Capitolo 2: Old Pal

Atsushi si avvicinò a Shinara.
<Di cosa volevi parlare?>
<Atsushi, ci sono alcuni appaltatori in giro. Li abbiamo visti aggirarsi intorno alla base, nascondendosi, come se stessero sorvegliando l'area.>
In quel momento una spia rossa si accese su una radio, posta su un mobiletto li vicino e un rumore riecheggiò nella stanza.
<Il segnale è coperto.>Disse Deku.
<Perfetto.> Rispose Atsushi.
Si avvicinò poi alla radiolina.
<Atsushi, mi senti.> Disse la voce.
<Si John, ti sento. Se mi chiami ora probabilmente avrai qualcosa di importante da dirci.> Rispose Atsushi.
Quella che sembrava una radio, in realtà era un dispositivo di comunicazione.

John era un ragazzo con cui Atsushi e Kayo si erano messi in contatto tempo prima, circa 3 anni a questa parte.
Lui era un formidabile Hacker e fungeva per loro il lavoro di raccolta di informazioni.
Non si erano mai incontrati in faccia, tuttavia avevano tra di loro una forte fiducia reciproca.
<Che cazzo vuoi John.> Disse Aria.
<Sempre molto educato a quanto sento eh Aria?> Disse per poi fare una piccola pausa.<Beh ho buone notizie stavolta. Sono finalmente ruscito ad accedere ad alcuni file. Ho scoperto che le linee dati passano tutte in un unico punto. Grazie ad ai satelliti ho scoperto che coincide con l'arcipelago delle Hawaii. Lì dovrebbe trovarsi una base portante.>
L'occhio di Atsushi sembrò come brillare.
<Finalmente. Ce l'hai fatta John.>
<Si, e sono riuscito a trovare inoltre 3 file codificati, tuttavia non sono riuscito a scoprire di più. Vicino a voi dovrebbe esserci una base. A nord del vostro accampamento a circa una trentina di kilometri. Dovete cercare questi nomi nei suoi file: Progetto Everson, Progetto Insider e Progetto Darkmoon. Passo e chiudo.> Disse poi il ragazzo dalla ricetrasmittente.
Atsushi li annotò su un foglio di carta e lo appoggiò sul tavolo affianco ad Aria.
Era meglio fare trasmissioni corte il più possibile.
<Bene. Ora dobb...>
Una piccola fiamma venne a crearsi sulla spalla di Atsushi.
Cadde sulle ginocchia davanti agli occhi di tutti. Il mondo intorno a lui cominciò a rallentare, diventando pian piano grigio, perdendo tutti i suoi colori.
Il tempo sembrò fermarsi.
Il suo viso cadde al suolo, fissando il pavimento come un allocco cerca gli spiccioli per terra. Di fronte a lui una figura alta apparve. Atsushi non ne riconosceva il viso. Non lo ricordava.
Il suo corpo era massiccio. Provò a scorgere più in alto.
Questo indossava uno smoking completamente bianco un po' attillato, rispetto alla sua grossa forma. Portava un papillon blu, dava completezza al suo intero.
Tuttavia aveva un'aria familiare. Era una strana sensazione, come se avesse già rivisto quella scena. Atsushi allora avvertì un brusio. Una sorta di borbottare.
Tuttavia le parole non erano comprensibili da lui.
Il suo viso fu costretto nuovamente a guardare il suolo.
Sembrava come se le sue orecchie fossero tappate, colme d'acqua.

Il brusio continuava, diveniva sempre più forte e soffocante. Atsushi si sentiva come all'interno di un freddo lago ghiacciato. Attraversato da un continuo freddo, ma, allo stesso momento avvertiva caldo in ogni parte del suo corpo. Sentiva un potere enorme percorrerlo, tuttavia era allo stesso modo bloccato da esso.

Gli altri intanto non essendo nel centro di percezione di Atsushi, lo avevano visto cadere sulle ginocchia. Intorno al ragazzo il tempo non si era fermato, come credeva lui. Esattamente in quel momento un rombo di motore si fece sentire fuori dal cancello. Deku guardò in quella direzione.

<Ci penso io a vedere che sta accadendo, voi guardate Atsushi.> Disse uscendo in fretta e furia.

Le parole intanto si facevano più intense, sempre più intense e forti, fino a che Atsushi dovette tapparsi le orecchie con le mani, mentre i suoi timpani sanguinavano. Il frastuono cessò tutto in un colpo, lasciando il povero ragazzo senza fiato. 

<Ce ne hai messo di tempo eh?>

Atsushi finalmente riuscì a distinguere nitidamente le parole dell'uomo che gli stava parlando. Questo gli porse la mano per aiutarlo ad alzarsi. Il suo guanto era freddo come il ghiaccio. Atsushi tuttavia non distingueva tuttavia il viso dell'uomo. Quando provò a guardarlo in viso notò una maschera dai singolari lineamenti. Fu allora che i ricordi riaffiorarono nella sua mente, per poi travolgerlo come un fiume in piena.

Subito dopo però una fitta lo costrinse nuovamente a terra. Una spada scura trapassava il suo costato. Si staccò dalla presa slittando indietro sul pavimento. Si allontanò di qualche metro, prima di osservare dolorante la figura, con la lama ancora bloccata dentro di se.

<Dimmi Atsushi. Questo è il modo di salutare un vecchio compare?>

La figura si tolse la maschera rivelando lo stesso viso di Atsushi, spiccicato a lui. I lunghi capelli bianchi contrastavano l'oscurità di quel mondo.

<No. Non tu. Tetsuyama, che ci fai qui maledetto!> Disse Atsushi afferrando la spada nera e cercando di togliersela dal costato, invano. La figura si avvicinò a lui, prima di poggiare una mano sulla spada.

<No. Non ci siamo Atsushi. Con la tua crescita, sono scresciuto anch'io sappilo, come parte di te. Ora ho un nuovo nome. Dark, questo è il mio nome.>

<Dark? Io penso sia una grande cazzata-> Disse Atsushi, ma Dark afferrò la spada, ne girò la lama e gliela spinse più affondo.

<Vedi di riposare Atsushi. Ne avrai sicuramente bisogno.> Disse la figura prima che Atsushi crollasse a terra.

In quel momento Shinara stava portando velocemente dell'acqua, mentre Aria, Akio e Kayo tenevano sottocchio Atsushi. Il viso di quest'ultimo allora cominciò ad osservare l'alto. Fu un tempo pari ad un battito di ciglia. Il corpo di Atsushi prese fuoco al centro della stanza. Shinara spaventata fece cadere il bicchiere d'acqua.

<Altro che bicchiere d'acqua, qui servirebbero i pompieri! Kayo, Aiutami, qui dobbiamo spegnere l'incendio. Aria e tu, nuovo ragazzo, uscite fuori da qui!> Disse la ragazza.

I capelli di Atsushi divennero bianchi, mentre le fiamme imperversavano sul suo corpo. Akio fece per uscire dalla stanza, tuttavia Aria rimaneva nella stanza, fermo a fissare Atsushi. Il ragazzo uscì comunque. Probabilmente sarebbe uscito dopo di lui. Atsushi si alzò in piedi, il suo occhio aveva cambiato colore. La sua cornea era completamente nera, come la pece, mentre l'iride era di un azzurro bieco, sfocato. Aprì la mano e la chiuse a pugno, ripetendo questa azione un'altra  manciata di volte.

<Sei venuto a chiudere i conti, Imbianchino del cazzo?> Disse a quel punto una voce baritonale. Dark si girò vedendo la figura incurante di Aria, quale neanche si degnava di fissarlo col suo sguardo freddo. Si limitava infatti ad osservare la lama della propria spada brillare nel bel mezzo dell'incendio.

<Cordiale come sempre Aria. Comunque, non stavolta. Ero solo passato a fare un saluto di cortesia.> Rispose Dark, prima di incamminarsi verso l'uscita. Aria non si importunò riguardo alla sua uscita. Era una semplice scocciatura, questa come le tante altre.

Dark uscì dall'edificio in fiamme, avvicinandosi al cancello. Lì Deku stava discutendo con un gruppo di persone, davanti alla folla vi era un uomo biondo, vestito con un giubbotto di pelle nera e dal quale usciva il bordo di una maglietta rossa. In mano teneva fieramente una mazza insanguinata, probabilmente in alluminio, con la testa avvolta nel filo spinato. Dietro di lui una decina di altri uomini. Tutti avevano delle moto. Un bene parecchio raro a quei tempi, inoltre anche se si fosse capace di ripararne una, il problema principale sarebbe la benzina.

Appena Dark fu abbastanza vicino al cancello, Deku e tutti gli altri avvertirono la sua presenza schiacciante, anche se in quel momento era diversa dal solito. Il verde si girò vedendo Atsushi. Inizialmente era un po' sollevato vedendo che si era ripreso, tuttavia cominciò a notare che vi era qualcosa di strano.

<Bene, chi abbiamo qui? Una persona con i nervi saldi e con cui è possibile ragionare?> Chiese il tipo dall'altra parte del cancello. Dark guardò prima lui e poi Deku. 

<Ehi, razza di asparago, dimmi chi è questo mister simpatia.> Rispose Dark. Deku allora lo guardò male. Aveva capito che la situazione non era delle migliori.

<Tu non sei Atsushi, chi cazzo sei?> Disse guardando Dark, quale però non rispondeva, si limitava ad ascoltare, abbozzando un sorriso un poco distorto.

<Ho chiesto, CHI CAZZO SEI?> Gli sbraitò contro Deku. Il suo braccio destro brillò, emettendo delle scintille verdastre, per poi preparare un pugno e colpire Dark sulla guancia. Il viso di Dark si spostò di lato, mentre un po' di sangue cominciò ad uscirgli dal naso. La sua espressione tornò su Deku, mentre il sorriso comparve sulla sua faccia, un sorriso che Deku aveva già visto in diverse occasioni. La stessa espressione che ad esempio aveva fatto Muscolar battendosi contro di lui. O anche quando Bakugo combatteva contro di lui le prime volte, cercando di umiliarlo. Una espressione di chi adora combattere per divertirsi. Dark afferrò il colletto di Deku, per poi avvicinarlo a se. Una violenta testata percosse l'eroe e a seguire una violenta gomitata lo spedì indietro, molto indietro, lasciandolo a terra. Se si parlava di pura forza fisica, Atsushi era di gran lunga superiore a tutti quelli nella Resistenza. Eppure normalmente non era così, cosa gli stava accadendo? Lo sguardo di Dark tornò a puntarsi sull'intruso.

<Ora che non abbiamo più scocciature possiamo parlare. Non mi interessa chi sei. Dimmi semplicemente che vuoi?> Disse poi Dark.

<Oh, sarebbe scortese non presentarsi. Il mio nome è Sangwoo, leader dei Salvatori. So già chi sei, o almeno chi dovresti essere, considerando la tua personalità multipla. La tua fama ti precede "Demone da un occhio solo".> Disse l'uomo.

<Ho detto che non me ne frega un cazzo di chi sei.> Rispose Dark freddamente.

<Su, non siamo così freddi. Sono venuto qui con intenzioni pacifiche. Vedi questa è una bella base, sarebbe un peccato se qualcuno...> In quel momento diede qualche piccola pacca contro il muro di cinta.<La distruggesse. Quindi ecco il mio accordo. Voi ci date metà di ciò che avete. Armi, medicine, cibo... e io manderò un po' dei miei uomini qui, come supporto per voi. Mi sembra un buon affare. Ci guadagneremmo entrambi. Bisogna aiutarsi in tempi difficili no?> Disse lui con un sorriso beffardo stampato sulla faccia.

<Che dici invece se ti mettiamo una di quelle belle moto nel culo? Gira lontano da qui Mister faccia da cazzo, perché se giri ancora da queste parti potremmo farti fuori per sbaglio.> Disse Dark, con fare calmo. Sangwoo lo guardò storto.

<Peccato... avremmo potuto fondare una bella amicizia... ma aimè. Spero di rivederti presto, anche se per te non ci spererei.> Disse lui, per poi fare un fischio e accendere la moto. In poco tutti se ne andarono. 

In quel momento Kayo, Shinara e Deku si avvicinarono al cancello, sentendo il rumore dei motori. L'edificio era in salvo, tuttavia la presenza vicina a loro non era confortante, anzi. Shinara appena vide i capelli bianchi, avvicinò le mani alla bocca, per lei quello era un ritorno ad un passato che lei aveva provato a dimenticare.

<Sinceramente, è un piacere avervi tutti qui. Ero passato a fare un salutino, ma a quanto pare il mio tempo è quasi esaurito. Ah e non serve ringraziarmi per aver mostrato le palle invece di come aveva intenzione di fare quel broccolo laggiù. Forse anche Aria o il nuovo arrivato sarebbero bastati a contenere la situazione.> Disse Dark, girandosi verso di loro.

<A noi non sei mancato affatto. Spirito narcisista dei miei dei miei coglioni.> Rispose Kayo. In quel momento i capelli di Atsushi tornarono normali e lui si accasciò nuovamente sulle ginocchia. Era finalmente finita.

Quella sera era più scura del solito, quando Atsushi aveva deciso di uscire con uno scopo ben preciso. Anche se quella notte avrebbe dovuto riposare, lui non riusciva a chiudere occhio in vista di una occasione così importante. Era ben vestito. Abiti eleganti da sera lo facevano sembrare un benestante uomo d'epoca. D'altronde doveva avere un po' di riguardo per ciò che stava andando a fare. Si era spostato al molo. Ciò gli ricordava la spiaggia dove sei anni prima aveva fermato il razzo, tagliandolo a metà. Fumava una sigaretta con nonchalance, facendo di quella, l'unica luce in quel buio totale. Aspettava qualcuno, quasi con ansia. In quel momento una luce si fece strada tra le acque del molo. Una piccola barca ormeggiò lì, aveva la grandezza di un piccolo peschereccio, tuttavia era ricca e ben attrezzata. Quando il raffinato ponte in legno di questa si posò sul molo, un ragazzo ben portato ed elegante uscì da sotto le luci della cabina.

<Oh, finalmente ci incontriamo faccia a faccia signor Sawa. La sua leggenda la precede.> Disse il ragazzo.

<Con me non sono necessari onorifici Signor. Ishikawa. Anche la sua fama da trafficante pirata la precede. D'altronde era dai tempi del vecchio mondo che non facevo una chiaccherata tra uomini in vecchio stile.> Rispose Atsushi.

Yurei Ishikawa, trafficante pirata di fama più che locale. Anche nel nuovo mondo adorava la lussuria e le cose ricche. Si trattava bene anche con i semplici beni materiali e dati i numerosi traffici lui era sempre pieno di favori con i quali appagava i suoi capricci. Con il suo abito elegante e i capelli rossi tirati a nuovo non sembrava che l'apocalisse l'avesse nemmeno toccato. Anzi, sembrava addirittura che fosse rimasto ad un periodo antecedente al mondo dove Atsushi era cresciuto.

<Non è importante ora, onorifici o meno. Venga, salga a bordo. Non mi piace parlare qui al freddo.> Disse Yurei.

I due si accomodarono nella cabina, dove un tavolo elegante era stato installato al centro di una stanza decorata con quadri e divanetti con cuscini trattati più che bene. Yurei prese una bottiglia di vino invecchiato dalla sua scorta e di due calici ne offrì uno ad Atsushi. In sottofondo, Un jukebox funzionante era collegato alla nave e riproduceva un sottofondo Jazz che ad Atsushi non dispiaceva affatto. 

<Ho saputo che domani vi sposate Signor Sawa. Le mie più sentite congratulazioni.> Disse Yurei.

<Quel che dice è vero. Non riesco ad aspettare domani ad essere sincero. Se desidera è invitato, come omaggio da parte mia e di mia moglie per ringraziarla di aver accettato questo incontro. Tanto gli abiti penso non le manchino.> Scherzò Atsushi.

<Allora un brindisi a noi gentiluomini, che tanto devono parlare di affari.> Disse Yurei. I due uomini brindarono insieme ad una lunga notte di vita e di affari. Tanto che quando Atsushi dovette andare via era già l'alba.

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