Capitolo 16
Dormitorio di Grifondoro, Giovedì 24 Novembre 1977
"Mollicci?" chiese sconvolto Sirius.
La conversazione stava procedendo nello stesso modo da un po', ma il rampollo di casa Black sembrava tutto tranne che soddisfatto. Non riusciva a capire se l'amico non lo stesse ascoltando o se non volesse capirlo.
"Si, Felpato, oggi affronteremo i mollicci" gli rispose malamente Remus.
Sirius non era stupido, sapeva esattamente cosa fosse la creatura e aveva ascoltato le precedenti risposte dell'amico. Sperava soltanto che Remus cambiasse idea, invece il ragazzo sembrava più interessato alla torre di pergamene sulla sua scrivania che alle sensatissime proposte di Sirius.
"A me non sembra una buona idea, Frank è d'accordo?" insistette.
Sperava che almeno il giovane Paciock fosse abbastanza assennato da fermare l'idea folle di Remus.
Nonostante Lunastorta fosse di spalle, Sirius percepì chiaramente che il ragazzo stava alzando gli occhi al cielo. Lo conosceva fin troppo bene.
"Si, Sirius, è d'accordo. Come ti ho già detto l'idea viene da un auror e un indicibile, neanche Frank avrebbe potuto opporsi a loro."
Non c'erano speranze, capì all'improvviso Sirius. Neanche Frank era dalla sua parte. Perché a tutti sembrava così tanto una bella idea?
Perché l'unica persona assennata dell'intero gruppo doveva sempre essere lui?
A nessun'altro pareva lampante che fare affrontare una creatura che si trasforma nella tua più grande paura ad un gruppo di adolescenti in mezzo ad una guerra fosse un pessimo piano?
"Lunastorta?" chiese, quando riuscì finalmente a calmarsi.
Sapeva che attaccare Remus non faceva altro che scatenare la belva che c'era in lui. A detta di Sirius Lunastorta quando perdeva la pazienza faceva ben più paura di Remus Lupo Mannaro. Ancora si ricordava le urla del ragazzo quella famosa volta in cui una macchia di caffè aveva macchiato la mappa del Malandrino.
"Cosa c'è ancora?" chiese Remus palesemente spazientito
"Ma tutti devono vedere in cosa si trasforma il nostro molliccio?" rispose Sirius con un filo di voce.
Questo pensiero lo aveva tormentato per tutto il giorno. Aveva cercato di nasconderlo, aveva cercato di giustificarsi, aveva cercato di far cambiare idea all'amico, ma il vero problema era sempre questo.
Sirius si vergognava, si vergognava tantissimo.
I suoi amici avrebbero avuto delle paure serie, delle paure da uomini.
Lui aveva paura di se stesso.
Aveva già visto un molliccio, quando un paio di anni prima aveva tentato di appartarsi in un'aula con una giovane Tassorosso ed un armadio si era mosso. La ragazza era scappata, ma Sirius aveva deciso di restare.
Ai posteri aveva detto che lo aveva fatto in quanto coraggioso Grifondoro, in realtà era rimasto paralizzato. Quello che nessuno sapeva, neppure i suoi tre migliori amici è in che cosa si fosse trasformato il suo molliccio. Era stato più facile raccontare che nell'aula era nascosta un'acromantula, per quanto la storia facesse acqua da tutte le parti, chi avrebbe mai nascosto un ragno gigante nel castello?
Remus sembrò aver capito le paure che si rincorrevano nella testa di Sirius e fece una lunga paternale all'amico. Felpato ascoltò con attenzione tutto il discorso che verteva sull'importanza di affrontare le proprie paure, sulla possibilità che esse diventassero realtà in guerra, su quanto fosse significativo essere sinceri con il proprio gruppo di amici.
Eppure, Sirius, era sicuro, non avrebbe affrontato il suo molliccio quel pomeriggio. Era sempre stato portato a creare scuse e a sfuggire dalle situazioni imbarazzanti, figurarsi se non ne avrebbe trovata una per evitare di ridicolizzarsi davanti all'intera classe.
Niente era riuscito a fargli cambiare idea durante le ore seguenti. Non la raccapricciante visione di Rachel, non i timori profondi di James e neanche le comuni paure del resto della classe. Era tutto pronto, non appena fosse stato il suo turno avrebbe dato fuoco all'armadio con un incantesimo non verbale. Si era esercitato poco prima di entrare nella stanza delle Necessità, era perfettamente in grado di non muovere un muscolo ma eseguire incendio, nessun avrebbe mai sospettato di lui.
E poi...
E poi Linsday McKinnon in versione mangiamorte era apparsa dall'armadio.
Sirius non aveva più capito niente, sapeva solo che non poteva lasciare Marlene da sola di fronte a quell'apparizione. Sapeva che la sorella era suo il punto debole.
Era stato proprio quello ad avvicinarli anni addietro, molti pensavano che si fossero frequentati perché entrmabi sarcastici e ribelli. La verità è che era più facile raccontare i propri problemi a qualcuno che li stava già vivendo.
Per questo Sirius decise che doveva aiutare Marlene e perché, per un istante soltanto, Linsday gli era sembrata Regulus.
Il molliccio aveva prontamente reagito al cambio di sfidante, i capelli dorati della ragazza erano diventati neri, gli occhi azzurri, grigi e la casacca da mangiamorte una divisa di Serpeverde.
Sirius Black si ergeva di fronte al suo gemello.
L'altro era tutto quello che Sirius avrebbe dovuto essere. Era un perfetto Black, si pavoneggiava nella sua divisa color verde-argento. Sua madre sarebbe stata così fiera di vederlo, si trovò a pensare il Grifondoro, finalmente era diventato l'uomo che lei aveva sempre voluto.
L'anello blasonato dei Black lanciava scintille dall'anulare sinistro del ragazzo Serpeverde, quello stesso gioiello che i suoi genitori lo avevano obbligato a restituire quando il cappello parlante aveva fatto la sua scelta. Sirius non si era affatto stupito quando aveva notato la linea nera di un tatuaggio emergere dalla manica tirata su del suo clone.
Quel Sirius Black non avrebbe dovuto fuggire di casa e farsi ospitare come un randagio dai Potter.
Quel Sirius Black non avrebbe dovuto prenderle ogni giorno di ogni estate.
Quel Sirius Black non avrebbe mai sentito dire a suo madre che lei aveva un solo figlio.
Quel Sirius Black non sarebbe mai scomparso dall'albero genealogico.
Il ragazzo era rimasto immobile a fissare il gemello, non si era preparato, non sapeva come reagire. L'ultima volta era scappato prima ancora di provare a respingere il molliccio.
Si chiese, per l'ennesima volta, se il cappello parlante avesse fatto la scelta giusta.
Lui non era coraggioso, non lo era mai stato.
Si era ribellato perché, sotto sotto, era ancora più Black del resto della sua famiglia.
Si era ribellato per farli soffrire, per far vedere a tutti di che pasta era fatto.
Si era ribellato perché era un ragazzo crudele ed egoista.
Lui non era nobile o cavalleresco come i suoi amici, adorava prendersela con Mocciosus, era arrivato a rischiare la vita del ragazzo e l'odio eterno da parte di Remus pur di farci sopra una risata.
La paura aveva completamente preso il controllo di Sirius, i pensieri si inseguivano confusi in una spirale tendente verso il basso.
Era passato poco più di un minuto in cui il ragazzo non aveva fatto altro che fissare intensamente se stesso senza accennare neanche il più piccolo movimento. I suoi amici, preoccupati, erano pronti ad intervenire, James aveva già cominciato a muoversi quando...
Sirius Black si girò verso Marlene con scherno e scandì le parole "sporca traditrice del tuo sangue".
Nei seguenti trenta secondi successero diverse cose: il vero Sirius Black si riprese dallo stato di shock e sfoderò la sua bacchetta, Marlene cominciò ad urlare una serie di improperi verso il molliccio, Remus si mise le mani trai capelli chiedendosi se tutto questo fosse una buona idea e James smise di muoversi ammaliato dall'ilarità della scena.
"Riddikulus!" urlò Sirius.
Non aveva pensato esattamente a qualcosa, voleva solo non vedere più davanti a suoi occhi quel sé stesso così sbagliato. L'altro Sirius, che nella sua mente il ragazzo aveva ribattezzato il suo alterego malvagio, fece una giravolto su se stesso, durante la quale la divisa lasciò il posto ad un incredibilmente rosa tutù da ballerina.
"E riesco ad essere così dannatamente bello anche con questo outfit" disse Sirius ridendo e, finalmente, allontanandosi dal centro dell'aula.
Remus, stupito dalla velocità con cui si era ripreso l'amico, era indeciso se continuare la lezione, ma Bones aveva già fatto un passo avanti per affrontare la creatura.
"Tu stupido, presuntuoso, insopportabile Vermicolo" si sentì urlare.
Remus spostò gli occhi verso Lily, convinto che stesse avvenendo una dei suoi soliti battibecchi con James, ma trovò la ragazza con gli occhi spalancati che fissava Marlene.
"Come ti sei permesso? Come hai potuto crederti talmente importante da interrompere il mio momento? Credi che io sia una fifona? Credi che non sia in grado di affrontare le mie paure? Che non sappia come difendermi da mia sorella?" ogni domanda della ragazza era sottolineata da un pugno che colpiva la spalla di Sirius.
Nessuno aveva mai visto Marlene così arrabbiata, il viso era ormai completamente rosso, le orecchie fumavano e gli occhi mandavano lampi. Sirius, suo malgrado, si trovò a fare un passo indietro spaventato, era riuscito a far arrabbiare entrambi i suoi migliori amici nell'arco di un paio di ore.
"Ho reagito di impulso" si giustificò il ragazzo "volevo proteggerti, so che puoi benissimo farcela da sola".
La rabbia sembrò vacillare un attimo negli occhi di Marlene. Con la coda dell'occhio vide che Bones aveva appena trasformato quello che doveva essere la McGranitt arrabbiata in un soffice gattino, la ragazza si appuntò di chiedere spiegazioni a Lily più tardi.
"Vedi di non farlo mai più" rispose arrabbiata lei.
Finito di parlare uscì di gran carriera dall'aula, avrebbe chiesto a Remus di farla esercitare in privato con la creatura più tardi, ora doveva soltanto mettere più strada possibile tra lei e quell'imbecille di Sirius Black.
Alice, intanto, stava aspettando che il suo molliccio prendesse forma. Aveva passato l'ultima ora a fare ipotesi seguendo solo distrattamente la discussione Sirius-Marlene, sapeva che in questo momento era meglio lasciare che l'amica sbollisse la rabbia da sola, più tardi avrebbero parlato della questione.
La creatura di fronte a lei si mise a vorticare su stessa e il micino si ritrasformò nella McGranitt. Dei mormori confusi si diffusero per la classe.
"Amelia, potresti fare un passo indietro?" chiese educato Remus.
"Chi è Amelia?" sussurrò James a Sirius.
"Bones!" rispose scocciata Lily, possibile che nessuno si ricordasse il nome di quella povera ragazza?
Nonostante lo spostamento di Amelia, la McGranitt restò impettita davanti ad Alice.
La giovane Athone era visibilmente confusa, non aveva mai avuto paura della professoressa, anzi la stimava moltissimo e avrebbe voluto invecchiare come lei un giorno. Che ci fosse un significato più profondo che lei non stava cogliendo?
"Athone! Non hai consegnato in tempo il compito, non potrai sostenere i M.A.G.O.!" esclamò all'improvviso la professoressa stringendo le labbra fino a farla sparire "Come puoi pensare di diventare un auror se non sei neanche in grado di tenere il passo con delle così semplici consegne?"
Alice sospirò, ecco svelato l'arcano. La sua paura era quella di essersi messa troppa responsabilità sulle spalle e di non essere in grado di superarle. Era il tipo di persona che si imbarca in mille progetti, che vuole fare tutto e che non si accontenta di niente che non sia la perfezione. Questo la portava a soffrire di ansia e ad essere costantemente convinta di non farcela a portare a termine tutto.
Ed una persona come lei cosa aveva deciso di diventare? Un auror, uno dei lavori dell'intero mondo magico che richiede più organizzazione, controllo e responsabilità.
"Allora Athone hai finalmente deciso di accettare la realtà?" continuò arcigna la professoressa "Hai capito che non riuscirai mai a diventare quello che vuoi? Non hai nessuna chance!"
All'improvviso Alice sentì un enorme peso sullo stomaco, sapeva che la donna davanti a lei non era la McGranitt, ma quello che stava dicendo era vero. Non poteva farcela, non ne era in grado. Passava il tempo a preparare la futura lezione di incantesimi per l'Ordine invece di studiare e credeva davvero di riuscire ad ottenere tutti M.A.G.O. che le servivano per diventare un auror?
"Riddikulus" eseguì senza convinzione.
La McGranitt non mutò neanche di una virgola. Neppure il cappello verde si mosse trai suoi capelli argentati. Il respiro di Alice si velocizzò, i pensieri iniziarono a frullare.
Tutti erano riusciti ad affrontare il loro molliccio. Tutti tranne lei. Aveva fallito ancora prima di iniziare.
Sentiva delle voci intorno a lei, ma non era in grado di concentrarsi abbastanza per distinguere le parole che stavano pronunciando. Probabilmente la stavano consolando, la povera piccola Alice che aveva paura della McGranitt e che non sapeva cavarsela da sola.
Il frastuono nella sua mente continuava ad aumentare, l'iperventilazione aveva raggiunti livelli critici e il mondo stava cominciando a girare.
"Alice".
Una voce riuscì ad emergere dalla confusione, una mano le avvolse il polso e uno sguardo si puntò nei suoi occhi.
"Puoi farcela" le disse Rachel "io credo in te".
Alice guardò la cercatrice di Grifondoro allontanarsi da lei, per evitare che il molliccio cambiasse forma e poi tornò a fissare la McGranitt. Si sentiva forte, si sentiva sicura.
"Riddikulus" disse di nuovo, questa volta pensando intensamente alla trasformazione che voleva far capitare.
La McGranitt si ritrovò in camicia da notte a quadri, con tanto di berretto, a fissare un'intera classe di ragazzi che rideva di lei.
Alice si girò per cercare Rachel nella folla, l'amica che era riuscita a farla sbloccare e a farle riprendere il controllo della situazione. Quando trovò gli occhi castani della cercatrice, le fece un piccolo sorriso e bisbigliò: "grazie". Avrebbe voluto dirle molto di più e probabilmente più tardi lo avrebbe fatto, ma ora doveva evitare di piangere davanti all'intero Ordine della Fenice.
"Lily credo che ora tocchi a te!" disse Remus, felice che Alice fosse riuscita a destreggiarsi con la sua paura.
La Caposcuola si sentiva in colpa per non essere riuscita ad intervenire quando la sua migliore amica si era bloccata o quando l'altra aveva quasi ammazzato Sirius di botte, ma era troppo immersa nei suoi pensieri per reagire in tempo. Questa lezione non le stava piacendo, troppe emozioni in poco tempo. Non era piacevole vedere i propri amici fatti a pezzi da una stupida creatura, guardarli mentre toccavano il momento più basso della loro vita e non poterci fare niente.
Lily aveva invidiato Sirius e Rachel per il loro coraggio, lei stessa avrebbe voluto fare da scudo a tutti loro e impedire che soffrissero. Invece era rimasta immobile in un angolo ad osservare, incapace di reagire.
"Arrivo" rispose a Remus, quando si rese conto di non aver ancora mosso neanche un passo verso la creatura.
Si pentì subito di non aver passato neanche un instante del suo tempo a chiedersi in cosa si sarebbe trasformato il suo molliccio, era stata troppo impegnata ad arrabbiarsi, senza mostrarlo, contro la vita e le sue ingiustizie. Avrebbe voluto ribellarsi e iniziare una rivolta, invece da fuori sembrava calma e placida come al solito. Anni di vita a casa sua le avevano insegnato a reprimere e nascondere, anche quando gridare sarebbe la reazione migliore.
La McGranitt, ancora imbarazzata nella sua camicia da notte, la guardò fisso per un istante per poi finalmente dileguarsi lasciando il posto ad Emily Evans.
La donna era evidentemente la madre di Lily, aveva gli stessi capelli di fuoco e lo stesso fisico esile. L'unica evidente differenza era nell'espressione, la signora Evans sembrava essere molto arrabbiata e delusa. Il viso aveva lo stesso colore dei capelli e lo sopracciglia erano così aggrottate da sembrare finte.
"Mostro!" urlò indicando la figlia "Il disonore della nostra famiglia".
Lily rimase confusa per un istante, sua madre era sempre stata fiera di avere una strega in famiglia. Perché mai quella era la sua paura. Il molliccio in quello stesso istante prese a vorticare su stesso cambiando di nuovo aspetto.
"Sei un abominio" sentì gridare suo padre.
L'uomo aveva la stessa espressione arrabbiata della moglie, niente di più lontano dalla normale gentilezza che lo contrassegnava. Il molliccio, però, non era ancora soddisfatto e si trasformò in una giovane donna con il collo più lungo che Hogwarts avesse mai visto.
"Questa scuola di pazzi è l'unico posto in cui meriti di stare" la prese in giro sua sorella.
Petunia assomigliava al padre tanto quanto Lily assomigliava alla madre. Anche Robert aveva un collo più lungo del normale e dei radi capelli biondi facevano ancora capolino sul suo capo.
Quando il molliccio si trasformò ancora Lily cominciò a chiedersi se lo avesse rotto.
"Sporca Mezzosangue!" le urlò Severus Piton.
La paura cominciò a farsi largo nel petto di Lily, i genitori non le avevano fatto così tanto effetto perché era troppo evidente la differenza tra quella mera copia e la realtà. Il discorso era ben diverso per Petunia e Severus. Con loro la paura di Lily era già realtà.
I capelli unticci e il naso adunco non restarono sul volto del molliccio ancora a lungo, questa volta fu James Potter a fare la sua comparsa. Si sentì un gemito dal fondo della stanza, immaginare che quella creatura potesse comparare Mocciosus a lui aveva fatto venire un piccolo infarto a James.
"Credi davvero che un purosangue come me possa anche solo interessarsi a te?" le disse il ragazzo bisbigliando, così che solo Lily potesse sentirlo "Mi interesso a te solo per poterti umiliare in pubblico quando cederai".
La ragazza non si aspettava affatto che James facesse parte della sua paura più profonda. La confusione la fece riprendere dalla paura a cui stava cedendo. Eseguì l'incantesimo proprio mentre il ragazzo le urlava "Mostro!"
Lily avrebbe dato tutti i galeoni del mondo per vedere l'espressione di James in quell'istante, ma dovette accontentarsi di immaginarla. Non sapeva che cosa le era preso, ma l'unica idea per battere il molliccio che le era venuta in mente era stata quella di scambiare i capelli del capitano della squadra di Quidditch con quelli di Severus Piton.
Nella stanza scoppiò il caos, tutti ridevano così forte da avere mal di pancia, Sirius dovette salvare James da un possibile svenimento e Rachel si fece avanti in fretta per affrontare il molliccio, prima che la situazione degenerasse del tutto.
Lily evitò accuratamente di avvicinarsi a James, sperando vivamente che il ragazzo non avesse sentito cosa le aveva detto il molliccio.
"Lo avete affrontato tutti?" chiese Remus qualche minuto dopo, quando Rachel ebbe battuto la sua paura dell'altezza.
"In realtà mancherebbe Frank" non riuscì a trattenersi dal rispondere Alice.
"E tu lo hai notato perché hai un forte spirito di osservazione, giusto?" bisbigliò Lily, meritandosi un'occhiataccia da parte dell'amica.
"Ho-paura-che-James-Potter-mi-dica-che-sono-brutta taci" rispose a tono Alice, mentre Liy si chiedeva per l'ennesima volta come avesse fatto a finire trai Grifoni con quell'anima nera che si ritrovava.
Frank non aveva mai davvero partecipato alle lezioni, era sempre stato presente, ma più che altro aveva osservato. Non si poteva dire che non facesse niente per l'Ordine, anzi, oltre ad essere una sua idea, ogni argomento veniva sottoposto al suo vaglio e, spesso, doveva aiutare i futuri professori a calarsi nel ruolo. Prima della lezione di Peter aveva addirittura dovuto fargli passare un attacco di panico, pensare che lo aveva messo ad insegnare Divinazione per dargli il contentino.
"Io sono qui solo come uditore" rispose pacato il ragazzo.
"Dai Frankie-bello" intervenne sobrio come sempre Sirius "fai il comune mortale una volta tanto".
Spronato, più che altro trascinato, dall'amico e dall'intero Ordine, Frank si trovò costretto ad affrontare la creatura. Controvoglia si piazzò di fronte a James Piton, odiava quando Sirius lo spingeva fuori dalla sua comfort-zone.
Il molliccio prese subito a vorticare stancamente, lo avevano sfinito, era evidente che quella sarebbe stato l'ultima trasformazione della giornata. Frank aspettò paziente, con la sua solita espressione neutra, come se niente potesse in alcun modo toccarlo.
Davanti al ragazzo si mostrò una scena stranissima, il molliccio si appiattì sul pavimento dando l'illusione che sotto di esso non ci fosse niente.
Frank si chiedeva dall'istante in cui si era posizionato di fronte alla creatura, come avrebbe fatto a rappresentare la sua più grande paura: il vuoto.
Era stato fin troppo letterale, secondo i suoi gusti, quanta poca fantasia! Se fosse stato al posto del molliccio avrebbe creato qualcosa di più scenico, dopotutto era una metafora della sua paura di restare solo e di morire. E ora come si faceva a far diventare divertente un buco?
Rimase qualche istante in contemplazione, forse c'era qualcosa che non andava in lui perché nessuna sensazione di terrore gli stava montando dentro, aveva visto come avevano reagito i suoi amici. Probabilmente la mancanza di effetto sorpresa aveva aiutato e Frank era a conoscenza della sua più grande paura da sempre.
Quando, da ragazzino, gli chiedevo qual era il suo più grande desiderio, il piccolo Paciock aveva sempre risposto diventare immortale. Non voleva raggiungere quel vuoto cosmico che, era sicuro, lo avrebbe aspettato dall'altra parte. Negli anni era maturato e aveva capito che il suo timore era più complesso, era la solitudine a spaventarlo, deludere tutti i suoi amici e farli allontanare. Così aveva costruito quella maschera che tutti conoscevano, l'uomo freddo che non veniva toccato da niente e da nessuno.
"Un buco?" chiese stupito James avvicinandosi, mentre Remus gli faceva segno di restare indietro per lasciare a Frank la possibilità di reagire.
Quest'ultimo restò fermo ancora un po', voleva fare qualcosa di scenico per colpire i suoi amici. Pensò che l'unica cura per la solitudine era stare con qualcuno, allora immaginò che il buco si riempisse fino all'orlo di copie di Sirius.
"Riddikulus" esclamò mentre già rideva.
Mentre pronunciava l'incantesimo pensò di aggiungere un tocco in più e così una moltitudine di Sirius dai capelli colorati e spettinati riempì il buco e poi l'intera stanza.
"Ma basta!" saltò su James ridendo "Due Felpato mi erano già sembrati fin troppi, ora sono praticamente un esercito".
La classe intera era scoppiata a ridere, mentre Sirius fissava inorridito il gemello che aveva più vicino, cosa avevano fatto ai suoi bellissimi capelli?
Il molliccio, distrutto, rientro di sua spontanea volontà nell'armadio e nella stanza tornò a regnare il silenzio. La lezione era durata molto più solito, l'ora di cena era passata da un pezzo, avrebbero dovuto stare più attenti, avevano sicuramente attirato l'attenzione mancando tutti al banchetto in Sala Grande.
"Chi vuole fare un salto nelle cucine?" chiese Peter, prendendo stranamente l'iniziativa.
"Coda, ma quante idee decenti hai in questo periodo?" chiese sconvolto James.
"Forse lo hanno sostituito!" finse di sconvolgersi Sirius "proviamo la domanda di emergenza! Di che colore sono le mutande preferite di Remus?"
"Rosa!" esclamò Peter, reggendogli il gioco.
Le urla del non-più-insegnante riecheggiarono per tutto il castello per le seguenti due ore.
Ciao ragazzi,
Lo so mi sono fatta aspettare tantissimo, però vi consegno un capitolo più lungo del solito (più lungo di qualsiasi altro ahahah).
Di standard aggiornerò ogni due settimane il giovedì, intervallando Indicibile e questa.
Così dovendo scrivere un solo capitolo a settimana dovrei evitare che si accumulino ritardi.
Questo capitolo mi ha fatto sudare, ci tenevo che ogni persona avesse una paura legata al personaggio e ben descritta. Come vi sono sembrate?
Nei prossimi capitoli ci sarà un po' più azione, lo prometto.
Vi ricordo che trovate grafiche e altri contenuti sulla mia pagina instagram "ReadingEllen".
Un bacio,
La Vostra Corvonero
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