Capitolo 10: Kialastema

Quel ragazzo corre verso di me e si butta nel cespuglio proprio accanto a me.
Per qualche grandissimo miracolo non mi si schianta addosso.

Sto per cacciare un urlo più forte che mai che lui mi mette una mano sulla bocca e fa segno di silenzio con l'altra. Io annuisco e gli tolgo la mano dalla mia faccia dimostrando che sto in silenzio.

Ora mi fa segno di ascoltare e lo eseguo.
Sento dei passi molto vicini e una voce chiedere:
<Dove può essere andato quello là?>
"Allora stanno cercando questo ragazzo nel cespuglio con me?" mi chiedo.

<Che ne so? Eri tu quello all'inizio del gruppo e hai detto che era venuto qui. Ora non dare la colpa a me se abbiamo perso il fuggitivo!> risponde un altro.
<Il peggio è che è riuscito a riprendersi il suo potere e LUI...> un terzo tizio sottolinea quella parola come se avesse paura o non potesse dire il vero nome di questo "LUI".
Ma allora che lo chiamino direttamente Voldemort II visto che lo sembra da come ha pronunciato "LUI".

<...non ne sarà affatto contento> conclude molto preoccupato dopo una piccola pausa nella quale a tutti e tre, credo, si sarà accapponata la pelle.
<E allora? Inventiamo!> esordisce la prima voce.
<E cosa?> chiede il terzo agitato.
<Potremmo sempre cercare di fargli dimenticare questo piccolo problema visto che glielo abbiamo riferito. Potremmo farci riferire come è di fisico la "reale" che dobbiamo cercare!> propone il secondo.

"Cosa? Sanno già che sono qua dentro?!
Malfoy deve averglielo già detto.
Che gli abbia avvisati come telepaticamente sul fatto che io, reale, ero a zonzo per il loro mondo?
E che sia Malfoy questo LUI tanto temuto?"

Mi turbinano in testa tutte queste supposizioni ma che devo mettere in un angolo in questo momento perché devo sentire il loro dialogo.

<Buongiorno signore.> dice il primo.
Credo stia parlando con un cellulare, un walkie-talkie o qualcosa di elettronico comunque.

Mi sporgo un attimo e mi accorgo di aver sbagliato di brutto: hanno in mano un aggeggio simile a quello specchio magico di Sirius Black in Harry Potter.

Solo che lì non si vede del riflesso del ricevente altro che uno sfondo nero.
Tra l'altro sono ad un metro di distanza e non ci hanno notato... come, quando e perché?

<Lo avete preso e messo nella cella?> chiede una voce metallica dallo specchio che mi raggela il sangue nelle vene.
<Beh, signore, noi vorremo sapere ora come è fatta la reale che dobbiamo catturare. Così possiamo farne una bozza e appenderne manifesti per tutta la città con una cifra che farebbe gola a chiunque: ma niente di esagerato, signore.> spiega il secondo.

<Avete perso le tracce del fuggitivo, non mi ingannate distraendomi. Alla vostra punizione penserò dopo. Vi avverto che sulla reale voglio una cifra molto alta e non voglio che sia uccisa da nessuno. Voglio farlo personalmente. Comunque​ lei è abbastanza alta, capelli castano scuro, mossi e lunghi circa una decina di centimetri più giù delle spalle. Porta degli occhiali neri e i suoi occhi sono marroni.
Di corporatura è normale e la si può riconoscere dal fatto che ha quell'aria di imperfezione dei reali.
Sarà l'unica visto che noi colorati non possiamo averlo visto i nostri poteri. Ora vi lascio>. e chiude la chiamata.

Io sto sudando freddo e guardo negli occhi il ragazzo che ho di fronte e ho paura: potrebbe consegnarmi a quei poliziotti e chiedere in cambio la libertà e i soldi.

"Sì, ok...ma perché Malfoy vuole uccidermi personalmente? Non voleva che fossi eliminata il prima possibile? Che mi abbia mentito? Probabilissimo ma... Non riesco a capirci più niente!" penso frustrata.

Intanto quei tre se ne vanno via borbottando qualcosa come <Strano
che abbia chiesto una così grande taglia>, <Mah> e <Forse la teme?>.

Dopo poco sono lontani.

Il ragazzo prende qualcosa da sopra di noi e lo ripone in un borsello a tracolla per uomini che ho notato solo ora. Quello che mette nella borsa è un telo a mo' di mantello dell'invisibilità:  ecco perché non ci avevano notato!

Ora mi fissa e dice: <Se vuoi possiamo anche presentarci civilmente visto che beh... ci siamo scontrati in questo cespuglio.> e si alza porgendomi una mano.

Sono ancora timorosa di lui.
<Non ti consegnerò a loro: se anche lo facessi mi sbatterebbero in galera con te e non mi darebbero un centesimo e poi... perché dovrei farlo? Non mi hai fatto niente. Comunque piacere, mi chiamo Luke> e mi sorride.

Gli sorrido in risposta e mi lascio aiutare per alzarmi. È un bel ragazzo, un po' più alto di me. Sembra avere sui 16 anni.
Ha i capelli neri e gli occhi verdi. È robusto e sembra muscoloso. E ha quel non so che di perfetto.

Sarà grazie a quel fantomatico potere dei colorati; gli abitanti di questo mondo.
<Io mi chiamo Arianna. Hai capito che sono la reale ricercata. Vorrei chiederti: come hai creato quel telo magico prima? Centra il tuo potere che prima hanno citato quegli agenti?> domando come al mio solito non frenando quella linguaccia che mi ritrovo.

Lui ridacchia e dice:<È grazie al mio vero potere, ma non l'ho creato poco fa, ce l'ho da molto. Comunque qualunque colorato usa il suo potere attraverso la sua matita, o il pennello. Ma quest'ultimo è molto raro da possedere. E l'ultimo che lo ha avuto era un sindaco pro reali. Glielo ha rubato il nuovo capo di questo mondo. Non posso però dirne il nome perché... Ehm...ci catturerebbero subito. Il suo nome è un taboo.>

"Ok... è ufficiale, è Voldemort II..." mi dico ironica.
Chiedo invece : <Nessun reale mai caduto qua aveva una matita o un pennello?>

Lui risponde: <Credo che avessero delle matite, o un incrocio tra i due tendente alla matita. È una cosa più unica che rara per uno di qui avere un pennello, figuriamoci per un reale: è impossibile! Il pennello è simbolo di grandissima magia. Ti viene dato appena nasci; nasce con te diciamo. Noi non nasciamo però come voi reali se te lo chiedi. Noi nasciamo quando qualcuno ci disegna e noi qui viviamo con il nostro potere. Questo è un mondo infinito, quindi può ospitare infinite persone e non usiamo cose inquinanti perché usiamo i nostri poteri.> dice lui come bloccandosi.

Credo che pensi di aver parlato troppo.
Ridacchio e dico:<Tranquillo, non ti preoccupare se pensi di aver parlato tanto.
Anch'io lo faccio.
Ma ritornando a prima... Se io avessi un pennello cosa succederebbe?> chiede.

<Mi vuoi dire che ne hai uno?> chiede lui stupito.
<Beh, sì... Me lo sono ritrovato in mano quando sono caduta.> e glielo mostro tenendolo comunque saldo in mano.

Lui mi guarda e sussurra:
<Kialastema, è reale...>.





N/A:eccovi un capitolo lungo,non so se gli altri lo saranno ma spero vi piaccia! Vi saluto e alla prossima.

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