Capitolo 6
Alcuni anni dopo.
Ironia della sorte, Sol, figlio di Palestro ed il suo migliore amico Fol, vennero anch'essi sorteggiati sulle Dune di Sale di Mercole. Il tutto sarebbe accaduto in un sorteggio pubblico in cui sarebbe stato presente tutto il popolo, compreso i parenti e gli amici, davanti ad un'estesa piazza.
"Il momento del giudizio si avvicina. Solero, devi prendere una decisione. Ed occorre farlo nel più breve tempo possibile. Fil e Dil, i genitori di Fol, si sono sciolti perché hanno disubbidito entrambi al re Faranhor!" tuonò un giorno la madre di Solero, agitando le braccia secche e squadrate di fango indurito, mentre parlava a suo figlio.
La madre di Solero era vedova... Aveva lavorato per dodici ore al giorno nelle Dune di Sale di Mercole al servizio del regno, ed ora era vecchia e stanca. Suo marito era morto quando Solero era ancora un ragazzino. Non voleva perdere anche suo figlio.
"Ho visto con i miei stessi occhi la scena: Il re ha sbattuto il suo scettro a terra, e dall'ampolla che era sulla sommità è partito un fulmine che ha squarciato le nuvole. Dopodiché ha cominciato a piovere. Una pioggia incessante... che lo ha raggiunto fin sulla testa e che lo ha fatto sciogliere in una vasca di cristallo! Oh! È stata una scena orribile figlio mio!" proseguì dicendo - la madre di Solero - tremolante e con le lacrime agli occhi, descrivendo al figlio l'indelebile scena della morte di suo marito.
"Mamma sai benissimo cosa diventerei senza il mio cuore: insensibile, arido ed egoista. Io non voglio diventare come uno zombie. Sai che fine fanno gli zombie... Finiscono a spalare nelle miniere per tutta la vita. Preferirei mille volte morire... piuttosto che diventare solo una massa di fango indurito! Il cuore è la cosa più vera che abbiamo - mamma - e tu lo sai benissimo!" replicò Sol.
Sol a quel punto uscì di casa, sbattendosi dietro la porta.
Sol si recò in fretta e furia dal suo migliore amico Fol. Conosceva Fol da anni. Erano cresciuti come fratelli anni addietro e ad oggi sapeva che era l'unico che poteva dargli una mano.
"Bisogna architettare qualcosa. Serve un piano arguto Fol. Dobbiamo catturare il Libro di Archubar. Costi quel che costi" diceva Sol con le lacrime agli occhi ed i pugni stretti, rivolgendosi al suo amico.
Secondo quanto dicevano i più anziani, il libro già parlava di una maledizione che avrebbe colpito il reame. "Mercurio nero era colato sulle distese, ed il giorno si sarebbe fatto come la notte."
La profezia diceva anche che un giorno la maledizione sarebbe caduta. Tutto sarebbe diventato com'era un tempo. Un portale magico, avrebbe proiettato Sahade nella sua dimensione parallela, citato in un capitolo del libro magico dal titolo "Il mito di Erde".
Dopo essere uscito di casa come di consueto, Solano decise di chiamare Folano per bere un nettare in compagnia nelle vicinanze di un cactus.
Era la cosa ideale in quel giorno dal caldo infernale... Scambiare due chiacchiere con il suo migliore amico avrebbe stemperato il suo nervosismo. Del resto, la sua famiglia non l'avrebbe compreso mai su certe cose. In più avrebbero dovuto discutere meglio per architettare i dettagli del piano... ma le persone si sa... sono indecisi e labili, e spesso cambiano idea...
"Sai una cosa amico?" Disse Solano. "Ho parlato con mia madre e non è d'accordo con me sul fatto di non donare il mio cuore..." proseguì dicendo - mentre roteava tra le mani con le dita squadrate - la metà del suo cocco con il nettare all'interno.
"Scherzi o sei serio?" Replicò Folano - mentre si strofinava la testa. Sembrò del tutto incredulo.
"Sono serio. Anzi, serissimo." Rispose Solano incupito - e poi alzando la testa al cielo - mandò giù tutto in un sorso il nettare. Un po se ne sparse lungo il suo corpo, colando dal lato della faccia.
Il Viso di Folano immediatamente s'incupì. Le sopracciglia si aggrottarono.
"Non puoi venir meno al nostro patto Solano! Se donerai il tuo cuore sarai solo un ammasso di fango senza senso, proprio come tutti gli altri! Insensibili... aridi...egoisti..." Tuonò al ché Folano, rispondendo al suo amico mentre alzava le braccia al cielo.
"Io voglio vivere Folano! Preferisco non avere un cuore, ma l'immortalità!" Urlò Solano -inveendo verso il suo amico. "E poi devo stare vicino più a mia madre che è anziana... Lei ha bisogno di me." Aggiunse infine.
"Bene. Ma non voglio saperne più nulla di te!" Tuonò Folano. "Non siamo più amici..." quindi prese con gesto irruento il cocco con il nettare, lo mandò giù tutto in un colpo alla velocità della luce, per poi sbattere il bicchiere - violentemente - contro il tavolo di cristallo sul quale si poggiavano le braccia dei due - il quale poi a sua volta andò in frantumi.
E fu così che i due amici si separarono. Era la prima volta che litigavano dopo tanti anni...
Passarono diversi giorni e diverse settimane...
Una notte Solano si svegliò nel cuore della notte urlando. Sognò che giocava a palla con il cuore del suo amico Fol: Rosso. Di Carne. Pulsante. Dopodiché si svegliò in preda al panico.
Solano uscì di casa nel cuore della notte con una temibile sensazione nel corpo.
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