Capitolo 20: Mattina di sole alla capitale
Una marea di gente ci come compare davanti e afferro, per istinto, la mano di Luke che mi guarda.
<Dobbiamo sembrare dei fidanzati, no?> sillabo e lui accenna cingendomi le spalle con un suo braccio e mi da un bacio sulla guancia.
Cerco di evitare di diventare un peperone e mi scosto un poco da lui.
<L'hai detto tu di sembrare due fidanzati> mi sussurra lui all'orecchio e sbuffo, come a segnalare che cercherò di sembrare una fidanzata come tante.
<Dove vuoi andare?> mi domanda lui, con voce suadente.
<Dove vuoi tu, tesoro. Non ci eri mica già stato?> chiedo cercando di sembrare stupita.
<Ovvio! Volevo chiederti se volevi andare subito al centro a fare compere.> mi propone lui.
<No. Prima voglio vedere tutti i negozietti!> esorto felice.
"Quanta stupidità in pochi istanti..." commenta quella dannata vocina nella mia testa.
Decido di ignorarla per oggi.
Voglio sembrare fidanzata con Luke...
E non mi dispiace troppo, in fondo.
<Come vuole lei, signorina> accondiscende lui baciandomi sulla guancia, di nuovo.
Gli stringo forte la mano e mi faccio guidare da lui.
Imbocchiamo una via e vediamo ai due lati della stradicciola delle piccole botteghe e artigianati.
Lo costringo, dopo esser andata contro la folla di gente, a fermarsi in un piccolo negozio dove vendono dei piccoli pendenti e ciondoli non troppo costosi.
Ci accoglie un vecchietto, prima seduto su uno sgabello, che mi ricorda un po' mio nonno.
Per poco non lo chiamo come lui.
<Cosa le interessa, signorina?> domanda lui.
<Quel pendente in vetrina> e ne indico uno con su un piccolo cuore smaltato d'azzurrino pastello, con inciso dentro un'onda.
<Oh, bella scelta. Sa, qui ogni pendente ha un significato ben preciso e il suo è essere forti come il mare: anche se incontra degli ostacoli, va avanti. Sempre e comunque.> spiega il vecchietto.
<Allora lo prendo... Quanto costa?> decido.
<Venti monete di bronzo. Con quale collana lo vuole abbinare?> domanda successivamente.
<Una semplice. Nulla di raffinato.> spiego.
Io odio le cose sfarzose.
<Allora questa fa per te.> nota mostrandomi una catenina formata da piccoli pallini, semplicissima.
È argentea e sta bene col pendente.
<Totale?> chiede Luke.
<Ventidue monete di bronzo. La sua fidanzata ha degli ottimi gusti.> fa il vecchietto mentre Luke gli da le monete.
<Buona giornata> saluto mentre esco.
<Scusami se ti ho trascinato lì dentro e ho preso questa collana con soldi non nostri> mi scuso non proprio con Luke mentre mi metto la collana col ciondolo.
Ma come se i ragazzi svenuti potessero sentirmi.
<Sta tranquilla. Non ti devi preoccupare. Quei due lì erano due snob che avevano bisogno di una bella lezione. I loro genitori lavorano molto probabilmente nel governo di Lui. È come se avessimo avuto una piccola vendetta> spiega.
<Non... ne sono tanto sicura...> balletto.
<Non fare così, divertiamoci. Oggi dobbiamo sembrare due semplici fidanzati.> mi ricorda e ritorno calma.
Superiamo le viuzze di botteghe per arrivare ai grandi centri commerciali, ristoranti, musei e... Librerie!
Devo andarci.
Ora.
Non mi interessa che libri ci siano, veramente.
Ho solo bisogno di stare nel mio elemento: circondata da carta e inchiostro e sentirmi un topo di biblioteca.
<Possiamo andare in libreria?> chiedo a Luke che nega con la testa.
<Voglio prendere un solo libro! Almeno ci provo!> supplico Luke che mi guarda male.
<Siamo due snob, si vede. È già strano che siamo entrati in quel botteghino. Figuriamoci se entriamo in una libreria! I fighetti snob reputano "nerd" chiunque legga qualcosa oltre il prezzo delle cose> mi fa capire lui.
<La considero una cosa molto discriminatoria> noto io: essendo una grande lettrice e avendo dei compagni del genere sono reputata "strana" ma non nerd!
Faccio una faccia arrabbiata per ciò che mi ha detto lui ma che sembra buffa e infatti Luke ride e mi bacia sulla guancia, per la terza volta.
Passiamo per le strade e passiamo sopra un ponte che ci permette di superare un fiume: quello della scorsa notte che vedevo dal cielo!
Facciamo un giro per dei grandi negozi nei quali mi annoio.
Allora mi diverto con Luke a commentare tutti quegli adulti ricconi conciati in modo veramente buffo che incontriamo nei negozi.
<Vedi quella lì?> gli chiedo.
<Quella vestita e pitturata di nero e giallo?> mi domanda a sua volta.
<Sì> confermo.
<Non ricorda un'ape?> aggiungo ridacchiando.
<Hai proprio ragione!> nota lui e ride con me.
Stare in quei negozi enormi dove non c'è niente di piccolo e grazioso è orribile, asfissiante e io odio fare shopping quasi sempre... ma con lui tutto è migliore.
<Ti va un gelato?> mi propone passando davanti ad una gelateria.
<Ovvio! Io ho sempre fame! E un gelato è la cosa migliore che c'è! Soprattutto con questo caldo.> noto ed entriamo nella gelateria dalla quale usciamo con due cialde enormi.
Ci mangiamo il gelato con gusto, tenendoci per mano e guardando ciò che ci circonda.
Specialmente io, visto che per me è tutto nuovo.
Luke mi illustra i monumenti più belli della città mentre passiamo da un negozio di marca all'altro per sembrare ricchi che pensano solo alle spese.
<Prima... Quando siamo stati nella bottega e nella gelateria hai pagato con diverse monete... Non avete euro, dollari o yen? Avete monete di diverso tipo?> domando a bassa voce, all'orecchio di Luke.
<Sì. Ci sono monete d'oro, di argento e bronzo. Ci vogliono trentanove monete di bronzo per farne una di argento e diciassette d'argento per farne una di oro. Questi qua ne avevano un casino di tutti i tipi. Si vede che sono proprio ricchi sfondati.> mi spiega lui.
<Beh, almeno ci possiamo divertire e ora ho anche un nuovo ciondolo!> esclamo indicando il cuore con le onde.
Passa il tempo e mi viene fame, di più del normale.
Quando sento il mio stomaco brontolare chiedo:
<Secondo te quei due avrebbero mangiato all'hotel anche a pranzo o avrebbero mangiato in qualche ristorante?>
<Scherzi! Avrebbero mangiato al ristorante più di lusso di tutta la capitale: "Il pennello d'oro". Nella borsa di lei c'era un biglietto della via e dell'orario che avevano prenotato. Se ci sbrighiamo arriviamo in tempo.> mi spiega e io annuisco.
Arriviamo al ristorante dove ci accoglie un cameriere vestito di tutto punto.
<Ah! Il signor Brosse (N/A: non si legge la "e") e la signorina Palette (N/A: si legge "Palet") ! Siete arrivati in tempo. Accomodatevi> invita lui e con un gesto della mano ci indica un tavolo in un angolino romantico da cui vediamo il fiume ogni tanto attraversato da qualche placida navicciola.
Luke mi prende a braccetto e, arrivati al tavolo, prima fa accomodare me e poi lui e successivamente prendere la mia mano per intrecciarla nella sua.
"Ok... Colorito normale... Colorito normale... Ritorna da me..." mi dico in testa.
È una situazione così romantica e sono tra l'imbarazzo sperando che tutta questa farsa finisca e tra il desiderio che non smetta tutto ciò e che sia reale.
<Cosa vi porto?> domanda il cameriere dopo averci consegnato il menù, la lista dei vini e delle bevande.
<Mezzo litro del miglior vino che avete in cantina e...> tiene sospeso Luke aspettando che continui io.
<Una semplice bottiglia di acqua frizzante. Sa, sto cercando di eliminare tutte quelle bevande zuccherine che mi ingrassano!> faccio con una smorfia disgustata.
"Merito l'Oscar. Ora" penso divertita.
<Come piatti principali?> chiede dopo aver annotato sul suo taccuino.
<Come antipasto dei salumi, come primo della buonissima pasta alla carbonara, come secondo una aragosta con limone e per dolce... Io prendo un tiramisù.> descrive Luke.
<Io una coppa gelato tutte creme> decido indicando un dolce sul menù che mostro.
<Bene... Arriverà tutto il prima possibile> si congeda il cameriere andandosene.
<Sei stata fantastica. Quella cosa delle bevande sembrava così reale. Se non sapevo che eri te avrei pensato che fossi una qualunque snob del cazzo...> si complimenta con me lui.
<Grazie> ridacchio intrecciando la mia mano ancor di più nella sua.
<Se si bisogna recitare... Facciamolo bene...> aggiungo con voce romantica, come se stessi dicendo qualcosa del tipo "Tesoro, che posto fantastico! Tu sai sempre come rendere felice una donna" o roba del genere.
<Hai ragione ma... Ti sta dando fastidio fare questa commedia con me?> mi domanda serio sottovoce.
<Per niente.> rispondo, sincera.
In fondo, non mi dispiacerebbe essere fidanzata con lui.
Intanto arrivano le nostre bevande e gli antipasti.
<Comunque a me l'aragosta non piace. Odio il pesce.> dico storcendo il naso mentre mangio un po' di salame.
Non è buono come quello che mangio a casa mia.
Ma poi mi ricordo che qui il cibo non è fondamentale, io vengo dall'Italia dove il buon cibo è di casa e che provengo dalla regione in cui i salumi sono i migliori.
Forse sono io che sono abituata al meglio.
<Sul serio?> domanda lui riguardo il pesce.
<Sul serio> affermo io.
<Certo che sei proprio strana!> dice lui col sorriso.
<L'hai capito solo ora?> domando retorica.
Entrambi ridiamo cercando di non disturbare gli altri.
Mangiamo tranquillamente e, al momento di pagare il conto non svengo: 97 monete d'oro.
Che?!
Da me con cinque euro vai in kebabberia e mangi molto meglio che qui!
Vabbè, questo è un mondo in cui i loro standard di cibo è basso e anche nel mio mondo nei ristoranti di classe una cagatina schifosa costa un occhio della testa.
Non mi posso lamentare...
Usciamo dal ristorante e propongo di andare a fare un piccolo giro per le botteghe che non abbiamo visto.
Ci stiamo dirigendo per di lì che sentiamo delle sirene suonare.
N/A: lettore mio carooooo, ti farò bestemmiare in una nuova lingua nel prossimo capitolo...“ψ(`∇´)ψ
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