Capitolo 9

Antidolorifici. Ecco di cosa si tratta. Finalmente ho risolto il mistero della famosa scatolina verde di cui papà si vergognava tanto. Io e mamma pensavamo fossero antidepressivi ma la mia preoccupazione è che, vista la malattia, i due tipi di farmaci si possano sommare e mandare in tilt il suo corpo. Sono passate tre settimane e siamo tornati al mare perché è un ambiente che lo fa stare un po' meglio. Devo ammettere che vederlo, in certi momenti, camminare a passetti piccoli e stancarsi subito mi fa piangere un po' il cuore. Senza contare che sta diventando sempre più magro perché fatica a mangiare e spero che non sia un segno del fatto che si sta lasciando andare.
Al momento siamo in spiaggia e mio padre è disteso sullo sdraio. Io vorrei tanto inventare una pozione magica per guarirlo, ma non credo più nei miracoli da quando mi hanno detto che la mia sindrome non si può neanche attenuare, durante il mio periodo di litigio con il mio corpo e il mio essere.
Mi avvicino a lui e provo a massaggiargli la coscia destra, ma sembra fargli male e smetto subito. Nel mentre, mi viene a chiamare proprio Marija, che si accorge anche lei che mio padre è cambiato, ma non mi va di parlarne. Io e lei vogliamo andare a fare due tiri sulla sabbia, ma Papi Scarso ci chiede se lo aiutiamo ad andare in bagno. La cosa strana è che sembra faticare anche ad appoggiarsi alle nostre spalle. Inizia a respirare in maniera sempre più affannosa e sviene: per fortuna non è caduto nessuno e Marija mi ha aiutato a prenderlo in tempo per evitare che sbattesse la testa. Un addetto del bar ci aiuta a portarlo in infermeria a distendersi. "Da quanto tempo non mangia?!" mi domanda lui. Non ha ancora mangiato oggi... purtroppo la verità è questa. Non appena si sveglia, gli fornisco una bustina di zucchero e Marija ci lascia un attimo da soli.

-Io (con le lacrime agli occhi): "Papi scarso... perché ti stai lasciando andare così?!..."

-Lennart (con voce fioca): "Sono troppo debole per fare qualsiasi cosa"

-Io: "Tu sei una forza della natura papi! Sei forte anche se sei un po' scarso! Ne hai superate tante e puoi affrontare qualsiasi cosa"

-Lennart: "Non questa volta! Non ho energie"

A quel punto entra Syria per sincerarsi delle condizioni del marito che non sembra avere nemmeno la forza per sedersi.

-Syria: "Amore mio! Sii più forte della malattia! So che sembra una frase fatta, ma in realtà ti sto spronando a vivere"

-Lennart: "Cosa serve vivere così?!"

Syria si rivolge ad Heron e gli consiglia di uscire con Marija perché non vuole che senta la direzione che sta prendendo il discorso. Tra le altre cose, Lennart dichiara sottovoce di voler farla finita perché questo non è vivere, ma sopravvivere e questa diagnosi è la goccia che ha fatto traboccare il vaso, dopo tutti i momenti difficili che ha passato. Syria, a quel punto, inizia ad accarezzarlo sul viso e nota che sta sia sudando che tremando. Pensa sia opportuno portarlo in casetta sotto le coperte e chiama Heron all' ordine.
La scena si sposta in camera e troviamo Lennart disteso con la coperta che lo copre fino al collo. Heron e Syria sono seduti ai piedi del letto tentando di rincuorarlo. Il piccolo di casa, però, vorrebbe uscire con i suoi nuovi amici del mare, ma Syria, non sembra essere d'accordo. Ci pensa Papi Scarso a risolvere e aiuta Syria a capire che Heron sta crescendo e che anche i ragazzi con disabilità è opportuno che facciano le stesse esperienze di chi è sano e neurotipico. In fondo... tutti noi siamo uguali ed abbiamo gli stessi diritti e doveri. A quel punto, Syria cede, ma l' ansia da mamma è ancora alle stelle. Heron è al settimo cielo e corre a prepararsi e a mettersi in tiro. Opta per una camicia bianca e pantaloni beige e si mostra ai genitori. "Hai più stile di me! Io da giovane ero tamarrissmo" commenta Lennart. Syria ammette che, vederlo così, non può fare altro che ammettere a se stessa che non è più un bambino ma sta diventando un ragazzino. Suona il campanello! È Marija che è venuta a prenderlo per accompagnarlo fino al bar della spiaggia d' elite e, dopo aver ascoltato le raccomandazioni di mamma, i due se ne vanno uno a fianco all' altro. Durante la strada, i due scoprono di avere moltissime cose in comune e, una volta raggiunto il resto del gruppo, si siedono ad un tavolo circolare e, qui, succede una cosa che spiazza il piccolo Heron: i cocktail dai nomi fantasiosi sono nuovi sia ai suoi occhi che alle sue orecchie. Marija lo invita a provare un Mojito, ma lui sa benissimo che l' alcool non è molto compatibile con la pastiglietta che prende per lo stomaco e non sa che effetto possa creare con quella per la celiachia. In sostanza, Heron è un ragazzo molto rigido riguardo le regole che gli sono state fornite durante il suo processo di crescita. Non ha molto spirito di adattamento, ma questo sembra essere accettato dalla sua nuova compagnia di amici, che comprende il fatto che lui non abbia avuto molte occasioni per vivere come un adolescente. In effetti... su molte cose lui è inesperto, ma ora ha trovato qualcuno che lo accetta per quello che è e sa di avere qualcuno su cui contare.
In casetta, il clima è opposto: Lennart non ha cenato ed è a digiuno da più di 24 ore. In più, si è alzato per andare in bagno, ma, vedendo che non usciva, Syria ha spalancato la porta della stanza e si è accorta che lui non è lì: la verità è che lui si trova nella terrazza della camera matrimoniale, appoggiato alla ringhiera per tentare di restare in piedi con una postura adeguata. Tutto normale se a lui bastasse prendere un po' d' aria e non stesse... fumando una bella sigaretta che si è procurato non si sa come. Sua moglie si affianca e gli pone una mano sulla spalla. Con l' altra prova a staccargli la sigaretta dalla bocca. "Lennart cosa posso fare per aiutarti?" domanda lei esasperata. Lui la prega di lasciarlo fumare in pace ma lei sostiene che quella santa della terapista sia ora che intervenga per l' ennesima volta. Dal suo punto di vista, se lui non chiede aiuto è meglio utilizzare il polso e dargli una scossa. Dopo la seconda sigaretta, Lennart prova a raggiungere il letto da solo, anche se sente che le sue gambe sono stanche.
Verso le 23:30, come stabilito dai suoi genitori, Heron rientra in casa e sembra molto felice, ma anche un po' perplesso perché non è sicuro che tutti i ragazzi della sua fascia di età faccia certe cose, come ad esempio il bere alcolici. Lui ammette di aver assaggiato un drink a base di Vodka, ma ha capito che gli alcolici gli fanno proprio schifo. Anche dal gioco "obbligo o verità" sembra alquanto allibito perché non trova giusto che si obblighino le persone a fare certe cose e a confessare la parte più profonda e personale della propria anima. Sì perché Heron è un ragazzo di altri tempi e che ha capito che non si potrà mai conformare alla massa se le azioni possono ostacolare l' affermarsi dei suoi valori. Ma, nonostante ciò, lui non si sente affatto in colpa per essere uscito ed aver provato qualcosa di nuovo e nemmeno di essersi assentato da casa.
Quella sera, lui chiede di poter dormire con suo papà e spedisce Syria nella sua cameretta. A sua detta, questo è un modo per stargli vicino e spera che la connessione tramite la vicinanza, un abbraccio e delle belle parole possano aiutarlo a rincuorarlo e rinforzarlo per affrontare la nuova brutta bestia che ha deciso di provare a sfidarlo. E anche se sarà complesso come compito, il piccolo grande Heron è consapevole di farcela...

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