Capitolo 7
"Ammazza che male! Non riesco a muovermi!" mi lamento io mentre tento di fare una passeggiata sulla spiaggia. Devo fare finta che stia andando tutto bene sia per mantenere il livello mio dell' umore più solido, ma, soprattutto per la mia famiglia. Gli ultimi controlli medici non sono andati benissimo, ma ancora non ho il coraggio di parlarne ne con Syria, ne con i miei figli. Prima di partire per il mare ero andato a fare una visita per dei dolori muscolari anomali agli arti inferiori ma avevo detto che sarei andato a fare una chiacchierata con la terapista, che mi stupisco che ancora non si sia stufata di vedermi. Non ho nessuna intenzione di farmi vedere debole da Heron, soprattutto in questo periodo in cui lui ha molti pensieri per la testa. La diagnosi ufficiale ancora non ce l' ho, ma spero che siano solo dolori passeggeri, sebbene il mio dottore mi abbia prescritto esami molto specifici.
Mi sembra di avere la gamba bloccata. A volte faccio fatica anche a passare da disteso a seduto, ma oggi non è uno dei giorni peggiori e riesco almeno a camminare. Quando esco alla mattina non riesco più a correre perché la postura adatta mi fa male. In questi giorni, presento anche problemi di reflusso, ma credo sia somatizzazione dell' ansia che precede gli esami strumentali che mi aspettano.
Tornato indietro, noto che Heron sta costruendo un castello di sabbia e finalmente posso riposarmi. Anche trovare un modo per sedermi per terra con il mio bimbo può essere un incubo senza fine. Ma la mia intenzione è quella di ripristinare l' abitudine che avevo da piccolo: fare la gara di castelli di sabbia che facevo con i miei fratelli e trasmetterla anche ad Heron. La verità è che io... perdevo proprio sempre.
Dovreste guardarmi... sembro tutto fuorché un tipo sportivo. Sto scendendo a terra come fossi un ultracentenario in fin di vita. "Papi scarso sei strano" mi fa notare mio figlio, ma io non me la sento di aprire bocca al riguardo e penso solo a giocare. Coincidenza vuole che, poco dopo, arrivi il mio brudi ed ex compagno di squadra ai tempi dell' Atalanta: Robin. "Ciao zio Robiiiin!" esclama Heron correndogli in contro. Io invece mi limito ad allungare la mano e chiedere di aiutarmi a tornare in piedi. Dall' alto dei suoi occhi azzurri e dai suoi capelli ancora castani, mi chiede cosa mi stia capitando, ma io li nomino acciacchi della vecchiaia, non curando il fatto che io sono il più giovane tra noi due. "Che coincidenza! Anche tu qua in vacanza?!" domando io, molto sorpreso di vederlo soprattutto perché non ci siamo messi d' accordo. Decidiamo di andare a prendere qualcosa al bar, ma io non ho fame e lascio i soldi a mio figlio, in quanto è ora che inizi ad ordinarsi e prenotarsi ciò di cui ha bisogno da solo. In parte, però, lo capisco: anche io alla sua età mi vergognavo molto a fare certe cose senza l' aiuto di mamma e papà. "Brudi! Brudi!" mi richiama all' ordine Robin schioccando pure le dita. Si accorge che sto guardando il vuoto e mi chiede di nuovo che succede. Io ripeto che sto bene, ma il mio brudi non ci casca. Per fortuna, Syria viene ad ordinare una centrifuga e posso andare a parlare con Robin in privato, in quanto ci pensa lei a fare compagnia ad Heron. Noi due, decidiamo di nasconderci nello stanzino che funge da spogliatoio, situato tra i bagni e le docce. Tiro fuori il barattolino verde che temo che mio figlio possa aver visto. Senza dire di cosa si tratta, Robin prova ad indovinare e mi chiede se si tratta di una ricaduta nel tunnel e ci rimane da schifo, quando gli confesso che i dolori sono fisici e non mentali. Non vorrei più parlare di questa cosa e torniamo sotto l' ombrellone, dove ci aspettano Syria ed Heron che stanno leggendo il giornale. Ecco però, il momento che mai avrei voluto che arrivasse: mio figlio ci chiede di poter giocare a calcio a 5 nel campetto di cui si è appena accorto. Ok è ufficiale: se non muoio oggi, non muoio più. Ma come racimoliamo gente per una squadra? Beh, ci sono dei ragazzini che stanno aspettando che si liberi il campo e che, per fortuna, sono troppo giovani perché riconoscano me e Robin. O almeno così credevo: una ragazza sui 16, al massimo 18 anni, mi dice che sua madre le ha parlato di noi e che eravamo le sue passioni segrete di quando era giovane. Curioso che fossimo proprio noi due: promozione da supermercato prendi due paghi uno, direi: entrambi tedeschi, con delle squadre in comune nella nostra carriera, occhi azzurri... direi che questa notizia mi ha fatto sorridere parecchio e non solo a me. Poi, questa ragazza si rivolge ad Heron che sembra socializzare subito con lei: per quello che sentiamo, lei si chiama Marija, ha i capelli molto mossi, corti e castani, ha gli occhi color miele ed ha origini serbe. Inoltre, come Heron è una appassionata di animali e lui sembra proprio colpito da lei, nel momento in cui gli dice che fa la volontaria presso un' associazione che si occupa di animali disabili. Per fortuna, vedere Heron felice mi fa sentire meglio dal punto di vista sia dei dolori, che del reflusso e riesco a giocare un po', ma poi devo chiedere il cambio perché sento che sono rigido nei movimenti e mi reco da mia moglie che è venuta ad assistere alla partitella. Io resto in piedi, ma Syria mi consiglia di sedermi e propone di farmi fare un massaggio dalla schiena in giù. Io accetto, ma so già che il sollievo sarebbe temporaneo. Sarò anche al mare, ma ci sono dei momenti in cui non riesco a fare a meno di pensare al peggio. A fine partita, noi siamo sollevati nel vedere l' abbraccio tra Heron e Marija e, in quel preciso istante, capiamo che forse è arrivata l' ora che Heron possieda un telefono cellulare, dal momento che sta mostrando eccellenti abilità di socializzazione. Questo ci solleva molto non solo perché ci fa comprendere di essere stati dei bravi genitori, ma anche che il mondo si è aperto e le discriminazioni nei confronti del diverso si stanno annullando. Finalmente, Heron torna verso di noi e ci dà un foglietto con scritto il numero di questa ragazza di cui scopro di aver indovinato l' età perché ha proprio compiuto 16 anni da pochi giorni. "Anche questo hai preso da me! Ti piacciono le ragazze più grandi! Sei proprio tutto tuo padre!" esclamo io, suscitando ilarità al mio, ormai, ometto.
Al tramonto, ritorniamo in camera e nel tragitto gli comunichiamo che avrebbe ricevuto il suo primo telefono e sembra felicissimo all' idea di avere i suoi spazi anche per contattare i suoi amici. Sì, sarà anche un clima di felicità e traguardi, ma io ho una maschera addosso: i miei dolori stanno peggiorando e non riesco a distogliere lo sguardo dalle possibili diagnosi. E anche se decido di buttare via il foglietto del medico con la tabella di sintomi e diagnostica... le cose non sembrano migliorare e non riesco a godermi a pieno la vacanza.
Ma, nonostante tutto... Heron figlio mio... grazie di esistere: sei la mia salvezza più importante e sai sempre che sfumature regalare alle mie giornate.
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