avrebbe potuto considerare l'atmosfera romantica, se avesse ignorato il pavimento ricoperto di escrementi e piume e la faccia visibilmente infastidita del ragazzo.

"Io ci rinuncio" urlò all'improvviso James alzandosi in piedi.

La coperta rosso-dorata che ricopriva le sue gambe, volò sulla povera civetta bianca che il ragazzo stava precedentemente accarezzando. Per vendicarsi il rapace cominciò a beccare la caviglia sinistra di Mary.

La ragazza per tutta risposta prese la civetta in braccio e cominciò a coccolarla. In quella settimana di convivenza forzata James era riuscito a trovare un'unica qualità nella compagna: l'amore per gli animali.

Tanto sapeva essere fredda e insopportabile con le persone, quanto era dolce e affettuosa con qualsiasi tipo di creatura. Inizialmente lei aveva tentato di corteggiarlo e mostrarsi fintamente dolce ed interessata al genere umano, ma quando aveva capito l'assoluto disinteresse del ragazzo aveva cominciato ad usarlo come valvola di sfogo.

L'urlo di James aveva interrotto l'interessantissimo racconto di Mary su come aveva conosciuto Master l'anno prima. Anche lei aveva ben presto capito che il caposcuola non era per niente il suo tipo e che tra loro non sarebbe mai nato veramente qualcosa. Non vedeva l'ora di raccontare a Lily della loro rottura e di come il ragazzo l'avesse scongiurata di non lasciarlo.

"James non possiamo rinunciare" disse stizzita "Abbiamo buttato troppe ore qui al gelo per rinunciare. So che non abbiamo fatto alcun progresso, ma ormai la settimana è quasi finita, teniamo duro ancora oggi e aspettiamo".

Era il discorso più sensato che il ragazzo le avesse sentito fare da quando la conosceva. Ammettendo, controvoglia, che forse Mary aveva ragione torno a sedersi sulla sedia da campo e rimise gli occhi su quella maledettissima Mappa stesa su un tavolino in mezzo a loro.

"Perché Sirius sta andando nella Foresta Proibita?" chiese la ragazza dopo una decina di minuti.

"Perché guardi dove va Felpato, invece di concentrarti sui Mangiamorte?" rispose lui, per niente interessato alla faccenda.

Il suo migliore amico poteva fare quello che voleva e spesso si ritirava nella foresta per trasformarsi in Animagus senza nessuna compagnia. In diversi momenti James si era chiesto se Sirius non preferisse essere un cane piuttosto che un uomo.

"Perché ci è andato Mulciber dieci minuti fa" spiegò spazientita lei.

James scorse freneticamente l'intera pergamena alla ricerca di quel piccolo puntino. Niente. Il Serpeverde sembrava essersi smaterializzato, anche se entrambi sapevano essere impossibile all'interno dei confini scolastici.

"Perché non avete disegnato anche la foresta nella vostra dannatissima Mappa?" si interrogò Mary.

Era impossibile rappresentare l'intero castello e l'intero giardino, i ragazzi avevano dovuto compiere delle scelte. In più per riportare la foresta sulla mappa avrebbero prima dovuta esplorarla completamente ed era stato impossibile convincere Peter a metterci piede.

"Non potevamo farci stare tutto, ma la Foresta è grande è impossibile che ci sia una correlazione tra i movimenti di Sirius e quelli di Mulciber" spiegò James.

Mary lo fissò intensamente, chiedendosi se i neuroni del ragazzo avessero definitivamente deciso di abbandonarlo e darsi alla macchia.

"Stiamo cercando una talpa, Black viene da una famiglia di Mangiamorte e si ha appena seguito Mulciber nel posto più pericoloso di Hogwarts, nessun altro Serpeverde ha fatto qualcosa di strano nell'ultima settimana. Non è che il tuo migliore amico è la persona che stiamo cercando?" spiegò lei come se stesse parlando ad un bambino di cinque anni.

James spaventò di nuovo l'intera guferia balzando in piedi sulla sedia e lanciando la coperta su un allocco sfortunato.

"Non. Insultare. Sirius. Davanti. A. Me" ringhiò.

La ragazza alzò le mani in segno di resa, non sarebbe riuscita a farlo ragionare.

"Dai muoviti andiamo a vedere cosa succede, magari lo becchiamo con le mani nel sacco o scopriamo che è assolutamente innocente" aggiunse notando l'espressione rabbiosa del ragazzo "Non ho assolutamente idea di come faremo a trovarli, ma almeno proviamoci".

Corsero come due pazzi per tutto il giardino sperando di raggiungere in tempo Sirius. James distaccava la ragazza di parecchi metri, l'idea che il suo migliore amico potesse essere in pericolo gli permetteva quasi di volare.

Erano ormai giunti quasi al limitare della foresta, quando voce lo fece trasalire e bloccare in mezzo al prato.

"James! Per Merlino! Non puoi fermarti così!" si arrabbiò Mary mentre gli sbatteva contro con poco grazia e una delle sue fantomatiche unghie si rompeva contro la spalla del ragazzo.

Per tutta risposta il caposcuola estrasse uno specchio dalla tasca. La ragazza si avvicinò circospetta, tenendosi il dito con l'unghia rotta come se fosse un cucciolo ferito, notando che il riquadro argentato non rifletteva il cielo senza nuvole, ma un viso spaventato.



Stanza delle Necessità, Giovedì 8 dicembre 1977

Un enorme pianoforte svettava al centro della Stanza delle Necessità. Era assolutamente identico a quello che soggiornava nella sala della musica degli Athone in Cornovaglia. Alice si era impegnata a lungo per ricordare ogni minimo particolare dello strumento.

Le mancava la sua casa e guardando quello splendido oggetto non fece fatica a vedere le mani di suo padre che sfrecciavano veloci sui tasti neri e bianchi. L'uomo suonava davvero, non come lei che lo faceva solo nei momenti liberi.

Eppure Alice, felice come non mai, in quel momento stava suonando con tutta la passione che aveva in corpo. Non aveva smesso per un istante di saltellare da quando quella mattina aveva parlato con Frank. Non pensava che il ragazzo le avrebbe permesso di avvicinarsi a tal punto da condividere con lei la sua musica.

Certo, aveva ancora una paura folle di deluderlo, dopo tutto non toccava un pianoforte da anni. Cercò di scacciare quei pensieri funesti dalla sua testa e concentrarsi solo sulla parte bella. Stava componendo una canzone per il ragazzo che le piaceva e si sarebbero visti molto più spesso del solito per lavorarci insieme.

Niente poteva andare storto quel pomeriggio.

Era così concentrata sul piano da non accorgersi del resto dell'Ordine che fluiva dentro la Stanza della Necessità in religioso silenzio. I ragazzi non volevano rompere quella magia, era la prima volta che la sentivano suonare ed era evidente per tutti che il momento fosse importante.

Solo il poco aggraziato ingresso di Frank la fece riprendere dallo stesso di estasi in cui era caduta. Il ragazzo, trafelato, si catapultò verso di lei, che nel frattempo aveva smesso di suonare e si era voltata a guardarlo.

"Scusa" le disse non appena fu sicuro di essere abbastanza vicino per non farsi sentire da nessun altro "volevo arrivare prima e sentirti suonare, ma ho fatto tardi come al solito".

Alice si stupì di vederlo sinceramente dispiaciuto. Non credeva che al ragazzo potesse importante così tanto di sentirla suonare.

"Non preoccuparti Frank" rispose chiamandolo per nome per la prima volta e di conseguenza arrossendo "Ci saranno altre occasioni, dopo tutto questa è la nostra canzone".

Anche il viso del ragazzo virò verso i toni i toni del rosso, ma anche un piccolo sorriso fece capolino sulla sua faccia felice.

"Ti va di ricominciare?" chiese sedendosi di fianco a lei sulla piccola panca.

Lei riprese a suonare la loro canzone dall'inizio, mettendoci più impegno e passione che poteva cercando di non lasciarsi prendere dalle sue solite ansie e godendosi soltanto il momento. Lui la guardava rapito, non osando mettere mano al pianoforte, ma solo apprezzando la magia della musica suonata dalle sue piccole mani.

Alice non si era ancora accorta che la Stanza della Necessità era gremita, ormai, e probabilmente non ci avrebbe fatto caso ancora a lungo tanto si stava godendo il momento, se Marlene non avesse tirato un urlo.

"CI ATTACCANO!"

La ragazza fece in tempo ad alzare le mani dal pianoforte a girare la testa, per vedere un fiotto di luce rossa che lasciava la bacchetta di una figura incappucciata e mirava diritto verso il ragazzo seduto alla sua destra.









Ciao ragazzi,

Intanto vorrei augurarvi Buon Natale, chi mi conosce sa che io ADORO questa festa e ci tenevo a farvi un piccolo regalo da parte mia.

Oggi, infatti, ho aggiornato entrambe le mie long e ho anche scritto una piccola oneshot natalizia, si chiamaLike Home e la trovate sul mio profilo. I protagonisti sono ovviamente James e Lily e, anche se non c'entra niente con Il mondo è cambiato, se vi va di andare a darci un'occhiata mi fareste molto felice.

Parliamo invece di questo capitolo, so che di solito scrivo solo dal punto di vista di una persona, ma era impossibile farlo qui.

Restano molte domande: cosa è successo a Sirius? È lui la talpa? Se no chi è? Cosa succederà nella Stanza delle Necessità? Alice verrà colpita? Bones e Anne riusciranno a superare questo momento? Marlene ammetterà di provare qualcosa per Sirius? Mary diventerà simpatica?

Ok, per l'ultima domanda sappiamo tutti che la risposta è no.

Nel prossimo capitolo FINALMENTE arriverà il significato del titolo e il momento citato nella trama. Non vi prometto che uscirà a breve, perché non voglio darvi false speranze, ma non vedo l'ora di scriverlo!

Grazie per esserci sempre, per tutti i commenti, le letture e le stelline.

Infine, vorrei salutare le mie Alice e Marlene che mi assillano perché pubblichi e a cui dedico questo capitolo.

Un bacio,

La vostra Corvonero

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top