Capitolo 6: Volontà

<Tutti pronti?> Chiese Atsushi guardando gli altri. Era teso, tuttavia il piano era già stato deciso.
Deku, Atsushi e Akio sarebbero andati a cercare gli archivi, mentre gli altri dovevano creare un diversivo abbastanza duraturo per permettere ai tre di passare quasi indisturbati nei corridoi del reattore, la zona più interna dove, ovviamenteerano state nascoste le informazioni.
Grazie a John erano entrati in possesso della piantina dell'edificio, ma al resto dovevano pensarci loro.
<Shinara, hai il cristallo?> Chiese Deku prima che questa glielo porgesse.
<Non sapete la fatica per crearlo, tuttavia non durerà a lungo, due minuti al massimo.> Rispose la ragazza.
<Più che sufficiente. Abbiamo un tempo massimo di due ore. Vediamo di concluderla in fretta.> Disse Akio. Era lui che aveva progettato questo piano e non avendo idee che potessero superare la sua tutti avevano aderito.
<Andiamo allora. Edward, puoi aprire!>
Disse infine Atsushi.
Edward era il pilota dell'HK. Anche alla base era spesso rinchiuso nel suo laboratorio dove progettava tecnologie e gadget per aiutare la Resistenza.
Non era di molte parole, un uomo imperscrutabile, tuttavia faceva parte della resistenza dagli inizi, dopo che Deku lo aveva salvato mentre questo era in fin di vita. A volte il suo fare eroico era ciò che permetteva grandi imprese.
Il portello posteriore dell'HK si aprì e i tre si gettarono nel vuoto da quell'altezza.
Atsushi e Deku si portarono vicino ad Akio. Intorno ai tre si generò una bolla di vento che cominciò a rallentare sempre di più la loro caduta.
Appena furono abbastanza vicini alla base Deku infranse il cristallo liberando una nube e avvolgendo i tre.
Atterrarono dolcemente su uno degli edifici più alti, per poi entrare da una delle porte.
Nonostante ci fossero telecamere e sistemi di sicurezza loro erano protetti, anche se per poco.
Il cristallo creato da Shinara fungeva da Jammer oltre che emettere continuamente onde EMP.
Grazie all'aiuto di Edward era riuscita a creare quel gioiellino.
Di colpo l'allarme suonò, ma non era causa loro. Avevano iniziato. Forti rumori attraversarono i corridoi della base, come se i muri fossero fatti di carta.
Continuarono, seguendo la strada che presto, lì avrebbe portati al reattore.

Erano passati alcuni minuti, ma finalmente erano arrivati a destinazione.
Una grande stanza conteneva il computer principale.
<Akio, tu hai detto che dovresti essere in grado di accedere ai documenti interessati giusto?> Chiese Atsushi.
Il ragazzo Annuì e si mise subito al lavoro. Era strano però. Ci mise troppo poco a trovarli. Non che Atsushi non lo ritenesse abile, anzi. Tuttavia in quella faccenda vi era qualcosa che puzzava.
<Eccoli.> Disse Akio, mostrando le cartelle coi tre file, intanto che queste erano mostrate aveva già procurato una chiavetta, gentilmente offertagli da Edward.
Il primo, il progetto codificato come Insider mostrava lunghe strisce di dati e calibrazioni, accompagnati dall'immagine di un grande satellite, sul quale era montata una antenna, diretta verso la terra.
Oltre ciò era presente un timer, un conto alla rovescia.
<234 ore... sono circa dieci giorni. Dite che quel coso sparerà verso il pianeta?> Chiese Deku, anche se probabilmente lo aveva detto per sdrammatizzare a modo suo la situazione, dato che la risposta era palese.
Il secondo progetto, Darkmoon mostrava su carta dei progetti di costruzione. Le dimensioni indicate dall'edificio erano mastodontiche ed erano riportate per essere costruite sulla superficie lunare.
L'ultimo progetto invece, il progetto Everson mostrava una singola immagine.
Deku e Akio si girarono verso Atsushi.
Era diversa, oramai persa in quei sei anni di puro inferno, tuttavia entrambi avrebbero riconosciuto il viso in quella foto, accompagnato da quei suoi capelli rossi e quei muscoli non umani.
Cosa ci faceva una foto di Atsushi lì?
<Dovremmo per caso chiuderti da qualche parte?> Chiese Akio sarcasticamente. Passò circa un minuto, i file erano quasi stati completamente caricati, quando in quel momento avvenne un black out.

<Bene bene... proprio come Lui avere previsto...>
Una voce bassa riecheggiò nel corridoio, mentre una figura avanzava nella penombra, illuminata solo dalle lampeggianti luci rosse d'emergenza.
<Chi sei?> Chiese Atsushi.
La folta barba arruffata copriva il viso di un uomo nel suo fiore degli anni, alto e mediamente magro.
<Io? Io mente brillante dietro grande Russia.>
Non parlava bene il giapponese, tuttavia aveva le basi fondamentali.
Guardando bene, notando i suoi vestiti erano molto all'antica.
I tre lo guardavano straniti.
<Mio nome è Grigori Yefimovich Rasputin.> Disse lui.
Rasputin? Quel Rasputin?
<Vero o falso non è importante vero? Se sei sotto il comando di Adamas no?>
Chiese Akio.
Una sorta di sorriso comparve sul viso barbuto, mentre due falcetti apparvero nelle mani dell'uomo.
<Troppo tardi.> Disse Akio, recidendogli completamente la testa dal corpo. Aveva infatti creato una lama di vento mentre l'uomo parlava.
I file erano stati caricati sulla chiavetta. Akio la tolse e se la mise in tasca.
<Bene. Ora raggiungi gli altri, noi faremo saltare in aria questo posto e vi raggiungeremo subito.
Akio annuì per poi sparire.

<Bene ora dobbiamo solo->
Neanche riuscì a finire la frase che una falce volante passò oltre a Atsushi, quale riuscì ad avvistarla solo con la coda dell'occhio, volteggiando a gran velocità verso Deku, trapassandogli di netto il petto. Subito una seconda andò a mozzare una gamba.
Non si era accorto di nulla. Il suo sguardo terrorizzato passò prima dalla condizione di deku, mortalmente ferito, ma ancora cosciente, ad una immagine che mai aveva pensato di rivedere.
Il corpo di Rasputin dal capo mozzato era in piedi. Se ne stava lì fermo, senza che dalla lacerazione uscisse sangue, anzi, si avvicinò alla testa caduta e afferrandola se la rimise sulle spalle.
Le mani che coprivano il collo non rivelarono neanche il segno di una cicatrice.
<Vedo che tu essere confuso. Come non potresti. Un uomo con testa caduta che la riunisce al corpo. Questo è mio potere. Io essere immortale!>
Atsushi lo guardò. Si staccò da Deku stringendo la spada talmente salda da far sanguinare i suoi spessi calli.

Il suo sguardo cambiò, da quella che era una espressione misto tra stupore e  paura per la situazione del compagno, ad una serietà spaventosa.
La voce dell'ombra nera si fece risentire.
"Bene Atsushi, lascia che sia io a-"
Ma lui la interruppe bruscamente.
La vedeva dietro di lui.
Gettò ad essa un'occhiataccia raggelamte coi suoi occhi che parevano come spiritati.
<Immortale o no. Sarò io a finirti, non importa come.> Disse puntando la lama in fronte a sé, per poi avvicinarla al suo braccio e fare un leggero taglio.
Di colpo la temperatura nella stanza aumentò esponenzialmente.
Di colpo, lingue di vapore iniziarono a fuoriuscire dal corpo del ragazzo, mentre la malattia nera si gonfiata sul suo collo.
<Cosa tu avere fatto? Tu essere davvero umano?>
Dai suoi occhi senza pupilla regnava un'ira profonda, scossa dal turbamento del compagno.
<Ciò che ti porterà alla vera fine.>
Non era passato un battito di ciglia, eppure di colpo gli arti di Rasputin si staccarono, vennero anzi tranciati in modo netto.
<Lo hai visto vero? Il modo in cui mi muovo, intendo. Lo vedi, ma non riesci a starci dietro, questo perché la tua comprensione è al limite, ma ciò contro cui ti sei andato a immischiare... non puoi comprendere neanche quanto sia oltre il livello di un misero umano!>
Sul viso dell'uomo allora comparve una smorfia di preoccupazione, solo leggermente accennata.
<Io essere immortale, tu non capire quando arrendere?>
Quando tuttavia un problema per Rasputin vi era. Aveva scelto la persona sbagliata da far arrabbiare.
<Oh e invece non lo sei? La tua testa era semplicemente caduta dal corpo.
Non è stata distrutta. Vuol probabilmente dire che sei in grado da recuperare ferite gravi, ma non il tuo corpo distrutto a livello molecolare.
Prega di esser morto quando faremo saltare in aria questo posto.>
Di colpo il soffitto sopra Rasputin cedette, così come il pavimento sotto di lui. <Buon divertimento a ritrovare tutti i pezzi.> Finì Atsushi, mentre Rasputin veniva seppellito dalle macerie.

Un problema era sistemato.
Atsushi era talmente preso dal combattimento Con Rasputin che non si era accorto delle condizioni di Deku.
Ma quando il rosso girò la testa verso l'amico noto che questo era sparito.
Al suo posto vi era una scia di sangue sul pavimento. Atsushi rincorse la traccia lungo il corridoio, finché non arrivò in una grande stanza. Al centro di questa vi era un grosso macchinario che fungeva anche da colonna portante.
Il reattore. La cosa che però gli fece brillare gli occhi era l'immagine di deku, appoggiata con la schiena alla macchina, con la gamba mozzata e il petto trapassato dal falcetto.
In mano teneva un piccolo dispositivo, il quale la sola vista provocava dolore in Atsushi. Il detonatore brillava, coperto a metà del sangue del leader.
Quando questo vide Atsushi, il suo sguardo teso sembrò rilassarsi tutto d'un colpo. Al contempo la paura era visibile negli occhi del ragazzo.
No. Non poteva finire così.
Deku fece un cenno all'amico e questo vi si avvicinò.

<Atsushi...so che è un peso per te...ma vorrei che ascoltassi... le mie ultime parole...le mie ultime volontà...>

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