Capitolo 6
Non vidi Armand per le successive settimane, e anche se l'accaduto di quella sera mi era rimasto scolpito nella testa, piano piano mi stavo rassegnando all'idea che niente sarebbe più accaduto, specialmente tra di noi. Continuava tutto liscio come l'olio. Ricordo che in quel periodo avevo iniziato una frequentazione con un ragazzo di due anni più grande di me.. Ma al momento in cui lui sicuramente si aspettava qualcosa, rimasti soli in casa sua, mi bloccai e non riuscii ad andare avanti concludendo niente. Lui mi disse che avevo qualcosa che non andava, e mi lasciò lì, ferito nel suo orgoglio maschile. Mi chiesi anche io se ci fosse qualcosa che non andava in me, più volte. Ma non trovavo una risposta che non mi rimandasse ad Armand. Era come se la mia mente si era fissata su di lui, e non riuscissi a trovare attraenti tutti i restanti uomini. Le mie amiche mi prendevano un po' in giro, io ci rimanevo male, ma fondamentalmente non potevo rivelare quello che c'era stato, mi avrebbero presa troppo male.
Se non fosse che una sera i miei genitori organizzarono una cena sontuosa a casa nostra, e invitarono anche numerosi membri dello studio di Armand, tra cui anche lui. Quando lo venni a sapere per caso, fui contenta di rivederlo, ma allo stesso tempo entrai in crisi, perché non sapevo da dove cominciare. Mi tranquillizzava solo il fatto che non avremmo mai potuto rimanere da soli, in casa mia. Mi ero messa una gonna rosa cipria e una maglietta a maniche lunghe nera, abbinata a dei tacchi neri. Ero stata da poco dal parrucchiere, e avevo riavvivato il mio biondo, naturale, schiarendolo un po'.
Non mi considerò molto, e un po' ne fui delusa. Passai tutta la sera a guardarlo di nascosto per vedere se un po' mi guardava.. Ma era come se non mi conoscesse. Zero. Mi dissi tra me e me che avevo sprecato un sabato sera che potevo usare per uscire con le mie amiche. Mi era di fronte, spostato di qualche posto, e sembrava perfettamente a suo agio. Come se non fosse successo niente. Arrivai alla conclusione che ero infantile a sperare si ricordasse ancora di me, e che gli unici due momenti in cui siamo stati un po' più intimi erano avvenuti perché si era lasciato prendere dalla fantasia del momento. Decisi di andarmi a fumare una sigaretta in giardino, presi la giacca e uscii abbastanza demoralizzata. Mi sedetti sul bordo della fontana con l'elefante che imperava sul giardino, e mi strinsi tra me e me guardando il cellulare. "Non dovresti fumare". Era la sua voce. Mi voltai e lo vidi avanzare verso di me. Mi si sedette accanto e accese un sigaro. "Non fa bene"
"Non mi stai dando il buon esempio", gli risposti freddamente.
Rise "Effettivamente hai ragione. Come stai?"
Ah ora mi considerava? "Bene, tu?"
Fece spallucce. "Normale. Come sempre"
Non risposi. E lui parlò di nuovo "Percepisco freddezza"
"No, non c'è alcuna freddezza", sentenziai.
Mi guardò "Non potevo parlarti molto di là, si sarebbero fatti delle domande"
"Come ti ho detto, non c'è niente che non vada. Torno dentro, che fa freddo". Dissi alzandomi.
Lui mi trattenne per un braccio. "Percepisco ostilità"
"Senti non è un problema mio se ti fai mille pare mentali. Non ho niente contro di te, anzi mi sei proprio indifferente". Stavo cercando di fare la stronza.
Si alzò anche lui, e mi diede un bacio sulle labbra. "Era un modo per cercare di non farti andare via"
"E perché non vuoi farmi andare via?"
Mi guardava negli occhi. "Non lo so"
Ci guardammo per qualche secondo, poi riprese a parlare. "E anzi forse potrai pensare che sono uno stronzo, e hai ragione, ma in questo momento avevo voglia di darti un bacio"
"E ora cosa succede?"
"Non può succedere niente", disse lui serio. "Come hai detto tu, è sbagliata ogni cosa"
Mi staccai da lui, e lo presi per mano, portandolo verso un piccolissimo monolocale che usavamo per le donne di servizio, al di là della piscina. Aprii la porta, con le chiavi che nascondevamo sotto lo zerbino, e lo condussi dentro. Chiusi la porta dietro di noi, e lui mi chiese. "Vuoi rapinarmi e uccidermi?"
Gli saltai addosso baciandolo, con foga, scendendo anche sulla porzione di collo che aveva scoperto. Con lui era tutto più facile. Lui cercò di spostarmi, "Non credo sia una cosa saggia da fare"
"Inizi sempre tu", gli ricordai io.
"Hai ragione", ammise. "Ma sto cercando di trattenermi il più possibile"
"Fallendo miseramente", risposi io togliendogli la giacca. Cercai le sue labbra, le sue mani. Lui mi prese in braccio e mi mise con la schiena sulla porta chiusa dietro di noi, senza neanche accendere la luce. Mi alzò la gonna accarezzandomi le gambe salendo pericolosamente. Presi a mordicchiargli il lobo dell'orecchio, e lui nel mentre era si stava scaldando sempre di più con le carezze. Mi tolse prima le calze, poi le mutandine. "Stai tranquilla, non lo faremo stasera", mi sussurrò capendo perfettamente quello che mi stava passando pe la testa in quel momento. Mi mise giu, mi voltò facendomi guardare la porta, mi prese i capelli e sentii il suo fiato sul mio collo, mentre con una mano iniziava a toccarmi. Mi sentivo bene. Mi continuava a baciare la nuca e a strusciarsi contro di me. "Sei veramente bella". Mi diceva ogni tanto.
Mi tirava i capelli, lo sentivo a tratti molto forte in ogni movimento, ma non mi dava fastidio. Verso la fine, mi tappò la bocca diventando ancora più prepotente. Non mi dava fastidio, stavo così bene che la sua forza, pur essendo la mia prima volta in tutto, mi piaceva.
Dopo qualche minuto, mi ritrovai appoggiata su di lui sul divano, stanca morta. Non sapevo cosa dire. Lui mi accarezzava i capelli e ogni tanto mi dava un bacio sulla fronte. "Davvero non hai mai avuto nessuno?", mi chiese lui.
Scossi la testa. "Non ne ho mai sentito il bisogno. Anzi, molte volte mi danno quasi fastidio"
"Spero di non darti fastidio", disse sottovoce. "Mi piaci così tanto fisicamente che non riesco a trattenermi"
Gli piaccio tanto, fisicamente. "L'ho notato". Ero diventata un po' tesa
"Vorrei continuare a vederti", disse lui a un certo punto. Alzai la testa guardandolo "Potremmo passare del tempo insieme"
Risi nervosamente "E' per questo che mi hai detto che non lo avremmo fatto stasera? Era un biglietto da visita per la prossima volta"
Mi accarezzò il viso "Non mi sembrava giusto". Dopo qualche minuto, si alzò dal divano. "Devo tornare, si chiederanno dove io sia finito"
Io rimasi a guardarlo che si ricomponeva sdraiata sul divano, e lui tornò da me dandomi di nuovo un bel bacio. "Non vedo l'ora di vederti ancora"
Io mi aggrappai a lui continuando a baciarlo, lo volevo ancora.
Dopo qualche secondo, si staccò bruscamente.
E andò via.
E ci rimasi un po' di merda.
Ma era solo la prima volta, che ci sarei rimasta di merda.
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